260ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Presidente
GIULIANO
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Bellotti.
La seduta inizia alle ore 8,35.
IN SEDE CONSULTIVA
(2969) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2012 e per il triennio 2012-2014
(2968) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta di ieri.
Il PRESIDENTE ricorda che nella precedente seduta si è svolta la relazione introduttiva del relatore Castro, ed è stata aperta la discussione generale.
Ha la parola il senatore ROILO (PD), il quale sottolinea innanzitutto l’estrema gravità della situazione economica e finanziaria dell’Italia, atteso che, mentre il tasso di crescita mondiale previsto per il 2011 e il 2012 si attesta sul 4 per cento e, per lo stesso periodo, quello dall’area euro è calcolato all’1,6 per cento, quello italiano è fermo allo 0,7 per il 2011 e allo 0,6 per cento nel 2012. Nella classifica dei paesi a più alta competitività l’Italia si attesta solo quarantottesimo posto, mentre la Germania è al quinto e la Francia al quindicesimo. Il problema di competitività del Paese deriva dalla bassa produttività del lavoro: nel periodo 1998 – 2008, secondo i dati di Bankitalia, la produttività è aumentata del 22 per cento in Germania, del 18 per cento in Francia e solo del 3 per cento in Italia. Questo panorama di bassa crescita e di bassa produttività si riflette negativamente sul mercato del lavoro: nell’ultimo periodo la disoccupazione in Italia è salita all’8 per cento ed è fortemente aumentato il tasso di inattività, giunto al 38 per cento; a ciò si aggiunge un debito pubblico pari al 120 per cento del PIL. In questo quadro economico e in presenza di una forte instabilità dei mercati finanziari, il Governo italiano è stato costretto dall’Unione europea a varare due manovre correttive, per un importo complessivo a regime di quasi 60 miliardi di euro. Queste manovre comportano una consistente riduzione degli interventi pubblici ed uno spiccato aumento della pressione fiscale, con evidenti aspetti ed effetti recessivi. La manovra di bilancio in esame, peraltro in perfetta continuità con la linea finora perseguita dal Governo, non contiene misure per favorire la crescita e la competitività e per contrastare i rischi di recessione. Nonostante le richieste delle parti sociali e della stessa Unione europea, mancano misure a sostegno dell’economia, non ci sono interventi a sostegno del potere d’acquisto di salari e pensioni, sono assenti misure di protezione sociale di tipo strutturale e di dimensioni adeguate. Di fatto, si effettua una mera riduzione delle spese dei Ministeri e dei fondi sociali, mentre nulla è finalizzato al sostegno dell’economia, dell’occupazione e dei redditi più bassi. Permane inoltre l’instabilità politica, con un’acuta crisi di credibilità del Governo, sia a livello internazionale che a livello interno, considerato che anche le parti sociali sollecitano una linea di discontinuità. Da ciò la netta contrarietà del suo Gruppo ai disegni di legge in esame.
Nessun altro chiedendo la parola, il PRESIDENTE rinvia il seguito dell’esame congiunto alla seduta pomeridiana.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il presidente MORRA avverte che, sulla basi di intese raggiunte per le vie brevi tra i capigruppo, nel corso della seduta pomeridiana di oggi si concluderà la discussione generale dei disegni di legge e avranno luogo le repliche del Relatore e del Rappresentante del Governo. L’illustrazione e le votazioni di emendamenti e ordini del giorno presentati, nonché la votazione del rapporto alla 5a Commissione permanente si svolgeranno in una seduta della Commissione convocata per il 2 novembre alle ore 14. Conseguentemente, le sedute già previste per la giornata di domani, alle ore 8,30 e alle ore 15, non avranno più luogo. Il termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno in Commissione, già fissato per oggi alle ore 18, è differito a domani, 27 ottobre, alle ore 15.
La seduta termina alle ore 9.
261ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza del Presidente
GIULIANO
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Bellotti.
La seduta inizia alle ore 15.
IN SEDE CONSULTIVA
(2969) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2012 e per il triennio 2012-2014
(2968) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito dell’esame congiunto e rinvio)
Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
Per il senatore PASSONI (PD) la manovra ha un mero carattere ragionieristico e ripropone gli stessi aspetti di carenza e debolezza già criticati in occasione del dibattito sul decreto-legge n. 138 adottato dal Governo nell’agosto scorso. Pur ringraziando il Sottosegretario della sua assidua presenza ai lavori, ritiene che la delicatezza delle questioni che si vanno profilando avrebbe reso necessaria la presenza fisica del Ministro, per un adeguato approfondimento. Occorrerebbero inoltre dati precisi riguardanti la cassa integrazione in deroga ed il finanziamento alla contrattazione di secondo livello, in modo da giudicare compiutamente in ordine alla congruità dello stanziamento disposto. Le voci di bilancio riguardanti il Ministero del lavoro ed i risparmi e gli investimenti ivi documentati sollecitano una interlocuzione che travalichi la mera lettura della tabella.
Nel merito, la manovra a suo avviso non affronta quei problemi già segnalati nel proprio intervento dal senatore Roilo. La Commissione sta oggi discutendo senza conoscere i contenuti della lettera che il Governo avrebbe inviato nelle ultime ore alla BCE e che successivamente potrebbero essere tradotti in altrettanti emendamenti ai disegni di legge oggi in esame. Restano nebulose, ad esempio, le modifiche che verranno apportate alla attuale legislazione pensionistica. Peraltro, non è la prima volta che mentre la Commissione esamina determinati provvedimenti, questioni analoghe o comunque connesse vengono contestualmente discusse in altra sede, impedendo così alla Commissione stessa di decidere avendo a riferimento un quadro certo. Anche su questi temi auspica che il sottosegretario Bellotti possa fornire qualche utile elemento conoscitivo.
La manovra in esame non contiene inoltre misure di politica industriale e di sostegno all’occupazione. Auspicabilmente l’Italia, a breve, potrebbe trovarsi fuori dalla crisi, ma paradossalmente si avrà un peggioramento del tasso di occupazione, non potendosi più ricorrere allo strumento degli ammortizzatori sociali. Difficoltà aggiuntive, anche nell’ipotesi di una ripresa della crescita, e dunque anche nello scenario più favorevole, riguarderanno la rioccupabilità degli ultracinquantenni. Ciò riconferma la necessità di una riforma organica degli ammortizzatori sociali. La contrarietà del suo Gruppo ai disegni di legge non deriva dunque da un atteggiamento di pervicace opposizione, ma dalla riscontrata assenza di segni di discontinuità nelle politiche finora perseguite dal Governo.
Concorda il senatore NEROZZI (PD), che stigmatizza anzitutto l’assenza dei componenti della maggioranza, fatta eccezione per il relatore, assenza che è peraltro divenuta sistematica; ne sottolinea il rilievo politico ed il conseguente logoramento delle istituzioni.
La manovra presenta i limiti già evidenziati dai senatori Roilo e Passoni ed un’incongruenza di fondo. Difficile ad esempio comprendere come possano legarsi le diverse questioni riguardanti il ricorso alla cassa integrazione, da un lato, e il possibile innalzamento dell’età pensionistica, dall’altro. Peraltro, un ragionamento serio sulla legislazione pensionistica dovrebbe prendere le mosse da una riflessione su coloro i quali rischiano di non maturarne mai i requisiti, come i giovani precari, sui lavori usuranti, sul lavoro operaio e manuale e sulla condizione specifica delle donne all’interno di esso. Il tutto è invece affidato all’interlocuzione tra due leader al tramonto che, loro sì, dovrebbero ritirarsi dalla scena.
Si sofferma quindi su alcune notizie di stampa riguardanti la possibile applicazione al pubblico impiego dell’articolo 8 del decreto-legge n. 138 del 2011, applicazione dalla quale deriverebbero a suo giudizio situazioni paradossali e dirompenti, soprattutto per alcune regioni d’Italia, oltre che per il complesso dell’amministrazione pubblica. A suo giudizio il rischio è che i risparmi conseguenti dalla manovra vengano impiegati nella spesa corrente, anziché negli investimenti. Conclusivamente ricorda che la sessione di bilancio è tradizionalmente concepita come il perno stesso della vita parlamentare, evidenziando l’aridità di questo percorso rispetto alla vita delle persone.
La senatrice GHEDINI (PD), nel riportarsi alle considerazioni già svolte negli interventi precedenti, rileva che ancora una volta la Commissione si trova a discutere di misure formali; quelle sostanziali vengono invece dibattute in altri contesti, per poi irrompere in Commissione bilancio, se non direttamente in Assemblea, attraverso altrettanti emendamenti, impedendo così qualsiasi valutazione da parte della Commissione che pur dovrebbe rappresentarne la sede naturale. Nel caso di specie, addirittura il dibattito si incentra su dati già giudicati non corretti, o sbagliati, o addirittura falsi: la relazione della Corte dei conti riferita alla manovra adottata nell’agosto scorso, quella alla Nota di aggiornamento al documento di bilancio e infine i contenuti di una recente audizione dei rappresentanti della Corte dei Conti alla Camera dei deputati hanno infatti costantemente confermato la non veridicità dei saldi, che presentano un “buco” di 20 miliardi circa. Per decoro delle istituzioni, pur non volendo fare allarmismo, non si può continuare a fingere. La reiterazione di tale situazione ha ingenerato un decadimento della capacità del Governo di affermare la propria affidabilità, fino a dar luogo ad un commissariamento non del solo Esecutivo, bensì dell’intero Paese. Di fatto, la Commissione lavoro in questi mesi non ha mai discusso di questioni che pur dovrebbero rientrare nella sua diretta competenza. Tale è il caso, eclatante, della legislazione pensionistica. La legge di stabilità dà conto di riequilibri contabili e di riequilibri interni degli enti previdenziali; mancano tuttavia indicazioni sull’adeguatezza di questi trasferimenti. All’interno delle missioni del Ministero del lavoro, quella “Politiche previdenziali” mette in evidenza un residuo pari a 4 miliardi e 400 milioni, la cui presenza era già stata segnalata nella relazione della Corte dei conti alla nota di aggiornamento del DEF. Resta non definito, pure a fronte dell’attuale situazione sociale, a cosa siano ascrivibili questi residui, quali prestazioni non siano state erogate e che cosa sia cambiato tra la previsione e l’erogazione. Si tratta di altrettanti dati necessari per comprendere la fondatezza delle scelte operate dal Governo e per apprezzare quanto la riforma pensionistica sia necessaria per riequilibrare la situazione dell’INPS e quanto invece per riequilibrare il bilancio dello Stato, nonché se la riforma pensionistica debba essere operata per far cassa, al di là di ogni considerazione in ordine alla sostenibilità sociale di essa. È in ogni caso inaccettabile che, per effetto di emendamenti proposti direttamente in Commissione bilancio, ogni eventuale dibattito riguardante la riforma pensionistica escluda la Commissione lavoro, violandone quindi nella sostanza la competenza. Chiede pertanto formalmente fin d’ora che, ove ciò dovesse verificarsi, il dibattito dinanzi alla Commissione lavoro venga riaperto.
Segnala quindi che in queste settimane alla Camera dei deputati la corrispondente Commissione sta esaminando, insieme con la Commissione finanze, il disegno di legge delega di riforma fiscale e assistenziale. Al contempo, la Commissione finanze del Senato sta svolgendo audizioni nel quadro di una indagine conoscitiva con oggetto analogo. Chiede pertanto che, nelle more, il Ministro del lavoro intervenga in Commissione lavoro per chiarire quali siano le direttrici della riforma dell’assistenza. Ciò anche in considerazione della riduzione ulteriore dei cosiddetti “fondini” operata dalla manovra e che di fatto prosciuga il fondo destinato alle politiche familiari. Inoltre, considerato il tempo a disposizione del Governo per l’esercizio della delega, resta assai vago che cosa accada nel periodo intermedio, considerato che l’unico presidio che continua a fare politica attiva nel settore è rappresentato dai comuni, i cui trasferimenti sono stati sensibilmente decurtati; restano in piedi gli assegni di accompagnamento, che rappresentano appunto l’oggetto della riforma nel settore dell’assistenza. Al riguardo, si chiede se non se ne debba desumere che la social card sostanzi il complesso degli strumenti disponibili per le politiche sociali e che, nell’attesa della riforma del settore dell’assistenza, non verrà realizzata alcuna politica di sostegno alle famiglie.
Sottolinea inoltre che, come già rilevato, la manovra reitera il finanziamento degli ammortizzatori sociali in deroga. Si chiede dunque quali elementi abbia il Ministro per affermare che il sistema è in grado di sostenere le imprese più competitive, senza congelare la situazione dei lavoratori in cassa integrazione e riorientandoli anzi verso l’occupazione. La crisi industriale sta riprendendo con grande pesantezza e a favore dei lavoratori, in assenza di politiche del settore, si stanno operando unicamente microinterventi. Anche su questi temi ritiene importante venga ascoltato il ministro Sacconi.
Il presidente GIULIANO ricorda che, una volta licenziato il rapporto alla Commissione bilancio, il dibattito sui disegni di legge in esame prosegue presso tale Commissione, che è competente nel merito, e che non risulta possibile alcun “richiamo” da parte della Commissione lavoro.
La senatrice GHEDINI (PD) ritiene che tali regole, pur valide in una situazione di rispetto degli equilibri istituzionali, non risultino più applicabili a fronte di circostanze di evidente eccezionalità, e che richiederebbero dunque misure e procedure eccezionali.
Dissente il presidente GIULIANO, sottolineando il senso e il valore del rispetto delle regole e dei principi, a presidio e tutela del funzionamento ordinato delle istituzioni.
La senatrice CARLINO (IdV) rileva che il relatore ha tenuto a sottolineare la continuità delle misure contenute nei disegni di legge in esame con quelle attuate dal Governo con i precedenti provvedimenti economico-finanziari. E’ proprio questo il problema fondamentale: tali provvedimenti avrebbero dovuto assicurare la stabilità dei conti pubblici e rilanciare lo sviluppo dell’economia nazionale, ma si sono dimostrati, al contrario, insufficienti su entrambi i fronti, avendo anzi di fatto prodotto solo effetti depressivi sull’economia, come testimoniato dai dati ISTAT riferiti al secondo trimestre 2011 e relativi al tasso di disoccupazione, alla diminuzione degli occupati a tempo pieno e all’incremento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata. Continua a crescere la popolazione inattiva. Il fenomeno interessa sia coloro che cercano lavoro non attivamente sia quelli che non cercano ma sono disponibili a lavorare, sia, e soprattutto, quanti non cercano più un lavoro perché demotivati; il tasso di inattività si porta al 37,9 per cento, quattro decimi di punto in più rispetto all’anno precedente. La categoria maggiormente svantaggiata è ancora una volta quella dei giovani, con un tasso di disoccupazione tra i 15 e 24 anni che, pur in lieve flessione rispetto allo stesso periodo del 2010, resta nel secondo trimestre 2011 al 27,4 per cento, e con un picco del 44 per cento per le donne del Mezzogiorno.
A fronte del permanere di una tale situazione, in un quadro generale che richiede interventi seri e concreti, si ripropongono vecchie ricette, e per l’ennesima volta drastici e indiscriminati tagli. L’allegato del disegno di legge di stabilità prevede in particolare il taglio degli stanziamenti di bilancio relativi alle politiche di regolamentazione in materia di rapporti di lavoro, di quelli relativi ai servizi e sistemi informativi per il lavoro, di quelli afferenti alla previdenza obbligatoria e complementare ed alle assicurazioni sociali e di quelli riguardanti i fondi da ripartire.
Ulteriori riduzioni contenute nella tabella C riguardano il Fondo per le politiche della famiglia, quello per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e il Fondo per le politiche giovanili.
Il provvedimento è dunque inadeguato alle necessità reali e concrete del mondo del lavoro. Per far fronte ai bisogni sempre più pressanti del Paese sono necessari ben altri interventi strutturali: in luogo dei soliti tagli lineari, che avranno gravi ricadute sulla parte più debole del Paese, in particolare sui giovani e sulle donne, il Governo avrebbe dovuto prevedere misure adeguate a favorire la crescita economica, perché un paese senza crescita è un paese senza futuro. Si è inoltre ancora in attesa del decreto sviluppo.
La parabola del Governo è arrivata alla fine; è auspicabile che si apra una nuova fase politica da subito, una nuova stagione di rilancio dell’economia e di vere politiche sociali e per il lavoro.
Nessun altro chiedendo la parola, il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale.
Replica agli intervenuti il relatore CASTRO (PdL), il quale rivolge ai colleghi un ringraziamento per i rispettivi interventi, pregevolmente argomentativi.
Sotto un profilo metodologico, non ritiene tuttavia corretto assumere che vi sia quasi un atteggiamento di occultamento o di fraudolenza da parte del Governo nell’affrontare situazioni che, per effetto della loro mutevolezza, potrebbero rendere necessari interventi legislativi successivi, una volta esaurito l’esame della Commissione lavoro. La vera questione è semmai quella del tasso di democraticità di processi per effetto dei quali nel dibattito parlamentare finiscono con l’irrompere scelte assunte in altra sede e da soggetti diversi.
Nel merito, rileva come in tutti gli interventi dell’opposizione sia emersa l’accusa relativa all’assenza di finanziamenti da utilizzare come volano di incremento. Il punto di principio è proprio nel ritenere ancora che allo scopo possa azionarsi la leva del debito pubblico: l’unica piattaforma di sviluppo è invece secondo la maggioranza rappresentata dalla stabilità finanziaria. Opinioni diverse dimostrano di non aver intesto le motivazioni di cui si è alimentata la grande crisi.
E’ del pari fuori contesto invocare una grande riforma degli ammortizzatori sociali, che già oggi coprono tutte le tipologie aziendali e tutti i lavoratori. E’ evidente che gli anni futuri saranno assai lenti dal punto di vista della tonicità occupazionale, e sono proprio queste le ragioni per le quali la manovra, come da lui già evidenziato nella relazione introduttiva, gioca al contempo sull’acceleratore e sul freno.
Quanto alla pubblica amministrazione, occorre ricordare che negli ultimi dieci anni le retribuzioni dei pubblici dipendenti hanno conosciuto un incremento percentuale più elevato rispetto ai lavoratori privati. Il rischio delle misure adottate sarebbe potuto essere quello di una slabbratura sociale drammatica, che pure è stata evitata. Gli interventi sul settore pubblico sono stati invece operati senza ricorrere a misure particolarmente lesive, e ciò rappresenta un risultato formidabile, perché si è riusciti a contenere la severità degli interventi, pur necessari.
Nel corso del dibattito che ha caratterizzato la manovra adottata nell’agosto scorso è stato però sufficiente che un dato, pur democraticamente doveroso, come il confronto all’interno del Popolo della Libertà sia stato invece percepito dai mercati e da certe dinamiche istituzionali come un fattore di debolezza. In questo senso, esprime conclusivamente apprezzamento, perché anche da parte dell’opposizione sono venuti argomenti a sostegno ed a tutela dell’interesse nazionale.
Il sottosegretario BELLOTTI concorda con quanto detto dal relatore, sottolineando l’assoluta imprevedibilità della crisi e dubitando che l’Italia, come detto dai senatori dell’opposizione, si trovi davanti ad un baratro. Pur in presenza di un deficit pesantissimo rispetto ad altri Paesi, l’Italia ha infatti registrato n aumento percentuale del debito pubblico sul PIL assai contenuto, mentre in Francia si è avuta un’impennata del 3 per cento dello stesso dato ed in Germania addirittura dell’8,8 per cento. Sul versante dell’occupazione, il Paese conferma una tenuta sostanziale, con un tasso di disoccupazione inferiore alla Francia, alla Spagna e ad altri Paesi dell’Unione europea. Egli fornisce quindi alcuni dati relativi al ricorso agli ammortizzatori sociali, segnalando che, rispetto allo scorso anno, si è in presenza di una importante diminuzione del ricorso alla cassa integrazione. Il Governo Berlusconi ha fatto il massimo possibile per salvaguardare i posti di lavoro, adottando normative per favorire la flessibilità ed aumentare il numero degli occupati in tutti i settori. Il Paese eredita tuttavia un debito pesantissimo, e le leve per tentare di far ripartire il Paese vanno oggi in tutt’altra direzione. Anticipa che riporterà comunque al ministro Sacconi le sollecitazioni emerse in ordine alla necessità di un confronto più ampio su determinate questioni.
Prendendo brevemente la parola sull’ordine dei lavori, il senatore PASSONI (PD) auspica la presenza in seduta del ministro Sacconi la prossima settimana, affinché possa chiarire quali decisioni il Governo stia adottando in queste ore su delicate questioni di competenza della Commissione.
Il presidente GIULIANO assicura che si farà latore di tale richiesta presso il Ministro.
In considerazione dell’imminente inizio dei lavori dell’Assemblea rinvia quindi il seguito dell’esame congiunto e toglie la seduta.
La seduta termina alle ore 16,45.
259ª Seduta
Presidenza del Vice Presidente
MORRA
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Bellotti.
La seduta inizia alle ore 15,30.
IN SEDE CONSULTIVA
(2969) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2012 e bilancio pluriennale per il triennio 2012-2014
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2012 e per il triennio 2012-2014
(2968) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2012)
(Rapporto alla 5a Commissione. Esame congiunto e rinvio)
Il presidente MORRA, dichiarata aperta la sessione di bilancio, ringrazia il sottosegretario di Stato per la sua presenza alla seduta. Rileva quindi che l’esame dei disegni di legge e delle relative tabelle di bilancio procede congiuntamente e si conclude con l’espressione di un unico rapporto alla Commissione bilancio. Ricorda inoltre che, in base all’articolo 128 del Regolamento, gli emendamenti al disegno di legge finanziaria vanno presentati alla 5a Commissione permanente; alla Commissione Lavoro possono invece essere presentati emendamenti sulla tabella di bilancio o su parti di essa. Avverte altresì che sono proponibili gli emendamenti compensativi concernenti lo stesso stato di previsione, quelli che propongono riduzioni ad un singolo stato di previsione e quelli privi di conseguenze finanziarie; sono invece improponibili gli emendamenti implicanti variazioni, compensative o meno, relativi a più tabelle e quelli recanti disposizioni estranee all’oggetto della legge di bilancio, o comunque volti a modificare le norme in materia di contabilità generale dello Stato.
Propone infine di fissare per domani, 26 ottobre, alle ore 18, il termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno.
La Commissione conviene.
Introduce l’esame congiunto il relatore CASTRO (PdL), il quale si sofferma innanzitutto sul disegno di legge di stabilità, iniziando dalle disposizioni finanziarie e contabili in materia previdenziale di cui all’articolo 2. Segnala in particolare che le lettere a) e b) del comma 1 ed il comma 2 concernono i trasferimenti in favore di alcune gestioni pensionistiche dell’INPS e dell’ENPALS. Tali norme, insieme con l’allegato 2, determinano l’adeguamento per il 2012 dei trasferimenti dovuti dallo Stato alla Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alle gestioni previdenziali (GIAS) dell’INPS. Destinatari finali di tali trasferimenti sono alcune gestioni pensionistiche dell’INPS e l’ENPALS.
Il comma 3, insieme con l’allegato 2, provvede ad una regolazione contabile interna all’INPS, incrementando, in relazione alla sussistenza di maggiori oneri, il livello di finanziamento della Gestione per l’erogazione delle pensioni, assegni e indennità agli invalidi civili, ciechi e sordomuti.
La lettera c) del comma 1 ed i commi 4 e 5 concernono i rapporti finanziari e contabili tra lo Stato e l’INPDAP. Il comma 4 istituisce presso tale ente la “Gestione degli interventi assistenziali e di sostegno alla gestione previdenziale”, in analogia con l’omologa gestione esistente presso l’INPS. Vengono poste a carico della nuova Gestione una quota parte di ciascuna mensilità di pensione erogata dall’Istituto e tutti gli oneri relativi agli altri interventi a carico dello Stato previsti da specifiche disposizioni di legge. La misura del finanziamento statale della Gestione per il 2012 è definita dalla lettera c) del comma 1 e dall’allegato 2.
Il comma 5 ripristina una forma di finanziamento statale specifico per la Gestione INPDAP relativa ai trattamenti pensionistici dei dipendenti dello Stato, che era stata assorbita dal finanziamento statale dell’Istituto nel suo complesso.
Il comma 61 del successivo articolo 4 riduce la misura degli sgravi contributivi nei settori della pesca costiera e della pesca nelle acque interne e lagunari. Nella disciplina vigente, è riconosciuta una riduzione dell’ottanta per cento dei contributi previdenziali ed assistenziali relativi ai dipendenti imbarcati dalle imprese operanti in tali settori; il comma modifica la percentuale, fissandola al sessanta per cento per il 2012 e al settanta per cento a decorrere dal 2013. La riduzione dello sgravio contributivo concorre, ai sensi del precedente comma 58, al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa dello stato di previsione del Ministero delle politiche agricole, alimentari e forestali. Il comma 61 richiama l’articolo 6 del decreto-legge n. 457 del 1997, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 30 del 1998; di conseguenza, almeno letteralmente, la riduzione dello sgravio sembrerebbe concernere anche il settore delle imprese armatrici, in cui, per il personale “imbarcato”, è attualmente riconosciuto un esonero contributivo integrale, benché tale settore non riguardi lo stato di previsione del suddetto Ministero; in questo senso, sembrerebbe opportuna una più chiara formulazione.
I commi 71 e 72 dello stesso articolo 4 prevedono una riduzione delle spese di funzionamento degli enti pubblici nazionali di previdenza ed assistenza sociale. Tale misura concorre al raggiungimento degli obiettivi di riduzione della spesa del Ministero del lavoro e delle politiche sociali. La riduzione delle spese di funzionamento di tali enti deve essere complessivamente pari a 60 milioni di euro per il 2012, a 10 per il 2013 e a 16,5 milioni annui a decorrere dal 2014. La suddivisione degli importi tra i vari enti è definita con decreto del Ministro del lavoro, di concerto con quello dell’economia. Le somme provenienti dalle riduzioni di spesa sono versate annualmente ad apposito capitolo dell’entrata del bilancio dello Stato. Riguardo ai principali enti interessati (INPS, INPDAP ed INAIL), il comma 72 prevede che essi, nell’ambito della loro autonomia, adottino misure di razionalizzazione organizzativa volte a consentire le riduzioni di spesa.
I commi 10 e 12 del successivo articolo 5 concernono il regime fiscale e contributivo agevolato di alcuni emolumenti della retribuzione; tali commi recano disposizioni analoghe a quelle già previste per gli anni precedenti.
Il comma 10 stabilisce, per il 2012, un regime fiscale agevolato per gli emolumenti retributivi dei lavoratori dipendenti del settore privato previsti da accordi o contratti collettivi territoriali od aziendali sottoscritti da associazioni dei datori di lavoro e dei lavoratori comparativamente più rappresentative sul piano nazionale e correlati ad incrementi di produttività, qualità, redditività, innovazione, efficienza organizzativa, collegate ai risultati riferiti all’andamento economico o agli utili della impresa, o a ogni altro elemento rilevante ai fini del miglioramento della competitività aziendale, compresi i contratti aziendali sottoscritti ai sensi dell’accordo interconfederale del 28 giugno 2011 tra Confindustria, Cgil, Cisl, Uil e Ugl. Il regime agevolato consiste nell’applicazione di un’imposta, sostitutiva sia dell’IRPEF sia delle relative addizionali regionali e comunali, pari al dieci per cento. Il comma 10 demanda ad un decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, la definizione dell’importo massimo degli emolumenti individuali assoggettabile al regime agevolato e del limite massimo di reddito annuo oltre il quale il lavoratore non può usufruire del beneficio.
Il comma 12 proroga per il 2012 il regime contributivo agevolato per gli emolumenti retributivi rientranti nella nozione di cui al comma 10. In base alla disciplina oggetto di proroga, gli sgravi sono riconosciuti, per il 2012, nei limiti di 650 milioni di euro e secondo determinati criteri. In questo quadro, l’importo annuo complessivo degli emolumenti ammessi allo sgravio è stabilito entro il limite massimo del 5 per cento della retribuzione contrattuale percepita; lo sgravio sui contributi previdenziali dovuti dai datori di lavoro è fissato nella misura di 25 punti percentuali e quello sui contributi previdenziali dovuti dai lavoratori è integrale. L’applicazione degli sgravi è demandata ad un decreto del Ministro del lavoro di concerto con il Ministro dell’economia anche con riferimento all’individuazione dei criteri di priorità sulla base dei quali debba essere concessa l’ammissione al beneficio contributivo, e con particolare riguardo al monitoraggio dell’attuazione, al controllo del flusso di erogazioni e al rispetto dei tetti di spesa.
Il comma 18dello stessoarticolo 5incrementa di 1.000 milioni di euro per il 2012 il Fondo sociale per occupazione e formazione. Il successivo comma 24 pone gli oneri a carico del medesimo Fondo.
Icommi 19 e 20 – prevedendo un intervento analogo a quelli già disposti per gli anni precedenti – disciplinano la possibilità per il 2012 di concessione o proroga “in deroga” dei trattamenti di integrazione salariale, di mobilità e di disoccupazione speciale, sulla base di specifici accordi in sede governativa e per periodi non superiori a 12 mesi. La misura dei trattamenti è ridotta del 10 per cento in caso di prima proroga, del 30 nell’ipotesi di seconda proroga e del 40 per cento in caso di proroghe successive. Viene inoltre prorogata la disciplina temporanea sugli incentivi per le assunzioni di lavoratori destinatari di ammortizzatori sociali in deroga.
Il comma 21 proroga per il 2012 alcuni interventi in materia di lavoro, già previsti per gli anni precedenti: estensione ad ulteriori fattispecie del trattamento straordinario di integrazione salariale e dell’indennità di mobilità – o nel riconoscimento di trattamenti equivalenti o analoghi ai suddetti; possibilità di iscrizione nelle liste di mobilità dei lavoratori licenziati per giustificato motivo oggettivo da imprese che occupano fino a quindici dipendenti; estensione parziale dell’istituto dei contratti di solidarietà; ampliamento temporale dell’intervento straordinario di integrazione salariale per cessazione di attività; un contributo finanziario a Italia Lavoro S.p.A.; possibilità, per i fondi interprofessionali per la formazione continua e per i fondi relativi ai lavoratori operanti in regime di somministrazione di lavoro, di destinare risorse ad interventi di sostegno al reddito.
Il comma 22 proroga per il 2012 alcuni interventi in materia di lavoro previsti dall’articolo 1 del decreto-legge n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 102 del 2009, e successive modificazioni. Tali misure concernono l’incremento del 20 per cento dell’ammontare del trattamento di integrazione salariale per i contratti di solidarietà difensivi, la possibilità, per i soggetti titolari di integrazione salariale, ordinaria o straordinaria, di ricevere in un’unica soluzione le prestazioni residue, ivi compresa l’eventuale indennità di mobilità successiva, se ne facciano richiesta per avviare un’attività di lavoro autonomo o autoimprenditoriale o una micro impresa, o per associarsi in cooperativa; la possibilità per l’impresa di appartenenza di utilizzare in progetti di formazione o riqualificazione, comprendenti anche attività produttiva connessa all’apprendimento, i lavoratori destinatari di trattamenti di sostegno al reddito in costanza di rapporto di lavoro. In tal caso è riconosciuto al lavoratore un trattamento economico pari alla differenza tra il trattamento di sostegno al reddito e la retribuzione.
Il comma 23 proroga per il 2012 gli interventi a carattere sperimentale di cui all’articolo 1, commi 131, 132, 134 e 151, della legge n. 191 del 2009. Le modalità della proroga sono definite con decreto del Ministro del lavoro, di concerto con il Ministro dell’economia.
Quanto allo stato di previsione del Ministero del lavoro, il relatore osserva che mentre il disegno di legge di bilancio conferma, complessivamente, il livello tendenziale di spesa a legislazione vigente, l’elenco 1 del disegno di legge di stabilità prevede alcune riduzioni per il 2012; quelle di importo più elevato concernono gli stanziamenti di bilancio relativi alle politiche di regolamentazione in materia di rapporti di lavoro, quelli relativi ai servizi e sistemi informativi per il lavoro, quelli relativi alla previdenza obbligatoria e complementare ed alle assicurazioni sociali e quelli riferiti ai fondi da ripartire.
Le tabelle A e B del disegno di legge di stabilità costituiscono due fondi, per le spese, rispettivamente, di natura corrente e in conto capitale, derivanti dai provvedimenti legislativi che si prevede possano essere approvati nel triennio di riferimento. Gli accantonamenti dei due fondi sono articolati per Dicasteri, benché le risorse siano interamente iscritte nello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze.
La tabella A prevede una riduzione dell’accantonamento relativo al Ministero del lavoro rispetto alla misura stabilita a legislazione vigente; l’accantonamento è destinato a coprire gli oneri derivanti da alcuni disegni di legge già all’esame delle Camere, nonché gli oneri di un intervento legislativo per l’applicazione delle sentenze n. 306 del 2008 e n. 11 del 2009 della Corte costituzionale, che hanno dichiarato illegittime le norme che, per gli stranieri extracomunitari, escludono – nel caso in cui non sussistano specifici requisiti di reddito – il riconoscimento dell’indennità di accompagnamento e della pensione di inabilità.
Anche la tabella B prevede una riduzione dell’accantonamento relativo al Ministero del lavoro rispetto alla misura stabilita a legislazione vigente, volto a coprire gli oneri di un intervento legislativo per la stabilizzazione dei lavoratori impiegati in attività socialmente utili nella città di Napoli.
Le tabelle C, D ed E non recano variazioni allo stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali rispetto agli importi a legislazione vigente.
Infine, con riferimento allo stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze, il relatore segnala che la tabella C prevede riduzioni del Fondo per le politiche della famiglia, del Fondo per le politiche relative ai diritti e alle pari opportunità e del Fondo per le politiche giovanili. Tuttavia, tale ultimo Fondo appare ricompreso nell’elenco 2 del disegno di legge di stabilità nelle varie destinazioni tra cui devono essere ripartite con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri le risorse per il 2012 di cui all’articolo 5, comma 1.
Conclusivamente, il relatore sottolinea che i provvedimenti si mantengono in quella traiettoria insieme aggressiva e difensiva che ha caratterizzato le politiche finora perseguite dal Governo. Se da un lato si confermano infatti la detassazione dei redditi da lavoro dipendente generati dalla contrattazione sindacale di prossimità ed il sostegno alle imprese a marcata vocazione internazionale, dall’altro, si mantiene l’impegno a favore della coesione sociale attraverso il ricorso agli strumenti di ammortizzazione sociale. Si tratta dunque di provvedimenti che meritano alto apprezzamento per la garanzia di coesione sociale che ne deriva.
Il PRESIDENTE dichiara aperta la discussione generale e, su richiesta del senatore ROILO (PD), ne rinvia l’inizio alla seduta antimeridiana di domani.
La senatrice GHEDINI (PD) chiede al Governo dati riguardanti l’utilizzo degli ammortizzatori sociali, segnatamente per categorie di lavoratori che hanno avuto accesso agli ammortizzatori in deroga, in particolare per i lavoratori parasubordinati, e relativi alle forme di incentivazione per la rioccupazione e la ricollocazione degli ultracinquantenni in mobilità, o comunque provenienti da aziende oggetto di ristrutturazione o in amministrazione straordinaria. Riterrebbe inoltre importante disporre di elementi riguardanti l’utilizzo e l’accesso ai contratti di secondo livello e le relative facilitazioni fiscali e contributive.
Il sottosegretario BELLOTTI si riserva tali chiarimenti in sede di replica.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 16,05.