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Il Diario del Lavoro

Quotidiano online del lavoro e delle relazioni industriali

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Home - Senato - Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti Sommari)

Commissione Lavoro, previdenza sociale (Dai Resoconti Sommari)

17 Aprile 2019
in Senato

105ª Seduta

Presidenza del Vice Presidente

DE VECCHIS  

Intervengono il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri Fantinati e il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Cominardi.                       

La seduta inizia alle ore 9,10.  

SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI  

Il presidente DE VECCHIS avverte che per la seduta della Commissione è stata richiesta la pubblicità dei lavori, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, sulla quale la Presidenza ha già fatto conoscere il proprio assenso. Dispone pertanto l’attivazione del circuito audiovisivo. 

Prende atto la Commissione 

SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE   

Il presidente DE VECCHIS avverte che, essendo pervenuta da parte del Gruppo Forza Italia la segnalazione di una riunione prevista a partire dalle ore 11, l’odierna seduta della Commissione terminerà entro tale orario. 

Prende atto la Commissione  

IN SEDE CONSULTIVA  

(Doc. LVII, n. 2 – Allegati I, II, III, IV, V, VI, VII e VIII) Documento di economia e finanza 2019 e connessi allegati

(Parere alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Parere favorevole 

 Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri. 

Si apre la discussione generale. 

Il senatore FLORIS (FI-BP), pur riconoscendo la presenza nel Documento di economia e finanza di alcuni aspetti condivisibili per le parti di competenza della Commissione, esprime forte preoccupazione per il quadro macroeconomico che viene tratteggiato. Inoltre, a fronte di un rallentamento dello sviluppo economico internazionale che coinvolge anche l’Italia, critica la decisione del Governo di continuare a prevedere misure da finanziare in deficit e di non dare una risposta chiara ai mercati sui temi delle clausole di salvaguardia e della patrimoniale. Da ciò l’orientamento contrario del suo Gruppo. 

Il senatore NANNICINI (PD) sottolinea le contraddizioni contenute nel Documento in esame: da un lato, infatti, c’è la negatività del quadro economico, che pure obbligherebbe la maggioranza a un bagno di realtà, dall’altro, invece, la conferma delle iniziative previste dal contratto di Governo, nonostante l’evidente impossibilità della finanza pubblica di accogliere i relativi impegni di spesa.

Quanto alle parti di competenza della Commissione, rileva come alcune tematiche rientrino anche tra le priorità del proprio Gruppo, come testimoniato da alcune iniziative legislative già depositate in materia di sostegno alle famiglie con figli (AS n. 472, recante delega al Governo per riordinare e potenziare le misure a sostegno dei figli a carico attraverso l’assegno unico e la dote unica per i servizi), di sicurezza sul lavoro (AS n. 526, contenente norme in materia di sicurezza del lavoro e delega al Governo per l’istituzione di un’Agenzia nazionale per la sicurezza del lavoro) e di disabilità (AS n. 973, recante modifiche alla legge 11 febbraio 1980, n. 18, ed introduzione di un ulteriore assegno personale di cura per le persone con disabilità).

Infine, invita la maggioranza a non proseguire sulla strada delle promesse irrealizzabili ed a mostrare maggiore disponibilità a un confronto, nell’interesse dei cittadini. 

Il senatore BERTACCO (FdI) ritiene che il Documento di economia e finanza smentisca la propaganda governativa e mostri la vera realtà economica del Paese.

Con riferimento ai temi di più stretta competenza della Commissione, chiede al Governo se la previsione di un salario minimo orario sia accompagnata da una riforma del cuneo fiscale, così da tutelare i lavoratori operanti nei settori esclusi dalla contrattazione collettiva e, contestualmente, garantire alle imprese una riduzione del costo del lavoro.

In materia di incentivi alla genitorialità, auspica una valorizzazione delle esperienze positive già presenti nel Paese, mentre sui temi della disabilità e del “dopo di noi” invita il Governo a manifestare più attenzione e a dedicare maggiori risorse.

Conclusivamente, anticipa la posizione contraria del proprio Gruppo sul Documento in esame. 

Il senatore LAUS (PD), dopo aver contestato alcune dichiarazioni di eminenti esponenti della maggioranza sulla utilità di mantenere per il futuro lo strumento del Documento di economia e finanza, ritiene che i dati in esame certifichino ufficialmente il fallimento della politica economica del Governo. A suo parere sarà quindi difficile per la maggioranza continuare sulla medesima strada, peraltro senza chiarire la propria posizione sulle clausole di salvaguardia, sui tagli, sul divario tra Nord e Sud e sull’utilizzo efficiente delle risorse. 

Quanto al salario minimo orario, chiede se il Paese possa attualmente permettersi una simile misura e se ne siano state previste le coperture finanziarie. Inoltre, invita l’Esecutivo a chiarire se verrà contestualmente varato anche un taglio del cuneo fiscale. 

La senatrice PIZZOL (L-SP-PSd’Az) si domanda come mai i partiti che oggi esprimono esclusivamente critiche non abbiano adottato le soluzioni giuste quando erano a loro volta al Governo. Ritiene che, di fronte alla difficile situazione ereditata, l’attuale Esecutivo, tenuto anche conto della grave congiuntura economica internazionale, stia facendo del proprio meglio e confida che i provvedimenti varati nel corso della legislatura possano permettere un aumento degli occupati e favorire un aumento della natalità.

Infine, contesta ai precedenti Governi di non aver tutelato adeguatamente in Europa gli interessi del Paese. 

La senatrice TOFFANIN (FI-BP) ricorda i principali indicatori del nuovo quadro di finanza pubblica, con riferimento al tasso di disoccupazione, all’indebitamento netto delle pubbliche amministrazioni e al rapporto deficit/PIL, che testimoniano, a suo parere, la scarsa efficacia delle misure adottate nel corso della legislatura, come nel caso di “Quota 100” e del Reddito di cittadinanza, che sembra addirittura sfavorire i più giovani.

Inoltre, stigmatizza la decisione di bloccare l’indicizzazione delle pensioni e manifesta preoccupazione per la possibile introduzione del salario minimo orario, che potrebbe richiedere una ingente copertura finanziaria e gravare sul mondo delle imprese, in assenza di una contemporanea riduzione del costo del lavoro.

Invita conclusivamente la maggioranza a dedicare un particolare attenzione al settore produttivo, anche per evitare che molte aziende, che pure vogliono creare lavoro, scelgano di delocalizzare all’estero. 

Il senatore ROMAGNOLI (M5S) esprime stupore per le critiche espresse dai colleghi delle opposizioni, ritenendo del tutto false le affermazioni sulla indicizzazione delle pensioni e sul Reddito di cittadinanza. Suggerisce loro, al contrario, di fare una adeguata autocritica per le condizioni in cui sono stati tenuti i centri per l’impiego, che all’estero sono stati invece oggetto di adeguate riforme che ne hanno implementato la dotazione economica, tecnologica e professionale, cui l’attuale Governo ha dovuto far fronte. Si dichiara pertanto fiero del percorso economico e delle misure individuate dal Documento in esame. 

Il senatore PATRIARCA (PD) ricorda i principali dati economici dell’ultimo decennio, a partire dall’inizio della crisi del 2008, soffermandosi in particolare su quelli dell’ultimo anno, che hanno segnato un netto peggioramento. A suo parere dal Documento in esame – che, associandosi al senatore Laus, non ritiene inutile – si evince che il Paese è sostanzialmente in recessione e dovrà affrontare difficoltà maggiori rispetto agli altri Paesi europei, che pure vedono peggiorare le loro performance economiche. Si stupisce quindi che dal Documento non emergano elementi di novità particolari né si prevedano misure capaci di rilanciare l’economia. Al suo interno nota che sono elencate molto iniziative condivisibili, che rappresentano tuttavia un’idea futura di Paese che non tiene conto della sua effettiva situazione reale.

Elenca quindi le misure adottate nel corso della corrente legislatura che avrebbero dovuto garantire, nelle intenzioni della maggioranza, benefici per l’occupazione, per la lotta alla povertà e per l’aumento dei consumi interni, ma che attualmente, sulla base delle ultime risultanze, sembra non abbiano raggiunto lo scopo previsto.

Ribadisce comunque la piena disponibilità del suo Gruppo al confronto su alcune tematiche, come il salario minimo orario e la figura del caregiver, auspicando che ci sia una maggiore capacità di ascolto da parte del Governo, visto che le proposte delle opposizioni conseguono dalla conoscenza della realtà del Paese. 

La senatrice PARENTE (PD) in premessa denuncia la compressione dei tempi di esame del Documento di economia e finanza, con modalità, a suo dire raramente sperimentate nei lavori parlamentari in passato, dimostrando così scarso rispetto per le istituzioni e anche per le sensibilità religiose prevalenti nel Paese.

Passando al merito del Documento, lamenta il fatto che il quadro sul benessere economico e sociale (BES) non risulti tra i suoi allegati e riporta alcuni stralci delle dichiarazioni sull’aumento dell’IVA rese dal ministro Tria in audizione di fronte alle Commissioni bilancio di Camera e Senato.

Infine ricorda l’imminente visita in Senato della giovane Greta Thunberg e sottolinea l’incidenza delle tematiche ambientali sulla qualità della vita dei cittadini. 

Il senatore AUDDINO (M5S) ricorda le caratteristiche esclusivamente previsionali del DEF, cui va collegata la relativa Nota di aggiornamento (NADEF) stilata sulla base delle maggiori e più stabili informazioni disponibili sugli andamenti macroeconomici e delle riforme annunciate dal Governo.

Relativamente al possibile aumento dell’IVA ricorda che il tema delle clausole di salvaguardia è stato ereditato, senza sue specifiche responsabilità, dall’attuale Esecutivo.

Non condivide le affermazioni della senatrice Parente sui tempi di discussione del Documento e sottolinea che sulle iniziative del Partito democratico, che pure vengono tenute in considerazione dall’attuale maggioranza, si siano già espressi gli elettori nel marzo del 2018. 

Il PRESIDENTE dichiara chiusa la discussione generale. 

La relatrice CAMPAGNA (M5S) illustra uno schema di parere favorevole, pubblicato in allegato al resoconto.

Contesta quindi, sulla base dei dati forniti dall’INPS, le critiche sul Reddito di cittadinanza e su “Quota 100”, ritenendole immeritate e scorrette, soprattutto se provenienti da chi in passato ha erogato bonus in forma indiscriminata o varato misure per la lotta alla povertà con risorse del tutto inadeguate.

Riconosce l’andamento poco brillante dell’economia italiana, ma invita a interpretare i dati macroeconomici anche alla luce del rallentamento economico globale e a considerare che negli ultimi anni l’Italia è sempre stata comunque nelle ultime posizioni in Europa in base al PIL.

A chi lamenta una scarsa considerazione per le imprese, ricorda che il programma del Governo prevedeva dapprima una fase di aiuto alle fasce più deboli della popolazione, poi quella di sostegno al tessuto produttivo.

Conclude elogiando il DEF per l’attenzione che mostra in particolare nei confronti della disabilità, del lavoro femminile e delle imprese. 

Il senatore PATRIARCA (PD) presenta e illustra a nome del suo Gruppo uno schema di parere alternativo, di tenore contrario, pubblicato in allegato al resoconto. Si sofferma soprattutto sulla necessità che la maggioranza prenda atto della realtà del Paese e proponga misure da modulare sulla base delle risorse disponibili, nel rispetto di alcune priorità, che potranno riguardare il supporto alla genitorialità, la lotta alla disoccupazione giovanile, l’eliminazione o la riduzione della differenza salariale tra i generi e il sostegno alla disabilità. Infine, condivide l’esigenza di pensare al Paese che si vorrebbe, osservando tuttavia che la politica non si può definire virtuosa se non tiene conto della realtà e non opera di conseguenza. 

Il sottosegretario COMINARDI assicura che l’approccio del DEF è prudenziale e precisa che gli effetti di alcune iniziative del Governo si vedranno nel medio termine; tale è il caso dell’accordo commerciale con la Cina, che cercherà di contrastare le conseguenze nefaste della “guerra dei dazi”, anche se  porterà qualche beneficio in tempi brevi ai produttori nazionali di agrumi.

Segnala quindi i segnali incoraggianti provenienti dall’andamento della produzione industriale nel primo trimestre dell’anno e le misure pensate per le imprese come il super ammortamento e la mini Ires.

Confronta poi i dati relativi al REI e al Reddito di cittadinanza e manifesta soddisfazione per i dati provenienti dall’INPS sul numero delle domande presentate, che rappresentano una platea di circa 2,8 milioni di persone, pari al 65 per cento circa del totale.

Ritiene infondate le critiche sul blocco delle indicizzazioni delle pensioni, che ha riguardato solo i trattamenti pari a 8 volte il minimo, mentre c’è stato un aumento per quelli inferiori, a maggior vantaggio di quelli più bassi.

Infine, conferma le grandi ambizioni del Governo ed esprime la consapevolezza che, di fronte a un quadro complessivo in continua evoluzione, alcune misure andranno adattate alla realtà del momento. 

Nessun altro chiedendo di intervenire e accertata la presenza del prescritto numero di senatori, il PRESIDENTE mette ai voti lo schema di parere favorevole proposto dalla relatrice, che risulta approvato.

Resta pertanto preclusa la votazione sulla proposta di parere alternativo presentata dal Gruppo parlamentare PD.  

IN SEDE REFERENTE  

(920-B) Interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo, approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati

(Esame e rinvio) 

La relatrice NISINI (L-SP-PSd’Az), premesso che il disegno di legge è qualificato come collegato alla manovra di finanza pubblica, rileva che la Camera dei deputati ha apportato un complesso di modifiche ed integrazioni al disegno di legge rispetto al testo già licenziato dal Senato. In particolare, nota che nell’articolo 1 – che introduce nell’ordinamento il “Piano triennale delle azioni concrete per l’efficienza delle pubbliche amministrazioni” ed istituisce, presso il Dipartimento della funzione pubblica, il “Nucleo della Concretezza”, preposto alla verifica della realizzazione delle azioni concrete per il miglioramento dell’efficienza delle pubbliche amministrazioni -, la Camera ha operato modifiche molto specifiche. Esse sono intese a richiamare – con riferimento alle suddette azioni – anche i principi di trasparenza e di digitalizzazione delle pubbliche amministrazioni e ad introdurre un termine temporale per la comunicazione, da parte delle pubbliche amministrazioni, dell’avvenuta attuazione delle misure correttive e a prevedere la trasmissione anche alle competenti Commissioni parlamentari della relazione annua del Dipartimento della funzione pubblica, concernente gli esiti dei sopralluoghi e delle visite.

Nell’articolo 2 del disegno di legge – che prevede l’introduzione di sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza degli accessi per i dipendenti delle amministrazioni pubbliche e che reca un principio generale sullo svolgimento della prestazione nella sede di lavoro da parte dei dirigenti delle amministrazioni pubbliche – la Camera ha introdotto un richiamo al principio di proporzionalità di cui all’articolo 52 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea (comma 1) ed ha escluso dall’ambito di applicazione della disposizione il personale docente ed educativo degli istituti e delle scuole di ogni ordine e grado e delle istituzioni educative, specificando che i dirigenti di tali istituzioni sono soggetti ad accertamento esclusivamente ai fini della verifica dell’accesso, secondo le modalità stabilite da un regolamento ministeriale.

È stato inoltre soppresso l’articolo 3 originario, relativo alle risorse destinate al trattamento economico accessorio del personale delle amministrazioni pubbliche, in quanto tale articolo è stato nel frattempo assorbito dall’articolo 11, commi 1 e 2, del decreto-legge 14 dicembre 2018, n. 135, convertito, con modificazioni, dalla legge 11 febbraio 2019, n. 12.

La relatrice osserva quindi che i commi da 1 a 7, 10 e 13 dell’articolo 3 confermano il limite vigente per le assunzioni da parte delle amministrazioni statali, anche ad ordinamento autonomo, e delle agenzie e degli enti pubblici nazionali non economici e recano modifiche ed integrazioni alle norme sulle procedure per le assunzioni da parte di tali amministrazioni. In merito a tale disciplina, l’altro ramo del Parlamento ha apportato alcune riformulazioni tecniche ed alcune modifiche di coordinamento: ha inserito le figure professionali con elevate competenze in materia di contabilità pubblica e di gestione finanziaria tra quelle il cui reclutamento dev’essere previsto in via prioritaria, nell’ambito della predisposizione dei piani triennali dei fabbisogni di personale delle suddette amministrazioni; ha specificato che le procedure concorsuali  sono svolte dal Dipartimento della funzione pubblica; ha posto, per tali procedure, alcuni criteri e facoltà specifici, concernenti le commissioni d’esame, le sottocommissioni, la tipologia e le modalità di svolgimento delle prove d’esame, i punteggi relativi ai titoli. È stato tra l’altro previsto che le prove d’esame possano essere precedute da una prova preselettiva, qualora le domande di partecipazione al concorso siano in numero superiore a due volte il numero dei posti banditi, e che le prove scritte si svolgano secondo modalità semplificate, anche mediante la concentrazione delle medesime in un’unica prova, eventualmente mediante il ricorso a domande con risposta a scelta multipla. Riguardo ai titoli, si è prevista l’attribuzione di un punteggio fisso stabilito dal bando e si è disposto che il totale dei punteggi per titoli non possa essere superiore ad un terzo del punteggio complessivo attribuibile. Inoltre, si è stabilito che il Dipartimento della funzione pubblica provveda allo sviluppo di un portale del reclutamento, per la raccolta e la gestione delle domande di partecipazione ai concorsi pubblici e delle fasi delle procedure concorsuali, anche mediante la creazione del fascicolo elettronico del candidato. Si è poi demandato ad un decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri o del Ministro per la pubblica amministrazione l’aggiornamento dei compensi per i membri delle commissioni esaminatrici e per il personale addetto alla vigilanza delle prove concorsuali.

La Camera ha inoltre inserito nell’articolo 3 i commi 8, 9, 11, 12 e da 14 a 16, relativi a tutte le pubbliche amministrazioni ed inerenti a vari profili in materia di procedure di assunzione e di mobilità. In particolare, il comma 8 reca una deroga generale per le procedure concorsuali bandite nel triennio 2019-2021 all’obbligo di espletamento preventivo delle procedure di mobilità volontaria. La lettera a) del comma 9 prevede, al numero 1), la risoluzione del rapporto di lavoro ove il personale in disponibilità non accetti due proposte di ricollocazione, qualora esse concernano l’ambito territoriale della provincia indicata dal medesimo soggetto. Il successivo numero 2) opera talune esclusioni dall’ambito di applicazione della norma secondo cui l’avvio di procedure concorsuali e le nuove assunzioni a tempo indeterminato, ovvero a tempo determinato per un periodo superiore a dodici mesi, siano subordinate alla verifica dell’impossibilità di ricollocare il personale in disponibilità. Le esclusioni riguardano gli incarichi dirigenziali conferiti a soggetti estranei alle pubbliche amministrazioni e quelli conferiti con contratto a tempo determinato negli enti locali e negli enti ed aziende del Servizio sanitario nazionale. La lettera b) del comma 9 reca alcune norme di carattere organizzativo relative alla mobilità collettiva. La successiva lettera c) specifica che l’obbligo per le amministrazioni pubbliche di promuovere o proporre programmi di assunzione per i soggetti rientranti nell’ambito di applicazione del collocamento obbligatorio vige anche per i profili professionali delle aree o categorie per i quali non sia previsto il solo requisito della scuola dell’obbligo. Il comma 11 consente che il presidente ed i membri delle commissioni esaminatrici dei concorsi per l’accesso ad un pubblico impiego siano scelti anche tra il personale in quiescenza da non più di quattro anni alla data di pubblicazione del bando di concorso. Il comma 12 specifica che gli incarichi di presidente, di membro o di segretario di una commissione esaminatrice si considerano conferiti in ragione dell’ufficio ricoperto dal dipendente pubblico o comunque conferiti dall’amministrazione presso cui presti servizio o su designazione della stessa. In relazione a tale norma, il successivo comma 14 chiarisce che i compensi dovuti al personale dirigenziale a titolo di componente di una commissione esaminatrice non rientrano nel principio di onnicomprensività della retribuzione dei dirigenti pubblici, mentre il comma 15 demanda ad un regolamento ministeriale l’istituzione di un Albo nazionale dei componenti delle commissioni esaminatrici di concorso, articolato in sottosezioni su base regionale e per aree o settori tematici omogenei.

La relatrice passa quindi ad illustrare i contenuti dell’articolo 4, pure inserito nel corso dell’esame della Camera dei deputati. Segnala, in particolare, che il comma 1 estende agli altri pubblici dipendenti la disciplina che consente finora solo per talune categorie di personale il collocamento in aspettativa senza assegni per lo svolgimento di attività presso soggetti e organismi, pubblici o privati, anche operanti in sede internazionale, e modifica le norme sulla durata della medesima aspettativa. Al riguardo, ricorda che attualmente tale possibilità è ammessa per i dirigenti delle pubbliche amministrazioni, per gli appartenenti alla carriera diplomatica e prefettizia e, limitatamente agli incarichi pubblici, per i magistrati ordinari, amministrativi e contabili e gli avvocati e procuratori dello Stato. In caso di svolgimento di attività presso soggetti diversi dalle amministrazioni pubbliche, il collocamento in aspettativa non può superare i cinque anni, con possibilità di rinnovo per una sola volta.

Passando al successivo articolo 5 – recante, nei commi da 1 a 4, una disciplina specifica per i problemi posti dall’avvenuta risoluzione, da parte di Consip S.p.A., di alcune convenzioni di fornitura di buoni pasto per pubblici dipendenti – la relatrice sottolinea che la Camera ha aggiunto i commi 5 e 6, concernenti l’introduzione dell’obbligo, a carico delle società di emissione di buoni pasto, di fornire una garanzia fideiussoria nei confronti degli esercizi presso i quali possa essere erogato il servizio sostitutivo di mensa  e a copertura delle eventuali inadempienze delle società di emissione nel pagamento delle prestazioni effettuate dagli esercizi convenzionati.

Infine, con riferimento all’articolo 6 – recante le disposizioni finali e la clausola di salvaguardia, relativa alle regioni a statuto speciale ed alle province autonome – fa osservare che la Camera ha operato esclusivamente una modifica di coordinamento, in relazione alla soppressione dell’articolo 3 originario. 

Il presidente DE VECCHIS ringrazia la relatrice per l’ampia illustrazione. Ricorda quindi che il termine per la presentazione di eventuali emendamenti ed ordini del giorno, come convenuto nella seduta di ieri, è fissato per le ore 12 di mercoledì 24 aprile. 

Il seguito dell’esame è quindi rinviato. 

(310) LAUS ed altri.  –  Istituzione del salario minimo orario  

(658) Nunzia CATALFO ed altri.  –  Disposizioni per l’istituzione del salario minimo orario  

(1132) NANNICINI ed altri.  –  Norme in materia di giusta retribuzione, salario minimo e rappresentanza sindacale

(Seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge nn. 310 e 658, congiunzione con l’esame del disegno di legge n. 1132 e rinvio)  

Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta di ieri. 

La relatrice MATRISCIANO (M5S), nell’illustrare i contenuti del disegno di legge n. 1132, specifica preliminarmente che il Capo I del disegno di legge è finalizzato a introdurre una disciplina in materia di retribuzione dei lavoratori e di contrattazione collettiva, mentre il Capo II reca nuove norme in materia di informazione e consultazione dei lavoratori. In particolare, l’articolo 1 stabilisce che la retribuzione minima tabellare prevista dai contratti collettivi nazionali di lavoro stipulati dalle associazioni di rappresentanza dei lavoratori e dei datori di lavoro comparativamente più rappresentative sul piano nazionale costituisca il trattamento minimo tabellare, valido per tutti i lavoratori del settore. Negli ambiti di attività non coperti dai contratti collettivi trova applicazione l’istituto del salario minimo di garanzia, secondo gli importi e le modalità determinati dal successivo articolo 2. Quest’ultimo prevede la costituzione di una Commissione paritetica presso il CNEL, nonché di un nucleo tecnico di analisi e monitoraggio, a supporto della Commissione stessa. Spetta alla Commissione l’adozione di una determinazione contenente i criteri per l’individuazione dei contratti collettivi nazionali di riferimento, i criteri e le modalità operative per la fissazione della titolarità ed efficacia soggettiva della contrattazione collettiva di primo e di secondo livello e l’importo del salario minimo di garanzia. La determinazione della Commissione è recepita con uno o più decreti del Ministro del lavoro e delle politiche sociali. In caso di violazione di tali decreti, al datore di lavoro è comminata una sanzione amministrativa pecuniaria, da un minimo di euro 1.000 ad un massimo di euro 10.000 per ciascun lavoratore, oltre all’obbligo di ristoro del danno economico determinato al lavoratore.

La relatrice si sofferma quindi sull’articolo 3, che affida al CNEL, in cooperazione con l’INPS, il compito di aggiornare la numerazione dei contratti e degli accordi collettivi di lavoro depositati e archiviati, attribuendo un codice alfanumerico a ciascuno di essi. Tale codice è impiegato anche dall’INPS nell’ambito della procedura relativa alla compilazione digitale dei flussi delle denunce retributive e contributive individuali mensili.

In materia di informazione e consultazione dei lavoratori, l’articolo 4 del testo prevede, nelle imprese che occupino almeno trecento lavoratori, l’istituzione di un comitato consultivo, composto pariteticamente da rappresentanti dei lavoratori e dell’impresa. La disposizione si applica anche alle imprese collegate, controllate o controllanti, ovvero dirette e coordinate o che svolgano attività di direzione e coordinamento, secondo la disciplina civilistica vigente, che occupino in Italia o all’estero almeno trecento lavoratori. In tale ambito, il comitato consultivo è istituito in ciascuna impresa che occupi almeno trentacinque lavoratori. L’organo di governo delle imprese in cui sia istituito un comitato consultivo trasmette ogni sei mesi a quest’ultimo una relazione illustrativa della situazione economica, finanziaria, produttiva e occupazionale dell’impresa stessa; su tali relazioni il comitato consultivo esprime un parere preventivo non vincolante. Il comitato consultivo è titolare dei diritti di informazione e consultazione previsti dal decreto legislativo 6 febbraio 2007, n. 25, ferma restando la titolarità dei lavoratori ai diritti di informazione ivi previsti. In particolare, il comitato può formulare osservazioni e raccomandazioni sulle proposte di deliberazione dell’impresa concernenti la cessazione o il trasferimento di aziende o di parti importanti delle medesime, le fusioni e le incorporazioni, i nuovi insediamenti e la costituzione di rapporti di cooperazione con altre società, le limitazioni, gli ampliamenti o le modifiche delle attività aziendali, nonché le riconversioni produttive e le modificazioni dell’organizzazione aziendale e del lavoro che comportino rilevanti conseguenze sull’occupazione e sulla mobilità dei lavoratori.

Conclusivamente, la relatrice propone che l’esame del disegno di legge si svolga congiuntamente a quello dei disegni di legge. n. 310  n. 658. 

La Commissione concorda. 

Il presidente DE VECCHIS ricorda che il termine per la presentazione di eventuali emendamenti ed ordini del giorno al testo adottato come base per il seguito dell’esame (Atto Senato n. 658) è stato stabilito per le ore 12 di lunedì 6 maggio. Rinvia quindi il seguito dell’esame congiunto dei disegni di legge. 

Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.  

La seduta termina alle ore 11. 

PARERE APPROVATO DALLA COMMISSIONE SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI 

L’11a Commissione permanente,

esaminato il Documento in titolo,

apprezzato l’impegno del Governo a prevedere un aumento degli investimenti nell’ambito del lavoro e delle politiche sociali nel prossimo triennio;

considerato che l’obiettivo prioritario che si pone è quello di realizzare una nuova fase di sviluppo economico e un miglioramento nell’inclusione sociale e della qualità della vita, nel pieno rispetto dei vincoli europei;

considerati favorevolmente gli interventi attuati dal Governo in ordine:

–           al cosiddetto “decreto dignità” – decreto-legge 12 luglio 2018, n. 87, convertito, con modificazioni, dalla legge 9 agosto 2018, n. 96 -, che ha operato alcune modifiche alla disciplina del contratto a tempo determinato, della somministrazione di lavoro, delle prestazioni di lavoro occasionali, dei limiti minimi e massimi della misura dell’indennità in caso di licenziamento illegittimo, degli sgravi contributivi per assunzioni e delle misure di disincentivo alla delocalizzazione delle imprese;

–          al decreto-legge 28 gennaio 2019, n. 4, convertito, con modificazioni, dalla legge 28 marzo 2019, n. 26, che ha introdotto l’istituto del Reddito di cittadinanza, “Quota 100” ed ha previsto un potenziamento dei centri per l’impiego;

considerato inoltre che il Documento:

–        afferma l’intenzione di sviluppare l’impegno dell’incentivazione del lavoro giovanile e femminile e della lotta al precariato, anche mediante l’estensione della disciplina in materia di equo compenso e la revisione della normativa sulle prestazioni di lavoro occasionali;

–        afferma che saranno perseguiti una revisione degli incentivi alla genitorialità, lo sviluppo di una rete di centri dedicati (quali gli asili nido ed i centri estivi) e l’introduzione di una politica fiscale che favorisca le famiglie con figli;

–        riguardo al tema della sicurezza sul lavoro, riporta l’intenzione di operare alcune modifiche della relativa disciplina, intese alla semplificazione degli adempimenti per le piccole e medie imprese, ed aumentare le risorse da destinare al personale addetto ai controlli ed alle loro attività di verifica;

–        in merito al tema della disabilità, conferma la qualifica di “collegato alla manovra di finanza pubblica” per il disegno di legge delega (approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 febbraio 2019 ed in attesa di presentazione alle Camere) che, attraverso un apposito Codice della materia, prevede l’intervento in più ambiti settoriali, tra i quali: definizione della condizione di disabilità; disciplina dei benefici; promozione della vita indipendente e contrasto dell’esclusione sociale; percorsi di abilitazione e riabilitazione, diritto all’istruzione e alla formazione professionale; inserimento nel mondo del lavoro e tutela dei livelli occupazionali ed, infine, accessibilità e diritto alla mobilità;

considerato infine che:

in particolare, il Documento dedica specifica attenzione alla proposta di introduzione del salario minimo, avente l’obiettivo di far corrispondere ai lavoratori una retribuzione complessiva proporzionata e sufficiente alla quantità e qualità del lavoro prestato, nel rispetto dei princìpi costituzionali, assumendo come riferimento l’Atto Senato n. 658, attualmente in discussione presso questa Commissione;

l’istituzione del salario minimo orario deve essere considerata come il primo passo di un percorso che abbia come secondo passaggio il taglio del cosiddetto “cuneo fiscale”, così come previsto nel medesimo Documento, con l’obiettivo di dare un aiuto concreto alle imprese e garantire salari dignitosi ai lavoratori;

esprime, per quanto di competenza, parere favorevole. 

SCHEMA DI PARERE PROPOSTO DAI SENATORI PATRIARCA, LAUS, NANNICINI E Annamaria PARENTE SUL DOCUMENTO LVII, N. 2 E CONNESSI ALLEGATI 

La Commissione lavoro pubblico e privato, previdenza sociale,

in sede di esame del Documento di economia e finanza 2019;

premesso che,

il Documento di economia e finanza 2019, il primo redatto nel corso di questa Legislatura dal Governo in carica, certifica lo stato di grave difficoltà in cui versa il Paese sul fronte della crescita economica e della sostenibilità della finanza pubblica. Le cause di tale situazione risiedono principalmente nelle scelte politiche finora adottate dall’Esecutivo, rivelatesi del tutto inidonee a mantenere l’Italia sui livelli di crescita conseguiti nella scorsa Legislatura e ad indirizzarla su un percorso virtuoso di finanza pubblica;

il tentativo del Governo di attribuire tutte le ragioni della caduta del nostro prodotto interno lordo alla situazione di crescente instabilità internazionale e al rallentamento dell’economia e del commercio a livello globale non è sufficiente a spiegare la situazione in atto. Nel corso dell’ultimo anno, infatti, il divario di crescita del nostro Paese con il resto dei partners europei e dei Paesi maggiormente industrializzati si è notevolmente ampliato, invertendo un percorso faticosamente costruito e raggiunto nel biennio precedente. La recessione in atto, il calo dell’occupazione, il crollo della fiducia di cittadini e delle imprese e i conti pubblici in peggioramento sono in gran parte il frutto di svariati errori di politica economica commessi dal Governo nei 10 mesi dal suo insediamento;

l’inerzia nelle fasi iniziali dell’insediamento dell’Esecutivo sul fronte delle politiche per lo sviluppo affiancata a interventi di revisione, blocco o abrogazione di svariate misure adottate dai precedenti Governi – in primis il cosiddetto decreto dignità e la vicenda dell’analisi costi/benefici sulle grandi opere – e il contemporaneo avvio di una fase di forte conflittualità sia interna sia con i vertici delle istituzioni europee, ha alimentato nel Paese un clima di profonda incertezza che ha colpito imprese e consumatori, rallentandone gli investimenti e i consumi. Gli effetti di tale atteggiamento si sono manifestati immediatamente già nel terzo trimestre del 2018, allorché l’economia ha registrato un primo rallentamento della crescita economica (-0,2 per cento) avvenuto dopo tre anni e mezzo contrassegnati da risultati positivi, a cui ha fatto seguito il rallentamento nel quarto trimestre del 2018 (-0,1 per cento) e la recessione tecnica registrata nei primi mesi del 2019;

nella legge di bilancio per l’anno 2019 è stata data attuazione ad alcune misure contenute nel “Contratto di Governo”, fra cui il reddito di cittadinanza e la misura nota come “Quota 100”, associando a tali interventi il raggiungimento di obiettivi di crescita molto ambiziosi (+1,5 per cento del PIL nella NADEF 2018 successivamente corretto con un meno irrealistico +1 per cento a dicembre 2018). La struttura della legge di bilancio per il 2019, fondata essenzialmente su misure di spesa corrente finanziate con un ingente ricorso al deficit, sull’incremento della pressione fiscale e sulla contemporanea riduzione delle risorse per gli investimenti e degli incentivi alle imprese, si è rivelata da subito non sostenibile – tanto da costringere lo stesso Esecutivo ad apportare in extremis profonde modifiche al testo per evitare l’apertura da parte della Commissione europea della procedura d’infrazione per debito eccessivo – nonché del tutto inadeguata a favorire la crescita potenziale e ad accrescere la credibilità del Paese sui mercati finanziari;

la mancanza di un dialogo costruttivo con i vertici delle istituzioni europee, in primis con la Commissione europea, unitamente all’interruzione delle riforme strutturali avviate dai precedenti Governi e al  forte rallentamento della spending review e più in generale delle politiche di revisione e contenimento della spesa pubblica, hanno privato il Governo degli strumenti e degli spazi di manovra che negli scorsi anni hanno consentito di recuperare risorse da utilizzare per interventi di sviluppo e di sostegno ai cittadini e, attraverso questi, di raggiungere più elevati livelli di crescita;

il combinato disposto di tali scelte ha generato una situazione di grave difficoltà testimoniata, oltre che dall’andamento del PIL, anche da altri indicatori, fra cui emergono in tutta evidenza l’andamento dell’occupazione che, nel periodo che va da maggio 2018 fino a febbraio 2019, ha registrato la perdita di oltre 116.000 posti di lavoro, riportando il tasso di disoccupazione in crescita, colpendo in modo particolare i giovani e le donne, l’andamento della produzione, del fatturato e degli ordinativi dell’industria che hanno registrato una forte battuta d’arresto nell’ultimo trimestre del 2018, l’andamento in calo dei consumi e degli investimenti, sia pubblici che privati, la diminuzione del reddito disponibile dei cittadini, l’aumento del divario territoriale tra Nord e Sud del Paese;

nel Country Report 2019, la Commissione europea ha espresso forti preoccupazioni sulla situazione dell’Italia. Per l’esecutivo Ue l’Italia presenta squilibri economici “eccessivi” che, unitamente al debito alto e alla protratta scarsa produttività, implicano rischi con rilevanza transnazionale e un rischio di contagio per tutta l’Unione europea. L’Italia rappresenta l’anello debole dell’Europa e la manovra di bilancio per il 2019, nonostante le modifiche introdotte nella fase finale d’esame del provvedimento, presenta misure che hanno un impatto negativo su deficit, debito pubblico e potenziale di crescita economica del Paese;

sul fronte della crescita potenziale, gli ultimi dati e le rilevazioni degli osservatori internazionali certificano che il nostro Paese è in recessione. La Commissione europea ha tagliato la previsione di crescita del PIL italiano nel 2019 dal 1,2 per cento delle previsioni autunnali allo 0,2 per cento, dato che rende l’Italia il fanalino di coda dell’Unione europea. L’Ocse ha recentemente fissato la crescita ad un livello ancora inferiore, ovvero pari allo zero nel 2019, confermando un trend in diminuzione rilevato dai principali organismi internazionali, mentre l’FMI ha fissato la crescita per il 2019 allo 0,1 per cento, il deficit al 2,7 per cento e il debito pubblico al 133,4 per cento. Allo stato attuale, le criticità insite nel funzionamento del reddito di cittadinanza e le ricadute di “Quota 100” sulle amministrazioni pubbliche e sulle imprese, unitamente alla debolezza delle misure sul fronte dello sviluppo sostenibile, delle politiche industriali, degli investimenti pubblici, a partire dal blocco delle grandi opere, e l’insufficienza delle politiche attive per il lavoro prefigurano uno scenario di forte incertezza per i prossimi mesi, tanto che gli effetti attesi dalle misure della legge di bilancio e le annunciate misure sul fronte della crescita e degli appalti non sembrano in grado di invertire il trend in atto;

considerato che:

il Documento di economia e finanza 2019, il primo che incorpora negli andamenti tendenziali gli effetti dei provvedimenti approvati dall’Esecutivo, riconosce l’insuccesso delle scelte politiche finora adottate e rende palese la pericolosa incapacità di programmazione degli obiettivi e di valutazione degli effetti economici delle proprie scelte;

il Documento stima una crescita tendenziale del PIL che nel corrente anno scende allo 0,1 per cento rispetto all’1,5 per cento programmato dalla Nota di aggiornamento del settembre 2018 e ridotto all’1 per cento nella successiva revisione del quadro macroeconomico presentata a dicembre. Nel quadro programmatico, il DEF stima per il corrente anno una crescita del PIL superiore di 0,1 punti rispetto a quella tendenziale in virtù di provvedimenti approvati dal Consiglio dei Ministri ma non ancora pubblicati in Gazzetta Ufficiale. Si tratta della crescita più bassa del mondo occidentale;

la parabola fallimentare del Governo è certificata anche nell’orizzonte pluriennale del Documento dove si stima un tasso di crescita programmatico che si attesta allo 0,8 per cento annuo nel triennio successivo, lievemente superiore al tendenziale per il 2020-2021, ma addirittura inferiore ad esso di 0,1 punti per il 2022;

nello stesso quadro programmatico del Governo, il tasso di disoccupazione sale dal 10,6 per cento del 2018 all’11 per cento dell’anno in corso e peggiora ulteriormente di 0,1 per cento nel 2020; gli investimenti fissi lordi scendono dal 3,4 per cento del 2018 all’1,4 nel 2019 e, per quanto riguarda la quota degli investimenti pubblici, non si ravvedono evidenze di quello che sarebbe dovuto essere il più grande piano di investimenti della storia italiana;

la pressione fiscale, dopo una riduzione, fra il 2013 e il 2017, di più di un punto percentuale, che sale a quasi due considerando la misura degli “80 euro”, torna invece a salire, dal 42,1 per cento del 2018 al 42,7 per cento nel biennio 2020-2021;

sul versante della finanza pubblica, il DEF evidenzia un quadro altrettanto allarmante. Gli indicatori di finanza pubblica evidenziano che nel breve volgere di pochi mesi i conti pubblici sono tornati fuori controllo, con un indebitamento netto che dalla previsione del 2 per cento di dicembre aumenta al 2,4 per cento; questo peggioramento rende certa, per ammissione dello stesso Governo, l’attivazione del taglio della spesa, previsto dalla legge di bilancio 2019, di due miliardi di euro, tra cui 300 milioni per il trasporto pubblico locale, con evidenti ripercussioni sul livello delle prestazioni dei servizi che garantiscono l’esercizio dei diritti fondamentali dei cittadini;

la scarsa credibilità dell’azione del Governo ha determinato un aumento dello spread, oggi stabilmente intorno ai 250 punti base rispetto ai 130 dell’inizio del 2018, costringendoci a finanziare una maggior spesa per interessi che ha sottratto risorse per la crescita e ha fatto registrare l’aumento complessivo del debito fino al 132,6 per cento del rapporto con il PIL, il livello più alto mai raggiunto in Italia dal 1924; al contrario, l’ingente stock di debito, che impone di emettere titoli di Stato per oltre 400 miliardi di euro all’anno ed espone la nostra economia agli shock esterni, richiede necessariamente una gestione attenta dei conti pubblici per preservare la fiducia dei mercati che quel debito sono chiamati a finanziare;

crescita anemica, peggioramento del deficit, aumento degli oneri sui titoli di Stato, debito su livelli più che critici concorrono ad innalzare in modo preoccupante il livello di vulnerabilità del Paese, circolo vizioso da cui il Paese si era faticosamente ma caparbiamente allontanato negli ultimi anni e dal quale il Governo ammette in questo Documento di non avere strumenti di reazione se non annunciare la realizzazione di misure a soli fini elettorali che nei fatti non si traducono in obiettivi programmatici;

dal previsto aumento dell’avanzo primario di 3 decimi di punto nel 2020 emerge l’intenzione di procedere a una manovra restrittiva, incompatibile con i 30 miliardi di euro necessari per evitare gli aumenti dell’IVA e delle accise previsti a legislazione vigente e per finanziare almeno le voci di spesa contenute nelle previsioni a politiche invariate;

nel Documento, infatti, non viene mai affermata la volontà di impedire il previsto aumento dell’IVA e delle accise, segno evidente che il Governo sconta nel 2020 un incremento dell’aliquota agevolata dell’IVA dal 10 al 13 per cento e di quella ordinaria dal 22 al 25,2 per cento (che arriva al 26,5 per cento nel 2021), un macigno di 23,1 miliardi di euro per il 2020 e di 28,8 miliardi per il 2021 sui redditi dei cittadini;

constatato che:

il Paese ha urgente necessità di uscire dalla situazione di recessione in atto e di tornare su un sentiero di crescita sostenuta. A tal fine, occorre dare avvio ad una diversa politica economica e sociale per lo sviluppo del Paese, che guardi agli obiettivi di Agenda 2030, e riprendere a percorrere il “sentiero” della sostenibilità del deficit e del debito pubblico;

in tale rinnovato contesto di politica economica, appare prioritario affrontare e risolvere la natura dei problemi strutturali del Paese a partire dalla ormai perdurante stagnazione della produttività, dall’eccessivo peso del debito pubblico sulle amministrazioni pubbliche, sui cittadini e sulle imprese e dal modello di sviluppo che risulta essere ormai  insostenibile sia dal punto di vista ambientale sia sociale come evidenziato dai dati del BES, dall’OECD Better life indexe dal Rapporto Asvis su Agenda 2030;

il rilancio dei consumi è uno dei fattori fondamentali per la ripresa della nostra economia. A seguito dell’approvazione della legge di bilancio per l’anno 2019, sui cittadini pende a partire dal prossimo anno un preoccupante aumento dell’IVA sui beni di consumo che se non affrontato da subito rischia di pregiudicare gli obiettivi di crescita anche per il prossimo anno. La sterilizzazione delle clausole di salvaguardia rappresenta, pertanto, nei prossimi mesi un passaggio fondamentale per non comprimere i consumi e la possibilità di rilancio del Paese;

gli investimenti in infrastrutture e opere pubbliche rappresentano un volano di primaria importanza per lo sviluppo economico di un Paese. Le risorse impiegate per tali finalità, anche per le piccole opere, sono in grado di generare un moltiplicatore elevato di crescita, di creare occupazione e benessere per le comunità che beneficiano della realizzazione degli interventi. Lo sblocco delle grandi opere – a partire dalla TAV, dal Terzo valico e dalla Pedemontana – e l’effettivo utilizzo delle risorse già stanziate, oltre a mettere a disposizione di cittadini ed imprese infrastrutture moderne, garantirebbe maggiore interconnessione con la rete delle infrastrutture europee e il rilancio delle imprese operanti nel settore e l’occupazione;

colmare il divario tra Nord e Sud e garantire uguali opportunità nelle diverse aree del Paese è la condizione indispensabile per una ripresa duratura dello sviluppo non solo del Mezzogiorno ma per l’intero Paese. In tale contesto occorre invertire le scelte finora adottate dall’Esecutivo che rischiano di ampliare il divario in ragione dell’arresto della crescita economica in atto e dei tagli di risorse introdotti nella legge di bilancio per il 2019, e predisporre incentivi, politiche industriali e politiche del lavoro calibrate per creare imprese e nuova occupazione, arrestando l’emigrazione dei giovani e favorire il reinserimento in quei territori di chi oggi non lavora; 

rilevato che:

per quanto di competenza della Commissione, il DEF qualifica il Reddito di cittadinanza e la misura nota come “Quota 100” come “le più importanti misure espansive previste dalla Legge di Bilancio 2019”, nonostante la valutazione dell’impatto macroeconomico delle suddette misure certifichi, di fatto, l’irrilevanza che queste avranno nel prossimo triennio sul piano macroeconomico;

infatti, secondo quanto riportato nella Sezione I sull’impatto macroeconomico del Reddito di cittadinanza, “Il tasso di variazione percentuale del PIL si accrescerebbe rispetto allo scenario di base di 0,2 punti percentuali sia nel 2019 sia nel 2020 e di 0,1 punti percentuali nel 2021”;

riguardo la valutazione degli effetti macroeconomici delle misure in materia di pensioni previste dal decreto-legge sul Reddito di cittadinanza e “Quota 100”, secondo quanto riportato nella Sezione I, “Il tasso di variazione percentuale del PIL si manterrebbe invariato nel 2019 rispetto allo scenario di base, aumenterebbe di 0,1 punti percentuali sia nel 2020 sia nel 2021 e rimarrebbe invariato nel 2022.”;

nel DEF l’intera visione del sistema previdenziale si risolve nella misura nota come “Quota 100”, nella totale assenza di misure per giovani, per le donne, che hanno carriere lavorative, di solito, più discontinue e irregolari di quelle degli uomini, e per tutte quelle categorie di lavoratori più deboli costretti a continuare a lavorare perché, a causa di scelte improvvide e poco lungimiranti, non riescono a raggiungere i 38 anni di contributi;

riguardo le politiche per la povertà, il DEF si concentra sul Reddito di cittadinanza come misura prevalente di contrasto alla povertà e non prevede l’adozione di altre misure, nella assurda convinzione che l’erogazione di un beneficio economico possa rappresentare lo strumento principe di lotta alla povertà, dimenticando, o meglio, facendo finta di dimenticare, le dimensioni non lavoristiche della povertà e la necessità di risposte complesse ai bisogni complessi di una persona, possibili solo a seguito di una valutazione multidimensionale;

secondo quanto riportato nel PNR, il Reddito di cittadinanza “sarà completato dall’introduzione del salario minimo legale”. Su questo tema occorre cautela, evitando di porre in essere norme troppo rigide e cariche di aspettative e cercando di dare attuazione piena sia all’articolo 36 che all’articolo 39 della Costituzione, sancendo per legge che la giusta retribuzione prescritta dall’articolo 36 della Costituzione è quella stabilita dalla contrattazione collettiva e rafforzando, in questa ottica, il sistema della rappresentanza, attraverso meccanismi certi e condivisi di misurazione della rappresentatività delle organizzazioni sindacali e datoriali;

il cosiddetto “decreto dignità” è considerato una misura volta a ridurre la precarietà del lavoro, a disincentivare l’utilizzo eccessivo dei contratti a termine e a promuovere l’utilizzo di quelli a tempo indeterminato, nonostante lo stesso DEF documenti come le misure previste dal decreto-legge non abbiano prodotto i risultati sperati a livello occupazionale, poiché secondo quanto riportato dall’ISTAT e dallo stesso DEF, la stima degli occupati è cresciuta solo dello 0,1 per cento;

si ricorda che nel mese di maggio 2018, dopo diversi mesi di crescita, gli occupati hanno raggiunto la soglia di 23.327.107 unità, superando ampiamente il tetto massimo dell’occupazione registrato prima della crisi del 2007, mentre sulla base dei dati contenuti nella Banca dati I.STAT, a seguito dell’insediamento del Governo Conte, il totale degli occupati è sceso in modo costante (nel mese di febbraio 2019, gli occupati totali sono scesi a 23.210.786 unità con una perdita di 116.321 posti di lavoro rispetto a maggio 2018). Nello stesso mese di febbraio 2019 i disoccupati erano 2.771.000 (10,7 per cento), in aumento di 21.000 unità rispetto ai 2.750.000 del maggio 2018 (10,5 per cento) e, in particolare, il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è passato dal 31,9 per cento di maggio 2018 al 32,8 per cento di febbraio scorso);

per quanto riguarda le politiche attive per il lavoro, pur considerando condivisibile l’impegno a rafforzare quantitativamente e qualitativamente i centri per l’impiego, appaiono poco chiari i tempi di realizzazione e le modalità con cui realizzare questo obiettivo, che, peraltro è considerato esclusivamente per i percettori del Reddito di cittadinanza;

sugli infortuni sul lavoro e sulle malattie professionali, l’unico intervento ricordato nel DEF è, limitatamente al triennio 2019-2021, la riduzione delle tariffe dei premi contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali gestite dall’INAIL (in termini netti circa 0,4 miliardi nel 2019 e nel 2020 e 0,5 miliardi nel 2021);

sulle politiche sociali e la disabilità, gli impegni previsti dal PNR, volti al potenziamento delle risorse destinate alla promozione dei diritti delle persone con disabilità, sono vaghi e generici in quanto privi dell’individuazione delle corrispondenti risorse finanziarie;

altrettanto generica è la previsione della “razionalizzazione” dei diversi istituti vigenti in favore delle famiglie, al fine di pervenire ad “un sistema più semplice e coordinato delle diverse misure di sostegno di natura assistenziale e fiscale, che tenga conto della situazione effettiva di ciascun nucleo familiare”;

tutto ciò premesso, per quanto di competenza,

esprime parere contrario. 

104ª Seduta

Presidenza della Presidente

CATALFO  

Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Cominardi.                    

La seduta inizia alle ore 13,35.  

SULLA PUBBLICITA’ DEI LAVORI  

La presidente CATALFO avverte che per la seduta della Commissione è stata richiesta la pubblicità dei lavori, ai sensi dell’articolo 33, comma 4, del Regolamento del Senato, sulla quale la Presidenza ha già fatto conoscere il proprio assenso. Dispone pertanto l’attivazione del circuito audiovisivo. 

Prende atto la Commissione  

SULLA PUBBLICAZIONE DI DOCUMENTI ACQUISITI NEL CORSO DELLE AUDIZIONI    

La presidente CATALFO avverte che la documentazione riferita al disegno di legge n. 1122 (deleghe miglioramento PA), consegnata nel corso delle audizioni informali svoltesi nella seduta dell’11 aprile dell’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari, sarà resa disponibile sulla pagina web della Commissione. 

Prende atto la Commissione. 

IN SEDE CONSULTIVA  

(Doc. LVII, n. 2) Documento di economia e finanza 2019 e connessi allegati

(Parere alla 5a Commissione. Esame e rinvio) 

La relatrice CAMPAGNA (M5S) dà ampio conto degli aspetti di competenza del Documento, che reca un nuovo quadro programmatico di finanza pubblica, soffermandosi anzitutto sulle misure di politiche per il lavoro già adottate nella corrente legislatura, quali quelle contenute nel decreto-legge n. 87 del 2018, cosiddetto “decreto dignità”, e nel decreto-legge n. 4 del 2019, che ha introdotto l’istituto del Reddito di cittadinanza e ha previsto un potenziamento dei centri per l’impiego.

Riguardo agli interventi legislativi futuri o in corso di approvazione in materia di lavoro, la relatrice ricorda il disegno di legge delega per la semplificazione e il riassetto delle norme in materia di lavoro, il disegno di legge per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo (Atto Senato n. 920-B) e il disegno di legge recante deleghe al Governo per il miglioramento della pubblica amministrazione (Atto Senato n. 1122), ai quali il Documento attribuisce la qualifica di collegati alla manovra di finanza pubblica.

Cita quindi gli impegni previsti con riferimento all’ipotesi di introduzione del salario minimo, all’incentivazione del lavoro giovanile e femminile, alla lotta al precariato, alla revisione degli incentivi alla genitorialità, all’introduzione di una politica fiscale a favore delle famiglie con figli e alla sicurezza sul lavoro. Infine, riguardo al settore pensionistico, sottolinea le misure contenute nel citato decreto-legge n. 4 del 2019, che ha introdotto in via sperimentale per un triennio la cosiddetta “Quota 100”, mentre in merito al tema della disabilità, fa presente che il Documento ha confermato la qualifica di collegato alla manovra di finanza pubblica per un disegno di legge delega approvato dal Consiglio dei Ministri il 28 febbraio 2019. 

Il senatore FLORIS (FI-BP) chiede di rinviare l’inizio della discussione generale, per approfondire le tematiche oggetto del Documento. 

La PRESIDENTE accoglie la richiesta e differisce l’inizio del dibattito alla prossima seduta. 

Il seguito dell’esame è quindi rinviato  

IN SEDE REFERENTE  

(310) LAUS ed altri.  –  Istituzione del salario minimo orario  

(658) Nunzia CATALFO ed altri.  –  Disposizioni per l’istituzione del salario minimo orario

(Seguito dell’esame congiunto e rinvio) 

Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta antimeridiana dell’11 aprile. 

Interviene in replica la relatrice MATRISCIANO (M5S), che ricorda i provvedimenti già approvati nel corso della legislatura in materia di lavoro, come il decreto-legge n. 87 del 2018, cosiddetto “decreto dignità”, che ha operato alcune modifiche alla disciplina del contratto a tempo determinato, e il decreto-legge n. 4 del 2019, che ha contestualmente adottato misure contro la povertà assoluta e politiche attive per il lavoro, anche con un forte potenziamento dei centri per l’impiego.

Nello stesso solco, a suo parere, si inserisce la previsione di un salario minimo orario stabilito per legge, che affronta la problematica della povertà relativa in cui versano i working poors. Dopo aver citato i dibattiti parlamentari svoltisi nelle passate legislature sul tema e alcuni dati emersi nel corso delle audizioni, sottolinea con forza e rivendica la scelta del Governo di inserire tale previsione tra le priorità della sua agenda politica, nella piena applicazione dell’articolo 36 della Costituzione.

Si sofferma infine sulle principali differenze tra il disegno di legge n. 310 e il disegno di legge n. 658, con particolare riferimento alla materia della contrattazione collettiva.

Conclusivamente propone di adottare il disegno di legge n. 658 come testo base per il prosieguo dell’esame. 

Il sottosegretario COMINARDI, in replica, evidenzia la necessità che il tema della tutela dei lavoratori venga affrontato anche dal punto di vista dell’adozione di un salario minimo orario, nel rispetto degli articoli 3 e 36 della Costituzione. Effettua quindi una comparazione tra la situazione italiana e quella francese e tedesca, nelle quali, a fronte di meno ore lavorate, i lavoratori percepiscono uno stipendio più alto, facendo così anche emergere un problema di produttività e di organizzazione del lavoro. Infine, richiama i principali contenuti emersi nel corso dell’ultima riunione dell’EPSCO (Employment, Social Policy, Health and Consumer Affairs Council), che si è tenuta a Bucarest qualche giorno fa, secondo cui nei Paesi dove è stato introdotto il salario minimo orario si è ridotta la differenza salariale tra i generi. 

La PRESIDENTE ringrazia la relatrice e il rappresentante del Governo e avverte che sulla stessa materia è stato assegnato alla Commissione il disegno di legge n. 1132, a prima firma del senatore Nannicini, e che le risulta in fase di presentazione un disegno di legge di iniziativa del CNEL. Sottopone poi alla Commissione la proposta della relatrice di adottare il disegno di legge n. 658 come testo base per il prosieguo dell’esame. 

La Commissione conviene a maggioranza. 

La PRESIDENTE propone quindi di stabilire per lunedì 6 maggio alle ore 12 il termine per la presentazione di eventuali emendamenti e ordini del giorno al testo base. 

La senatrice TOFFANIN (FI-BP), in considerazione dei molteplici impegni dei parlamentari, anche in vista delle prossime elezioni europee, chiede di posticipare il termine per la presentazione degli emendamenti. 

Il senatore FLORIS (FI-BP), anche sulla base di quanto dichiarato nella precedente seduta dal sottosegretario Durigon, chiede informazioni in merito alla riduzione del cuneo fiscale. Inoltre, ritiene poco corretto nei confronti del CNEL procedere all’adozione di un testo base e alla fissazione del termine per gli emendamenti senza attendere la presentazione del relativo disegno di legge. Infine, invita a non sottovalutare l’esigenza istruttoria da parte dei senatori, che spesso non dispongono dei testi con la stessa tempestività della Presidente o della maggioranza. 

La senatrice PARENTE (PD) giudica un errore la scelta della maggioranza di proseguire l’esame con un testo base piuttosto che con la predisposizione di un testo unificato. 

Il senatore LAUS (PD) ritiene che dalla maggioranza sia giunto un messaggio politico in contrasto con quanto dichiarato dal Governo e con la situazione di emergenza che è stata descritta da varie forze politiche in questa sede. A fronte dei due provvedimenti già in discussione e di quelli assegnati o in via di presentazione, giudicherebbe invece opportuna una pausa di riflessione, prima di decidere come procedere e come trattare i vari temi sul tavolo. Invita quindi la maggioranza a rivedere la scelta di adottare il disegno di legge n. 658 come testo base per il seguito dell’esame e si associa alla richiesta della senatrice Toffanin di differire il termine per gli emendamenti. 

La PRESIDENTE ricorda che l’esame dei due provvedimenti all’ordine del giorno è iniziato da tempo e ha impegnato la Commissione con un intenso ciclo di audizioni e una lunga fase di dibattito. Il provvedimento a prima firma del senatore Nannicini (AS 1132) verrà incardinato domani e il suo esame probabilmente abbinato a quello dei disegni di legge nn. 310 e 658 dopo l’introduzione da parte della relatrice Matrisciano. Lo stesso accadrà con il testo d’iniziativa del CNEL, una volta che sarà stato assegnato. Ricorda che è comunque facoltà dei Gruppi seguire la via emendativa per proporre tutte le modifiche al testo base che riterranno opportune.

Con riferimento all’intervento del senatore Floris, assicura che il tema della riduzione del cuneo fiscale è all’attenzione del Governo, come confermato anche dal Documento di economia e finanza in esame, e che il disegno di legge n. 1132 è già pubblicato per la consultazione sul sito web del senato.

Infine, fissa per lunedì 6 maggio alle ore 12 il termine per la presentazione di eventuali emendamenti e ordini del giorno al testo base. 

Prende atto la Commissione. 

La senatrice PARENTE (PD) ribadisce il rammarico per la scelta, tutta politica e frutto di un atteggiamento di chiusura della maggioranza, e preannuncia la presentazione di emendamenti da parte del suo Gruppo. 

Il senatore NANNICINI (PD) ripercorre la genesi del disegno di legge n. 1132 a sua prima firma e chiarisce che il testo va inteso non come alternativo, bensì come complementare a quello a prima firma del senatore Laus e conforme alle posizioni espresse dal Gruppo del Partito Democratico nel corso degli ultimi mesi in materia di rappresentanza e di contrattazione collettiva nazionale. 

La PRESIDENTE prende atto. 

Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato  

IN SEDE CONSULTIVA  

(Doc. LXXXVI, n. 2) Relazione programmatica sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea per l’anno 2019  

(Doc. LXXXVII, n. 2) Relazione consuntiva sulla partecipazione dell’Italia all’Unione europea, relativa all’anno 2018

(Parere alla 14a Commissione. Seguito dell’esame congiunto e rinvio)  

Prosegue l’esame congiunto, sospeso nella seduta antimeridiana del 10 aprile. 

La senatrice PIZZOL (L-SP-PSd’Az), dopo aver ribadito i principali contenuti della sua relazione, si riserva di presentare una proposta di parere all’esito del dibattito. 

Nessuno chiedendo di intervenire, il seguito dell’esame congiunto è rinviato. 

(944) Delega al Governo per il recepimento delle direttive europee e l’attuazione di altri atti dell’Unione europea – Legge di delegazione europea 2018, approvato dalla Camera dei deputati

(Relazione alla 14a Commissione. Seguito dell’esame e rinvio 

Prosegue l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana del 16 gennaio.           

La senatrice PIZZOL (L-SP-PSd’Az), dopo aver ricordato, per le parti di competenza, i punti salienti del provvedimento, si riserva di presentare una proposta di relazione all’esito del dibattito. 

Nessuno chiedendo di intervenire, il seguito dell’esame è rinviato  

SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE   

La PRESIDENTE avverte che l’ordine del giorno della seduta convocata per domani, mercoledì 17 aprile, alle ore 8,30 è integrato con l’esame in sede referente del disegno di legge n. 1132, a prima firma del senatore Nannicini, recante norme in materia di giusta retribuzione, salario minimo e rappresentanza sindacale, e del disegno di legge n. 920-B, di iniziativa governativa, già approvato dal Senato e modificato dalla Camera dei deputati, recante interventi per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo. Avverte altresì che il termine per la presentazione di eventuali emendamenti e ordini del giorno al disegno di legge n. 920-B è fissato alle ore 12 di mercoledì 24 aprile.

Si riserva inoltre di modulare gli orari delle sedute già previste, nonché di quelle da convocare per le prossime settimane sulla base delle determinazioni della Conferenza dei Capigruppo, che risulta ancora in corso. 

Prende atto la Commissione. 

La senatrice GUIDOLIN (M5S) manifesta l’esigenza di una convocazione nella settimana in corso del Comitato ristretto per l’esame del disegno di legge n. 55 e connessi in tema di caregiver familiare. 

La PRESIDENTE rassicura in tal senso la senatrice Guidolin. 

Il senatore FLORIS (FI-BP) invita la Presidente, nell’organizzazione dei futuri lavori della Commissione che cadranno a ridosso di diverse festività, a tenere conto delle difficoltà logistiche di alcuni senatori che vengono da territori mal collegati con la Capitale. 

Si associa il senatore AUDDINO (M5S). 

La PRESIDENTE assicura che, per quanto possibile, terrà conto anche di tali esigenze.  

La seduta termina alle ore 14,30.


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