61ª Seduta (notturna)
Presidenza della Presidente
CATALFO
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Durigon.
La seduta inizia alle ore 20,20.
IN SEDE CONSULTIVA
(981 e 981-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati
– (Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito e conclusione dell’esame. Rapporto favorevole con osservazioni)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
La presidente CATALFO comunica che sono stati presentati 19 ordini del giorno, pubblicati in allegato al resoconto. Non essendovi ulteriori richieste di intervento, dichiara chiusa la discussione generale.
La senatrice MATRISCIANO (M5S), intervenendo in replica, sottolinea che il disegno di legge di bilancio è un provvedimento strutturato che risponde alle esigenze dei cittadini. Esso contiene un insieme di misure a sostegno delle imprese e dei lavoratori e consentirà all’Italia di uscire da una crisi che si è protratta troppo a lungo. Ricorda che il disegno di legge fa molto per i diritti sociali, che hanno certamente un costo, costo che tuttavia la democrazia deve sostenere. Illustra infine uno schema di rapporto favorevole con osservazioni, pubblicato in allegato al resoconto.
Il sottosegretario DURIGON concorda con la relatrice.
Si passa quindi all’esame degli ordini del giorno.
Il sottosegretario DURIGON esprime parere contrario sugli ordini del giorno G/981 Sez. I/1/11, G/981 Sez. I/2/11, G/981 Sez. I/10/11, G/981 Sez. I/14/11 e G/981 Sez. I/15/11.
Propone ai presentatori una riformulazione degli ordini del giorno G/981 Sez. I/3/11, G/981 Sez. I/7/11 e G/981 Sez. I/8/11, G/981 Sez. I/11/11 e G/981 Sez. I/13/11.
Dichiara di accogliere gli ordini del giorno G/981 Sez. I/4/11, G/981 Sez. I/5/11, G/981 Sez. I/6/11, G/981 Sez. I/9/11, G/981 Sez. I/16/11, G/981 Sez. I/17/11, G/981 Sez. I/18/11 e G/981 Sez. I/19/11, e, come raccomandazione, l’ordine del giorno G/981 Sez. I/12/11.
La presidente CATALFO avverte che gli ordini del giorno accolti dal Governo non verranno posti in votazione. Previa verifica del numero legale, pone quindi in votazione l’ordine del giorno G/981 Sez. I/1/11, che risulta respinto; risulta del pari respinto anche l’ordine del giorno G/981 Sez. I/2/11.
Il senatore PATRIARCA (PD) accetta le riformulazioni proposte dal Governo per gli ordini del giorno G/981 Sez. I/3/11 e G/981 Sez. I/7/11, che vengono pertanto riformulati in altrettanti testi 2, pubblicati in allegato al resoconto, e sono entrambi accolti dal Governo.
La senatrice PARENTE (PD) accetta la riformulazione proposta dal Governo in merito all’ordine del giorno G/981 Sez. I/8/11, che viene dunque riformulato in un testo 2, pubblicato in allegato al resoconto, ed è accolto dal Governo.
Il senatore FLORIS (FI-BP) interviene in dichiarazione di voto sull’ordine del giorno G/981 Sez. I/10/11, manifestando stupore per il parere contrario formulato dal rappresentante del Governo, considerato che il dispositivo dell’ordine del giorno in questione esprime un principio di puro buon senso, e cioè che le assunzioni di personale a tempo indeterminato presso le amministrazioni dello Stato devono essere precedute da una ricognizione dei fabbisogni e da un’azione di semplificazione e riduzione delle procedure amministrative. L’ordine del giorno impegna inoltre il Governo a parametrare, ove possibile, il modello organizzativo pubblico a quello privato e a prevedere un piano di agevolazioni fiscali che incrementino il numero delle assunzioni nel settore privato. L’Esecutivo in carica ha infatti destinato risorse scarsissime al lavoro privato, a fronte di quelle molto ingenti dedicate al lavoro pubblico, che porteranno ad un aumento progressivo della spesa. Lamenta quindi le forti disparità di trattamento tra pubblico e privato, nonché la mancanza di interventi a favore di categorie di lavoratori particolarmente vulnerabili, quali quelli in cassa integrazione in deroga.
L’ordine del giorno G/981 Sez. I/10/11, posto in votazione, viene respinto.
Il senatore PATRIARCA (PD) accetta la riformulazione proposta dal Governo dell’ordine del giorno G/981 Sez. I/11/11, che viene dunque riformulato in un testo 2, pubblicato in allegato al resoconto, ed è accolto dal Governo.
La senatrice PARENTE (PD) riformula l’ordine del giorno G/981 Sez. I/13/11 in un testo 2, pubblicato in allegato al resoconto, che è accolto dal Governo.
Con separate votazioni, la Commissione respinge poi gli ordini del giorno G/981 Sez. I/14/11 e G/981 Sez. I/15/11.
La presidente CATALFO comunica quindi che il Gruppo del Partito Democratico e il Gruppo di Forza Italia – Berlusconi Presidente hanno presentato due schemi alternativi di rapporto, pubblicati in allegato al resoconto.
Il senatore PATRIARCA (PD) dà conto dello schema di rapporto contrario a sua prima firma.
La senatrice TOFFANIN (FI-BP), premesso disappunto per l’assenza di risposte da parte del Governo alle puntuali osservazioni formulate nel corso del dibattito, illustra lo schema di rapporto contrario presentato dal suo Gruppo.
Si passa alla votazione dello schema di rapporto favorevole con osservazioni presentato dalla relatrice.
Intervenendo in dichiarazione di voto, il senatore PATRIARCA (PD) invita le forze di maggioranza a ispirare la propria azione al principio di realtà. Non è ancora conosciuta l’entità dell’aggiustamento che la Commissione europea chiederà all’Italia, ma è certo che l’annuncio del ministro Di Maio che tale misura sarà attiva da marzo-aprile 2019 appare irrealistico. Sarebbe opportuno partire da ciò che già c’è, dal reddito di inclusione e dalla rete di contrasto alla povertà già esistente, e vedere come quel sistema può essere rafforzato. Ciò tanto più se, in esito alla trattativa con le Istituzioni europee, si dovessero ridurre le risorse stanziate per il reddito di cittadinanza. Sarebbe analogamente opportuno partire dall’APE sociale, invece che avventurarsi su percorsi nuovi e ancora poco chiari, come quello della cosiddetta “quota 100”. Preannuncia quindi che il suo Gruppo si appresta a presentare in Commissione bilancio una serie di emendamenti recanti proposte concrete che puntano a venire incontro alle esigenze di giovani, imprese e famiglie, sottolineando che l’inserimento di interventi a favore di queste categorie di soggetti contribuirebbe a dare alla manovra un’impronta più chiara. Dichiara conclusivamente voto contrario sullo schema di rapporto della relatrice.
Il senatore FLORIS (FI-BP), preannunciando anch’egli voto contrario, esprime forti perplessità sull’efficacia della manovra. Le risorse stanziate per gli interventi annunciati non appaiono sufficienti e tali misure sembrerebbero avere lo scopo più di catturare l’attenzione dei cittadini in una prospettiva elettorale che di dare risposte concrete al Paese. Le misure non saranno facilmente applicabili, perché il loro contenuto è troppo indeterminato e la manovra di bilancio renderà l’Italia più povera, danneggiando le categorie sulle cui spalle ricadrà l’onere del pagamento del debito pubblico.
Non essendovi ulteriori richieste di intervento, la PRESIDENTE pone in votazione lo schema di rapporto favorevole con osservazioni della relatrice, che risulta approvato a maggioranza. Comunica quindi che gli schemi di rapporto contrario presentati dal Gruppo del Partito Democratico e dal Gruppo di Forza Italia non saranno pertanto posti in votazione, ma verranno comunque trasmessi alla Commissione bilancio come rapporti di minoranza.
Dichiara infine conclusa la sessione di bilancio.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA DI DOMANI
La presidente CATALFO comunica che la seduta della Commissione, già convocata per domani, giovedì 13 dicembre alle ore 8, è sconvocata.
Prende atto la Commissione.
La seduta termina alle ore 21,25.
RAPPORTO APPROVATO DALLA COMMISSIONE SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2019 E PER IL TRIENNIO 2019-2021 E RELATIVA NOTA DI VARIAZIONI (DISEGNO DI LEGGE NN. 981 E 981-BIS – TABELLE 4 E 4-BIS)
L’11a Commissione permanente, esaminato il Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019, il bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 e relativa Nota di variazioni, le allegate tabelle 4 e 4-bis, considerato che:
l’articolo 1 del disegno di legge in esame contiene numerose ed importanti disposizioni di interesse della Commissione.
Per quanto concerne la formazione e la disabilità si prevede:
– la proroga per il 2019, con alcune modifiche della relativa disciplina, del credito d’imposta in favore del datore di lavoro relativo al costo aziendale del personale dipendente, per il periodo in cui esso sia impegnato in attività di formazione negli ambiti tecnologici previsti dal Piano Nazionale Impresa 4.0;
– incremento pari a 50 milioni di euro dello stanziamento per i percorsi formativi relativi all’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, nonché per i percorsi formativi relativi all’alternanza tra scuola e lavoro;
– un contributo annuo, pari a 1,5 milioni di euro a decorrere dal 2019, al fine di favorire la formazione e la riqualificazione professionale delle persone con disabilità e delle vittime di infortuni sul lavoro e di malattie professionali e delle loro famiglie;
– un incremento per il 2019 di 10 milioni di euro del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili e l’istituzione della Carta europea della disabilità (intesa ad agevolare l’accesso a benefìci, supporti ed opportunità utili alla promozione dei diritti delle persone con disabilità) autorizzando una spesa di 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021.
Viene implementato inoltre di 1 milione di euro annui il Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro.
In aggiunta per la tutela della famiglia e della genitorialità si adottano le seguenti misure:
– si eleva da 1.000 a 1.500 euro la misura annua del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati, nonché per le forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni, affetti da gravi patologie croniche;
– si aumenta da quattro a cinque il numero dei giorni di congedo obbligatorio per il padre;
– si amplia la disciplina della Carta della famiglia che consente l’accesso a sconti sull’acquisto di beni, servizi o riduzioni tariffarie, estendendo il beneficio alle famiglie con almeno tre figli conviventi di età non superiore a 26 anni;
– si introduce per le lavoratrici la facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto entro i cinque mesi successivi allo stesso, previo consenso del medico specialista del servizio sanitario nazionale o con esso convenzionato e il medico competente ai fini della sicurezza nei luoghi di lavoro.
Per quanto concerne l’occupazione si prevede:
– a decorrere dall’anno 2019, l’aumento della dotazione organica fino a complessive 4.000 unità di personale da destinare ai centri per l’impiego;
– la rideterminazione del Fondo per il pubblico impiego, previsto dalla legge n. 232 del 2016, destinato al finanziamento di nuove assunzioni a tempo indeterminato nella pubblica amministrazione, individuate, nell’ambito delle vacanze di organico, in aggiunta alle facoltà assunzionali previste dalla legislazione vigente;
– l’assunzione di 930 unità nel triennio 2019 – 2021 destinate all’Ispettorato Nazionale del Lavoro e di 60 unità destinate all’INAIL. In generale, tali disposizioni rientrano nel generale obiettivo perseguito, anche tramite il relativo disegno di legge collegato già approvato dal Senato, di modernizzazione e svecchiamento delle pubbliche amministrazioni al fine di consentire loro di fare fronte alle sempre più difficili sfide imposte dal mercato e dalle esigenze dei cittadini;
– la destinazione di 117 milioni di euro per il 2019, per trattamenti di integrazione salariale straordinaria in deroga e di mobilità in deroga nelle aree di crisi industriale complessa;
– la possibilità di stabilire nei programmi operativi nazionali e regionali e in quelli operativi complementari per il 2019 e il 2020, misure per favorire l’assunzione con contratto a tempo indeterminato, nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna, di soggetti che non abbiano compiuto i 35 anni di età ovvero di soggetti di età pari o superiore alla suddetta soglia, purché privi di un impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
– l’incremento pari a 1,5 milioni di euro per l’anno 2019, 1,425 milioni per l’anno 2020 e 1,775 milioni a decorrere dall’anno 2021 destinati alla contrattazione collettiva nazionale per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico.
Viene inoltre istituito il Consiglio Nazionale dei giovani e un fondo pari a 200.000 euro per l’anno 2019 per il finanziamento di attività e promozione di giovani e sport.
In aggiunta, al fine di definire, con successivi provvedimenti normativi, ulteriori modalità di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani è istituito il Fondo per il reddito di cittadinanza con una dotazione pari a 9 miliardi di euro annui a decorrere dal 2019. Tale Fondo è finalizzato all’introduzione nell’ordinamento della pensione di cittadinanza e del reddito di cittadinanza, un sostegno al reddito temporaneo, subordinato a determinati requisiti economici, ad un percorso formativo vincolante ed alla ricerca attiva del lavoro, con la decadenza dal beneficio in caso di rifiuto di un determinato numero di proposte di lavoro eque e non lontane dal luogo di residenza del lavoratore. Inoltre il comma 141 prevede, nell’ambito del nuovo Fondo, un importo fino a 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 ed a 160 milioni annui a decorrere dal 2021 per il potenziamento dei centri per l’impiego ed un importo fino a 10 milioni di euro per il 2019 è destinato al funzionamento dell’ANPAL Servizi Spa. Queste disposizioni costituiscono la realizzazione degli impegni assunti dai partiti della maggioranza: la costruzione di uno strumento finalmente efficace per contrastare la povertà, la cui estensione e la cui gravità, lungi dal subire una battuta d’arresto, è peggiorata nel corso degli ultimi anni; risarcire i lavoratori costretti, per ragioni di cassa, ad addossarsi il peso della crisi economico-finanziaria degli scorsi anni, restituendo loro la possibilità di accedere al pensionamento con la flessibilità e la libertà di decidere che è stata loro negata dalla riforma Fornero, formula, per quanto di competenza, un rapporto favorevole con le seguenti osservazioni:
in considerazione dell’ampia condivisione espressa da tutte le forze politiche presenti in Commissione nel corso dell’esame dei disegni di legge in materia di riconoscimento della figura del caregiver familiare in merito alla necessità di approvare una specifica normativa che dia il giusto riconoscimento giuridico a tale figura e più in generale al lavoro di assistenza e cura familiare delle persone non autosufficienti, si auspica lo stanziamento di ulteriori risorse volte ad incrementare la dotazione del Fondo di cui all’articolo 1, comma 254, della legge 27 dicembre 2017, n. 205;
si rileva infine che, nonostante si siano ripetuti nel corso degli anni specifici provvedimenti in materia, persiste la situazione di grave precarietà nella quale versano i vari lavoratori socialmente utili (LSU e LPU), situazione che spesso si inserisce in contesti ad alto tasso di disoccupazione, di squilibrio sociale e grave crisi economica e produttiva che rischia di far saltare già tenui equilibri sociali. A tal fine, si auspica l’adozione di un provvedimento finalmente risolutivo che, procedendo all’assunzione ed alla stabilizzazione di tali lavoratori, porti al prosciugamento di uno dei maggiori bacini di precariato ancora esistenti nel comparto pubblico.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI PATRIARCA, Annamaria PARENTE, LAUS E NANNICINI SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2019 E PER IL TRIENNIO 2019-2021 E RELATIVA NOTA DI VARIAZIONI (DISEGNO DI LEGGE NN. 981 E 981-BIS – TABELLE 4 E 4-BIS)
La 11a Commissione permanente, esaminato, per le parti di competenza, il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e il bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (A.S. 981);
premesso che:
la manovra di bilancio per il 2019 si inserisce in un contesto macroeconomico che desta forti preoccupazioni: nel trimestre luglio-settembre 2018 il prodotto interno lordo italiano ha ristagnato, per la prima volta dopo ben 14 trimestri consecutivi di crescita. L’Istat prefigura una minore crescita sia nel 2018 sia nel 2019 rispetto al quadro programmatico del Governo. L’Ocse a sua volta ha tagliato le stime di crescita all’1 per cento nel 2018 e allo 0,9 per cento nel 2019 e nel 2020;
l’arresto della crescita nazionale avviene dopo tre anni e mezzo contrassegnati da risultati positivi sia sul fronte dei conti pubblici sia per quanto riguarda la crescita economica e il mercato del lavoro. Le misure introdotte nella manovra di bilancio costituiscono, pertanto, un pericoloso passo indietro rispetto alle scelte adottate nella precedente legislatura;
l’evidenza empirica ci insegna che l’espansione del bilancio non si traduce automaticamente in un sostenuto aumento del prodotto, se le misure non sono adeguate a favorire la crescita potenziale nel lungo periodo e se indeboliscono la credibilità del Paese sui mercati finanziari;
con questa manovra di bilancio il Governo accresce l’indebitamento netto, rispetto ai suoi valori tendenziali, in media di 1,3 punti percentuali del PIL all’anno nel triennio 2019- 2021 e per il prossimo anno programma di attuare interventi espansivi per circa 34 miliardi, coperti da aumenti delle entrate e riduzioni della spesa per poco più di un terzo, con un aumento del disavanzo di quasi 22 miliardi, ponendosi degli obiettivi di crescita particolarmente ambiziosi, definiti nei fatti più che ottimistici dai più autorevoli osservatori nazionali e internazionali;
il quadro di finanza pubblica che si delinea è imprudente e difficilmente sostenibile. La manovra di bilancio si fonda su interventi finanziati in deficit, che non solo non sembrano in grado di garantire i previsti risultati di crescita, ma che, nelle misure ritenute più qualificanti del programma di Governo, non sono neanche definiti nel dettaglio, come nel caso del reddito di cittadinanza e del pensionamento anticipato, per cui il provvedimento si limita unicamente a istituire due fondi. Nel contempo, gli interventi messi in campo nella precedente legislatura, di fondamentale impulso per la crescita attraverso il sostegno agli investimenti delle imprese e il rafforzamento del tessuto industriale, sono stati depotenziati, come nel caso dell’iper-ammortamento e del credito di imposta per la ricerca;
un’espansione di bilancio come quella delineata nel disegno di legge all’esame, non determinata principalmente dalle spese per investimento, ma piuttosto da voci di spesa corrente, non garantisce la crescita nel medio termine e può anzi metterla in pericolo a lungo andare, e con essa la stabilità del Paese, quando ci si troverà a dover fronteggiare fasi cicliche avverse;
gli effetti della politica di bilancio non possono infatti essere valutati come se essa fosse isolata, dal momento che risentono delle condizioni finanziarie, particolarmente determinanti se in rapporto al Pil il debito pubblico è elevato: dopo soli sei mesi di Governo i segnali di indebolimento dell’economia sono allarmanti, la volatilità sui mercati finanziari è tornata ad aumentare e i tassi di interesse sul debito pubblico sono divenuti molto elevati;
l’aumento dello spread si ripercuote sull’intera economia, ossia su famiglie, imprese e istituzioni finanziarie che detengono il risparmio nazionale, e rispetto ad aprile 2018 è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di euro di interessi in più e, ipotizzando tassi coerenti con le attuali aspettative dei mercati, costerebbe oltre 5 miliardi di euro nel 2019 e circa 9 nel 2020 secondo le stime della Banca d’Italia;
gli effetti della protratta incertezza degli investitori sugli orientamenti del Governo, in costante conflitto con le istituzioni europee, e sulla credibilità dell’impegno a conseguire i risultati di crescita annunciati, hanno determinato una crescita dei tassi di interesse sul debito pubblico che rischia dunque di vanificare tutto l’impulso espansivo atteso dall’Esecutivo con l’approvazione della Legge di bilancio;
destano grave preoccupazione anche le osservazioni fortemente critiche emerse durante l’audizione del Presidente dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio, lo scorso 12 novembre, presso le Commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato, che hanno messo in evidenza non solo i punti in cui la manovra presenta varie criticità sulla base di previsioni poco credibili, e anche l’esistenza di seri profili di costituzionalità;
non si può non rammentare infatti che lo stesso Presidente della Repubblica ha accompagnato il comunicato con il quale ricordava di aver autorizzato il Governo ai sensi dell’articolo 87, quarto comma, della Costituzione, alla presentazione del disegno di legge di bilancio in esame con una lettera con la quale sollecitava il Governo stesso ad un preciso rispetto degli articoli 81, 97 e 117 della Costituzione e delle valutazioni dell’Ufficio parlamentare di bilancio, previsto dalla legge costituzionale n. 1 del 2012, nonché invitava il Governo a sviluppare – anche nel corso dell’esame parlamentare – il confronto e un dialogo costruttivo con le istituzioni europee;
l’Italia soffre un isolamento senza precedenti in Europa e la Commissione UE, dopo aver più volte segnalato al Governo italiano la pericolosità della manovra di bilancio, in data 21 novembre 2018 ha deciso di confermare la bocciatura del progetto di bilancio italiano, ritenendo che l’Italia violi la regola di riduzione del debito;
il 21 novembre la Commissione ha definito le priorità economiche e sociali dell’UE per il 2019, presentando i pareri sui documenti programmatici di bilancio e confermando l’esistenza di un’inosservanza particolarmente grave del patto di stabilità e crescita nel caso dell’Italia ai sensi dell’articolo 126 del Trattato sul Funzionamento dell’Unione europea;
il 29 novembre il Comitato economico e finanziario del Consiglio europeo, organismo composto di alti funzionari dei ministeri dell’Economia dei Paesi membri e delle loro banche centrali, della Banca centrale europea e della Commissione, si è espresso a favore della procedura di infrazione nei confronti dell’Italia;
entro il 19 dicembre la Commissione europea, durante l’ultima riunione dell’anno del Collegio dei commissari, attende le correzioni richieste alla manovra che il Governo è tenuto a fornire per evitare l’approvazione della raccomandazione all’Italia che darebbe l’avvio alla procedura di infrazione;
sui contenuti della manovra di bilancio, complessivamente intesa, la Commissione europea ha evidenziato che: la riforma del sistema pensionistico, che aumenta il peso delle pensioni di vecchiaia sulla spesa pubblica, mette a rischio la sostenibilità a lungo termine della finanza pubblica; alcune delle misure di pace fiscale potrebbero creare incentivi a favore dell’evasione fiscale; le misure che incrementano il prelievo fiscale sulle banche potrebbero produrre effetti negativi sull’offerta di credito, soprattutto se sommate all’impatto dell’aumento dello spread sui rendimenti dei titoli pubblici;
l’incertezza su come gestire l’equilibrio di bilancio e sulla credibilità dell’impegno dell’Italia a riprendere con decisione la strada che porta alla diminuzione del debito, e il conflitto con gli organi dell’Unione europea sul rispetto delle regole comuni, hanno contribuito ad innalzare i tassi di interesse che il Paese paga sul proprio debito. Come sottolineato dalla Banca d’Italia questo aumento è già costato al contribuente quasi 1,5 miliardi di interessi in più negli ultimi sei mesi, rispetto a quanto si sarebbe maturato con i tassi che i mercati si aspettavano ad aprile; costerebbe oltre 5 miliardi nel 2019 e circa 9 nel 2020, se i tassi dovessero restare coerenti con le attuali aspettative dei mercati;
le correzioni richieste alla manovra che il Governo è tenuto a fornire per evitare l’approvazione della raccomandazione all’Italia che darebbe l’avvio alla procedura di infrazione devono essere formulate entro il 19 dicembre in modo da consentire alla Commissione europea, durante l’ultima riunione dell’anno del Collegio dei commissari, di adottare le proprie decisioni;
non si comprendono le ragioni di fondo che hanno finora impedito al Governo di trovare un accordo in sede europea per evitare l’avvio delle procedure d’infrazione previste dai Trattati europei e le conseguenze negative per il bilancio pubblico, i cittadini e le imprese;
ritenuto, pertanto, essenziale modificare l’impianto della manovra di bilancio al fine di migliorarne la sostenibilità finanziaria e l’efficacia della stessa ai fini dello sviluppo economico del Paese e della tutela del risparmio degli italiani;
con riferimento alle misure di competenza della Commissione, si rileva come il disegno di legge di bilancio, che pure stanzia ingenti risorse sul reddito di cittadinanza e il sistema previdenziale, in realtà si caratterizza per una sorta di giustapposizione di obiettivi tra loro difficilmente conciliabili, discendente dal compromesso che è alla base del contratto di Governo e che sembra rispondere più a una logica di consolidamento del consenso nei confronti dei rispettivi elettorati delle due forze di maggioranza, piuttosto che alla costruzione di una strategia che rafforzi i fondamentali dell’economia e che crei i presupposti per un aumento della base occupazionale, condizione indispensabile per ogni ipotesi di miglioramento del nostro sistema di welfare;
per quanto riguarda l’annunciata misura per il contrasto alla povertà, si evidenzia il fatto che sono stanziati 9 miliardi di euro per l’istituzione del «Fondo per il reddito di cittadinanza» (uno dei quali destinato ai Centri per l’impiego) in attesa di un non ancora definito intervento legislativo volto a introdurre e disciplinare il nuovo istituto, per la cui entrata in vigore occorreranno, in ogni caso, molti mesi;
questa scelta impedisce la possibilità di introdurre altre misure – ritenute indispensabili – per la riduzione del costo del lavoro o per favorire l’occupazione e l’autoimprenditoria giovanile e sottrae importanti risorse alla misura del Reddito di inclusione (ReI), già ampiamente operativa che, secondo i dati pubblicati dall’Osservatorio sul ReI, nel primo semestre 2018, ha raggiunto 267mila nuclei familiari per 841mila persone a cui si aggiungono i 44mila nuclei familiari che percepiscono il SIA (Sostegno per l’inclusione attiva);
lo stesso dicasi per quanto concerne la cosiddetta pensione di cittadinanza. Più proficuo sarebbe stato destinare da subito parte delle risorse per potenziare l’importo della quattordicesima riconosciuta sulle pensioni fino a 1,5 volte il trattamento minimo, una misura di immediata efficacia per i pensionati economicamente più deboli, proposta con un emendamento del Gruppo del Partito democratico sia alla Camera dei deputati che al Senato;
anche la misura volta a potenziare il funzionamento dei Centri per l’impiego risulta mal congegnata laddove, come noto, tra i principali problemi di efficacia di tali strutture, oltre a una cronica disorganizzazione e a una inadeguata tecnologia gestionale, vi è la drammatica carenza di personale, anche rispetto ai nuovi compiti che dovrebbero assolvere: si pensi alla gestione del Reddito di cittadinanza, che dovrebbe riguardare milioni di cittadini; tema che pertanto dovrebbe essere affrontato con un consistente incremento del personale – auspicabilmente qualificato – e quindi con risorse permanenti;
anche con riferimento alla volontà di intervenire sulla materia previdenziale, non si va oltre le promesse e gli annunci, con l’istituzione di un apposito «Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per l’assunzione di giovani lavoratori». In primo luogo si deve rilevare l’eterogeneità delle due finalità del suddetto fondo: la prima prettamente in ambito previdenziale, la seconda occupazionale. La principale misura sottesa a tali indicazioni dovrebbe riguardare l’introduzione della cosiddetta «quota 100», una soluzione che tutti i principali e più accreditati osservatori hanno considerato ampiamente sottostimata per quanto riguarda i profili finanziari e che, come evidenziato dallo stesso Ufficio parlamentare di bilancio, potrebbe comportare consistenti decurtazioni dei trattamenti pensionistici per i lavoratori che vi dovessero accedere;
nulla poi si propone per quanto riguarda il trattamento previdenziale che interesserà i giovani lavoratori, per portare a termine le salvaguardie per gli esodati (ne restano 6.000), per prorogare la positiva sperimentazione dell’APE sociale, con la conseguenza che, prima che possano effettivamente entrare in vigore le nuove misure promesse, migliaia di lavoratori si troveranno nell’impossibilità di anticipare il ritiro dal lavoro usufruendo dello strumento introdotto nella scorsa legislatura;
anche in materia di disposizioni a tutela dei lavoratori espulsi dal mercato del lavoro o beneficiari di ammortizzatori sociali in costanza di rapporto di lavoro, la manovra di bilancio evidenzia un evidente arretramento rispetto alle politiche di sostegno introdotte o rafforzate nella precedente legislatura; tali interventi avevano consentito, mediante un riordino strutturale del sistema, di semplificare le procedure amministrative, ampliare la platea di beneficiari e ridurre gli oneri non salariali del lavoro, nel rispetto delle peculiarità dei diversi settori produttivi; al contrario, il provvedimento in oggetto risente della incapacità del governo in carica di individuare ed elaborare politiche realmente incisive in materia di salvaguardia del reddito dei soggetti più esposti alle conseguenze della crisi del mercato del lavoro italiano, operando esclusivamente sulla base delle emergenze senza alcuna organicità di azione; la previsione della sola proroga per l’anno 2019 delle disposizioni in materia di ulteriori interventi di integrazione salariale straordinaria e di mobilità in deroga per i lavoratori impiegati nelle aree di crisi industriale complessa, oltre a evidenziare tale condizione di debolezza programmatica, conferma la bontà delle scelte compiute dai precedenti governi;
per la formazione professionale viene diminuito lo stanziamento degli incentivi per le assunzioni con il contratto di apprendistato, così come stabilito dalla legge di bilancio per il 2018. In particolare, sono stanziati 5 milioni per il 2019 (in luogo dei 15,8 milioni previsti) e 5 milioni di euro a decorrere dal 2020 (in luogo dei 22 milioni previsti);
la manovra non rifinanzia gli sgravi contributivi introdotti in via sperimentale per gli anni 2017 e 2018 rivolti alle aziende che avessero adottato misure di conciliazione vita-lavoro e non rifinanzia il cosiddetto voucher babysitting. Quest’ultima scelta priverà una consistente platea di madri e lavoratrici italiane, dipendenti e libere professioniste, della possibilità di usufruire della corresponsione di voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting, ovvero per fare fronte agli oneri della rete pubblica dei servizi per l’infanzia o dei servizi privati accreditati, con gravi conseguenze nella gestione della loro vita privata e lavorativa;
desta, inoltre, preoccupazione la modifica introdotta al congedo obbligatorio per maternità, che consiste nella facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto per i cinque mesi successivi allo stesso. Questa norma rischia di essere molto “pericolosa” per le donne in situazioni di lavoro precarie e vulnerabili e rappresenta un passo indietro in tema di tutela della salute delle lavoratrici;
infine, anche il tema della contrattazione di secondo livello finalizzato al rafforzamento delle misure di conciliazione tra vita professionale e privata, mediante l’utilizzo delle risorse del «Fondo per il finanziamento di sgravi contributivi per incentivare la contrattazione di secondo livello», è stato colpevolmente dimenticato e, conseguentemente, non è previsto il prolungamento dell’efficacia della previsione normativa di cui all’articolo 25 del decreto legislativo n. 80 del 2015, che aveva introdotto in via sperimentale per il triennio 2016-2018 tale innovativa misura;
nella scorsa legge di bilancio, infine, era stata introdotta una piccola, ma significativa misura a sostegno delle donne vittime di violenza, tramite l’introduzione di uno sgravio contributivo a favore delle cooperative sociali che avessero provveduto alla loro assunzione; anche in questo caso, sulla scia di una serie di scelte che paiono improntate alla marginalizzazione delle donne, anche le più fragili, nel contesto lavorativo, il provvedimento in oggetto trascura l’estensione della vigenza della norma;
esprime rapporto contrario.
SCHEMA DI RAPPORTO PROPOSTO DAI SENATORI FLORIS, Roberta TOFFANIN, CARBONE E DE POLI SULLO STATO DI PREVISIONE DEL MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI PER L’ANNO FINANZIARIO 2019 E PER IL TRIENNIO 2019-2021 E RELATIVA NOTA DI VARIAZIONI (DISEGNO DI LEGGE NN. 981 E 981-BIS – TABELLE 4 E 4-BIS)
L’11a Commissione permanente, esaminato, per le parti di competenza, il bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e il bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 (Atto Senato n. 981), premesso che:
la manovra di bilancio per il 2019 contiene molteplici norme che riguardano temi legati al lavoro e alla previdenza sociale, non solo in termini numerici, ma anche in termini di saldo di bilancio: basti pensare ai 9 miliardi destinati al reddito e alla pensione di cittadinanza e ai neppure 7 miliardi destinati alla revisione della legge Fornero;
a fronte dell’istituzione di questi due importanti Fondi, mancano le norme di dettaglio, manca l’articolato, mancano quindi le declinazioni delle misure per rendere operativi i commi 138 e 139 dell’articolo 1;
al momento, a fronte dei fondi istituiti, mancano anche le risorse, perché si farà ricorso al debitoper coprire entrambe le misure. Inoltre, tutte e due le misure incideranno pesantemente sulla spesa corrente, condizionandola anche per i prossimi anni, ma incideranno pochissimo – se non nulla – sulla crescita del nostro prodotto interno lordo;
rilevato che:
le risorse destinate al Fondo Pensioni sono già diminuite rispetto a quanto annunciato in precedenza dal Vice Premier Salvini e potrebbero ancora diminuire, non essendo ancora questa la versione definitiva della legge, modificabile con il preannunciato maxi emendamento;
la possibilità per un Fondo di utilizzare gli eventuali risparmi dell’altro, a compensazione degli eventuali maggiori oneri, implica l’indeterminatezza dei fondi riservati ai singoli provvedimenti;
le risorse destinate per il Fondo Pensioni, non sono né chiare, né viene specificato il programma indispensabile per supplire ai prepensionamenti, stimati intorno alle 450.000 unità, di cui 220.000 solo nel settore sanitario;
evidenziato che:
l’intero disegno di legge di bilancio altro non è che un profluvio di assunzioni e stabilizzazioni nel settore pubblico, che avvengono senza una previa semplificazione delle procedure e una ricognizione dei fabbisogni reali, come già evidenziato nel corso dell’esame del cosiddetto disegno di legge “concretezza”;
sottolineato che:
certamente nei prossimi anni ci saranno più posti di lavoro pubblici, come previsto nei tanti commi di questa legge, a partire dalle 3.000 unità previste per l’amministrazione giudiziaria, ordinaria, amministrativa e contabile, per l’Avvocatura dello Stato e i vari Ministeri;
parallelamente, ci saranno anche meno posti di lavoro nel comparto privato, perché pochissime sono le disposizioni che muoveranno assunzioni nel mondo imprenditoriale, già penalizzato dal decreto dignità a causa del quale si evince una perdita di posti di lavoro pari a 53.000 unità (dati Assolavoro);
evidenziato che:
il Fondo per consentire gli aumenti contrattuali nel pubblico impiego del personale dipendente delle amministrazioni statali viene rifinanziato, lasciando però alle amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dalle amministrazioni statali, l’onere a carico dei rispettivi bilanci per i rinnovi contrattuali, inclusi i miglioramenti economici per i contratti dei professori e dei ricercatori universitari (articolo 34, comma 3);
il comparto pubblico prevede anche 4.000 unità assunte presso le Regioni per essere collocate nei Centri per l’impiego, che hanno dimostrato di non funzionare e che non saranno in grado in pochi mesi di incrociare le domande ed offerte di lavoro in vista del reddito di cittadinanza, mera forma assistenzialista priva di ulteriori finalità e che incide con una somma importante sul bilancio pubblico. In proposito, va segnalato che i Centri per l’impiego non sono in grado di creare lavoro, e dunque non saranno in grado di fornire le molteplici proposte di lavoro a ciascun beneficiario del reddito di cittadinanza. Manca inoltre la banca dati completa dei profili utili al mismatching (blockchain il cui utilizzo è incentivato tra l’altro con interventi previsti all’articolo 1, comma 121). Inoltre, non viene considerata la necessità di procedere ad un adeguamento logistico dei Centri a seguito delle nuove e numerose assunzioni, considerato il pessimo stato delle attuali condizioni strutturali degli immobili, come emerso anche nel corso dei sopralluoghi che la Commissione lavoro sta svolgendo a completamento dell’indagine conoscitiva sul funzionamento dei Centri per l’impiego;
sottolineato che:
appena 6.150 nuove assunzioni sono invece previste per le Forze di Polizia, che si prodigano ogni giorno senza sufficienti risorse, sottopagate, e sotto organico, per garantire la sicurezza dell’intero Paese;
ribadito che:
la manovra non rivolge sufficiente attenzione alle imprese, che sono invece le uniche a creare lavoro;
le risorse per investire sulle infrastrutture sono carenti: solo 50,2 miliardi distribuiti in 15 anni finalizzati al rilancio degli investimenti delle amministrazioni centrali dello Stato e allo sviluppo del Paese, incluse opere della manutenzione viaria e per il dissesto idrogeologico, prevenzione sismica, valorizzazioni dei beni culturali e ambientali. Basti pensare che solo per la prevenzione idrogeologica il Paese necessita di opere per un valore di circa 30 miliardi, come si evince da un recente rapporto dell’ISPRA, e che Regioni di ogni colore politico chiedono con insistenza. Tali opere, oltre a mettere in sicurezza il Paese, creano posti di lavoro e generano economia. Delle infrastrutture inoltre il Paese ha bisogno per far crescere la nostra economia e renderci competitivi;
sottolineato che:
la manovra in esame trascura la creazione del lavoro privato, non punta a far sviluppare le imprese e tralascia importanti forme di decontribuzione e defiscalizzazione per incentivare le assunzioni nel mondo imprenditoriale;
tra le poche proposte concernenti il lavoro privato viene rinnovata la misura “Resto al sud”, in parte estesa anche ai 45enni, che tuttavia costituisce un’esperienza che ha evidenziato poche occasioni di lavoro rispetto alle aspettative. Sono inoltre attivati i programmi operativi nazionali, grazie ai quali si prevedono incrementi di assunzioni a tempo indeterminato di soggetti con un’età uguale o superiore ai 35 anni, purché disoccupati da almeno 6 mesi. Previsti anche incentivi per le assunzioni di giovani laureati, con il massimo del profitto, senza però fare distinzioni tra le lauree delle diverse università italiane, lasciando dunque presagire una misura pressappochista e di breve durata, perché la decontribuzione prevista a carico del datore di lavoro è limitata a 12 mesi;
ritenuto che:
la legge di bilancio, per quello che tralascia e per le scelte adottate, lascerà il proprio peso su qualsiasi futuro Governo, un peso di gran lunga superiore a quello lasciato dalle clausole di salvaguardia sull’IVA. Un segno che spaventa gli Italiani, come le folli dichiarazioni sull’uscita dall’euro che stanno facendo lievitare gli interessi sui titoli di Stato, oltre a far “scappare” i risparmi dei cittadini all’estero e che ha già prodotto un ammanco di un miliardo e mezzo nei risparmi degli Italiani, ammanco che purtroppo sarà destinato a crescere nel 2019;
la manovra, in sostanza, si focalizza sulla quantità della forza lavoro nella pubblica amministrazione, senza una seria programmazione conseguente al processo di semplificazione, per ora solo annunciato e deficitaria nei tre comparti pubblici fondamentali relativi a scuola, sanità, Forze dell’Ordine e nel settore privato, vero traino del Sistema Italia;
concludendo, questa manovra che ricorre all’indebitamento per la spesa corrente, è la peggiore eredità per il nostro Paese, perché oltre ad aumentare il debito, già elevatissimo, aumenterà gli oneri per farvi fronte i quali ricadranno anche sul più virtuoso dei governi che verrà e, soprattutto, sui cittadini, costretti a pagare molte più tasse per sostenere i suoi effetti negativi crescenti;
esprime rapporto contrario.
ORDINI DEL GIORNO AL DISEGNO DI LEGGE
N. 981
G/981 sez I/1/11
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 138 istituisce, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il Fondo per il reddito di cittadinanza al fine dell’introduzione nell’ordinamento degli istituti della pensione di cittadinanza e del reddito di cittadinanza;
l’accesso al cibo e ad una alimentazione sana e corretta è un diritto da tutelare e garantire, attraverso politiche pubbliche e, secondo un principio di sussidiarietà, anche attraverso la partecipazione attiva di altri soggetti quali ad esempio gli enti del terzo settore;
la povertà alimentare riguarda purtroppo molti cittadini, anziani e famiglie con minori, a rischio di emarginazione sociale;
l’opera quotidiana e capillare di migliaia di associazioni impegnate su questo fronte, consente di rispondere attraverso la distribuzione di generi alimentari ad un bisogno sociale crescente, e accompagnare tali cittadini verso un percorso di inclusione sociale;
per rispondere a tale esigenza, gli enti del terzo settore approvvigionano i loro magazzini, gli empori solidali, le mense di solidarietà, attraverso diversi strumenti tra i quali si annoverano le donazioni di imprese agevolate attraverso la legge n. 166 del 2016, i fondi europei gestiti a livello nazionale da Agea, e il fondo nazionale per gli aiuti alimentari agli indigenti;
tale fondo nazionale è stato istituito presso il MIPAAFT con decreto-legge 22 giugno 2012, n. 83, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012, n. 134, per il finanziamento dei programmi nazionali di distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti nel territorio della Repubblica italiana;
l’articolo 1, comma 399, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016), ha rifinanziato il Fondo di 5 milioni di euro a decorrere dall’anno 2017;
si rileva che nell’ultimo triennio, tali risorse sono sempre state incrementate anche in corso d’anno fino a giungere a 12 milioni di euro nell’anno 2015, 10 milioni di euro nell’anno 2016 e 9 milioni di euro nell’anno 2017;
con la nuova legislatura non sono state aggiunte risorse ulteriori ai 5 milioni di euro definiti in modo strutturale dal 2017, e nemmeno la legge di bilancio per l’anno finanziario 2019 integra il Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti così come richiesto dal Tavolo di coordinamento permanente sugli indigenti istituito presso il Ministero delle politiche agricole;
interrompere questo percorso e diminuire le risorse disponibili, rischia di indebolire le reti sociali sul territorio e lasciare senza sostegno molte persone indigenti, mentre ancora si devono definire i contorni del promesso reddito di cittadinanza,
impegna il Governo:
ad aumentare per il 2019 lo stanziamento a favore del Fondo per la distribuzione di derrate alimentari alle persone indigenti al fine di dare continuità al sistema di aiuti alimentari evitando il ridimensionamento della distribuzione di alimenti ai più poveri.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 138 istituisce, presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali il Fondo per il reddito di cittadinanza al fine dell’introduzione nell’ordinamento degli istituti della pensione di cittadinanza e del reddito di cittadinanza;
nel cosiddetto «contratto di programma», alla base dell’accordo di Governo, compare anche la proposta di «un’integrazione per un pensionato che ha un assegno inferiore ai 780 euro mensili, secondo i medesimi parametri previsti per il reddito di cittadinanza»;
in merito va segnalato che il numero delle pensioni di importo fino a 500 euro ammonta ad oltre 4,5 milioni e pertanto l’ipotesi di innalzarne l’importo comporterebbe oneri finanziari di molti miliardi, accentuando le difficoltà di bilancio che tanti problemi sta già creando al nostro Paese;
la giusta esigenza di incrementare il reddito delle persone che percepiscono pensioni tanto basse non sembra raggiungibile, almeno nel breve e medio periodo, con misure di tale natura;
più opportunamente e realisticamente si potrebbe operare attraverso l’incremento della cosiddetta quattordicesima per le pensioni basse, introdotta dall’articolo 5, del decreto-legge 2 febbraio 2007, n. 81, convertito, con modificazioni, dalla legge di conversione 3 agosto 2007, n. 127, impegna il Governo:
a valutare la possibilità di adottare, nelle more della definizione di norme specifiche e concrete volte ad introdurre la pensione di cittadinanza, misure volte ad incrementare gli importi riconosciuti ai sensi del citato articolo 5, del decreto-legge n. 81 del 2007.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce il Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
la gravissima congiuntura economico-finanziaria in cui versava il Paese, indusse l’allora Governo Monti a varare una ingente manovra finanziaria incentrata, tra l’altro, su una drastica operazione di innalzamento dell’età pensionistica e sull’abolizione delle pensioni di anzianità. Una decisione che, sin dal suo esordio, evidenziò notevoli problemi attuativi su numerosi processi di ristrutturazioni aziendali e sui percorsi di vita lavorativa costruiti sul previgente regime pensionistico;
già in fase di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, con appositi ordini del giorno, fu segnalata l’esigenza di individuare specifiche soluzioni normative volte a dare una ragionevole e tempestiva risposta ai tanti lavoratori che si sarebbero trovati, a seguito dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, senza occupazione, senza ammortizzatori sociali e senza trattamento pensionistico. Un tema che ha visto un lungo e complesso lavoro normativo per risolvere il fenomeno degli esodati, creato dalla riforma Fornero;
tale impegno ha portato al varo di ben otto salvaguardie che hanno interessato complessivamente poco più di 142.000 lavoratori che si sono visti accolta la richiesta di pensionamento sulla base delle regole previgenti il citato decreto-legge n. 201 del 2011;
nonostante lo sforzo per la riduzione del danno, non si è riusciti a concludere definitivamente il processo di salvaguardia di tutti i soggetti interessati;
anche la sinora solo ipotizzata intenzione di reintrodurre il meccanismo delle quote, fissandone la soglia al valore di 100, potrebbe non costituire la soluzione per coloro che sono rimasti esclusi dalle otto salvaguardie ad oggi adottate, pertanto appare necessario procedere alla formulazione della nona salvaguardia, previo confronto con le organizzazioni sindacali e con i comitati di rappresentanza degli esodati,
impegna il Governo:
ad adottare, per quanto di propria competenza, e previo un approfondito confronto con le organizzazioni sindacali ed i comitati di rappresentanza dei lavoratori esodati, urgenti e circostanziate misure per la salvaguardia definitiva dei lavoratori che, pure a parità di condizione sostanziale con chi ne ha già beneficiato, ancora risultano esclusi dalle procedure per l’accesso al trattamento pensionistico con le regole previgenti la riforma introdotta dal citato decreto-legge n. 201 del 2011.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce il Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
la gravissima congiuntura economico-finanziaria in cui versava il Paese, indusse l’allora Governo Monti a varare una ingente manovra finanziaria incentrata, tra l’altro, su una drastica operazione di innalzamento dell’età pensionistica e sull’abolizione delle pensioni di anzianità. Una decisione che, sin dal suo esordio, evidenziò notevoli problemi attuativi su numerosi processi di ristrutturazioni aziendali e sui percorsi di vita lavorativa costruiti sul previgente regime pensionistico;
già in fase di conversione del decreto-legge 6 dicembre 2011, n. 201, convertito, con modificazioni, dalla legge 22 dicembre 2011, n. 214, con appositi ordini del giorno, fu segnalata l’esigenza di individuare specifiche soluzioni normative volte a dare una ragionevole e tempestiva risposta ai tanti lavoratori che si sarebbero trovati, a seguito dell’entrata in vigore delle nuove disposizioni, senza occupazione, senza ammortizzatori sociali e senza trattamento pensionistico. Un tema che ha visto un lungo e complesso lavoro normativo per risolvere il fenomeno degli esodati, creato dalla riforma Fornero;
tale impegno ha portato al varo di ben otto salvaguardie che hanno interessato complessivamente poco più di 142.000 lavoratori che si sono visti accolta la richiesta di pensionamento sulla base delle regole previgenti il citato decreto-legge n. 201 del 2011;
nonostante lo sforzo per la riduzione del danno, non si è riusciti a concludere definitivamente il processo di salvaguardia di tutti i soggetti interessati;
anche la sinora solo ipotizzata intenzione di reintrodurre il meccanismo delle quote, fissandone la soglia al valore di 100, potrebbe non costituire la soluzione per coloro che sono rimasti esclusi dalle otto salvaguardie ad oggi adottate, pertanto appare necessario procedere alla formulazione della nona salvaguardia, previo confronto con le organizzazioni sindacali e con i comitati di rappresentanza degli esodati,
impegna il Governo:
ad adottare, per quanto di propria competenza, e previo un approfondito confronto con l’INPS, urgenti e circostanziate misure per la salvaguardia definitiva dei lavoratori che, pure a parità di condizione sostanziale con chi ne ha già beneficiato, ancora risultano esclusi dalle procedure per l’accesso al trattamento pensionistico con le regole previgenti la riforma introdotta dal citato decreto-legge n. 201 del 2011.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981),
premesso che:
il comma 139 istituisce il Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
le riforme in materia pensionistica intercorse nell’ultimo decennio hanno progressivamente garantito la sostenibilità finanziaria del sistema previdenziale nel lungo termine, tuttavia non sono riuscite ancora ad assicurare un futuro previdenziale per le giovani generazioni che possa rappresentare un trattamento economico dignitoso anche durante il godimento dell’assegno pensionistico;
sembrerebbe opportuno affrontare tale tema attraverso meccanismi che possano conseguire un regime di solidarietà intergenerazionale, che veda prioritariamente la partecipazione della fiscalità generale e, in parte, dei percettori di trattamenti pensionistici molto elevati, secondo lo schema seguito con precedenti provvedimenti che hanno superato il vaglio di costituzionalità;
le disposizioni contenute nel provvedimento in oggetto, pur impegnando significative risorse finanziarie, non affrontano il tema della previdenza per le giovani generazioni di lavoratori,
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di adottare, nell’ambito degli annunciati interventi in materia previdenziale, specifiche misure volte ad assicurare condizioni minime per i futuri trattamenti pensionistici dei giovani lavoratori che dovessero trovarsi con carriere lavorative discontinue e importi pensionistici inferiori a 1,5 volte il trattamento minimo INPS.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce il Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
le disposizioni contenute nel provvedimento in oggetto, pur impegnando significative risorse finanziarie per indistinti interventi in materia pensionistica finalizzati all’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipato, non solo non corrispondono alle più volte annunciate intenzioni di introdurre nuovi requisiti anagrafici e previdenziali, attraverso la quota 100 né, tanto meno, alla promessa elettorale di abrogare la cosiddetta riforma Fornero;
nel frattempo, non essendo stata prevista la proroga dell’APE sociale, in scadenza il prossimo 31 dicembre, migliaia di lavoratori non avranno alcuna soluzione per andare in pensione prima dei termini previsti dalla Fornero. I lavoratori disoccupati, o quelli che assistono un congiunto disabile, o hanno una disabilità superiore al 74 per cento, o ancora hanno svolto attività gravose non potranno più anticipare di tre anni il pensionamento;
peraltro, anche da quanto si può dedurre dalle infinite anticipazioni sulla ipotizzata quota 100, non sembra che si possa rassicurare le suddette categorie di lavoratori circa la possibilità di poter continuare ad usufruire dell’anticipazione dell’età pensionabile in ragione della loro specifica condizione lavorativa o personale;
in ogni caso, allo stato delle cose, l’unica certezza è che, senza una proroga delle disposizioni che hanno introdotto l’APE sociale, fino all’eventuale varo delle nuove misure di flessibilità pensionistica, tali lavoratori non avranno alcuna possibilità di anticipare il pensionamento,
impegna il Governo:
a valutare la possibilità di adottare, nelle more dell’entrata in vigore delle annunciate misure di nuova flessibilità dell’età pensionabile, le opportune disposizioni che consentano alle migliaia di lavoratori tutelati dall’APE sociale di poter continuare ad avvalersi di tale istituto;
a definire le nuove disposizioni pensionistiche assicurando che il nuovo regime ricomprenda le attuali forme di tutela che vengono riconosciute alle categorie di lavoratori presi in considerazione dalle norme che hanno introdotte l’APE sociale.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce il Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
le disposizioni contenute nel provvedimento in oggetto, pur impegnando significative risorse finanziarie per indistinti interventi in materia pensionistica finalizzati all’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipato, non solo non corrispondono alle più volte annunciate intenzioni di introdurre nuovi requisiti anagrafici e previdenziali, attraverso la quota 100 né, tanto meno, alla promessa elettorale di abrogare la cosiddetta riforma Fornero;
altrettanto disattesa, per il momento, è la promessa di prorogare il regime della cosiddetta «opzione donna», introdotta dall’articolo 1, comma 9, della legge 23 agosto 2004, n. 243, più volte prorogata dai precedenti Governi;
tale strumento, pur comportando un significativo ridimensionamento del trattamento pensionistico, stante l’applicazione del calcolo contributivo anche sui periodi lavorativi antecedenti l’entrata in vigore della legge 8 agosto 1995, n. 335, rappresenta per tante lavoratrici un’importante opportunità per lasciare anticipatamente il lavoro;
a favore di tale misura, nel corso degli ultimi anni e anche nei mesi passati, c’è stata una forte mobilitazione delle donne, delle rappresentanti del Comitato Opzione Donna e delle organizzazioni sindacali;
in risposta a tali sollecitazioni, secondo le dichiarazioni del vicepresidente del Consiglio dei Ministri e Ministro del lavoro e delle politiche sociali, la proroga delle suddette disposizioni avrebbe trovato spazio nella legge di bilancio,
impegna il Governo:
a dare concreta e positiva risposta alle legittime aspettative delle tante donne che hanno sollecitato la proroga delle disposizioni che consentono l’anticipo pensionistico, attraverso la cosiddetta «opzione donna».
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo denominato Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
nella relazione di accompagnamento al presente disegno di legge, il Governo dichiara di puntare sull’incremento della produttività del Paese e del suo potenziale di crescita anche al fine di conseguire nel medio termine la riduzione del rapporto debito/PIL;
il Governo ha altresì manifestato la volontà di contrastare il disagio sociale ed economico in cui versa una fascia non esigua della popolazione italiana;
tra i lavoratori che vivono in condizione di precarietà, derivante anche dalla preoccupazione legata all’incertezza relativa al proprio futuro trattamento pensionistico, vi sono quelli impegnati in prestazioni lavorative rese mediante rapporti di lavoro a tempo parziale verticale;
nei predetti casi, infatti, l’INPS continua a calcolare l’anzianità contributiva con riferimento al solo periodo di realizzazione della prestazione lavorativa senza tener conto dell’effettiva durata del rapporto di lavoro, causando un pregiudizio ai lavoratori in oggetto e provocando una ingiustificata disparità di trattamento rispetto ai soggetti che svolgono la propria attività tramite un contratto di lavoro a tempo parziale orizzontale;
tale interpretazione restrittiva da parte dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, non è mutata neanche a seguito di alcune sentenze della Corte di Cassazione, pronunciate in conformità alla normativa comunitaria, come interpretata, dalla Corte di Giustizia Europea, Sezione II, 10 giugno 2010 n. 395/08 e n. 396/08;
allo scopo di non persistere nell’applicazione di una disposizione fortemente discriminatoria, appare ormai necessario operare una modifica legislativa che, ai fini del calcolo dell’anzianità contributiva, equipari i lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale verticale ai lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale orizzontale,
impegna il Governo:
ad adoperarsi, sin dal primo provvedimento utile, al fine di adeguare la disciplina legislativa in materia di computo delle prestazioni lavorative svolte con contratto di lavoro parziale verticale in modo da consentire a tali lavoratori di ottenere il riconoscimento della copertura contributiva per l’intero anno solare e, conseguentemente, di non essere penalizzati in materia di maturazione dell’anzianità contributiva utile per l’accesso al trattamento pensionistico.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981),
premesso che:
il comma 139 istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo denominato Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato;
nella relazione di accompagnamento al presente disegno di legge, il Governo dichiara di puntare sull’incremento della produttività del Paese e del suo potenziale di crescita anche al fine di conseguire nel medio termine la riduzione del rapporto debito/PIL;
il Governo ha altresì manifestato la volontà di contrastare il disagio sociale ed economico in cui versa una fascia non esigua della popolazione italiana;
tra i lavoratori che vivono in condizione di precarietà, derivante anche dalla preoccupazione legata all’incertezza relativa al proprio futuro trattamento pensionistico, vi sono quelli impegnati in prestazioni lavorative rese mediante rapporti di lavoro a tempo parziale verticale;
nei predetti casi, infatti, l’INPS continua a calcolare l’anzianità contributiva con riferimento al solo periodo di realizzazione della prestazione lavorativa senza tener conto dell’effettiva durata del rapporto di lavoro, causando un pregiudizio ai lavoratori in oggetto e provocando una ingiustificata disparità di trattamento rispetto ai soggetti che svolgono la propria attività tramite un contratto di lavoro a tempo parziale orizzontale;
tale interpretazione restrittiva da parte dell’Istituto nazionale di previdenza sociale, non è mutata neanche a seguito di alcune sentenze della Corte di Cassazione, pronunciate in conformità alla normativa comunitaria, come interpretata, dalla Corte di Giustizia Europea, Sezione II, 10 giugno 2010 n. 395/08 e n. 396/08;
allo scopo di non persistere nell’applicazione di una disposizione fortemente discriminatoria, appare ormai necessario operare una modifica legislativa che, ai fini del calcolo dell’anzianità contributiva, equipari i lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale verticale ai lavoratori con contratto di lavoro a tempo parziale orizzontale, impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di adoperarsi, sin dal primo provvedimento utile, al fine di adeguare la disciplina legislativa in materia di computo delle prestazioni lavorative svolte con contratto di lavoro parziale verticale in modo da consentire a tali lavoratori di ottenere il riconoscimento della copertura contributiva per l’intero anno solare e, conseguentemente, di non essere penalizzati in materia di maturazione dell’anzianità contributiva utile per l’accesso al trattamento pensionistico.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo denominato Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani, con lo scopo di attuare interventi in materia pensionistica per l’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipato e di misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani;
in data 28 febbraio 1998 l’ente Poste italiane è stato trasformato in società per azioni;
l’articolo 53, comma 6, della legge del 27 dicembre 1997, n. 449, con la finalità di provvedere alla liquidazione delle indennità di buonuscita maturata fino alla data del 28 febbraio 1998 dai lavoratori dell’amministrazione postale prima del passaggio di Poste italiane in società per azioni, stabilisce quanto segue: «A decorrere dalla data di trasformazione dell’Ente Poste Italiane in società per azioni (…) al personale dipendente della società medesima spettano (…) il trattamento di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l’indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all’alinea del presente comma», ovvero che la prestazione debba essere calcolata sulla base dei valori retributivi utili in vigore al 28 febbraio 1998;
considerato che:
a tutti i dipendenti, sia pubblici che privati, viene riconosciuta la rivalutazione monetaria dell’indennità di buonuscita, essendo questa riconosciuta per legge;
ancora oggi l’importo della buonuscita viene liquidato ai lavoratori postali senza alcuna forma di rivalutazione;
tenuto conto che:
rispondendo all’interrogazione 5-11009 del 30 marzo 2017 presso la XI Commissione permanente della Camera il 18 maggio 2017, il Governo ha reso noto che i lavoratori postali in forza alla data del 28 febbraio 1998 erano 219.601, di questi 76.754 risultavano ancora dipendenti postali mentre agli altri 142.847 cessati dal servizio era già stata liquidata l’indennità di buonuscita non rivalutata dal 1998; l’ammontare della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti gli interessati sarebbe pari a 907.261.000 euro, mentre l’ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate fino al 2040 è di 939.972.000 euro,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda adottare iniziative, anche di natura normativa, che consentano ai lavoratori di Poste italiane SpA, sia a quelli cessati che a quelli ancora in servizio, di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, sia pubblici che privati;
impegna il Governo:
a prevedere, attraverso atti di propria competenza, misure che consentano ai lavoratori di Poste italiane SpA, sia a quelli cessati che a quelli ancora in servizio, di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, sia pubblici che privati.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 139 istituisce presso il Ministero del lavoro e delle politiche sociali un fondo denominato Fondo per la revisione del sistema pensionistico attraverso l’introduzione di ulteriori forme di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani, con lo scopo di attuare interventi in materia pensionistica per l’introduzione di ulteriori modalità di pensionamento anticipato e di misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani;
in data 28 febbraio 1998 l’ente Poste italiane è stato trasformato in società per azioni;
l’articolo 53, comma 6, della legge del 27 dicembre 1997, n. 449, con la finalità di provvedere alla liquidazione delle indennità di buonuscita maturata fino alla data del 28 febbraio 1998 dai lavoratori dell’amministrazione postale prima del passaggio di Poste italiane in società per azioni, stabilisce quanto segue: «A decorrere dalla data di trasformazione dell’Ente Poste Italiane in società per azioni (…) al personale dipendente della società medesima spettano (…) il trattamento di fine rapporto di cui all’articolo 2120 del codice civile e, per il periodo lavorativo antecedente, l’indennità di buonuscita maturata, calcolata secondo la normativa vigente prima della data di cui all’alinea del presente comma», ovvero che la prestazione debba essere calcolata sulla base dei valori retributivi utili in vigore al 28 febbraio 1998;
considerato che:
a tutti i dipendenti, sia pubblici che privati, viene riconosciuta la rivalutazione monetaria dell’indennità di buonuscita, essendo questa riconosciuta per legge;
ancora oggi l’importo della buonuscita viene liquidato ai lavoratori postali senza alcuna forma di rivalutazione;
tenuto conto che:
rispondendo all’interrogazione 5-11009 del 30 marzo 2017 presso la XI Commissione permanente della Camera il 18 maggio 2017, il Governo ha reso noto che i lavoratori postali in forza alla data del 28 febbraio 1998 erano 219.601, di questi 76.754 risultavano ancora dipendenti postali mentre agli altri 142.847 cessati dal servizio era già stata liquidata l’indennità di buonuscita non rivalutata dal 1998; l’ammontare della rivalutazione monetaria e degli interessi eventualmente riconoscibili a tutti gli interessati sarebbe pari a 907.261.000 euro, mentre l’ammontare complessivo delle indennità di buonuscita che dovranno essere liquidate fino al 2040 è di 939.972.000 euro,
si chiede di sapere se il Ministro in indirizzo intenda adottare iniziative, anche di natura normativa, che consentano ai lavoratori di Poste italiane SpA, sia a quelli cessati che a quelli ancora in servizio, di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, sia pubblici che privati;
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di prevedere, attraverso atti di propria competenza, misure che consentano ai lavoratori di Poste italiane SpA, sia a quelli cessati che a quelli ancora in servizio, di usufruire di un costante aggiornamento del valore dell’indennità di buonuscita, al pari di tutti gli altri lavoratori, sia pubblici che privati.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 145 prevede l’ulteriore estensione della platea dei soggetti ai quali vengono riconosciuti specifici benefici previdenziali in virtù dell’esposizione all’amianto;
dopo oltre 25 anni dal varo della legge 27 marzo 1992, n. 257 con la quale si pose il bando dell’estrazione, dell’importazione, della commercializzazione e della produzione di prodotti contenenti amianto, tale sostanza rappresenta ancora una gravissima minaccia per la salute di tanti lavoratori e cittadini che negli anni sono stati esposti alle sue fibre cancerogene; tra i molti meriti della citata legge n. 257 del 1992 vi è senz’altro anche quello relativo alle misure previdenziali riconosciute ai lavoratori che hanno manipolato l’amianto, un limitato risarcimento per il rischio connesso alla presenza di sostanze tanto pericolose e la cui latenza nociva può durare diversi decenni;
l’emergenza amianto non è ancora finita con la chiusura delle fabbriche: l’amianto è un nemico subdolo, che colpisce a distanza anche di molti anni e che continua a fare vittime ancora oggi; durante la scorsa Legislatura, molteplici sono stati gli interventi normativi volti a superare alcune delle incongruenze ancora presenti nel nostro ordinamento rispetto alle legittime aspettative di tanti lavoratori che non si sono visti riconoscere le previste provvidenze previdenziali, pur avendone sostanzialmente i requisiti professionali;
la legge finanziaria per il 2008 ha istituito presso l’Inail, con contabilità autonoma e separata, il «Fondo per le vittime dell’amianto», finanziato con risorse provenienti per tre quarti dal bilancio dello Stato e per un quarto dalle imprese. I soggetti destinatari della prestazione economica del Fondo sono i lavoratori titolari di rendita diretta, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 giugno 1965, n. 1124, ai quali sia stata riconosciuta una patologia asbesto-correlata per esposizione all’amianto, nonché i familiari dei lavoratori vittime dell’amianto, titolari di rendita a superstiti, tenuto conto che il rischio di contrarre una patologia correlata all’esposizione all’amianto non è limitata al solo rischio lavorativo, con l’articolo 1, comma 116, della legge 23 dicembre 2014, n. 190 sono state estese le prestazioni erogate dal suddetto Fondo, in via sperimentale per gli anni 2015-2017, ai malati di mesotelioma riconducibile a «rischio ambientale» o a «esposizione familiare»; l’articolo 1, comma 292, della legge 28 dicembre 2015, n. 208 ha previsto che gli eredi dei malati di mesotelioma non professionale deceduti nel corso dell’anno 2015 possono accedere al beneficio assistenziale indipendentemente dall’esercizio del diritto alla prestazione una tantum da parte del de cuius. Inoltre, con l’articolo 3, comma 3-quinquies del decreto-legge 30 dicembre 2016, n. 244 convertito dalla legge 27 febbraio 2017, n. 19, è stata disposta l’estensione dell’accesso al Fondo in favore degli eredi dei malati de quibus deceduti nel corso dell’anno 2016,
impegna il Governo:
a valutare l’opportunità di adottare le misure necessarie volte a riconoscere a tutti i lavoratori che siano stati esposti all’amianto per un periodo non inferiore a dieci anni, antecedentemente al 1° ottobre 2003, la rivalutazione dei suddetti periodi ai fini della determinazione dell’importo pensionistico;
a valutare la possibilità di prorogare per il prossimo triennio l’erogazione del beneficio assistenziale, riconosciuto ai malati di mesotelioma che abbiano contratto la patologia, o per esposizione familiare a lavoratori impiegati nella lavorazione dell’amianto ovvero per esposizione ambientale.
La Commissione Lavoro pubblico e privato, previdenza sociale del Senato, in sede di esame del Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021;
rilevato che nel disegno di legge si prevedono una serie di assunzioni in diversi comparti della pubblica amministrazione;
rilevato che i commi 148 e 149 prevedono una serie di interventi sulle politiche attive del lavoro;
posto che molti uffici delle amministrazioni pubbliche, che forniscono servizi immediati ai cittadini, quali la sanità, la scuola e la sicurezza, registrano effettive carenze di personale;
considerato altresì che altri comparti, al contrario, registrano un eccesso di personale rispetto alle incombenze e a dimostrarlo sono anche i tassi di assenteismo elevato del personale dipendente, cui, peraltro, una precisa norma del disegno di legge per la concretezza delle azioni delle pubbliche amministrazioni e la prevenzione dell’assenteismo di iniziativa del Governo tenta di porre un argine;
valutato che sta ultimando la procedura di mobilità dei circa 16 mila dipendenti delle provincie verso altri enti pubblici e che quindi molte posizioni possono essere coperte in questo modo;
posto che si prevede anche l’assunzione di circa 4.000 unità nei centri per l’impiego che dovrebbero fare incrementare anche le assunzioni nel settore privato;
posto che i cittadini e le imprese sono gravati da una pressione fiscale e contributive permanenti, che salgono con il crescere della spesa pubblica e che scoraggiano nuove assunzioni, peraltro in un momento di debole ripresa economica;
impegna il Governo:
a far precedere le assunzioni di personale a tempo indeterminato presso tutte le amministrazioni dello Stato da una corretta ricognizione delle dotazioni organiche e delle qualifiche professionali di ciascuna amministrazione, sulla base dei fabbisogni, nonché da una azione di semplificazione e di riduzione delle attuali procedure amministrative e dal completamento della digitalizzazione della PA, cui le nuove dotazioni organiche e i nuovi fabbisogni devono essere parametrati;
parametrare, ove possibile, il modello organizzativo pubblico a quello privato, introducendo criteri di efficienza e di premi legati alla produttività e alla qualità del servizio reso, anche tenendo conto della valutazione degli utenti;
prevedere un piano strutturale di agevolazioni fiscali e contributive nei confronti delle imprese, già oberate da nuove incombenze quali la fatturazione elettronica tra privati, che incrementino il numero delle assunzioni nel settore privato.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
uno dei problemi più rilevanti presenti nella pubblica amministrazione è costituito dal cosiddetto «precariato storico»;
nella scorsa legislatura sono state approvate norme che forniscono strumenti per il definitivo superamento di questo fenomeno;
in particolare, l’articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 ha dato attuazione al criterio di delega di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), della legge n. 124 del 2015, che richiedeva la «previsione nelle procedure concorsuali pubbliche di meccanismi di valutazione finalizzati a valorizzare l’esperienza professionale acquisita da coloro che hanno avuto rapporti di lavoro flessibile con le amministrazioni pubbliche, con esclusione, in ogni caso, dei servizi prestati presso uffici di diretta collaborazione degli organi politici e ferma restando, comunque, la garanzia di un adeguato accesso dall’esterno»;
nel citato articolo, si prevede, nel triennio 2018-2020, la facoltà, per le amministrazioni, di procedere alla stabilizzazione del personale non dirigenziale che possegga determinati requisiti: risulti in servizio presso l’amministrazione che procede all’assunzione, sia stato reclutato a tempo determinato con procedure concorsuali e abbia maturato, al 31 dicembre 2017 almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto;
allo stesso tempo, le amministrazioni interessate possono bandire, nello stesso triennio 2018-2020, specifiche procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al 50 per cento dei posti disponibili, per l’assunzione a tempo indeterminato di personale non dirigenziale che alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame possegga determinati requisiti: risulti titolare di un contratto di lavoro flessibile presso l’amministrazione che bandisce il concorso e abbia maturato, alla data del 31 dicembre 2017, almeno tre anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni;
i commi 161-163 del presente provvedimento rifinanziano il Fondo per il pubblico impiego per la parte relativa alle nuove assunzioni a tempo indeterminato presso la pubblica amministrazione, individuate nell’ambito delle vacanze di organico e in aggiunta alle facoltà assunzionali previste dalla legislazione vigente;
è necessario proseguire nell’azione di stabilizzazione del precariato «storico»,
impegna il Governo:
a continuare l’attuazione del processo di stabilizzazioni individuato dall’articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 al fine di superare definitivamente il fenomeno del precariato storico in tutte le amministrazioni, anche negli enti territoriali e nel comparto sanità e, al contempo, consentendo alle amministrazioni centrali l’utilizzo delle risorse di cui ai commi 161-163 del presente provvedimento.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
uno dei problemi più rilevanti presenti nella pubblica amministrazione è costituito dal cosiddetto «precariato storico»;
nella scorsa legislatura sono state approvate norme che forniscono strumenti per il definitivo superamento di questo fenomeno;
in particolare, l’articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 ha dato attuazione al criterio di delega di cui all’articolo 17, comma 1, lettera a), della legge n. 124 del 2015, che richiedeva la «previsione nelle procedure concorsuali pubbliche di meccanismi di valutazione finalizzati a valorizzare l’esperienza professionale acquisita da coloro che hanno avuto rapporti di lavoro flessibile con le amministrazioni pubbliche, con esclusione, in ogni caso, dei servizi prestati presso uffici di diretta collaborazione degli organi politici e ferma restando, comunque, la garanzia di un adeguato accesso dall’esterno»;
nel citato articolo, si prevede, nel triennio 2018-2020, la facoltà, per le amministrazioni, di procedere alla stabilizzazione del personale non dirigenziale che possegga determinati requisiti: risulti in servizio presso l’amministrazione che procede all’assunzione, sia stato reclutato a tempo determinato con procedure concorsuali e abbia maturato, al 31 dicembre 2017 almeno tre anni di servizio, anche non continuativi, negli ultimi otto;
allo stesso tempo, le amministrazioni interessate possono bandire, nello stesso triennio 2018-2020, specifiche procedure concorsuali riservate, in misura non superiore al 50 per cento dei posti disponibili, per l’assunzione a tempo indeterminato di personale non dirigenziale che alla data di entrata in vigore del provvedimento in esame possegga determinati requisiti: risulti titolare di un contratto di lavoro flessibile presso l’amministrazione che bandisce il concorso e abbia maturato, alla data del 31 dicembre 2017, almeno tre anni di contratto, anche non continuativi, negli ultimi otto anni;
i commi 161-163 del presente provvedimento rifinanziano il Fondo per il pubblico impiego per la parte relativa alle nuove assunzioni a tempo indeterminato presso la pubblica amministrazione, individuate nell’ambito delle vacanze di organico e in aggiunta alle facoltà assunzionali previste dalla legislazione vigente;
è necessario proseguire nell’azione di stabilizzazione del precariato «storico»,
impegna il Governo:
a continuare l’attuazione del processo di stabilizzazioni individuato dall’articolo 20 del decreto legislativo n. 75 del 2017 al fine di superare definitivamente il fenomeno del precariato storico in tutte le amministrazioni, anche negli enti territoriali e nel comparto sanità.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
i commi 161-163 prevedono il rifinanziamento del Fondo per il pubblico impiego per la parte relativa alle nuove assunzioni a tempo indeterminato presso la Pubblica Amministrazione;
nella relazione di accompagnamento al presente disegno di legge, il Governo dichiara di puntare sull’incremento della produttività del Paese e del suo potenziale di crescita anche al fine di conseguire nel medio termine la riduzione del rapporto debito/PIL;
per raggiungere tali obiettivi è indispensabile rafforzare la struttura del settore pubblico italiano, avendo particolare cura delle esigenze e delle legittime aspettative del personale del comparto pubblico;
a tale proposito, le risorse stanziate per la contrattazione collettiva e finalizzate al rinnovo contrattuale per il triennio 2019-2021, appaiono estremamente esigue e non rispondenti alle reali necessità di valorizzazione del lavoro svolto dai dipendenti pubblici;
le proposte emendative presentate dai componenti del gruppo parlamentare del PD, volte a incrementare le risorse destinate alle predette finalità, non sono state accolte dal Governo e dalla maggioranza che lo sostiene, impegna il Governo:
ad adoperarsi, sin dal primo provvedimento utile, allo scopo di destinare ingenti risorse aggiuntive finalizzate a consentire, in fase di contrattazione collettiva nazionale, un appropriato rinnovo contrattuale per i dipendenti della pubblica amministrazione.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 164 “autorizza il Ministero della giustizia, per il triennio 2019-2021, ad assumere a tempo indeterminato, in aggiunta alle vigenti facoltà assunzionali e nell’ambito dell’attuale dotazione organica, un numero massimo di 3.000 unità di personale amministrativo non dirigenziale.”;
in merito alla politica degli organici un discorso a parte va fatto per i precari della Giustizia partendo da un dato: l’amministrazione giudiziaria periodicamente e da sempre si è avvalsa del contributo di personale cosiddetto precario che storicamente ha rappresentato un serbatoio cui gli uffici giudiziari e la stessa amministrazione centrale hanno attinto per fronteggiare momenti topici di carenza di personale come quello attuale;
considerato che:
la legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228 del 2012), con l’articolo 1, comma 25, lettera c), novellando l’articolo 37, comma 11, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, ha previsto, per il 2013, uno stanziamento di fondi destinati in via prioritaria al completamento della formazione dei tirocinanti presso gli uffici giudiziari, «per consentire ai lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili e ai disoccupati e agli inoccupati, che a partire dall’anno 2010 hanno partecipato a progetti formativi regionali o provinciali presso gli uffici giudiziari, il completamento del percorso formativo entro il 31 dicembre 2013», nel limite di spesa di 7,5 milioni di euro;
anche la legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013), all’articolo 1, comma 344, modificando l’articolo 37, comma 11, ha disposto un ulteriore stanziamento di fondi, originariamente solo per l’anno 2014, per il perfezionamento della formazione dei tirocinanti, «per consentire a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari a norma dell’articolo 1, comma 25, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, lo svolgimento di un periodo di perfezionamento da completare entro il 31 dicembre 2014», nel limite di spesa di 15 milioni di euro;
le amministrazioni giudiziarie hanno di fatto prorogato per 7 anni migliaia di tirocinanti presso le cancellerie dei tribunali italiani, senza procedere alla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori;
dopo il maggio 2015, il Ministero della giustizia ha indetto una selezione riservata a tali tirocinanti, tesa ad individuare su una platea di 1.502 soggetti quelli da inserire nell’ufficio del processo. La selezione si è basata sull’età anagrafica e titoli di studio. Una parte dei tirocinanti sono stati quindi selezionati per il Ministero e un’altra parte con le Regioni;
i tirocinanti hanno lavorato per 7 anni venendo retribuiti con una borsa di studio «nel limiti delle risorse destinabili e, in ogni caso, per un importo non superiore a 400 euro mensili» (articolo 16-octies introdotto dall’articolo 50, comma 1, del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014);
tenuto conto che:
attualmente i precari in servizio negli uffici giudiziari sono circa 850 unità impegnati nell’ufficio per il processo e circa 1200 unità che lavorano negli uffici giudiziari sulla base delle convenzioni stipulate dalle Regioni con le Corti di appello;
la capacità professionale di questi tirocinanti è stata più volte evidenziata dai presidenti di procure, corti di appello e tribunali, con missive indirizzate ai Ministri, in cui si auspicava l’ipotesi di procedere ad una stabilizzazione dei medesimi nelle modalità consentite dalla legge;
i precari costituiscono innanzitutto una risorsa poi una opportunità per rinforzare nell’immediato l’esangue organico degli uffici giudiziari;
impegna il Governo:
a prevedere, attraverso atti di propria competenza, misure volte a stabilizzare e valorizzare la pluralità di conoscenze e di competenze acquisite nel corso di questi anni dai tirocinanti all’interno degli uffici giudiziari, che termineranno la loro attività nel dicembre 2018.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981),
premesso che:
il comma 164 “autorizza il Ministero della giustizia, per il triennio 2019-2021, ad assumere a tempo indeterminato, in aggiunta alle vigenti facoltà assunzionali e nell’ambito dell’attuale dotazione organica, un numero massimo di 3.000 unità di personale amministrativo non dirigenziale.”;
in merito alla politica degli organici un discorso a parte va fatto per i precari della Giustizia partendo da un dato: l’amministrazione giudiziaria periodicamente e da sempre si è avvalsa del contributo di personale cosiddetto precario che storicamente ha rappresentato un serbatoio cui gli uffici giudiziari e la stessa amministrazione centrale hanno attinto per fronteggiare momenti topici di carenza di personale come quello attuale;
considerato che:
la legge di stabilità per il 2013 (legge n. 228 del 2012), con l’articolo 1, comma 25, lettera c), novellando l’articolo 37, comma 11, del decreto-legge n. 98 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 111 del 2011, ha previsto, per il 2013, uno stanziamento di fondi destinati in via prioritaria al completamento della formazione dei tirocinanti presso gli uffici giudiziari, «per consentire ai lavoratori cassintegrati, in mobilità, socialmente utili e ai disoccupati e agli inoccupati, che a partire dall’anno 2010 hanno partecipato a progetti formativi regionali o provinciali presso gli uffici giudiziari, il completamento del percorso formativo entro il 31 dicembre 2013», nel limite di spesa di 7,5 milioni di euro;
anche la legge di stabilità per il 2014 (legge n. 147 del 2013), all’articolo 1, comma 344, modificando l’articolo 37, comma 11, ha disposto un ulteriore stanziamento di fondi, originariamente solo per l’anno 2014, per il perfezionamento della formazione dei tirocinanti, «per consentire a coloro che hanno completato il tirocinio formativo presso gli uffici giudiziari a norma dell’articolo 1, comma 25, della legge 24 dicembre 2012, n. 228, lo svolgimento di un periodo di perfezionamento da completare entro il 31 dicembre 2014», nel limite di spesa di 15 milioni di euro;
le amministrazioni giudiziarie hanno di fatto prorogato per 7 anni migliaia di tirocinanti presso le cancellerie dei tribunali italiani, senza procedere alla stabilizzazione delle lavoratrici e dei lavoratori;
dopo il maggio 2015, il Ministero della giustizia ha indetto una selezione riservata a tali tirocinanti, tesa ad individuare su una platea di 1.502 soggetti quelli da inserire nell’ufficio del processo. La selezione si è basata sull’età anagrafica e titoli di studio. Una parte dei tirocinanti sono stati quindi selezionati per il Ministero e un’altra parte con le Regioni;
i tirocinanti hanno lavorato per 7 anni venendo retribuiti con una borsa di studio «nel limiti delle risorse destinabili e, in ogni caso, per un importo non superiore a 400 euro mensili» (articolo 16-octies introdotto dall’articolo 50, comma 1, del decreto-legge n. 90 del 2014, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 114 del 2014);
tenuto conto che:
attualmente i precari in servizio negli uffici giudiziari sono circa 850 unità impegnati nell’ufficio per il processo e circa 1200 unità che lavorano negli uffici giudiziari sulla base delle convenzioni stipulate dalle Regioni con le Corti di appello;
la capacità professionale di questi tirocinanti è stata più volte evidenziata dai presidenti di procure, corti di appello e tribunali, con missive indirizzate ai Ministri, in cui si auspicava l’ipotesi di procedere ad una stabilizzazione dei medesimi nelle modalità consentite dalla legge;
i precari costituiscono innanzitutto una risorsa poi una opportunità per rinforzare nell’immediato l’esangue organico degli uffici giudiziari;
impegna il Governo:
nell’ambito delle procedure assunzionali autorizzate, a prevedere misure volte a valorizzare la pluralità di conoscenze e di competenze acquisite nel corso degli anni dai soggetti che hanno maturato i titoli di preferenza di cui all’articolo 50 del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90 convertito, con modificazioni, dalla legge 11 agosto 2014, n.114.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, premesso che:
il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce una delle realtà più importanti per la sicurezza dei cittadini svolgendo quotidianamente attività di prevenzione, vigilanza e soccorso a sostegno di soggetti pubblici e privati grazie al proficuo impegno del proprio personale;
la carenza di organico che riguarda il Corpo nazionale dei vigili del fuoco costituisce comunque un fattore di evidente preoccupazione;
l’articolo 16-ter, comma 1, della legge 6 agosto 2015, n. 125 (Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 19 giugno 2015, n. 78, recante disposizioni urgenti in materia di enti territoriali) ha autorizzato l’assunzione straordinaria di personale nella Polizia di Stato (1.050 unità), nell’Arma dei carabinieri (1.050 unità), nella Guardia di finanza (400 unità), per ciascuno degli anni 2015 e 2016;
per tali assunzioni si è attinto in via prioritaria alle graduatorie dei vincitori dei concorsi approvate non prima del 1° gennaio 2011, riservati ai volontari in ferma prefissata quadriennale (articolo 2199, comma 4, lettera b), decreto legislativo n. 66 del 2010) ovvero ai volontari delle Forze armate raffermati o in congedo, indetti in caso di disponibilità di ulteriori posti rispetto a quelle programmati (articolo 2201, comma 1, decreto legislativo n. 66 del 2010). Per i posti residui, è previsto lo scorrimento delle graduatorie (per i medesimi concorsi) degli idonei non vincitori. Per l’Arma dei carabinieri, per i posti residui è altresì autorizzato l’ampliamento dei posti dei concorsi riservati ai volontari in ferma prefissata annuale (articolo 2199, comma 4, lettera a));
tale norma ha di fatto escluso arbitrariamente numerosi idonei inseriti nelle graduatorie antecedenti all’anno 2011 creando una notevole disparità di trattamento rispetto alle qualifiche acquisite;
in particolare verso i circa 1.000 giovani idonei del concorso pubblico per 814 vigili del fuoco, di cui al bando indetto con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale 4a serie speciale, n. 90, del 18 novembre 2008, in attesa di assunzione da troppo tempo;
con il comma 288, articolo 1, della legge n. 205 del 27 dicembre 2017 sono stati successivamente finanziate 400 assunzioni attingendo dalla graduatoria relativa al citato concorso pubblico a 814 posti di vigile del fuoco;
tale norma, pur risolvendo alcune disparità, non ha però individuato una soluzione per tutti gli idonei antecedenti al 2011;
l’attuale Governo ha annunciato di voler esaurire la graduatoria del concorso pubblico per gli 814 vigili del fuoco;
il Senato in data 20 settembre 2018 ha inoltre approvato un ordine del giorno (atto numero 9/717-B/84) che impegna il Governo a prorogare suddetta graduatoria al fine di procedere allo scorrimento degli idonei del concorso per 814 vigili del fuoco al fine di procedere al potenziamento degli organici del Corpo dei vigili del fuoco;
nel provvedimento in esame «Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021» sono presenti ai commi 204-208 norme relative ad assunzioni straordinarie nel Corpo nazionale dei vigili del fuoco,
impegna il Governo:
a prevedere nel prossimo provvedimento utile, coerentemente con quanto previsto dal citato ordine del giorno 9/717-B/84, le norme e le risorse necessarie per portare a termine il percorso intrapreso per esaurire la graduatoria relativa al bando indetto con decreto ministeriale n. 5140 del 6 novembre 2008, destinando le necessarie assunzioni extra con riferimento unicamente alla graduatoria cosiddetta «814» ed eliminando la grave disparità di trattamento con riguardo alle altre graduatorie di stabilizzazione già esaurite.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
i commi 243-250 istituiscono il Consiglio nazionale dei giovani con funzioni volte ad incoraggiare la partecipazione dei giovani allo sviluppo politico, sociale, economico e culturale dell’Italia;
con il decreto legislativo 6 marzo 2017, n. 40, il Servizio Civile Nazionale diventa Universale puntando in questo modo ad accogliere la totalità delle richieste di partecipazione da parte dei giovani che, per scelta volontaria, intendono fare un’esperienza di grande valore formativo e civile, in grado anche di dare loro competenze utili per l’immissione nel mondo del lavoro;
attraverso un percorso virtuoso i precedenti Governi sono passati dagli 896 giovani volontari del 2013, al numero «record» di 53.363 ragazze e ragazzi partiti volontari nell’anno 2018 a fronte di più di 100 mila richieste, con uno stanziamento di circa 300 milioni di euro;
l’attuale legge di bilancio contiene uno stanziamento di soli 148 milioni, sufficienti a mala pena per la partecipazione di 20.000 volontari, meno della metà dell’anno precedente;
al fine di continuare il percorso intrapreso verso la realizzazione di un Servizio Civile veramente universale sarebbe necessario uno stanziamento totale di almeno 400 milioni di euro, impegna il Governo:
ad individuare risorse economiche necessarie a consentire un reale raggiungimento del Servizio Civile Universale, evitando così il dimezzamento del numero dei volontari e venendo incontro alle aspettative delle migliaia di giovani che annualmente vorrebbero partecipare a questa fondamentale esperienza di vita.
PATRIARCA, PARENTE, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 251 ridisciplina il Fondo per le politiche a sostegno della famiglia;
la legge n. 112 del 2016 (cosiddetta «Dopo di noi») ha previsto all’articolo 3, comma 1, l’istituzione di un Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave, prive del sostegno familiare, con una dotazione pari a 90 milioni di euro per l’anno 2016, a 38,3 milioni di euro per l’anno 2017 e a 56,1 milioni di euro annui a decorrere dal 2018;
la legge n. 205 del 2017 (legge di bilancio per il 2018), nell’ambito dei definanziamenti disposti ai sensi dell’articolo 23, comma 3, lettera b), della legge n. 196 del 2009, ha previsto la riduzione della dotazione del citato Fondo per un ammontare pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019, verosimilmente in considerazione del fatto che le risorse del citato Fondo potrebbero essere reintegrate per effetto del meccanismo previsto dall’articolo 9, comma 2, della predetta legge n. 112 del 2016;
già il Governo si è impegnato con l’approvazione dell’ordine del giorno 9/851-A/1 a reintegrare le risorse del Fondo di cui all’articolo 3, comma 1, della legge n. 112 del 2016, per un ammontare pari a 5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2018 e 2019, anche attraverso l’adozione di un apposito provvedimento d’urgenza nel corso del corrente anno finanziario,
impegna il Governo:
ad incrementare il capitolo 3553 «Fondo per l’assistenza alle persone con disabilità grave prive del sostegno familiare» dello stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali, missione 3 Diritti sociali, politiche sociali e famiglia programma 3.2 Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, programmazione, monitoraggio e valutazione politiche sociali e di inclusione attiva.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 252 prevede il riconoscimento alle lavoratrici della facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto entro i cinque mesi successivi allo stesso;
nella relazione di accompagnamento al presente disegno di legge, il Governo dichiara di puntare sull’incremento della produttività del Paese e del suo potenziale di crescita anche al fine di conseguire nel medio termine la riduzione del rapporto debito/PIL;
tali obiettivi non possono prescindere dal sostegno all’occupazione femminile, che in Italia ancora non è pienamente sviluppata, nonostante il raggiungimento negli ultimi anni di un record storico, e che si realizza pienamente attraverso la concreta ed effettiva possibilità di conciliare la vita privata e la vita lavorativa, senza temere esclusioni o penalizzazioni;
nel testo finale del provvedimento, tuttavia, non vi è traccia di alcune azioni positive fondamentali per incrementare e valorizzare la presenza femminile nel mondo del lavoro, e che invece sono state messe in campo negli ultimi anni;
in particolare, nella scorsa legislatura sono state introdotte dai governi a guida PD alcune importanti disposizioni, che hanno rappresentato tra l’altro un significativo veicolo di sviluppo culturale ed economico in materia di condivisione dei compiti di cura dei figli all’interno della coppia, nel quadro del percorso iniziato col Jobs Act per ridurre il gapuomo-donna sui luoghi di lavoro;
tra queste, la norma introdotta in via sperimentale per il triennio 2016-2018 dall’articolo 25 del decreto legislativo 15 giugno 2015, n. 80, finalizzata all’incentivazione della contrattazione di secondo livello destinata alla promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata, ha contribuito ad ampliare il perimetro di riferimento della legislazione in materia e costituisce un modello virtuoso, apprezzato da lavoratrici, lavoratori e parti sociali;
in attuazione di tale disposizione, nel biennio 2017-2018, sono stati stanziati 110 milioni di euro destinati al finanziamento, sotto forma di agevolazioni ai datori di lavoro del settore privato, che mediante la stipula di contratti collettivi aziendali, adottano misure di conciliazione tra vita professionale e privata e un welfare aziendale, migliorative o aggiuntive rispetto a quelle già previste a livello nazionale;
stante l’avvicinarsi del termine di efficacia della predetta norma, appare necessario operare al fine di disporne la proroga per i prossimi anni,
impegna il Governo:
ad adoperarsi, sin dal primo provvedimento legislativo utile, al fine di prorogare l’efficacia della disposizione finalizzata all’incentivazione della contrattazione di secondo livello destinata alla promozione della conciliazione tra vita professionale e vita privata.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 252 prevede il riconoscimento alle lavoratrici della facoltà di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo il parto entro i cinque mesi successivi allo stesso;
nella relazione di accompagnamento al presente disegno di legge, il Governo dichiara di puntare sull’incremento della produttività del Paese e del suo potenziale di crescita anche al fine di conseguire nel medio termine la riduzione del rapporto debito/PIL;
tra gli strumenti maggiormente utili al riguardo, sono da considerare quelli relativi alla conciliazione tra vita professionale e vita privata, straordinari veicoli di sviluppo culturale ed economico del Paese e dei suoi cittadini;
nella scorsa legislatura, i governi a guida PD hanno introdotto o potenziato alcune importanti misure volte alla promozione di una cultura di maggiore condivisione dei compiti di cura dei figli all’interno della coppia e di agevolazione delle modalità di rientro al lavoro delle donne;
tra queste è inclusa la disposizione che consente alle mamme lavoratrici dipendenti di ottenere, al termine del periodo di congedo di maternità e per gli undici mesi successivi, in alternativa al congedo parentale, la corresponsione di voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting o di asilo nido;
nel corso dell’esame della legge di bilancio 2017, la maggioranza parlamentare rappresentata dal Partito Democratico ha approvato un emendamento che ha esteso l’efficacia della norma, per il biennio 2017-2018, anche alle lavoratrici autonome o imprenditoriali;
tali interventi legislativi hanno permesso di facilitare la conciliazione tra vita professionale e vita privata di molte donne per le quali, fino ad allora, non erano stati approntati strumenti legislativi ed economici adeguati;
alla luce di quanto esposto appare indispensabile operare al fine di prorogare la norma in oggetto, impegna il Governo:
ad adoperarsi, sin dal primo provvedimento legislativo utile, al fine di disporre la messa a regime dell’efficacia delle disposizioni inerenti la possibilità per le madri lavoratrici dipendenti e autonome, di usufruire, al termine del periodo di congedo di maternità, per gli undici mesi successivi e in alternativa al congedo parentale, della corresponsione di voucher per l’acquisto di servizi di baby-sitting o di asilo nido.
PARENTE, PATRIARCA, LAUS, NANNICINI
L’11a Commissione permanente, in sede di esame del disegno di legge recante “Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021” (A.S. 981), premesso che:
il comma 326 reca una serie di modifiche alla legge n. 122 del 2016, con riguardo alla disciplina del diritto all’indennizzo in favore delle vittime di reati intenzionali violenti;
sul fronte della tutela delle vittime di violenza contro le donne e in funzione preventiva, in merito alle risorse, la legge di bilancio di questo Governo conferma con decisione la tendenza di questa maggioranza alla «disattivazione» sostanziale delle politiche, avviate dai Governi del Partito democratico, volte al contrasto e alla prevenzione della violenza contro le donne e alla tutela delle vittime vulnerabili;
lo scorso 7 novembre 2018 è stata approvata dalla Camera una mozione del Partito Democratico che impegnava il Governo a mettere in campo tutte le iniziative necessarie a rendere efficace il complesso sistema di strumenti e di tutele citati in premessa, con l’obiettivo di raggiungere la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, ad assumere iniziative per proseguire nella strada tracciata dai Governi Letta, Renzi e Gentiloni, attuando la strategia delineata dal Piano nazionale 2017-2020 e implementando e monitorando le linee guida nazionali per l’assistenza sociosanitaria alle donne che subiscono violenza e che si rivolgono ai pronto soccorso; ad assumere iniziative per favorire il coordinamento tra processo penale, civile e procedimenti presso i tribunali per i minorenni, al fine di garantire un’efficace protezione delle donne e dei loro figli e per evitare l’affido condiviso nei casi in cui vi sia violenza domestica; a promuovere la parità tra i sessi e la prevenzione della violenza di genere attraverso l’educazione scolastica, assumendo iniziative per destinare a tale scopo nuove risorse finanziarie; a promuovere strumenti e procedure di valutazione del rischio di letalità per la vittima, gravità, reiterazione e recidiva del reato, partendo dai protocolli di valutazione del rischio sviluppati nell’ambito degli studi e delle ricerche sulla violenza di genere e ai protocolli investigativi in via di diffusione presso le forze dell’ordine con specifico riferimento a questa materia (ad esempio, il protocollo Eva); ad assumere iniziative per investire risorse adeguate per la formazione specifica e per il necessario aggiornamento del personale chiamato ad interagire con la vittima, polizia e carabinieri, magistrati, personale della giustizia, polizia municipale e personale sanitario, anche nell’ambito di specifiche provviste finanziarie destinate alla violenza di genere; ad assumere iniziative per favorire modalità organizzative condivise, utili ad assicurare la trattazione prioritaria dei procedimenti e la protezione alla vittima anche in ambito processuale, così come indicato nelle linee guida del Consiglio superiore della magistratura; ad adottare politiche volte a garantire la parità di genere e ad incrementare l’occupazione femminile, elemento quest’ultimo fondamentale per la liberazione delle donne dalla violenza; ad assumere iniziative per dare attuazione all’articolo 17 della Convenzione di Istanbul;
nel cosiddetto «contratto» di Governo si parlava, inoltre, di raddoppiare il Fondo per le donne vittime di violenza;
in realtà nel disegno di legge presentato dal Governo non vi era traccia di questo aumento: anzi, il disegno di legge di bilancio taglia risorse al comparto giustizia a cominciare dal Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura e dei reati intenzionali violenti nonché agli orfani per crimini domestici di cui all’articolo 11 della legge 7 luglio 2016, n. 122, modificata dall’articolo 6 della legge 20 novembre 2017, n. 167, e dall’articolo 11, comma 4, della legge 11 gennaio 2018, n. 4;
che in sede di esame in commissione bilancio a tale fondo sono stati destinati 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021,
impegna il Governo:
a stanziare ulteriori risorse da destinare al Fondo di rotazione per la solidarietà alle vittime dei reati di tipo mafioso, delle richieste estorsive, dell’usura e dei reati intenzionali violenti, nonché agli orfani per crimini domestici di cui all’articolo 11 della legge 7 luglio 2016, n. 122, modificata dall’articolo 6 della legge 20 novembre 2017, n. 167, e dall’articolo 11, comma 4, della legge 11 gennaio 2018, n. 4, nonché al Piano nazionale anti violenza contro le donne.
60ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza del Vice Presidente
DE VECCHIS
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Durigon.
La seduta inizia alle ore 8,45.
IN SEDE CONSULTIVA
(981 e 981-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati
– (Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta pomeridiana di ieri.
La senatrice PARENTE (PD), dopo essersi associata alle considerazioni espresse dai senatori del suo Gruppo nella seduta pomeridiana di ieri, si sofferma su alcune misure della manovra che toccano aspetti di stretta competenza della Commissione.
In particolare esprime grande preoccupazione per la previsione di cui al comma 252, che introduce la facoltà per le lavoratici di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto, entro i 5 mesi successivi allo stesso, non solo per la mancanza di coordinamento normativo con l’articolo 20 del Testo unico sulla maternità e paternità, ma soprattutto per la logica che sottende. Ricorda quindi il percorso che ha portato alla normativa attuale e segnala i pericoli di una simile previsione per i diritti delle mamme e per la loro salute, fisica e psichica, anche per la mancanza di un riferimento esplicito ai lavori per i quali non è applicabile la flessibilità del congedo di maternità. Si chiede poi se e come cambieranno i permessi per l’allattamento e come mai non sia stato prorogato il bonus baby sitting, una misura che era stata pensato per le donne, soprattutto per quel 20 per cento che lascia il lavoro alla nascita di un figlio, e per le aziende che vedevano rientrare le neo mamme in anticipo sul posto di lavoro.
Passando al reddito di cittadinanza, oltre a lamentare l’assenza di un testo sul quale potersi esprimersi compiutamente, evidenzia un drastico calo delle risorse rispetto a quelle individuate all’epoca nel provvedimento a prima firma della Presidente Catalfo, ipotizzando una drastica riduzione della platea degli interessati e le difficoltà in cui versano i centri per l’impiego. Ricorda quindi le caratteristiche del Reddito di inclusione varato nella scorsa legislatura, anche a seguito di un lungo lavoro di confronto con le associazioni impegnate nella lotta alla povertà, che accompagnava i cittadini in un percorso complessivo e valutava le priorità dal punto di vista lavorativo, dell’assistenza sociale, del supporto familiare e della lotta all’abbandono scolastico. Invita quindi il Governo e la maggioranza a non disperdere quella esperienza, ma anzi a farla propria, correggendo eventuali difetti emersi in sede applicativa.
Quanto invece alla riforma pensionistica, ricorda gli interventi varati nella scorsa legislatura a favore degli esodati e il rilevante ruolo svolto dall’APE social, soprattutto per i lavori usuranti, che tuttavia non viene prorogata.
Infine, con riferimento all’alternanza scuola-lavoro, pur riconoscendone alcune mancanze, ritiene opportuno non disperdere l’esperienza già fatta, mentre nel campo delle assunzioni nella Pubblica amministrazione suggerisce un coordinamento con le norme del cosiddetto disegno di legge “Concretezza”, attualmente all’esame della Camera dei deputati, e la valorizzazione delle graduatorie relative a concorsi già espletati.
Il senatore LAUS (PD) chiede conto al Governo dei comportamenti tenuti e delle promesse fatte nei mesi precedenti sull’abolizione della povertà e sull’entità della manovra, che vede attualmente il rapporto deficit/PIL al 2,4 per cento. A suo parere, l’atteggiamento di alcuni autorevoli esponenti dell’Esecutivo e le loro dichiarazioni nei confronti di diversi commissari europei hanno danneggiato il Paese in termini sia economici, a causa dell’aumento dello spread, sia di credibilità internazionale. Sollecita quindi elementi di valutazione in proposito.
Domanda al rappresentante del Governo anche dati relativi alla tassazione alle imprese, lamentando inoltre la carenza di risorse destinate all’edilizia scolastica. A suo parere per la messa in sicurezza delle scuole servirebbe un piano trentennale, con una quantificazione annuale legata alle priorità.
Chiede quindi provocatoriamente se sia ancora intenzione del Governo abbassare le accise sui carburanti, come promesso in più occasioni, ed evidenzia invece che ne sembrerebbe previsto un aumento per far fronte all’emergenza provocata dal crollo del ponte Morandi di Genova.
Individua nel testo diversi interventi micro settoriali, che fanno pensare a pratiche del passato, e stigmatizza la mancanza di misure per le imprese e le infrastrutture.
Quanto al reddito di cittadinanza, oltre a segnalare le caratteristiche singolari del relativo Fondo, teme che gli obiettivi non verranno conseguiti, sia perché le risorse potrebbero essere più limitate di quanto previsto, con conseguente riduzione della platea dei fruitori, sia per le condizioni in cui versano i centri per l’impiego.
Segnala poi un articolo di stampa nel quale amministratori delle città di Genova, Torino e Bologna contestano il provvedimento per il taglio delle risorse ai Comuni.
In conclusione ritiene che la manovra peserà sul futuro dei giovani. Avendo a cuore le sorti del Paese, esprime comunque l’auspicio che il Presidente del Consiglio possa ottenere i migliori risultati possibili nella contrattazione con Bruxelles.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il presidente DE VECCHIS avverte che, in considerazione dell’andamento dei lavori, l’ulteriore seduta odierna, prevista per le ore 20,30, è anticipata alle ore 18, o comunque al termine della seduta dell’Assemblea; conferma altresì la seduta di domani, giovedì 13 dicembre, alle ore 8.
Prende atto la Commissione.
La seduta termina alle ore 9,30.
59ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza della Presidente
CATALFO
Intervengono i sottosegretari di Stato per il lavoro e le politiche sociali Durigon e Cominardi.
La seduta inizia alle ore 14,35.
IN SEDE CONSULTIVA
(981 e 981-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati
–(Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021
(Rapporto alla 5a Commissione. Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
Si apre la discussione generale.
Il senatore DE VECCHIS (L-SP-PSd’Az) esprime grande apprezzamento per il provvedimento in esame e si sofferma sulle principali misure in esso contenute in materia di lotta al precariato, sostegno alla disabilità, aiuti alle famiglie e alla maternità e alla paternità. In conclusione, dichiara che il Gruppo di cui fa parte sosterrà con forza la manovra finanziaria che si rivela rivoluzionaria rispetto ad un recente passato, soprattutto dal punto di vista dell’equità sociale.
Il senatore NANNICINI (PD) in premessa manifesta grande perplessità e imbarazzo, perché costretto a svolgere il proprio intervento senza conoscere la reale portata della manovra finanziaria. Infatti, mentre nelle Aule parlamentari si discute nel merito della legge di bilancio, sui mezzi di comunicazione tradizionali e sui social media si susseguono gli annunci che anticipano imminenti e radicali cambiamenti del testo. Dopo oltre due mesi dall’annuncio da parte della maggioranza delle misure chiave della legge di bilancio, cioè il reddito di cittadinanza e la riforma del sistema pensionistico, allo stato non ne sono stati ancora definiti gli elementi fondamentali.
Il testo in esame contiene forti deroghe rispetto alle normative europee ed è caratterizzato da ampi rinvii a futuri provvedimenti ancora da predisporre. Egli ritiene perciò la linea tenuta dalla maggioranza caratterizzata da mancanza di chiarezza, sottolineando che la manovra, che pure viene spacciata come espansiva, potrebbe invece rivelarsi recessiva. Sottolinea quindi le conseguenti reazioni negative sui mercati internazionali, che stanno recando un grave danno finanziario al Paese, bruciando risorse che avrebbero potuto certamente essere impiegate con maggiore utilità.
Passando poi brevemente al merito del provvedimento per le parti di competenza, giudica positivamente le disposizioni relative al credito d’imposta legato al Piano nazionale impresa 4.0 di cui ai commi da 45 a 48, le misure relative all’apprendistato, di cui al comma 147, nonché le norme che favoriscono le assunzioni nel Mezzogiorno, contenute nel comma 137. Reputa invece del tutto insufficienti le iniziative a supporto della famiglia – ricordando che il Partito Democratico proporrà l’estensione di alcuni benefici anche agli incapienti e ai lavoratori autonomi – e delle disabilità, settore che avrebbe bisogno di un riordino complessivo e di una diversa modulazione delle somme da destinare.
Richiamando i temi della riforma pensionistica e del reddito di cittadinanza, esprime un giudizio preoccupato per i molteplici annunci cui non seguono fatti concreti. In particolare, segnala l’anomalia che contrassegna i due Fondi previsti, che risultano comunicanti, al punto che le eventuali economie potranno essere spostate dall’uno all’altro. Fa tuttavia notare che i due fondi non sono a scadenza, ma strutturali, e che dunque i risparmi saranno solo il frutto di un accorgimento contabile.
In conclusione, auspica che al più presto venga sottoposto all’esame del Parlamento un testo definitivo, nei confronti del quale preannuncia una opposizione di natura esclusivamente costruttiva.
La senatrice PIZZOL (L-SP-PSd’Az) non condivide i toni pessimistici del senatore Nannicini, sottolineando in particolare la bontà delle norme in materia pensionistica, che permetteranno un ampio ricambio generazionale sui luoghi di lavoro. Dopo aver ricordato la mancanza di responsabilità del Governo in carica per le condizioni del debito pubblico nazionale e sottolineato l’eccessività rigidità delle istituzioni europee nei confronti del complesso della manovra finanziaria, esprime grande soddisfazione per la legge di bilancio in esame.
La senatrice NOCERINO (M5S) ritiene che il Parlamento stia affrontando una manovra economica di grande cambiamento e ne ricorda le principali misure nel campo della crescita, dell’occupazione, della tutela del risparmio e del sostegno alle famiglie e alla disabilità. In conclusione, si augura che l’opposizione possa giudicarla in maniera obiettiva e senza pregiudizi.
Il senatore AUDDINO (M5S) valuta con estremo favore le norme in materia di alternanza scuola-lavoro varate per contrastare i guasti provocati dalla normativa precedente, che creava difficoltà all’attività didattica e non individuava reali percorsi per far emergere le competenze trasversali. Sottolinea quindi l’importanza dell’incremento del buono annuo per gli asili nido, di cui al comma 255, e le misure a favore del Fondo per le politiche giovanili.
Quanto alle norme sul reddito di cittadinanza e sulla riforma pensionistica, dopo aver espresso comprensione per le resistenze diffuse, giudicandole naturali e fisiologiche perché si tratta di una grande innovazione, si dichiara certo che porteranno benefici al Paese.
Conclude esprimendo soddisfazione e definendosi orgoglioso per il provvedimento in esame.
Il senatore PATRIARCA (PD) manifesta preoccupazione per una manovra finanziaria il cui testo è in continua evoluzione e le cui modifiche vengono decise altrove, addirittura in luoghi non istituzionali, sancendo l’esautorazione del Parlamento e rendendo molto difficile il lavoro dell’opposizione. Anticipa che comunque il Partito Democratico presenterà delle proposte migliorative, pur consapevole che verranno tutte respinte.
Dal punto di vista economico, paventa il rischio recessione per il prossimo trimestre e invita il Governo ad aumentare le risorse destinate agli investimenti, che possono aiutare gli imprenditori del secondo paese manifatturiero d’Europa a creare anche nuovi posti di lavoro. Le stesse misure che giudica condivisibili, come quelle relative a Industria 4.0, a suo parere scontano una insufficienza delle somme stanziate e quindi difficilmente potranno permettere un’inversione di rotta.
Quanto alle politiche di Welfare, segnala l’assenza di misure in grado di contrastare la crisi demografica in atto, caratterizzata da una bassa natalità e da un progressivo invecchiamento della popolazione. Anche nel sostegno alla famiglia mancano scelte decisive, come la rimodulazione del carico fiscale sulla base del numero dei figli, e si prevedono troppi obiettivi rispetto alle somme stanziate. Le stesse norme che prevedono incentivi per le imprese e per l’efficienza energetica rappresentano, per quanto positive, proroghe di disposizioni di precedenti manovre con risorse inferiori rispetto al passato.
Quanto al reddito di cittadinanza, dopo aver segnalato le differenze con il Reddito di inclusione varato nella passata legislatura, che coinvolgeva più settori nella lotta alla povertà, esprime la preoccupazione che gli obiettivi non saranno conseguiti, visto che il perno della misura, cioè i Centri per l’impiego, avranno bisogno di tempo per raggiungere l’organizzazione e l’efficienza necessarie per far incontrare la domanda e l’offerta di lavoro, col rischio che il contributo diventi solo una misura assistenzialistica.
In conclusione, in attesa comunque del testo definitivo, anticipa la posizione fermamente contraria del proprio Gruppo alla impostazione della manovra finanziaria.
Incidentalmente interviene il sottosegretario DURIGON, che svolge alcune considerazioni sul reddito di cittadinanza e sulla riforma del sistema pensionistico, soffermandosi in particolare sulle caratteristiche dei due fondi, sulla cui impostazione comunque il Governo sta ancora ragionando, ed escludendo che la decisione di stanziare risorse per misure ancora da adottare rappresenti una novità per l’Italia.
Assicura quindi che il Governo ha piena consapevolezza della situazione congiunturale complessiva, che non ritiene dipendere dalla manovra in esame, e si dice ottimista sulla possibilità che le risorse stanziate permettano un rilancio dell’economia del Paese.
La presidente CATALFO, in considerazione dell’imminente inizio della seduta dell’Assemblea, sospende quindi la seduta.
La seduta sospesa alle ore 15,30, riprende alle ore 18,45.
Il senatore FLORIS (FI-BP) sottolinea che l’importanza dell’esame del disegno di legge del bilancio da parte della Commissione è determinata dal suo contenuto, e segnatamente dal tema del reddito di cittadinanza, per il quale vengono appostati nove miliardi, e dalla revisione della legge Fornero, alla quale sono destinati poco meno di sette miliardi. Rileva che, al di là di tali stanziamenti, mancano tuttavia le norme attuative di tali finalità. Ciò lo spinge a giudicare la manovra un profluvio di affermazioni effettuate senza aver operato una necessaria e preliminare semplificazione delle procedure ed una ricognizione dei fabbisogni reali. Senza dubbio l’effetto sarà quello di incrementare i posti di lavoro pubblici; analogo incremento non sarà possibile nel settore privato, in assenza di misure a favore delle imprese. Tra gli interventi meritevoli di apprezzamento ritiene possa annoverarsi quello destinato all’assunzione di giovani laureati, che tuttavia non tiene conto delle diversità esistenti tra le Università italiane, anche dal punto di vista dei giudizi sul profitto degli studenti, sostanziandosi dunque in una misura pressapochista e, per giunta, a carattere temporaneo. Quanto all’incremento dei lavoratori dei Centri per l’impiego, sottolinea che, come emerso anche nel corso dell’indagine conoscitiva sul loro funzionamento effettuata da parte della Commissione, si tratta di enti al momento certamente non in grado di erogare la medesima qualità di prestazioni sull’intero territorio nazionale, e sui quali sarebbe perciò indispensabile un preventivo e radicale intervento di riforma. Ad essi si sta dunque affidando lo svolgimento di compiti del tutto sproporzionati rispetto alle reali possibilità. Infine sottolinea che le disposizioni daranno luogo a una forte penalizzazione ai danni delle imprese, in particolare nel settore manifatturiero. In via generale, ritiene che la manovra di bilancio in esame sia destinata a lasciare una pesante eredità negativa sui futuri Governi, ad aumentare il debito ed incrementare gli oneri necessari a farvi fronte. La sua parte è pienamente favorevole a misure destinate a garantire il superamento del disagio economico e a sollevare i cittadini da situazioni di povertà, ma giudica le finalità dichiarate dalla manovra esondanti rispetto alle possibilità reali di corrispondervi.
La senatrice TOFFANIN (FI-BP) lamenta la circostanza che il disegno di legge di bilancio sia già stato più volte modificato e che si presenti in più punti come un’enunciazione generica, che necessiterà di decreti attuativi, sottolineando che in questo momento la Commissione sta esaminando un provvedimento destinato a subire ancora delle forti modifiche. Esprime forte preoccupazione con riferimento alle disposizioni relative al reddito di cittadinanza, che dovrebbe essere realizzato tra pochissimi mesi, mentre ancora non è definita la struttura finalizzata ad attuare la misura. Sottolinea che, come emerso nel corso dell’indagine conoscitiva effettuata dalla Commissione, i Centri per l’impiego versano in situazioni assai diversificate in relazione all’area geografica del Paese nella quale operano, paventando che aprirli a nuove assunzioni prima di effettuarne la complessiva riorganizzazione non li renderà perciò idonei a garantire un efficace incrocio tra domanda e offerta di lavoro. Fa inoltre osservare che la creazione di posti di lavoro non è indotta dai Centri per l’impiego, lamentando che la manovra dia luogo alla creazione di nuovi posti unicamente nel settore pubblico. Segnala la necessità di appostamenti adeguati a promuovere grandi opere, indispensabili ad un Paese moderno, e di risorse destinate alla messa in sicurezza del territorio, sottolineando come da esse consegua anche la creazione di nuovi posti di lavoro. Lamenta invece che forti appostamenti siano destinati alla creazione di nuovi carrozzoni burocratici. Anche le misure finalizzate a incrementare la sicurezza sul lavoro si sostanziano essenzialmente in disposizioni di carattere sanzionatorio nei confronti dei datori di lavoro, anziché in incentivi alle politiche finalizzate alla sicurezza. Ritiene sostanzialmente la manovra improntata ad una filosofia di puro assistenzialismo, incentrata sulla creazione di posti di lavoro pubblico e ispirata ad una forte centralizzazione, ribadendo che una vera crescita del Paese implicherebbe la promozione di misure finalizzate alla sburocratizzazione e alla detassazione e una maggiore attenzione al lavoro e alle imprese.
Il senatore FLORIS (FI-BP) interviene brevemente per rappresentare la necessità che la Commissione possa avere cognizione delle eventuali modifiche alla manovra di bilancio, che potrebbero anche rimodellarne il disegno. Chiede pertanto che in tal caso la Commissione disponga di tempi congrui per un eventuale riesame.
La presidente CATALFO fa presente che la Commissione non può che esprimersi sui documenti che sono al suo esame e che la tempistica per la conclusione dell’esame stesso e la trasmissione dei rapporti alla Commissione bilancio è stata fissata dalla Conferenza dei Capigruppo. Rinvia quindi il seguito dell’esame ad altra seduta.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
La presidente CATALFO avverte che, come concordato nel corso dell’Ufficio di Presidenza allargato ai rappresentanti dei Gruppi, l’esame in sede consultiva del disegno di legge di bilancio proseguirà domani, alle ore 8,30 e alle ore 20,30, nonché giovedì, alle ore 9.
Prende atto la Commissione.
La seduta termina alle ore 19,10.
MARTEDÌ 11 DICEMBRE 2018
58ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza della Presidente
CATALFO
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Durigon.
La seduta inizia alle ore 11,10.
IN SEDE CONSULTIVA
(981 e 981-bis) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2019 e bilancio pluriennale per il triennio 2019-2021 e relativa Nota di variazioni, approvato dalla Camera dei deputati
–(Tabb. 4 e 4-bis) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2019 e per il triennio 2019-2021
(Rapporto alla 5a Commissione. Esame e rinvio)
La presidente CATALFO, nel dichiarare aperta la sessione di bilancio, avverte che il rapporto sul disegno di legge di bilancio e relativa Nota di variazioni nonché sulle tabelle di competenza andrà trasmesso alla 5a Commissione permanente entro le ore 19 di giovedì 13 dicembre. Dà quindi conto del regime che regola la proponibilità di emendamenti ed ordini del giorno dinanzi alla Commissione.
La relatrice MATRISCIANO (M5S) svolge un ampio intervento in cui si sofferma sui principali interventi di sostegno al lavoro e alle politiche sociali previsti dalla legge di bilancio 2019.
Illustra dapprima i contenuti dei commi da 45 a 48 dell’articolo 1, che prevedono la proroga per il 2019, con relativo stanziamento e alcune modifiche alla disciplina, del credito d’imposta in favore del datore di lavoro relativo al costo aziendale del personale dipendente, per il periodo in cui esso sia impegnato in attività di formazione negli ambiti tecnologici previsti dal Piano Nazionale Impresa 4.0.
Tra le misure per la lotta al disagio sociale ricorda il comma 138, che istituisce il Fondo per il reddito di cittadinanza, ai fini dell’introduzione nell’ordinamento, con successivi provvedimenti normativi, del reddito di cittadinanza e della pensione di cittadinanza. Il Fondo ha una dotazione pari a 9 miliardi di euro annui a decorrere dal 2019. Fino all’entrata in vigore dei suddetti nuovi istituti continuano ad essere riconosciute le prestazioni economiche connesse al reddito di inclusione. Ai sensi del comma 141, nell’ambito del nuovo Fondo, un importo fino a 1 miliardo di euro per ciascuno degli anni 2019 e 2020 ed a 160 milioni annui a decorrere dal 2021 è destinato al potenziamento dei centri per l’impiego ed un importo fino a 10 milioni di euro per il 2019 è destinato al funzionamento dell’ANPAL Servizi S.p.A.
Con riferimento alla materia pensionistica, evidenzia la portata del comma 139, che istituisce un Fondo al fine di definire, con successivi provvedimenti normativi, ulteriori modalità di pensionamento anticipato e misure per incentivare l’assunzione di lavoratori giovani. Il Fondo ha una dotazione pari a 6.700 milioni di euro per il 2019, a 7.000 milioni annui per il periodo 2020-2022, a 6.999 milioni per il 2023 ed a 7.000 milioni annui dal 2024. Il successivo comma 140 prevede una procedura per destinare le eventuali economie che si registrino in uno dei due Fondi di cui ai commi 138 e 139 all’altro Fondo, qualora per quest’ultimo si verifichi, invece, un livello di oneri superiore a quello previsto. Sempre in campo pensionistico, il comma 143 estende al 2023 l’applicazione di requisiti più favorevoli per il trattamento pensionistico per alcuni dipendenti di imprese del settore editoriale e stampatrici di periodici.
Sul fronte del sostegno alla maternità e alla paternità segnala il comma 144, che estende al 2019 l’applicazione della disciplina concernente il congedo obbligatorio per il padre lavoratore dipendente, che viene elevato per il medesimo anno da quattro a cinque giorni. Il comma 252 introduce per le lavoratrici la facoltà, a determinate condizioni, di astenersi dal lavoro esclusivamente dopo l’evento del parto, entro i cinque mesi successivi allo stesso. Il comma 255 eleva da 1.000 a 1.500 euro la misura annua del buono per il pagamento di rette relative alla frequenza di asili nido pubblici e privati, nonché per le forme di supporto presso la propria abitazione in favore dei bambini al di sotto dei tre anni, affetti da gravi patologie croniche; per il periodo decorrente dal 2022, si prevede una procedura di rideterminazione dell’importo. Il comma 254 modifica la disciplina della carta della famiglia, escludendo dall’ambito dell’istituto gli stranieri che non siano cittadini di Paesi dell’Unione europea, mentre estende il medesimo ambito alle famiglie con almeno tre figli conviventi di età non superiore a 26 anni.
Tre le misure di supporto al lavoro, il comma 148 consente la destinazione di somme residue, nonché a valere su un nuovo stanziamento, ivi disposto, pari a 117 milioni di euro per il 2019, per trattamenti di integrazione salariale straordinaria in deroga e di mobilità in deroga nelle aree di crisi industriale complessa.
Con riferimento alle disposizioni volte a favorire nuove assunzioni, la relatrice evidenzia i commi da 161 a 163, che incrementano le risorse per le assunzioni – da parte di amministrazioni statali e di agenzie ed enti pubblici non economici nazionali – di personale a tempo indeterminato in aggiunta alle facoltà di assunzione previste a legislazione vigente. Inoltre, i commi da 219 a 223 prevedono l’incremento di 60 unità della dotazione organica dell’INAIL, mentre il comma 233prevede un aumento della dotazione organica (con relative assunzioni) dell’Ispettorato nazionale del lavoro e l’elevamento di ammende penali e sanzioni amministrative pecuniarie in materia di lavoro e legislazione sociale. Il comma 137 contiene misure per favorire l’assunzione con contratto a tempo indeterminato – nelle regioni Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Sicilia, Puglia, Calabria e Sardegna – di soggetti che non abbiano compiuto i 35 anni di età ovvero di età pari o superiore, purché privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi. I commi da 390 a 401 introducono poi un incentivo, in favore dei datori di lavoro privati, per l’assunzione a tempo indeterminato nel corso del 2019 di soggetti titolari di laurea magistrale o di dottorato di ricerca ed aventi determinati requisiti.
Quanto alle risorse destinate al rinnovo contrattuale del pubblico impiego, il comma 226 quantifica gli oneri posti a carico del bilancio statale per il triennio 2019-2021 per la contrattazione collettiva nazionale e per i miglioramenti economici del personale statale in regime di diritto pubblico. Il comma 228 conferma il principio vigente in base al quale per il personale dipendente da amministrazioni, istituzioni ed enti pubblici diversi dall’amministrazione statale gli oneri per i rinnovi contrattuali e per i miglioramenti economici sono a carico delle relative amministrazioni.
Nel campo delle misure a sostegno delle disabilità, i commi da 51 a 54 prevedono un contributo annuo, pari a 1,5 milioni di euro a decorrere dal 2019, per l’Istituto di riabilitazione e formazione (IRFA) dell’Associazione nazionale fra lavoratori mutilati ed invalidi del lavoro (ANMIL). Il comma 146stabilisce un contributo, pari a 400.000 euro per il 2019 in favore della Federazione italiana per il superamento dell’handicap ONLUS. Il comma 278prevede un incremento per il 2019, nella misura di 10 milioni di euro, del Fondo per il diritto al lavoro dei disabili, mentre il comma 301 istituiscela Carta europea della disabilità, autorizzando una spesa di 1,5 milioni di euro per ciascuno degli anni 2019, 2020 e 2021. Il comma 225incrementa invece di 1 milione di euro annui, a decorrere dal 2019, il Fondo di sostegno per le famiglie delle vittime di gravi infortuni sul lavoro.
Quanto alle norme in materia di apprendistato e incentivi per le assunzioni e alternanza scuola-lavoro, il comma 147incrementa per il 2019, nella misura di 50 milioni di euro, lo stanziamento per i percorsi formativi relativi all’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, il diploma di istruzione secondaria superiore e il certificato di specializzazione tecnica superiore, nonché per i percorsi formativi relativi all’alternanza tra scuola e lavoro. Con riferimento agli incentivi vigenti, il comma 153 provvede ad una rimodulazione delle risorse finanziarie. Inoltre, i commi da 451 a 454 ridenominano gli attuali percorsi di alternanza scuola-lavoro in “percorsi per le competenze trasversali e per l’orientamento” e, a decorrere dall’anno scolastico già in corso, ne riducono il numero di ore minimo complessivo da svolgere.
Le disposizioni di cui al comma 154incrementano la misura massima che gli enti di diritto privato che gestiscono forme di previdenza obbligatoria possono destinare agli investimenti qualificati e ai Piani individuali di risparmio a lungo termine (PIR).
Infine, la relatrice si sofferma sulle misure che riguardano l’aumento delle risorse del Fondo per le politiche giovanili (comma 239), l’istituzione del Consiglio nazionale dei giovani (commi da 243 a 250), le finalità del fondo per le politiche della famiglia e delle relative procedure di riparto (comma 251), la dotazione del Fondo nazionale per le politiche migratorie (comma 150) e i criteri di priorità nell’accoglimento delle richieste, presentate dai lavoratori, di esecuzione del rapporto di lavoro in modalità agile (comma 253).
Conclusivamente la relatrice dà conto degli stanziamenti previsti dalle tabelle A e B e dallo stato di previsione del Ministero del lavoro.
La presidente CATALFO ringrazia la relatrice per l’ampia illustrazione e rinvia il seguito dell’esame.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 11,40.
Riunione n. 13
MARTEDÌ 11 DICEMBRE 2018
Presidenza della Presidente
CATALFO
Orario: dalle ore 11,40 alle ore 11,55
PROGRAMMAZIONE LAVORI SUL DISEGNO DI LEGGE DI BILANCIO