189ª Seduta
Presidenza del Presidente
SACCONI
Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali Teresa Bellanova.
La seduta inizia alle ore 13,45.
IN SEDE CONSULTIVA
(2112) Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2016 e bilancio pluriennale per il triennio 2016-2018
– (Tab. 4) Stato di previsione del Ministero del lavoro e delle politiche sociali per l’anno finanziario 2016 e per il triennio 2016-2018
(2111) Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge di stabilità 2016)
(Rapporto alla 5a Commissione. Esame congiunto e rinvio)
Il presidente SACCONI, nel dichiarare aperta la sessione di bilancio, ringrazia la sottosegretaria Bellanova per la sua presenza alla seduta odierna. Ricorda quindi che l’esame dei disegni di legge e della relativa tabella di bilancio procede congiuntamente e si conclude con l’espressione di un unico Rapporto alla Commissione bilancio e che è ammissibile la presentazione di rapporti di minoranza.
In qualità di relatore, passa quindi ad illustrare il disegno di legge di stabilità, che presenta numerose norme riferite alla dimensione sociale e alle politiche del lavoro. Tra queste, segnala innanzitutto l’articolo 2, riguardante alcune regolazioni finanziarie e contabili nei rapporti tra lo Stato e l’INPS. In proposito, ferma restando l’opportunità di verificare il grado di efficienza dell’Istituto e la sostenibilità delle funzioni previdenziali, segnala l’opportunità che una volta per tutte si acquisisca la consapevolezza tecnica di tali rapporti, giacché i parametri di valutazione dell’Istituto non possono ridursi unicamente alla considerazione del cosiddetto deficit, destinato peraltro a creare allarme.
Passa quindi all’articolo 8, che contiene novità interessanti per quanto riguarda il regime forfetario delle imprese, esprimendo piena condivisione nei confronti della disposizione, che a suo avviso sostiene il capitalismo popolare, in termini di semplificazione e di minore pressione fiscale. Sottolinea quindi il particolare interesse della norma di cui all’articolo 11, contenente uno sgravio contributivo per i contratti di lavoro dipendente a tempo indeterminato relativi ad assunzioni decorrenti dal 1° gennaio 2016 e stipulati entro il 31 dicembre dello stesso anno. Nel complesso ritiene condivisibile la conferma dell’esonero contributivo in questione, sia pure in misura ridotta, perché definisce un esaurimento graduale dell’incentivo, auspicando però che, a conclusione del periodo previsto, siano praticabili riduzioni strutturali del costo indiretto del lavoro in correlazione con l’andamento delle prestazioni a cui i vari contributi si riferiscono. Si sofferma poi sull’articolo 12, che introduce una disciplina tributaria specifica per gli emolumenti retributivi dei lavoratori dipendenti privati di ammontare variabile e legata a determinati parametri. Giudica in proposito apprezzabile la volontà del Governo di incoraggiare la contrattazione di prossimità, orientandola agli istituti partecipativi, al salario di produttività, ai premi connessi agli utili e alle prestazioni complementari di carattere sociale. Sottolinea peraltro che già oggi l’ordinamento considera tali prestazioni come non concorrenti alla formazione del reddito del lavoratore, pur se solo quando erogate su base volontaria. Riterrebbe perciò opportuno eliminare, all’articolo 100 del TUIR, il riferimento al requisito della volontarietà, segnalando altresì che il regime risulterebbe tuttavia peggiorativo se considerasse gli oneri derivanti dalla mancata tassazione delle prestazioni sociali come alternativi a quelli corrispondenti al minore prelievo su premi e salari di produttività nell’ambito del plafond di 2000-2500 euro. Sottopone pertanto questi elementi alla valutazione della Commissione e sollecita un chiarimento da parte del Governo.
Dopo aver evidenziato i profili riguardanti i fondi sanitari integrativi, per la cui crescita sottolinea la necessità di una regolazione, si sofferma sulla disposizione di cui all’articolo 18, che definisce un ulteriore contingente di soggetti ai quali applicare la disciplina previgente sui requisiti per la pensione di vecchiaia e la pensione di anzianità (cosiddetta settima salvaguardia). Al riguardo, ricorda che la Commissione ha istituito un’apposita Sottocommissione che ha condotto una rilevazione finalizzata ad acquisire una esaustiva contezza delle residue posizioni meritevoli di tutela e le cui analisi possono rappresentare un utile riferimento. Quanto alle tematiche attinenti alla cosiddetta “opzione donna”, di cui all’articolo 19, comma 1, nota che la disposizione sostanzialmente conferma una previsione rivelatasi del tutto autosostenibile, in quanto la copertura finanziaria è garantita dal calcolo contributivo, ma segnala la discrasia esistente tra le lavoratrici dipendenti e quelle autonome. Non giudica però opportuno inserire in una disciplina sperimentale un riferimento relativo all’adeguamento agli incrementi dell’aspettativa di vita, che potrebbe escludere dal beneficio lavoratrici che conseguano il requisito dell’età pensionabile nel quarto trimestre 2015. Osserva quindi che la soluzione individuata dal comma 2 dell’articolo 19 determina la possibilità di tre tipi di intervento sulla medesima materia, vale a dire il prepensionamento previsto dalla cosiddetta legge Fornero, la staffetta generazionale e la riduzione dell’orario di lavoro introdotta per lavoratori prossimi al pensionamento di vecchiaia. Alla prima modalità le imprese scarsamente ricorrono, preferendo semmai procedere con accordi atipici, a costi assai inferiori. Anche la staffetta generazionale non realizza l’interesse delle imprese, per le quali risulta più vantaggiosa la cessazione del rapporto, anziché la riduzione dell’orario di lavoro. Per quanto riguarda infine l’incentivazione al ricorso al part time per i lavoratori prossimi al pensionamento di vecchiaia, per le aziende il costo rimane comunque troppo alto. Il relatore ritiene dunque opportuno che tali alternative vengano ridotte ad un’unica modalità, su cui concentrare le risorse economiche, al fine di renderla il più possibile conveniente per entrambe le parti. La misura potrebbe avere un carattere di sperimentalità, che consentirebbe di verificare la disponibilità effettiva delle imprese a sostenere percorsi graduali o immediati di uscita dei lavoratori attraverso integrazioni al loro reddito o versamenti contributivi anche oltre la cessazione del rapporto di lavoro, con possibilità di dedurre gli oneri relativi. Quanto alla disposizione di cui al comma 3 dell’articolo 19, che estende agli anni 2017-2018 la disciplina transitoria in materia di perequazione automatica dei trattamenti pensionistici, il relatore avanza perplessità in ordine all’insistenza a non garantire una piena perequazione alle pensioni medie e medio-basse, sottolineando che ciò rischia di mettere in discussione le stesse basi del patto dei cittadini con lo Stato, peraltro nel momento in cui essi non hanno più possibilità per un recupero operoso del loro reddito. Passa quindi ad illustrare il comma 1 dell’articolo 20, ritenendo positivo il rifinanziamento degli ammortizzatori in deroga per il 2016, soprattutto per le imprese prive di CIGS. Proprio con riferimento a tali imprese, segnala tuttavia la mancanza di una previsione in ordine al rifinanziamento dei contratti di solidarietà di tipo B. Segnala poi che gli articoli 24 e 25 contengono significative risorse destinate a fini sociali. Ritiene che ciò solleciti una riflessione in ordine al modello sociale, segnalando che si contrappongono due diversi modelli, uno, di carattere più tradizionale e più vicino alla cultura italiana, che considera soprattutto i bisogni primari e a tale scopo individua i parametri della prossimità e della sussidiarietà, e l’altro, nordico, che vuole un rapporto diretto tra il cittadino e lo Stato e si sostanzia in una fredda erogazione centrale. In proposito si dichiara personalmente favorevole a ricondurre nella dimensione della prossimità anche misure come l’assegno di accompagnamento. Illustra infine la disposizione di cui all’articolo 33, che riduce le risorse per i patronati, sottolineando la opportunità di una riflessione al riguardo.
La relatrice PEZZOPANE (PD), premesso che i documenti di bilancio intervengono su un regime normativo fortemente innovato dai decreti attuativi conseguenti all’approvazione del Jobs act, si sofferma sullo stato di previsione del Ministero del lavoro e ricorda che il disegno di legge di bilancio propone variazioni rispetto alle previsioni assestate per il 2015, la cui spesa complessiva ammonta a 117.388,60 milioni di euro in termini di competenza e a 118.417,18 milioni di euro in termini di autorizzazione di cassa. Dopo aver dato conto dell’ammontare della spesa complessiva, in termini di competenza prevista per 2017 e per 2018, richiama l’attenzione sulla dotazione di residui passivi prevista per il 2016, pari a 16.849,54 milioni di euro, con un importo inferiore rispetto al valore definitivo per il 2015.
Con riferimento all’articolazione del bilancio in programmi, ricorda che la Missione “Politiche per il lavoro” è articolata in sette unità di voto, tra cui segnala la n. 1.3 “Politiche passive del lavoro e incentivi all’occupazione”, la n. 1.6 ” Coordinamento e integrazione delle politiche del lavoro e delle politiche sociali, innovazione e coordinamento amministrativo” e la n. 1.10 ” Servizi territoriali per il lavoro”.
Osserva quindi che rilevanti variazioni in termini di competenza sono contenute nell’unità di voto 2.2, “Previdenza obbligatoria e complementare, assicurazioni sociali”, interessata da una diminuzione pari a 14.593,77 milioni di euro, nella n. 4.5 “Trasferimenti assistenziali a enti previdenziali, finanziamento nazionale spesa sociale, programmazione, monitoraggio e valutazione politiche sociali e di inclusione attiva” – che presenta un incremento rispetto al 2015 di 497,72 milioni di euro – e nella n. 4.3, riguardante il Terzo settore, con una diminuzione di circa 946.000 euro rispetto al 2015.
Dopo aver illustrato gli ulteriori stanziamenti in conto competenza di altre unità di voto relative allo stato di previsione del Ministero del lavoro, formula un giudizio complessivamente positivo sull’impianto proposto dal Governo e auspica che dal dibattito possano pervenire elementi utili per esprimere un rapporto condiviso da tutti i Gruppi parlamentari.
Il presidente relatore SACCONI (AP (NCD-UDC)) dichiara quindi aperta la discussione generale e, in considerazione della necessità di trasmettere il rapporto alla Commissione bilancio entro la giornata di mercoledì 4 novembre, propone di fissare il termine per la presentazione di emendamenti e ordini del giorno a martedì 3 novembre, alle ore 13,30.
La Commissione conviene.
Il PRESIDENTE ricorda altresì i termini entro i quali è ammissibile la presentazione di emendamenti e ordini del giorno presso la Commissione.
Il seguito dell’esame congiunto è quindi rinviato.
SUI LAVORI DELLA COMMISSIONE
Il PRESIDENTE avverte che, alla luce del calendario dei lavori dell’Assemblea approvato dalla Conferenza dei Capigruppo, la Commissione tornerà a riunirsi martedì 3 novembre, in tre distinte sedute (ore 11, ore 14,30 e ore 19), e mercoledì 4 novembre in due distinte sedute (ore 9 e ore 13,30).
La Commissione conviene.
La seduta termina alle ore 14,45.
188ª Seduta (pomeridiana)
Presidenza della Vice Presidente
SPILABOTTE
Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua.
La seduta inizia alle ore 15.
IN SEDE REFERENTE
(2110) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione, approvato dalla Camera dei deputati
(Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta antimeridiana di oggi.
La senatrice MANASSERO (PD) esprime apprezzamento per le considerazioni svolte nella seduta antimeridiana dalla sottosegretaria Borletti Dell’Acqua, che ha efficacemente ricordato come le circostanze verificatesi nello scorso settembre non abbiano costituito l’ispirazione prevalente del provvedimento. I diritti dei lavoratori stanno a tutti molto a cuore e la familiarità con il mondo del lavoro non è caratteristica unicamente dei Gruppi di opposizione. Personalmente ritiene importante che si ponga l’accento sul collegamento esistente tra l’articolo 01, inserito nel corso dell’esame presso la Camera dei deputati, e riguardante i livelli essenziali delle prestazioni nella cultura, e l’articolo 1-bis, che contiene la clausola di neutralità finanziaria, giacché sarebbe essenziale in questo caso porre in essere misure a carattere organico e non con un respiro meramente momentaneo. Il blocco del turnover nel settore ha fatto sì che la continuità di funzionamento di molte strutture fosse garantita solo grazie a stage e a forme di servizio civile; sarebbe dunque molto importante riconoscere questi sforzi, offrendo possibilità lavorative a quanti hanno consentito la funzionalità di musei e istituzioni culturali, evitando altresì di disperdere le competenze acquisite.
La senatrice FAVERO (PD), ricapitolato il contenuto del provvedimento e l’iter che, con ampia discussione, ha condotto alla sua approvazione da parte della Camera dei deputati, richiama le considerazioni svolte nella sua illustrazione dal relatore, sottolineando che l’origine del provvedimento non risiede in un caso specifico, ma in una serie di episodi che si sono susseguiti in tutta Italia e che hanno richiesto un deciso intervento da parte del Governo. I diritti dei lavoratori devono naturalmente essere rispettati, ma non possono essere esercitati a detrimento di altri diritti, tra i quali va ricompreso quello di quanti, italiani e stranieri, desiderano fruire di un bene artistico e si trovano invece bloccati davanti ai cancelli di un museo o di un sito archeologico. A ciò va aggiunto che il patrimonio culturale italiano, pur ingentissimo, non si traduce in una corrispondente voce del PIL nazionale e che su di esso finora si è investito poco, appena lo 0,19 per cento, meno di un quarto di quanto si spendeva nel 1955. Bene ha fatto dunque il Governo Renzi a invertire questa tendenza, come efficacemente evidenziato nel suo intervento dalla sottosegretaria Borletti Dell’Acqua, perché si tratta di un Esecutivo che crede nella cultura come volano di sviluppo del Paese. Questa concezione viene confermata anche dalle misure contenute nel disegno di legge di stabilità, a testimonianza di una programmazione degli interventi nel settore e della volontà di investimenti reali sulla cultura e sui giovani. E’ dunque assai opportuna l’inclusione della tutela, della fruizione e della valorizzazione del patrimonio culturale all’interno dei servizi pubblici essenziali. Ciò non significa negare il diritto di sciopero dei lavoratori, ma unicamente regolamentarne l’esercizio, come già avviene per lavoratori di altri comparti. Si tratta dunque di un provvedimento di civiltà, destinato a contrastare quanti, abusando delle proprie prerogative, hanno gravemente danneggiato il Paese; per queste ragioni ne auspica una rapida conversione.
La senatrice BENCINI (Misto-Idv) esprime apprezzamento per le considerazioni svolte dalla sottosegretaria Borletti Dell’Acqua, rilevando tuttavia che la finalità dello sciopero è proprio quella di creare disagio e che il fatto che il lavoratore voglia far sentire la propria voce non significa che egli intenda negare diritti altrui. Concorda, in questo senso, con le considerazioni svolte nella seduta antimeridiana dal senatore Barozzino a proposito della natura e delle funzioni del diritto di sciopero. Avanza inoltre dubbi in ordine all’opportunità di far rientrare i beni culturali all’interno dei servizi pubblici essenziali e ritiene che la via maestra da seguire sia sempre quella di prevenire queste situazioni. In proposito, evoca il forte disagio verificatosi in una circostanza nella quale, per effetto di un’assemblea sindacale indetta il primo giorno di scuola, oltre ai ragazzi, i veri danneggiati sono stati quei genitori che hanno dovuto rinunciare ad una giornata di lavoro per dedicarsi all’accudimento familiare. Ulteriori dubbi avanza con riferimento allo strumento della decretazione d’urgenza ancora una volta usato dal Governo. Si riserva di prendere nuovamente la parola in dichiarazione di voto.
Nessun altro chiedendo la parola, replica agli intervenuti il relatore ICHINO (PD), il quale, soffermandosi anzitutto sulle riserve di costituzionalità da taluno espresse, nota che in questa legislatura non un solo provvedimento si è sottratto a questa censura, ciò che finisce per far perdere efficacia a questo tipo di denuncia. Il provvedimento è stato peraltro determinato anche dalle esigenze di due eventi molto importanti per l’immagine e lo sviluppo del Paese, Expo – in corso al momento dell’adozione del provvedimento – e Giubileo. Si tratta di manifestazioni dalle quali consegue una tale attenzione sul Paese da giustificare di per sé l’urgenza del provvedimento, finalizzato dunque a prevenire il ripetersi di episodi sul genere di quello occorso il 18 settembre scorso dinanzi ai cancelli del Colosseo. Queste considerazioni riguardano anche l’uso disinvolto delle assemblee sindacali che, se usate in sostituzione dello sciopero, danno luogo ad un abuso del diritto stesso. Il provvedimento intende dunque stabilire il contemperamento tra interessi diversi; e a questo proposito, egli richiama le considerazioni svolte dall’onorevole Di Vittorio in Assemblea Costituente nel corso del dibattito che avrebbe poi condotto all’approvazione dell’articolo 40 della Costituzione, laddove auspicava appunto un equo bilanciamento tra gli interessi in gioco. Va peraltro ricordato che il biennio 1919-1921, in cui l’Italia fu attraversata da una serie di manifestazioni e di scioperi, viene da molti storici indicato come una circostanza che favorì l’avvento del fascismo; considerare pertanto di per sé incostituzionale un intervento legislativo in questa materia è decisamente sbagliato. Il decreto-legge in esame va invece inteso come un definitivo chiarimento in ordine alla interpretazione della legge n. 146 del 1990. Quanto al merito del provvedimento, in alcuni interventi è stato segnalato che esso avrebbe un forte impatto sui diritti dei lavoratori e marcherebbe una prevalenza della logica del profitto, tanto da indurre una trasformazione dei datori di lavoro in padroni. In proposito, egli ricorda che dalle misure contenute nel decreto-legge risultano esplicitamente esclusi quei beni culturali la cui titolarità spetta ai privati. Quanto alla indebita limitazione che subirebbe il diritto di sciopero, invita a tenere presente le caratteristiche dell’esercizio di tale diritto all’interno dei servizi pubblici, nei quali il danno verrebbe provocato non già al datore di lavoro, bensì alla generalità dei cittadini. Ciò giustifica la peculiarità della disciplina, atteso altresì il danno enorme derivante dalla stessa immagine di persone bloccate fuori dei cancelli del Colosseo o del sito archeologico di Pompei. Occorrerebbe semmai domandarsi come sia possibile che dall’inizio dell’anno vengano preannunciati da talune organizzazioni scioperi sistematici per la giornata di venerdì senza che neppure ne siano chiari l’obiettivo e la finalità. Egli conviene invece con quanto affermato dalla senatrice Manassero e dalla rappresentante del Governo in ordine all’insufficienza degli investimenti in cultura. Respinge infine ogni accusa di mancata conoscenza del mondo del lavoro, che non si riduce unicamente alle fabbriche manifatturiere, ed auspica conclusivamente che il provvedimento venga al più presto convertito.
La sottosegretaria BORLETTI DELL’ACQUA ringrazia il relatore per le sue considerazioni, alle quali non ritiene di avere riflessioni da aggiungere.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
SCONVOCAZIONE DELLA SEDUTA ANTIMERIDIANA DI DOMANI E ANTICIPAZIONE DELLA SEDUTA POMERIDIANA
La presidente SPILABOTTE avverte che, in considerazione dell’andamento dei lavori, la seduta antimeridiana già convocata domani, alle ore 8,30, non avrà luogo. La seduta pomeridiana, già prevista per le ore 15, inizierà invece al termine dei lavori dell’Assemblea e l’ordine del giorno potrà essere integrato in relazione alle comunicazioni del Presidente del Senato, ai sensi dell’articolo 126, commi 3 e 4, del Regolamento, sul contenuto del disegno di legge di stabilità.
La seduta termina alle ore 16.
187ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza della Vice Presidente
SPILABOTTE
Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua.
La seduta inizia alle ore 8,30.
IN SEDE REFERENTE
(2110) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione, approvato dalla Camera dei deputati
(Seguito dell’esame e rinvio)
Prosegue l’esame, sospeso nella seduta di ieri.
La senatrice PAGLINI (M5S) preliminarmente stigmatizza in via generale il continuo ricorso del Governo all’uso della decretazione d’urgenza, con motivazioni che giudica assolutamente fragili ed inconferenti, anche alla luce della più recente giurisprudenza della Corte Costituzionale. Richiamato quindi il contenuto della legge n. 146 del 1990, concernente la regolamentazione dello sciopero nei servizi pubblici essenziali, rammenta che il riferimento al patrimonio artistico e culturale riguarda espressamente la vigilanza, e non la fruizione dello stesso, e lamenta l’eccessiva restrizione dei diritti sindacali dei lavoratori addetti ai beni culturali determinata dal provvedimento in esame.
Passando in rassegna le forme di protesta che in altri paesi hanno comportato la chiusura di importanti strutture, quali il Louvre, laNational Gallery e la Tour Eiffel, ritiene che la protesta del 18 settembre scorso dei dipendenti del Colosseo, riuniti in assemblea sindacale per discutere del mancato pagamento degli straordinari degli ultimi mesi, rientri nei legittimi diritti dei lavoratori in un paese democratico.
Con riferimento all’articolo 01, considera una forzatura introdurre la “fruizione” del patrimonio culturale quale livello essenziale costituzionalmente riconosciuto e accusa i Governi degli ultimi anni di non aver investito abbastanza nel settore della cultura, atteso che il numero dei dipendenti pubblici è sceso di circa 10 mila unità negli ultimi 15 anni e non è stato effettuato il necessario turn-over. Conseguenza di ciò, è, a suo avviso, il discutibile e generalizzato affidamento a società private della gestione di strutture appartenenti al patrimonio artistico e culturale, che muove unicamente da intenti di tipo commerciale.
Il senatore PUGLIA (M5S) conviene con le considerazioni svolte dalla senatrice Paglini in ordine all’incostituzionalità del provvedimento, che, tra l’altro attraverso una menzogna semantica, sostanzia una ripicca a fronte di un’assemblea sindacale convocata evidentemente in un periodo non gradito al Presidente del Consiglio. La cosa più saggia da fare sarebbe dunque semplicemente farlo decadere, per puro rispetto dell’intelligenza degli interlocutori. Sotto un titolo ampolloso, il decreto-legge dà in realtà luogo unicamente alla restrizione di un diritto costituzionale. Ci si sarebbe attesa l’introduzione di regole finalizzate a garantire e migliorare la fruizione dei beni, attraverso piani di nuove assunzioni di personale ed una valutazione dei costi e degli sprechi, al fine di individuare l’eventuale necessità di ricorrere ad esternalizzazioni; in realtà si tratta solo di una disposizione punitiva mossa da un capriccio. Il termine “fruizione” del patrimonio non è peraltro neppure ricompreso nell’articolo 9 della Costituzione e andrebbe perciò cassato tout court. Certamente un patrimonio culturale e artistico come quello italiano rappresenta un valore da proteggere; l’inserimento fittizio della sua “fruizione” costituisce invece una vera forzatura. Modifiche al provvedimento sarebbero dunque necessarie, quanto meno per allineare il contenuto del provvedimento alla intitolazione dello stesso, e restituirebbero inoltre al Parlamento la sua legittima funzione legislativa: per queste ragioni il suo Gruppo presenterà specifiche proposte emendative.
Il senatore DIVINA (LN-Aut) osserva che la sua parte, pur non contraria alla finalità del provvedimento, giudica tuttavia inopportuno il ricorso al decreto-legge, sulla cui costituzionalità si appuntano forti dubbi; operare un richiamo all’articolo 9 della Costituzione per ricomprendere la fruizione del patrimonio artistico all’interno dei livelli essenziali delle prestazioni appare, infatti, del tutto forzato e inconferente. Per assurdo, questi beni potrebbero essere comunque infruibili, semplicemente perché posti in luogo non accessibile al pubblico, e per converso l’articolo 9 risulterebbe pienamente rispettato. La cultura rappresenta anche una voce importante del PIL; l’Italia è forse il paese con maggiore disponibilità di beni di valore storico ed artistico e con minore capacità di trasformazione di questo patrimonio in voci di bilancio, soprattutto se la si mette a confronto con Francia e Germania. La risposta alla base del provvedimento in esame è che ciò deriverebbe da eccessi di sindacalizzazione del settore e di burocratizzazione della gestione. Dopo i recenti eventi del settembre scorso, pagine di prestigiosi giornali, anche stranieri, hanno dato un’immagine pessima del Paese; proprio per questo, però, sarebbe stato necessario un dibattito articolato e approfondito sul tema, e non la semplice risposta con l’adozione di un provvedimento d’urgenza. E’ peraltro facile immaginare quali ampie e vibrate proteste si sarebbero levate se un’operazione analoga fosse stata effettuata da un Governo di centrodestra. Inoltre, se la finalità del provvedimento è anche quella di incrementare il numero di visitatori, occorrerebbe porre in essere un’offerta a carattere complessivo, che ricomprenda il rafforzamento dei servizi dei trasporti e di quelli di accoglienza, profili sotto i quali la situazione della Capitale, in particolare, è decisamente disastrosa. Per queste ragioni, egli anticipa che si asterrà dal voto, sottolineando in ogni caso la necessità di scongiurare il rischio che l’attuazione delle finalità del provvedimento si traduca in un mero ed indiscriminato aumento di organici.
Il senatore BAROZZINO (Misto-SEL) ritiene doverosa una preliminare operazione di chiarezza che, richiamate la natura giuridica dell’assemblea sindacale e le modalità della sua convocazione, ribadisca che nel caso che avrebbe indotto l’adozione del provvedimento d’urgenza in esame essa era stata legittimamente chiesta, perché da anni ai lavoratori interessati non veniva corrisposto lo straordinario relativo alle prestazioni effettuate. Si tratta dunque di uno scandalo montato in modo del tutto artificioso. Si lamenta che la chiusura del monumento più visitato al mondo, il Colosseo, abbia leso l’immagine di Roma e del Paese, dimenticando la situazione vergognosa nella quale versano i servizi connessi, a cominciare dalla rete metropolitana della Capitale, che peraltro rappresenta lo strumento che consente quotidianamente lo spostamento di persone per raggiungere il luogo di lavoro o la scuola. Il Governo non ha il coraggio di dire la verità, e cioè che l’organico dei dipendenti de beni culturali si è nel tempo dimezzato ed è mediamente assai invecchiato; non investe in cultura, ma preferisce prendere scorciatoie, ledendo, senza neppure ammetterlo, un legittimo diritto dei lavoratori. La stessa possibilità di esercitare quel diritto fuori dell’orario di lavoro rappresenta nient’altro che una foglia di fico, quasi si ignorasse che ciò significa sostanzialmente impedirlo, perché il lavoratore dovrebbe esercitarlo a discapito delle sue necessità personali e familiari. E’ allarmante notare come proclami analoghi fossero contenuti nella Carta del lavoro del 1927. La Costituzione è stata scritta da soggetti che provenivano da tutti i settori produttivi e professionali del Paese, li rappresentavano e ne conoscevano la realtà; oggi il tutto è affidato a persone che sembrano muoversi unicamente in una realtà virtuale e il risultato è un’operazione di arretramento complessivo che sta nuovamente trasformando in padroni i datori di lavoro. Il diritto di sciopero rappresenta l’ultima arma di difesa a disposizione del lavoratore per chiedere un suo diritto; si sciopera, perché si ravvisa l’inesistenza delle condizioni per proseguire il dialogo, e non perché si vuole un giorno di vacanza. Sarebbe dunque opportuno che la politica esercitasse finalmente uno scatto d’orgoglio, impedendo che in un colpo solo siano cancellati anni di lotte sindacali e al contempo recuperando il proprio ruolo.
La sottosegretaria BORLETTI DELL’ACQUA prende brevemente la parola per sottolineare che è vero che dal 2000 il suo Dicastero ha perso il 40 per cento del suo budget e che l’età media degli addetti è intorno ai 57 anni; da ultimo si è però verificata una netta inversione di tendenza, che ha visto un incremento dei fondi, confermato anche nella prossima legge di stabilità, una riapertura delle prospettive di incremento degli organici, che porterà alla possibile assunzione dall’anno prossimo di circa 500 persone, e l’introduzione del concetto di “fruizione” del patrimonio, che è davvero fondamentale, ove si pensi che, mentre la National Gallery ha 6 milioni di visitatori l’anno, le Gallerie dell’Accademia di Venezia ne hanno meno di 200.000. Il concetto di fruizione, lungi dal risolversi in una svendita, è finalizzato a consentire dunque la possibilità di ampliare il godimento di quei beni; in questo senso, le iniziative che si vanno moltiplicando, a cominciare dalla “Notte nei musei”, rappresentano appunto un’inversione di tendenza, destinata anche ad avere ricadute positive sul territorio. Senz’altro le assemblee sindacali sono del tutto legittime e quella riguardante gli operatori del Colosseo aveva ad oggetto una richiesta del tutto condivisibile, come quella di pagamento degli straordinari arretrati; proprio il giorno prima dell’assemblea era infatti finalmente partita la procedura finalizzata a garantire tali pagamenti, e dunque il legittimo desiderio dei lavoratori era già stato esaudito. Assimilare dunque il decreto ad una risposta finalizzata a cancellare i diritti dei lavoratori significa darne una lettura molto parziale, che omette di considerare gli sforzi condotti dal Ministero per garantire la fruibilità del patrimonio artistico e storico italiano.
In considerazione dell’imminente inizio dei lavori dell’Assemblea, la PRESIDENTE rinvia il seguito dell’esame e dichiara chiusa la seduta.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 9,30.
Comitato ristretto per l’esame del disegno di legge n. 1148 e connessi
Riunione n. 3
MERCOLEDÌ 28 OTTOBRE 2015
Relatrice: PARENTE (PD)
Orario: dalle ore 14,25 alle ore 15
(1148) Nunzia CATALFO ed altri. – Istituzione del reddito di cittadinanza nonché delega al Governo per l’introduzione del salario minimo orario, fatto proprio dal Gruppo parlamentare Movimento 5 Stelle, ai sensi dell’articolo 79, comma 1, del Regolamento
(1670) Loredana DE PETRIS ed altri. – Istituzione del reddito minimo garantito, fatto proprio dal Gruppo parlamentare Misto, ai sensi dell’articolo 79, comma 1, del Regolamento
(1697) Nunzia CATALFO ed altri. – Istituzione del salario minimo orario
(1919) Maria Cecilia GUERRA ed altri. – Disposizioni per l’introduzione di una misura universale di contrasto alla povertà denominata reddito minimo
(Seguito dell’esame e rinvio)
186ª Seduta
Presidenza del Presidente
SACCONI
Interviene il sottosegretario di Stato per i beni e le attività culturali e per il turismo Ilaria Carla Anna Borletti Dell’Acqua.
La seduta inizia alle ore 15,30.
SULLA PUBBLICAZIONE DEI DOCUMENTI ACQUISITI
Il presidente SACCONI comunica che nel corso della riunione del 20 ottobre della Sottocommissione sulle ricadute occupazionali delle crisi aziendali sono state acquisite documentazioni che saranno rese disponibili per la pubblica consultazione sulla pagina web della Commissione.
Prende atto la Commissione.
IN SEDE REFERENTE
(2110) Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 20 settembre 2015, n. 146, recante misure urgenti per la fruizione del patrimonio storico e artistico della Nazione, approvato dalla Camera dei deputati
(Esame e rinvio)
Dopo aver dato conto delle ragioni che hanno necessitato il ricorso al provvedimento d’urgenza, il relatore ICHINO (PD) ne illustra il contenuto, specificando che esso estende l’ambito di applicazione della legge n. 146 del 1990, sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, ai servizi di apertura regolamentata al pubblico di musei, monumenti, istituti e luoghi rilevanti del patrimonio culturale, storico e artistico nazionale, anche in vista dello svolgimento di importanti eventi di carattere religioso e culturale. Osserva quindi che, in base alle modifiche apportate dalla Camera, gli istituti e luoghi della cultura debbono appartenere a soggetti pubblici; l’esclusione, dunque, delle strutture private presenterebbe una difficoltà di armonizzazione con l’impianto della legge n. 146 del 1990, atteso che quest’ultima non distingue tra beni gestiti da soggetti pubblici e privati.
Segnala inoltre che, in base all’articolo 01, inserito nel corso dell’esame della Camera dei deputati, la tutela e la fruizione del patrimonio culturale rientrano tra i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali, da garantire sul territorio nazionale, nel rispetto degli Statuti delle Regioni ad autonomia speciale e delle Province autonome.
Dopo aver ricordato i contenuti essenziali della disciplina sullo sciopero nei servizi pubblici essenziali, il relatore segnala che la Commissione di Garanzia dell’attuazione della legge sullo sciopero nei servizi pubblici ha invitato le parti datoriali e sindacali a procedere alla sottoscrizione di un accordo per individuare le prestazioni indispensabili da assicurare in caso di sciopero nella materia oggetto del decreto, accordo che a tutt’oggi non risulta sottoscritto.
Con riferimento, poi, al dibattito svoltosi alla Camera, fa notare che sono stati più volte contestati i requisiti di necessità e di urgenza del decreto-legge, determinato dall’evento della chiusura al pubblico del Colosseo del 18 settembre scorso – anche se la sospensione del servizio fu causata da un’assemblea sindacale regolarmente autorizzata – ed è emersa la necessità di tenere distinto l’esercizio del diritto di sciopero da quello del diritto all’assemblea sindacale.
Auspica conclusivamente una rapida conversione del provvedimento d’urgenza, senza ulteriori modifiche rispetto a quelle già inserite nel corso dell’esame presso l’altro ramo del Parlamento.
Il presidente SACCONI ringrazia il relatore per l’ampia disamina e dichiara aperta la discussione generale.
Dopo un breve intervento della senatrice CATALFO (M5S), che segnala l’opportunità che la Commissione disponga di tempi congrui d’esame, si conviene di fissare il termine per la presentazione di eventuali proposte emendative alle ore 12 di giovedì 29 ottobre.
I senatori SERAFINI (FI-PdL XVII) e BAROZZINO (Misto-SEL) lamentano la circostanza che gli orari delle sedute della Commissione convocate per domani vengano a coincidere con quelli della Commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni sul lavoro.
Il presidente SACCONI prende atto, sottolineando comunque la tempistica stringente relativa all’esame del decreto-legge e le necessità comunque connesse all’esercizio della funzione legislativa.
Il seguito dell’esame è quindi rinviato.
La seduta termina alle ore 15,50.