63ª Seduta (antimeridiana)
Presidenza della Vice Presidente
La seduta inizia alle ore 10,30.
IN SEDE CONSULTIVA
Schema di accordo di partenariato per l’impiego dei fondi strutturali e di investimento europei per il periodo di programmazione 2014-2020 (n. 86)
(Osservazioni alla 5a Commissione. Esame e rinvio)
Il relatore ANGIONI (PD) illustra l’Atto per gli aspetti di competenza della Commissione, precisando preliminarmente che l’Accordo di partenariato in esame concerne l’impiego in Italia dei fondi strutturali e di investimento europei per il periodo di programmazione 2014-2020, sul quale le Commissioni parlamentari competenti (nel caso di specie la Commissione bilancio, cui la Commissione lavoro formulerà le proprie osservazioni) sono chiamate ad esprimere parere. La lettera ministeriale di presentazione del documento specifica che è in corso un lavoro di raccordo tra le varie Amministrazioni centrali e regionali per la valutazione delle osservazioni e per l’elaborazione della versione definitiva del testo, che dev’essere inviata entro il 20 aprile 2014 alla Commissione europea. La stessa relazione illustrativa che accompagna lo schema osserva che è stato avviato in Italia un processo di cambiamento nella gestione complessiva dei fondi europei, cambiamento inteso – anche mediante l’istituzione dell’Agenzia per la coesione territoriale – alla concentrazione delle risorse su pochi e ben definiti obiettivi, al fine di potenziare l’impatto degli interventi e di consentirne un pieno monitoraggio sull’attuazione. Per il 2014-2020, l’Italia beneficerà di un complesso di risorse comunitarie pari a 32.268 milioni di euro, di cui 7.695 milioni destinati alle regioni più sviluppate, 1.102 alle regioni in transizione (Abruzzo, Molise e Sardegna), 22.334 milioni alle regioni meno sviluppate (Basilicata, Calabria, Campania, Puglia e Sicilia) e 1.137 milioni alla cooperazione territoriale. Alla quota comunitaria si aggiungeranno il cofinanziamento nazionale – a carico del Fondo di rotazione per l’attuazione delle politiche comunitarie e previsto nella misura di 24.000 milioni dalla legge di stabilità per il 2014 – e, per i Programmi Operativi Regionali, la quota di cofinanziamento di fonte regionale, quantificabile in un importo pari al 30 per cento del cofinanziamento complessivo del programma operativo regionale.
Riguardo ai programmi operativi nazionali per il periodo 2014-2020 di più diretto interesse per la Commissione lavoro, segnala, tra quelli relativi a tutte le regioni: il programma concernente l’istruzione, la formazione professionale, e l’apprendimento permanente, quello inerente all’obiettivo tematico della promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità e del sostegno della mobilità dei lavoratori e quello concernente l’inclusione sociale e il programma YEI (Youth Employment Initiative), destinato agli Stati membri che presentino almeno in una regione tassi di disoccupazione giovanile superiori al 25 per cento e concernente i disoccupati di età non superiore a 25 anni o, nei Paesi che lo ritengano necessario, non superiore a 30 anni. I programmi operativi, nazionali o multiregionali, relativi soltanto alle regioni meno sviluppate ed a quelle in transizione sono due e concernono la ricerca e l’innovazione; le imprese e la competitività. I programmi operativi, nazionali o multiregionali, relativi, invece, alle sole regioni meno sviluppate sono tre e concernono le infrastrutture e le reti; i beni culturali; la legalità. Il quadro dei programmi è completato dai programmi operativi regionali e da quelli nei settori agricolo e forestale, dello sviluppo rurale, della pesca e degli affari marittimi.
Riguardo all’obiettivo tematico dell’investimento nell’istruzione, nella formazione professionale, nelle competenze e nell’apprendimento permanente, lo schema di Accordo indica tra le proprie priorità la riduzione e prevenzione dell’abbandono scolastico precoce e la promozione dell’uguaglianza di accesso ad un’istruzione prescolare, primaria e secondaria di buona qualità, il miglioramento della qualità e dell’efficacia dell’istruzione superiore e di livello equivalente e dell’accesso ad essa, il rafforzamento della parità di accesso alla formazione permanente per tutte le fasce di età, l’aggiornamento delle conoscenze e delle competenze della manodopera e la promozione di percorsi flessibili di apprendimento; il miglioramento dell’aderenza al mercato del lavoro dei sistemi d’insegnamento e di formazione e l’elevamento qualitativo dei sistemi di istruzione e formazione professionale. Per tale obiettivo tematico il documento fissa la quota di risorse comunitarie per l’Italia a 4.146 milioni di euro.
Riguardo all’obiettivo tematico concernente la promozione dell’occupazione sostenibile e di qualità ed il sostegno della mobilità dei lavoratori, lo schema di Accordo ritiene che le politiche attive per il lavoro si possano indirizzare in particolare verso la diffusione di strumenti in grado di compensare le maggiori difficoltà occupazionali di alcuni gruppi di lavoratori, incidendo, direttamente o indirettamente, sul costo del lavoro, anche mediante incentivi all’occupazione e, con particolare riferimento alle donne, mediante lo sviluppo dei servizi intesi alla conciliazione tra vita professionale e vita privata e familiare; in direzione dell’incremento dell’occupazione dei lavoratori anziani; a mezzo di forme di sostegno all’inserimento lavorativo dei lavoratori svantaggiati, degli immigrati e dei disabili; verso gli investimenti in istruzione e formazione di qualità, specialmente di tipo tecnico e professionale, la valorizzazione dell’alternanza istruzione-formazione-lavoro e l’impiego di tirocini e apprendistato; verso la promozione dell’autoimpiego e dell’imprenditorialità, in particolare attraverso l’estensione del microcredito; in direzione della programmazione e l’attuazione di interventi integrati e contestuali di politica attiva, passiva e di sviluppo industriale e territoriale. In merito a tali interventi, il documento rileva l’esigenza di incentrare l’azione su crisi aventi effetti particolarmente gravi sul fronte occupazionale e che riguardino grandi imprese, interi settori o distretti industriali. Al medesimo principio di integrazione e sinergia fra politiche di sviluppo e politiche attive del lavoro deve improntarsi la programmazione di misure di carattere preventivo, relative a situazioni incipienti di difficoltà, verso l’elevamento dei livelli di efficacia e di qualità dei servizi per l’impiego, attraverso la definizione dei livelli essenziali delle prestazioni (LEP) e degli standard minimi di servizio, la creazione di partenariati, il rafforzamento dell’utilizzo della rete EURES, il sostegno agli investimenti nelle infrastrutture e verso la diversificazione delle attività economiche e la creazione di nuove piccole imprese nelle aree rurali. Per quest’obiettivo tematico il documento prevede per l’Italia una quota di risorse comunitarie pari a 4.362 milioni di euro.
Riguardo all’obiettivo tematico di promozione dell’inclusione sociale e di contrasto della povertà e di ogni forma di discriminazione, il documento in esame propone due direttrici generali:l’adozione di un programma nazionale per la sperimentazione di misure rivolte alle famiglie in condizione di povertà o di esclusione sociale ed il ricorso a tipologie di intervento rivolte ai soggetti maggiormente distanti dal mercato del lavoro, i quali richiedono azioni ampie e diversificate di inclusione attiva. A tal fine per l’Italia la quota di risorse comunitarie stanziate è pari a 3.805 milioni di euro.
Conclusivamente, nell’apprezzare le finalità dell’Atto, il relatore si riserva la formulazione di una proposta di parere al termine del dibattito.
La presidente SPILABOTTE ringrazia il relatore per l’esauriente analisi e dichiara aperta la discussione generale.
La senatrice BENCINI (Misto) avanza dubbi in ordine alla portata concreta e alla ricaduta reale delle osservazioni che la Commissione è chiamata ad esprimere.
La presidente SPILABOTTE fa osservare che l’intento del documento è quello di un riequilibrio regionale tra gli stanziamenti; il RELATOREfa a sua volta notare che, come peraltro da lui già precisato nella illustrazione, nella redazione sono stati coinvolti tutti gli attori sociali.
La senatrice MUSSOLINI (FI-PdL XVII) ritiene che il documento si riduca ad una mera enunciazione di intenti e di intitolazioni di propositi, senza alcuna dettagliata spiegazione in ordine alla concreta destinazione degli stanziamenti. Ciò è aggravato dall’assenza di standarduniformi tra le Regioni, con specifico riferimento all’occupazione giovanile. Ritiene pertanto che il documento non risponda alla finalità strategica cui avrebbe dovuto assolvere; la stessa relazione illustrativa le appare insufficiente e in ogni caso la Commissione non ha alcuna possibilità di incidere sulla concreta attuazione dei suoi contenuti.
Dissente la senatrice PARENTE (PD), la quale sottolinea che il documento rappresenta il cardine di linee strategiche individuate e che il fatto che sovente le risorse stanziate non vengano utilizzate costituisce questione diversa. Semmai sono eccessivamente ridotti i tempi di esame dell’atto da parte del Parlamento, ma ciò non deve indurre a confonderne né a minimizzarne il contenuto.
La senatrice BENCINI (Misto), pur convenendo sulla grande importanza degli obiettivi tematici proposti nell’atto, precisa che i suoi dubbi attengono essenzialmente alla traduzione pratica di tali obiettivi ed esprime la sensazione che, nonostante il passare del tempo, le questioni all’ordine del giorno rimangano sostanzialmente immutate.
Il relatore ANGIONI (PD) conviene sulla necessità di approfondire in via generale l’esistenza in Italia di un problema di utilizzo dei fondi europei, che rappresenta un dato oggettivo e che investe tuttavia la capacità delle Regioni e degli enti locali. Senz’altro il documento in esame presenta grande complessità e sarebbe meritevole di tempi più ampi di approfondimento; la Commissione lavoro è tuttavia chiamata a valutare un salto culturale, che reputa assai positivo, riguardante la concentrazione degli stanziamenti su pochi e definiti programmi, specificamente mirati. E’ la prima volta che ciò avviene, e su questo egli esprime grande soddisfazione, perché la concentrazione delle risorse su programmi individuati può senz’altro agevolare l’utilizzo dei fondi medesimi.
La senatrice MUSSOLINI (FI-PdL XVII) ribadisce i propri dubbi e si domanda quale sede sia più appropriata di quella parlamentare per approfondire le ragioni per le quali i fondi restano inutilizzati e tentare di individuare gli strumenti più idonei per garantire il superamento di questo autentico blocco.
In considerazione dell’imminente inizio dei lavori dell’Assemblea, la PRESIDENTE rinvia il seguito della discussione generale e toglie la seduta.
La seduta termina alle ore 10,55.