SEDE REFERENTE
Giovedì 15 giugno 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 14.05.
Disposizioni in materia di modalità di pagamento delle retribuzioni ai lavoratori.
C. 1041 Di Salvo.
(Seguito dell’esame e conclusione).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento in titolo, rinviato, da ultimo, nella seduta del 20 aprile 2017.
Cesare DAMIANO, presidente, segnala che Commissione riprende l’esame della proposta di legge, ricordando che nella seduta del 20 aprile 2017 si era riservato di trasmettere alla Presidenza della Camera la richiesta di trasferimento in sede legislativa del nuovo testo della proposta di legge, come risultante dagli emendamenti approvati, una volta verificata la sussistenza dei requisiti prescritti dall’articolo 92, comma 6, del Regolamento. Al riguardo, rappresenta che mentre la Ministra per i rapporti con il Parlamento ha comunicato l’assenso del Governo al trasferimento in sede legislativa della proposta di legge, non risulta ancora acquisito il consenso di tutti i rappresentanti di gruppo o del necessario numero di componenti della Commissione.
Pertanto, nella riunione dell’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi dello scorso 8 giugno, nelle more dell’acquisizione di tali consensi, si è convenuto sull’opportunità di procedere in ogni caso al conferimento del mandato alla relatrice a riferire favorevolmente in Assemblea, fermo restando che qualora si verificasse successivamente la sussistenza dei requisiti prescritti dall’articolo 92, comma 6, del Regolamento, si procederà a richiedere il trasferimento in sede legislativa del nuovo testo della proposta.
Nessuno chiedendo di intervenire, pone in votazione la proposta di conferire alla deputata Valentina Paris il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea sul testo della proposta di legge Atto Camera n. 1041 risultante dagli emendamenti approvati in sede referente, avvertendo che, se non vi sono obiezioni, in caso di approvazione la presidenza si intende autorizzata al coordinamento formale del testo.
La Commissione delibera di conferire alla deputata Valentina Paris il mandato a riferire favorevolmente in Assemblea.
Delibera, altresì, di chiedere l’autorizzazione a riferire oralmente.
Cesare DAMIANO, presidente, avverte che la presidenza si riserva di designare i componenti del Comitato dei nove sulla base delle indicazioni dei gruppi.
La seduta termina alle 14.10.
RISOLUZIONI
Giovedì 15 giugno 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 14.10.
7-01093 Boccuzzi: Esenzione dalla restituzione delle somme percepite a titolo di benefici previdenziali per l’esposizione all’amianto da lavoratori dipendenti di S.V.O.A. Spa e SOMI impianti Srl, con particolare riferimento a quelli che hanno contratto patologie asbesto-correlate.
(Seguito della discussione e rinvio).
La Commissione prosegue la discussione della risoluzione rinviata nella seduta del 29 settembre 2016.
Antonio BOCCUZZI (PD), nell’auspicare che alla ripresa della discussione della risoluzione corrisponda un rinnovato interesse per la materia affrontata dall’atto di indirizzo, che possa portare anche ad una sua rapida approvazione, osserva che le criticità evidenziate traggono origine innanzitutto dalla imperfetta scrittura della vigente normativa, che potrebbe essere sensibilmente migliorata qualora avessero corso le iniziative legislative volte a promuovere la redazione di un testo unico della normativa in materia di amianto.
Ricorda, in particolare, i casi oggetto dell’atto di indirizzo, sottolineando come siano stati negati benefici previdenziali connessi all’esposizione all’amianto a lavoratori che, successivamente, hanno contratto patologie asbesto-correlate e, che, in alcuni casi, sono morti per effetto di tali patologie. Giudica, pertanto, assurda la pretesa di recuperare le somme erogate rivolgendosi agli eredi dei lavoratori, morti a causa dell’esposizione all’amianto. Reputa, in proposito, opportuno un approfondimento sulle questioni sollevate dalla risoluzione anche attraverso l’interlocuzione con rappresentanti dell’Istituto nazionale della previdenza sociale, eventualmente nell’ambito di una audizione di carattere informale.
Tiziana CIPRINI (M5S) a nome dei deputati del MoVimento 5 Stelle che compongono la Commissione, chiede di sottoscrivere la risoluzione ricordando che sulla medesima materia la propria parte politica ha presentato atti di sindacato ispettivo presso le due Camere.
Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito della discussione della risoluzione ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.20.
UFFICIO DI PRESIDENZA INTEGRATO DAI RAPPRESENTANTI DEI GRUPPI
Giovedì 15 giugno 2017.
L’ufficio di presidenza si è riunito dalle 14.20 alle 14.30.
AVVERTENZA
Il seguente punto all’ordine del giorno non è stato trattato:
INTERROGAZIONI
5-11396 Gnecchi: Applicazione alle università private di agevolazioni contributive riferite a lavoratori dipendenti del settore privato.
5-11461 Lombardi: Iniziative volte a salvaguardare i livelli occupazionali nella società Wind 3 in relazione alla previsione dell’esternalizzazione del customer care della società Tre.
ATTI DELL’UNIONE EUROPEA
Giovedì 15 giugno 2017. – Presidenza del presidente della XI Commissione Cesare DAMIANO. – Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba.
La seduta comincia alle 13.35.
Comunicazione della Commissione al Parlamento europeo, al Consiglio, al Comitato economico e sociale europeo e al Comitato delle regioni – Istituzione di un pilastro europeo dei diritti sociali, corredata dai relativi documenti di lavoro dei servizi della Commissione.
COM(2017) 250 final, SWD (2017) 200 final e SWD (2017) 201 final.
Proposta di proclamazione interistituzionale sul pilastro europeo dei diritti sociali.
COM (2017) 251 final.
(Seguito dell’esame congiunto, ai sensi dell’articolo 127, comma 1, del Regolamento, e rinvio).
Le Commissioni riunite proseguono l’esame congiunto dei documenti rinviato nella seduta del 17 maggio 2017.
Cesare DAMIANO, presidente, segnala in primo luogo che con lettera in data 12 giugno 2017 il primo vicepresidente della Commissione europea, Frans Timmermans, e la Commissaria europea per l’occupazione, gli affari sociali, le competenze e la mobilità dei lavoratori, Marianne Thyssen, hanno inviato una lettera di risposta al documento approvato dalle Commissioni riunite XI e XII sulla comunicazione della Commissione «Avvio di una consultazione su un pilastro europeo dei diritti sociali (COM(2016)127 final), che può costituire un importante elemento di valutazione anche ai fini della disamina dei documenti all’esame delle Commissioni riunite.
Ricorda, inoltre, che nella seduta del 24 maggio 2017 si era convenuto sull’opportunità di acquisire gli orientamenti dell’Esecutivo con riferimento ai documenti in esame.
Dà, quindi, la parola al rappresentante del Governo.
Il sottosegretario Luigi BOBBA ricorda, in primo luogo, che l’impegno degli Stati membri dell’Unione europea per il rafforzamento della dimensione sociale dell’Unione è stata riaffermata nella Dichiarazione dei leader dei ventisette Stati membri e del Consiglio europeo, del Parlamento europeo e della Commissione europea per i sessant’anni dei Trattati di Roma. Segnala che il Governo Italiano ha espresso una più ampia riflessione sulla dimensione sociale dell’Europa a seguito della Dichiarazione di Roma del 25 marzo 2017 nel position paper su «The future of the Social Dimension of Europe» preparatorio all’omonimo documento della Commissione europea. Il position paper ribadisce l’adesione dell’Italia a politiche e azioni comuni che comportino l’avanzamento sociale nell’UE e che si ispirino ai seguenti principi: equità sociale, convergenza sociale, politiche sociali come fattori di competitività e innovazione, politiche macroeconomiche coerenti, dialogo sociale.
Il documento individua dodici politiche prioritarie: promuovere l’occupazione, in particolare per i giovani; realizzare condizioni di lavoro dignitose per tutti; garantire una completa protezione sociale e l’inclusione sociale per tutti; promuovere la transizione verso l’economia verde e digitale, con adeguate risorse finanziarie e opportunità per la formazione; innalzamento ed aggiornamento costante delle competenze, in particolare nel settore digitale; promuovere la parità di trattamento e le pari opportunità; facilitare la mobilità dei lavoratori, degli studenti e dei tirocinanti; integrare i lavoratori migranti ed i richiedenti asilo; combattere l’emarginazione e la povertà; sostenere l’impiego delle donne, anche attraverso adeguate politiche di conciliazione ed iniziative a favore della genitorialità e della cura dei bambini; garantire la sostenibilità dei regimi pensionistici e previdenziali a lungo termine; garantire l’accesso universale ai servizi sociali di base ed estendere i diritti e la protezione sociale ai lavoratori non tradizionali.
Sottolinea che il raggiungimento degli ambiziosi obiettivi della dimensione sociale europea richiede un impegno congiunto sia a livello nazionale che europeo. Molti Stati stanno attuando riforme strutturali. Il ruolo del livello europeo dovrebbe essere quello di sostenere l’impegno degli Stati membri, con una serie di azioni e iniziative che possano completare le azioni nazionali per: rendere più flessibile e sinergico l’uso dei fondi destinati alle finalità sociali nel nuovo quadro finanziario dell’Unione; rifinanziare l’Iniziativa per l’occupazione dei giovani e il programma Erasmus Plus 2020; sostenere la parità di rappresentanza tra uomini e donne nel settore pubblico e nei processi decisionali; promuovere l’integrazione sociale dei migranti secondo principi di solidarietà; attuare l’Agenda Urbana per ridurre l’emarginazione sociale; incoraggiare il settore privato a investire nell’economia sociale e nella finanza etica; attuare il sussidio europeo di disoccupazione proposto dall’Italia in funzione anticiclica; favorire le politiche a supporto della produttività connesse ai salari.
Ricorda che il 26 aprile scorso il Presidente Juncker ha lanciato il Pilastro europeo dei diritti sociali frutto di un lavoro preparatorio durato un anno e mezzo che ha visto coinvolti istituzioni, cittadini, parti sociali, società civile. Tra la proposta originaria di Pilastro, dell’8 marzo 2016, e la Raccomandazione dell’aprile 2017 (C(2017)2600 final) una lunga consultazione pubblica voluta dalla Commissione ha comportato la revisione e sistematizzazione delle tre aree di policy («Pari opportunità e accesso al mercato del lavoro», «Condizioni di lavoro eque» e «Protezione sociale e inclusione») e dei venti ambiti di intervento prioritario del Pilastro, che ne rappresentano principi e diritti già contenuti nei Trattati dell’Unione, da quello costitutivo a quello sul funzionamento dell’Unione europea sino alla Carta dei diritti fondamentali. Secondo la Commissione, la creazione di un Pilastro europeo dei diritti sociali dovrebbe essere parte di uno sforzo complessivo volto a costruire un modello di crescita più inclusivo che favorisca l’aumento della competitività dell’Unione europea, gli investimenti, la creazione di nuovo lavoro e la coesione sociale.
La Comunicazione della Commissione e la Proposta di proclamazione interistituzionale sul Pilastro dei diritti sociali declinano i venti principi e diritti specificando come il Pilastro non estenda i poteri dell’Unione, ma poggi sulla cooperazione tra i diversi livelli decisionali, nel rispetto del principio di sussidiarietà. L’idea della Commissione è quella di «approvare» innanzitutto l’obiettivo politico del Pilastro dei diritti sociali, aggiornare o completare la normativa europea laddove necessario, attuare pienamente quella vigente, monitorare i progressi compiuti dagli Stati membri nell’ambito del Semestre europeo e trarre, dall’intero esercizio, indicazioni per il completamento dell’Unione economica e monetaria, rafforzando, in questo contesto, il dialogo sociale e assicurando un sostegno finanziario, derivante prevalentemente dal Fondo sociale europeo, nella decisione sul quadro finanziario post 2020.
La Comunicazione della Commissione (COM (2017) 250 final), oltre a individuare lo scenario politico e la natura legale del Pilastro e a disegnarne il percorso di attuazione, propone di utilizzare le risorse e i fondi europei per sostenere le politiche connesse al Pilastro nei prossimi anni (Fondo sociale europeo, Fondo europeo per il sostegno ai non abbienti, Fondo europeo di contrasto alla globalizzazione). La Commissione spinge affinché la Proclamazione interistituzionale sul Pilastro europeo dei diritti sociali, resa pubblica il 26 aprile 2017 (COM(2017) 251 final), sia approvata dalle tre istituzioni dell’Unione europea entro la fine del 2017 nella sede che si riterrà più opportuna e secondo il processo più snello.
Un documento di benchmarking, il cosiddetto social scoreboard, accompagna i principi, individuando dodici aree prioritarie e una serie di indicatori, basati su dati quantitativi già esistenti, raccolti da Eurostat e OCSE, sui quali sarà misurato il progresso «sociale» degli Stati membri. Tale esercizio di monitoraggio sarà strettamente collegato al Semestre europeo. Del «pacchetto sociale» lanciato dalla Commissione il 26 aprile è parte integrante l’iniziativa per sostenere l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare di genitori e prestatori di assistenza che lavorano (COM(2017) 252 final). Il cosiddetto Pacchetto Work-life balance contiene una proposta di direttiva, che abroga e sostituisce la vigente direttiva 2010/18/UE sul congedo parentale. La proposta introduce il congedo di paternità per almeno dieci giorni lavorativi, da fruire in occasione della nascita. Il congedo parentale individuale, di almeno quattro mesi non trasferibili tra genitori, viene esteso nella fruizione fino ai dodici anni del bambino (da poter godere con flessibilità di orario). Anche i familiari che prestano assistenza a persone inabili hanno diritto a cinque giorni lavorativi di congedo. Tutti questi congedi devono essere coperti da indennità pari almeno all’indennità di malattia. Sia il social scoreboard che la proposta di direttiva per l’equilibrio tra attività professionale e vita familiare sono guardate con spirito costruttivo dall’Italia che ne valuta con attenzione gli aspetti più critici.
Ricorda che il prossimo appuntamento importante sul tema sarà il Vertice sociale sull’equità del lavoro e della crescita che si terrà Göteborg il 17 novembre 2017. I punti di attenzione del Vertice sociale saranno: lavori equi, crescita inclusiva, pari opportunità, responsabilità condivisa. Il Vertice sociale consentirà di inserire le priorità sociali al centro dell’Agenda europea, dimostrando con i fatti che un’Europa più sociale è possibile, se si garantiscono condizioni di lavoro eque, mercati del lavoro efficaci e un forte dialogo sociale.
In conclusione ribadisce che il Governo sostiene l’attuazione di questo ambizioso programma sociale dell’Unione europea. Anche l’Italia, infatti, è chiamata a preparare la strada per l’attuazione del pilastro nel rispetto delle competenze ai vari livelli istituzionali e nella consapevolezza che saranno presumibilmente necessarie ulteriori iniziative legislative affinché alcuni principi e diritti compresi nel pilastro divengano effettivi.
Marialuisa GNECCHI (PD), riallacciandosi a quanto dichiarato dal rappresentante del Governo in materia di contrasto alle disuguaglianze, ricorda che la XI Commissione ha condotto una specifica indagine sull’impatto della normativa previdenziale sulle donne, che ha messo in luce la necessità di intervenire per riequilibrare una situazione che vede le donne fortemente penalizzate sia nel corso della vita attiva sia all’accesso al pensionamento. Tuttavia, nel corso di questa legislatura, pur essendo emersa una certa disponibilità del legislatore all’introduzione dei necessari correttivi alla normativa vigente, spesso con decisioni di carattere amministrativo si è impedita una corretta applicazione delle disposizioni approvate dalle aule parlamentari. Richiama, ad esempio, il caso dell’applicazione del comma 15-bis dell’articolo 24 del decreto-legge n. 201 del 2011, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 214 del 2011, che prevede l’accesso al pensionamento con i requisiti vigenti prima della manovra per una serie di soggetti, tra cui le donne nate nel 1952, fortemente penalizzate dall’entrata in vigore della riforma pensionistica. Cita anche ulteriori casi, come l’ampliamento delle possibilità di cumulo o la estensione della sperimentazione di «Opzione donna», in cui il Parlamento ha dovuto confrontarsi con incomprensibili resistenze di natura soprattutto amministrativa. Apprezzando, pertanto, l’impegno espresso dal Governo a sostegno del Pilastro europeo dei diritti sociali, auspica che questo si sostanzi anche in un’azione decisa a favore delle donne, sia sul mercato del lavoro sia al termine della vita attiva.
Davide BARUFFI (PD), relatore per la XI Commissione, prendendo atto dell’ampia ricostruzione illustrata dal sottosegretario Bobba, segnala tuttavia l’esigenza, emersa anche in occasione dell’esame della comunicazione della Commissione relativa all’avvio di una consultazione su un pilastro europeo dei diritti sociali e della prima stesura del pilastro dei diritti sociali, di rafforzarne le fondamenta, anche di carattere finanziario, al fine di evitare che le ambiziose proclamazioni in esso contenute rimangano meri enunciati di principio, privi di efficacia sul piano concreto. A suo avviso, quindi, la questione di fondo che si deve affrontare nella discussione dei documenti in esame attiene all’individuazione delle risorse dell’Unione europea da destinare al sostegno dei diritti proclamati nell’ambito del pilastro europeo dei diritti sociali, in quanto, in assenza di un adeguato livello di investimenti, sussiste il rischio che, in caso di crisi di carattere asimmetrico a livello continentale, le differenze tra gli Stati membri si allarghino anziché ridursi. In questa ottica, deve anche considerarsi, a suo avviso, l’opportunità di avvalersi di opportuni margini di flessibilità rispetto alla rigida applicazione delle regole del patto di stabilità e crescita. Ritiene, inoltre, che si debba valutare con favore la possibilità di valorizzare adeguatamente gli indicatori connessi all’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali nell’ambito delle procedure del Semestre europeo, sottolineando tuttavia che essi dovrebbero assumere un valore analogo a quello degli indicatori di carattere economico-finanziario. Giudica, pertanto, necessario che il Governo si impegni con decisione su questi temi, al fine di garantire un esito positivo della discussione sui contenuti del pilastro, evitando che essa si traduca nell’ennesima occasione persa per allargare le basi dell’Unione europea e, al suo interno, dell’unione economica e monetaria.
Claudio COMINARDI (M5S), nell’osservare che i documenti in esame affrontano temi di grande rilievo, quali la riduzione delle disuguaglianze, il contrasto della disoccupazione, la riduzione della povertà, rileva l’esigenza di interrogarsi su quale sia, nell’attuale contesto, la definizione di crisi, evidenziando che dal 2007 a oggi il livello di risparmio privato si è incrementato e che le dieci famiglie più ricche nel nostro Paese hanno incrementato la propria ricchezza, mentre il numero delle persone in condizione di povertà è triplicato. In questi anni, si sono quindi rafforzate le disuguaglianze sociali, misurate puntualmente dall’indice di Gini, in un quadro che ha visto indebolirsi, in particolare, la posizione degli ultracinquantenni, che – qualora fuoriescano dal mondo del lavoro – si trovano privi di una rete di protezione adeguata sul piano del sostegno al reddito. Evidenzia, a tale proposito, che anche le misure adottate dalla maggioranza, volte a introdurre il cosiddetto reddito di inserimento, si sono rivelate del tutto inadeguate, a causa dell’evidente insufficienza delle risorse stanziate. Invita, inoltre, a considerare che, nonostante la ricchezza privata sia cresciuta, essa non è stata destinata a un incremento degli investimenti, salvo che per la realizzazione di speculazioni finanziarie, mentre una parte significativa della popolazione incontra difficoltà nell’accedere a beni di prima necessità.
Ritiene, pertanto, necessario che su questi temi siano assunti impegni più concreti, che sarebbero, del resto, in linea non solo con i contenuti dei documenti in esame, ma anche con quelli della vigente normativa dell’Unione europea.
Cesare DAMIANO, presidente, nessun altro chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame dei documenti ad altra seduta.
La seduta termina alle 14.
SEDE REFERENTE
Mercoledì 14 giugno 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO. — Interviene il sottosegretario di Stato per il lavoro e le politiche sociali, Luigi Bobba.
La seduta comincia alle 15.
Norme in materia di rappresentanza e rappresentatività delle organizzazioni sindacali e di efficacia dei contratti collettivi di lavoro.
C. 5 Iniziativa popolare, C. 519 Damiano, C. 709 Airaudo, C. 1376 Polverini, C. 1549 Tinagli.
(Seguito dell’esame e rinvio – Nomina di un comitato ristretto).
La Commissione prosegue l’esame delle proposte di legge, rinviato, da ultimo, nella seduta del 5 agosto 2015.
Cesare DAMIANO, presidente, ricorda che nei primi mesi della legislatura la Commissione ha svolto un lungo e articolato ciclo di audizioni sulle proposte di legge.
Considerata l’attualità del tema, nella riunione dell’Ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, dell’8 giugno 2017 si è convenuto di riprendere l’esame delle proposte al fine di valutare le modalità di prosecuzione del loro esame.
Dà quindi la parola al relatore, onorevole Giuseppe Zappulla, per acquisire le sue proposte al riguardo, anche con riferimento alla nomina di un Comitato ristretto al quale affidare l’ulteriore svolgimento dell’istruttoria.
Giuseppe ZAPPULLA (MDP), relatore, osserva che il tema della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni sindacali è tornato di stringente attualità e che, per di più, sta maturando tra le forze sociali la consapevolezza dell’opportunità di introdurre una regolamentazione legislativa in materia anche con riferimento alle organizzazioni rappresentative dei datori di lavoro. Il Parlamento, pertanto, nella piena legittimità dell’esercizio dei suoi poteri, è chiamato a elaborare una disciplina che sia di sostegno, non certo di contrasto o di sostituzione, a tali riflessioni che, specialmente negli ultimi tempi, si sono concretizzate anche in documenti unitari, di cui non è possibile, a suo avviso, non tenere conto. Alla luce di tali considerazioni, ritiene opportuno che la Commissione riprenda le fila del ragionamento che aveva avviato, procedendo alla nomina di un Comitato ristretto che, tenendo anche conto del cospicuo materiale già raccolto nel corso del ciclo di audizioni svolto, possa giungere alla formulazione di un testo il più possibile unitario, da sottoporre all’esame della Commissione. Al fine di procedere all’elaborazione di un testo che tenga conto dell’evoluzione delle posizioni delle parti sociali, si riserva di avviare contatti di carattere informale con le organizzazioni maggiormente rappresentative dei lavoratori e dei datori di lavoro.
Cesare DAMIANO, presidente, condividendo quanto testé affermato dal relatore, sottolinea l’opportunità di allargare la riflessione della Commissione anche al tema della rappresentanza e della rappresentatività delle organizzazioni datoriali, allo scopo di contrastare il diffondersi di pratiche di dumping sociale che si sostanziano in una contrattazione al ribasso che sfocia nella stipula di contratti «pirata», che prevedono ridotte tutele e rinunce ai diritti dei lavoratori, da parte di organizzazioni costituite ad hoc. La diffusione di tale fenomeno è, a suo avviso, tra le cause che hanno portato negli ultimi anni alla maturazione tra le parti sociali della consapevolezza dell’opportunità di intervenire anche in via legislativa sul tema, come dimostra anche l’avviso comune sottoscritto da CGIL, CISL e UIL, da un lato, e Confindustria, dall’altro. L’intervento del Parlamento, pertanto, avrebbe la funzione di accompagnare e sostenere tale nuova consapevolezza, assecondando e dando veste legislativa alle posizioni nel frattempo in corso di elaborazione tra le parti sociali. Alla luce di ciò, concordando con la proposta del relatore, propone di nominare un Comitato ristretto per il seguito dell’istruttoria legislativa sulle proposte di legge.
La Commissione delibera di nominare un Comitato ristretto, riservandosi la presidenza di indicarne i componenti sulla base della designazione dei gruppi.
Cesare DAMIANO, presidente, rinvia, quindi, il seguito dell’esame delle proposte di legge ad altra seduta.
La seduta termina alle 15.10.
SEDE CONSULTIVA
Mercoledì 14 giugno 2017. — Presidenza del presidente Cesare DAMIANO.
La seduta comincia alle 15.15.
Introduzione dell’articolo 28-sexies del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di compensazione e di certificazione dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
C. 3411 Cancelleri.
(Parere alla VI Commissione).
(Seguito dell’esame e conclusione – Parere favorevole con osservazioni).
La Commissione prosegue l’esame del provvedimento, rinviato nella seduta del 13 giugno 2017.
Cesare DAMIANO, presidente, chiede alla relatrice se voglia illustrare la sua proposta di parere.
Anna GIACOBBE (PD), relatrice, illustra la sua proposta di parere favorevole sul provvedimento, soffermandosi, in particolare, sul contenuto delle osservazioni.
La Commissione approva la proposta di parere favorevole con osservazioni formulata dalla relatrice.
La seduta termina alle 15.20.
SEDE CONSULTIVA
Martedì 13 giugno 2017. — Presidenza del vicepresidente Walter RIZZETTO.
La seduta comincia alle 14.30.
Introduzione dell’articolo 28-sexies del decreto del Presidente della Repubblica 29 settembre 1973, n. 602, in materia di compensazione e di certificazione dei crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni.
C. 3411 Cancelleri.
(Parere alla VI Commissione).
(Esame e rinvio).
La Commissione inizia l’esame del provvedimento.
Walter RIZZETTO, presidente, avverte che, secondo quanto convenuto nella riunione dell’ufficio di presidenza, integrato dai rappresentanti dei gruppi, svoltasi l’8 giugno scorso, l’esame del provvedimento, ai fini dell’espressione del parere di competenza alla VI Commissione, proseguirà nella seduta di domani, 14 giugno 2017.
Dà quindi la parola alla relatrice, onorevole Anna Giacobbe, per la sua relazione introduttiva.
Anna GIACOBBE (PD), relatrice, nel segnalare che la Commissione di merito ha concluso l’esame preliminare del provvedimento, senza approvare proposte emendative, fa presente che la proposta di legge consta di due articoli ed è volta a integrare la vigente disciplina inerente la compensazione dei crediti con le Pubbliche amministrazioni coi debiti nei confronti delle stesse, recata dagli articoli da 28-bis a 28-quinquies del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973.
Ricorda, in particolare, che l’articolo 28-bis prevede la possibilità del pagamento delle imposte dirette mediante cessione di beni culturali, mentre l’articolo 28-ter prevede, in sede di erogazione di un rimborso d’imposta, la possibilità di compensazione volontaria tra crediti d’imposta e debiti iscritti a ruolo. Il successivo articolo 28-quater dispone che, a partire dal 1ogennaio 2011, i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti dello Stato, degli enti pubblici nazionali, delle regioni, degli enti locali e degli enti del Servizio sanitario nazionale per somministrazione, forniture e appalti possono essere compensati con le somme dovute a seguito di iscrizione a ruolo, previa presentazione di apposita certificazione. Infine, l’articolo 28-quinquies disciplina la procedura per la compensazione dei crediti con le somme dovute nelle varie fasi del procedimento tributario.
L’articolo 1 della proposta di legge in esame, introduce nel decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 un nuovo articolo 28-sexies, che lascia quindi impregiudicate le richiamate disposizioni in tema di compensazione e, in particolare, quella di cui all’articolo 28-quater del medesimo decreto del Presidente della Repubblica. In particolare, con una norma che – secondo quanto indicato nella relazione illustrativa che accompagna il provvedimento – intende introdurre una compensazione «universale», si prevede che, su richiesta del soggetto creditore della pubblica amministrazione, possano essere compensati i crediti non prescritti, certi, liquidi ed esigibili, maturati nei confronti delle amministrazioni pubbliche e delle società a prevalente partecipazione pubblica, per somministrazioni e forniture di beni e servizi, con i debiti relativi a imposte erariali, contributi previdenziali e assicurativi.
La norma, quindi, elenca nel dettaglio la tipologia dei debiti ammessi a compensazione, richiamando, in particolare, per quanto riguarda, le entrate erariali, le imposte sui redditi, relative addizionali e ritenute alla fonte riscosse mediante versamento diretto, l’imposta sul valore aggiunto, le imposte sostitutive delle imposte sui redditi e dell’imposta sul valore aggiunto e l’imposta regionale sulle attività produttive. Per quanto di interesse dalla Commissione, si fa inoltre riferimento ai contributi previdenziali dovuti da titolari di posizione assicurativa in una delle gestioni amministrate da enti previdenziali, comprese le quote associative, e ai contributi previdenziali e assistenziali dovuti dai datori di lavoro e dai committenti di prestazioni di collaborazione coordinata e continuativa di cui all’articolo 59, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986. A tale riguardo, occorre considerare che la norma richiama erroneamente una disposizione inesistente, intendendo – con ogni probabilità – fare riferimento all’articolo 51, comma 2, lettera a), del testo unico delle imposte sui redditi, il quale prevede che non concorrono a formare il reddito, tra l’altro, i contributi previdenziali e assistenziali.
La disposizione prevede, inoltre, che siano compensabili i premi per l’assicurazione contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, nonché ulteriori tipologie di entrate di natura tributaria, previdenziale e assicurativa individuate con decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, di concerto con i Ministri competenti per settore.
Rispetto alla normativa vigente, occorre considerare in primo luogo che, allo stato, la compensazione con crediti derivanti da somministrazioni e forniture è consentita solo in presenza di debiti iscritti a ruolo. Parimenti, l’articolo 28-quater del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 prevede che la compensazione si applichi a crediti nei confronti delle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, che qualifica come tali tutte le amministrazioni dello Stato, ivi compresi gli istituti e le scuole di ogni ordine e grado e le istituzioni educative, le aziende ed amministrazioni dello Stato ad ordinamento autonomo, le Regioni, le Province, i Comuni, e loro consorzi e associazioni, le istituzioni universitarie, gli Istituti autonomi case popolari, le Camere di commercio, industria, artigianato e agricoltura e loro associazioni, tutti gli enti pubblici non economici nazionali, regionali e locali, le amministrazioni, le aziende e gli enti del Servizio sanitario nazionale, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (ARAN) e le Agenzie di cui al decreto legislativo n. 300 del 1999. La proposta in esame si applica, invece, anche ai crediti nei confronti di società a prevalente partecipazione pubblica. Inoltre, per quanto attiene ai crediti compensabili la norma fa riferimento a somministrazioni e forniture di beni e servizi, mentre l’articolo 28-quater del decreto del Presidente della Repubblica n. 602 del 1973 richiama i crediti per somministrazione, forniture e appalti. Le categorie di debiti compensabili appaiono sostanzialmente assimilabili a quelle compensabili ai sensi della normativa vigente, che fa riferimento ai contributi assistenziali e previdenziali e ai premi per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni e le malattie professionali. Andrebbe chiarita, tuttavia, la portata della disposizione che fa riferimento ai contributi previdenziali dovuti da titolari di posizione assicurativa in una delle gestioni amministrate da enti previdenziali, comprese le quote associative. La disposizione sembra, infatti, riferirsi a contributi e quote associative dovuti nei confronti degli enti di previdenza privatizzati di cui al decreto legislativo 30 giugno 1994, n. 509, e al decreto legislativo 10 febbraio 1996, n. 103.
Ai sensi del comma 2 della novella, per i crediti di ammontare inferiore al debito la compensazione è ammessa solo fino a capienza dell’intero credito. Per i crediti di ammontare superiore al debito, invece, si prevede la possibilità di compensare il credito in tutto o in parte, su indicazione del creditore. Sulla base di quanto previsto dal successivo comma 3, per la compensazione è comunque necessaria la preventiva certificazione del credito ai sensi della disciplina generale in materia dettata dall’articolo 9, commi 3-bis e 3-ter, del decreto-legge 29 novembre 2008, n. 185, convertito, con modificazioni, dalla legge n. 2 del 2009. Tali disposizioni, peraltro, si applicano solo alle pubbliche amministrazioni di cui all’articolo 1, comma 2, del decreto legislativo n. 165 del 2001, e non sembrerebbero riferirsi alle società a prevalente partecipazione pubblica, richiamate dal comma 1 del nuovo articolo 28-sexies del decreto del Presidente della Repubblica n. 917 del 1986. Il comma 4 si occupa delle modalità della compensazione, disponendo che essa è realizzata nell’ambito delle ordinarie scadenze dichiarative e di versamento con l’utilizzo del modello F24 ed esclusivamente attraverso i servizi telematici messi a disposizione dall’Agenzia delle entrate e dall’ente previdenziale, assistenziale e assicurativo. La compensazione è trasmessa immediatamente con flussi telematici alla piattaforma elettronica per la gestione telematica del rilascio delle certificazioni, predisposta dal Ministero dell’economia e delle finanze – Dipartimento della Ragioneria generale dello Stato, con modalità idonee a garantire l’utilizzo univoco del credito certificato. Ai sensi del comma 5 dell’articolo 28-sexies, entro sessanta giorni dal termine indicato nella certificazione, l’amministrazione pubblica debitrice deve provvedere al versamento dell’importo certificato oggetto di compensazione. Nel caso di mancato versamento, si procede al recupero del credito secondo le modalità stabilite dal primo comma del citato articolo 28-quinquies e dal decreto del Ministro dell’economia e delle finanze 14 gennaio 2014.
L’articolo 1, comma 2, della proposta in commento affida la determinazione dei termini e le modalità di attuazione delle nuove norme a un decreto del Ministro dell’economia e delle finanze, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore del provvedimento in esame.
L’articolo 2 della proposta reca la decorrenza del provvedimento in esame, che si applica ai redditi, rectius crediti, maturati e certificati alla data di entrata in vigore del provvedimento.
Conclusivamente, evidenzia che la relazione illustrativa allegata alla proposta di legge indica che essa ha lo scopo di aumentare la liquidità delle piccole e medie imprese, per un ammontare pari a circa 30-35 miliardi di euro. Nel ritenere che si tratti di una finalità meritevole della massima considerazione, anche alla luce dei suoi potenziali effetti sul sistema economico, rileva l’esigenza di verificare anche attraverso opportuni approfondimenti in sede tecnica quali possano esserne le implicazioni sugli equilibri di cassa delle amministrazioni pubbliche interessate e, in particolare, su quelli degli enti previdenziali.
Walter RIZZETTO, presidente, nessuno chiedendo di intervenire, rinvia il seguito dell’esame del provvedimento alla seduta convocata per la giornata di domani.
La seduta termina alle 14.45.