Il dato sull’andamento del PIL conferma il permanere di una sostanziale staticità dell’economia italiana che, negli ultimi due anni è mezzo, è tornata ai deludenti profili di sviluppo pre-pandemici (dal primo trimestre del 2023 ad oggi la crescita è stata solo dell’1%). La stima odierna, peggiore delle nostre previsioni (0,2% e 0,6%), si inserisce in un contesto europeo complessivamente poco dinamico che pure presenta qualche significativa differenza: se l’Italia e la Germania sono praticamente ferme, la Spagna e la Francia mostrano andamenti migliori: questo il commento dell’Ufficio Studi di Confcommercio ai dati Istat di oggi.
Quello che continua a mancare all’economia italiana – prosegue la nota – è il contributo della domanda interna e, più precisamente, della spesa delle famiglie. Andamento che, anche alla luce dei buoni dati sul mercato del lavoro di settembre e dell’andamento dell’inflazione ampiamente sotto controllo, oltre a un reddito disponibile reale in recupero, sembra trovare sempre meno ragioni nelle variabili economiche fondamentali, mentre assumerebbero valore interpretativo le dimensioni psicologiche che implicano, al di là di oscillazioni transitorie, una scarsa fiducia sul futuro.
E’ proprio alla luce di questo quadro fortemente incerto – conclude Confcommercio – che bisogna valutare con prudenza anche la crescita degli occupati a settembre. Certamente sono positivi sia il crescente apporto dei dipendenti a tempo indeterminato sia il rallentamento delle ore autorizzate per le diverse forme di integrazione salariale, ma al sistema Italia manca ancora la scintilla per innescare un ritorno a consumi più dinamici e quindi a una crescita meno stentata. Nel frattempo, considerando anche l’impatto negativo dell’effetto dei giorni di calendario, si affievoliscono le speranze di chiudere il 2025 sopra il mezzo punto percentuale di crescita.

























