Presentata oggi a Milano la settima edizione della ricerca “Esportare la dolce vita”, condotta dal Centro Studi Confindustria e da Prometeia con il contributo di 9 associazioni di Confindustria – Anfao, Assica, Assocalzaturifici, Confindustria Alberghi, FederlegnoArredo, Federorafi, Federvini, Sistema Moda Italia e Ucina. La ricerca CSC-Prometeia analizza gli stili di vendita e consumo dei prodotti italiani “belli e ben fatti “ (BBF) nei nuovi mercati emergenti ed evidenzia che le vendite raggiungeranno i 15 miliardi di euro nel 2021, con un aumento complessivo del 43% in sei anni.
In particolare, lo studio si sofferma sull’andamento dei settori alimentare, arredamento, abbigliamento e tessile casa, calzature, occhialeria e oreficeria-gioielleria. Nel 2021 le importazioni di BBF italiani del settore alimentare arriveranno a 2,8 miliardi di euro, 598 milioni in più rispetto al 2015, con i salumi a 42 milioni di euro, in crescita di 5,6 milioni, e VSA a 488 milioni di euro, in crescita di 107 milioni; quelle dell’arredamento saliranno fino a 3,3 miliardi di euro, da 2,1 miliardi; quelle dell’abbigliamento aumenteranno fino a 3,5 miliardi, dai 2,6 miliardi, con metà della domanda incrementale proveniente da Russia e Cina; quelle delle calzature arriveranno a 1,7 miliardi, con un aumento di 582 milioni, metà del quale proverrà dalla Russia, che nonostante le difficoltà rimane il principale sbocco, e dalla Cina; quelle dell’occhialeria saliranno fino a 934 milioni di euro, da 608 milioni, con un contributo di 166 milioni d’import, circa la metà dell’aumento, da parte di Cina, Emirati, Turchia e Brasile; infine, quelle di oreficeria-gioielleria cresceranno fino a 2,7 miliardi di euro, 904 milioni in più.
L’edizione di quest’anno si concentra anche su due settori che sono vetrine di promozione dei prodotti “belli e ben fatti”: l’alberghiero italiano di fascia alta, che rappresenta per il visitatore straniero una porta di accesso al made in Italy, e la nautica, considerata dai consumatori dei nuovi mercati come opportunità di ostentare il proprio status.
Le piccole e medie imprese italiane hanno puntato con decisione sui mercati emergenti durante la crisi, quando la diminuzione della domanda nei mercati maturi le aveva messe in difficoltà. Ora i paesi avanzati tornano a crescere e i loro consumatori a spendere, mentre i paesi emergenti sono in rallentamento. Le loro difficoltà economiche non hanno però allentato i legami che le imprese italiane hanno tessuto con i consumatori benestanti dei nuovi mercati, che continuano a consolidarsi perché si fondano su dinamiche di lungo periodo, che la congiuntura può influenzare solo temporaneamente.
Un contributo importante verrà dalla domanda della classe benestante: in tutto il mondo ci saranno 212 milioni di “nuovi ricchi” in più, di cui la metà di essi risiederà nei principali centri urbani di Cina e India. Ma la classe benestante si sta ampliando anche in paesi molto vicini all’Italia, come per esempio la Polonia. È proprio grazie allo sviluppo di questa classe benestante che l’export BBF è salito dai 7,6 miliardi del 2010 ai 10,4 miliardi del 2015.
Le forze che trasformano i consumi hanno comunque intensità diverse nei trenta nuovi mercati e incidono non solo sul potere di acquisto dei consumatori, ma anche sulle loro preferenze di spesa. Tra i principali importatori di BBF italiano, il paese più promettente è la Cina, seguita da Emirati, Russia e Brasile.