“Prima del virus, in materia di cuneo fiscale, la zavorra per le imprese italiane rispetto a quasi ogni paese concorrente, si era intervenuti giustamente a favore dei redditi dei lavoratori. Ora occorre però pensare subito anche a ridurre la quota a carico delle imprese”. E’ quanto sottolineato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, nella prefazione, al volume “Italia 2030. Proposte per lo sviluppo”. Il volume verrà portato domani al governo in occasione degli Stati generali dell’economia.
“Senza un’orizzonte pluriennale in cui assumere una decisa e coerente strategia di riordino, il fisco italiano resterà sempre più barocco e distorsivo”, ha aggiunto Bonomi. Inoltre, per Bonomi “è mancata finora una qualunque visione sulla Fase 3, da far seguire a chiusure e riaperture. La fase cioè in cui definire sostegni immediati alla ripresa di investimenti per il futuro, riprendendo e potenziano in toto l’impianto d’Industria 4.0” e “affiancandovi un grande piano Fintech 4.0”.
Il presidente di Confindustria sottolinea come nel 2020 la perdita stimabile del Pil è di dieci punti che si sommano ai tre punti che, ancora a fine 2019, “ci separavano dal livello del 2008″. Per Bonomi “L’Italia deve recuperare, entro il 2030, questa perdita. Bisogna, riorientare il Paese verso la crescita del lavoro, del reddito, della produttività e dell’innovazione”.
Secondo Bonomi “Il maxidebito italiano ha continuato a renderci il paese Ue più esposto ai venti di ogni crisi. E che ci vede colpiti dal virus con molta minor capacità d’intervento rispetto agli altri grandi paesi europei. Il debito pubblico salirà quest’anno – spiega Bonomi – e all’inizio dell’anno prossimo verso un ammontare prossimo al 160% del Pil, mentre quello europeo salirà anch’esso, ma restando secondo le attuali stime della Commissione nell’ordine di 60 punti inferiore”. Per questo “é forte la nostra convinzione che sia del tutto errata la volontà politica di affrontare la voragine della crisi senza darsi un’immediata ma credibile prospettiva pluriennale di riconduzione del debito entro medie europee. Il recente Def non ci dice nulla in proposito”.
L’Italia, per Bonomi, dovrebbe per prima porre sul tavolo “una proposta di accordo pluriennale per risolvere la maggiore esposizione al rischio del proprio debito pubblico, ciò renderebbe ancor più forti le istanze italiane sull’intero pacchetto delle proposte su cui si muove la Commissione europea”.
E.G.