L’Italia si allontana dalla ripresa. E la recessione si aggrava. Lo sostiene il Centro studi di Confindustria che prevede che si uscirà dalla crisi solo a fine anno, quando l’ultimo trimestre del 2013 segnerà un timido recupero dello 0,2%. A fine anno, però, il Pil calerà dell’1,9% contro l’1,1% atteso. Limitate anche le stime di crescita per l’anno prossimo al +0,5% dal precedente +0,6%: “La ripresa è attesa nel quatro trimestre, non più in estate”. A questo scenario drammatico, si aggiunge il crollo dei consumi che caleranno del 3% quest’anno e di un altro 0,3% il prossimo per arrivare a un -8,1% dal 2007.
“La ripresa sarà però lenta, soprattutto per il perdurare del credit crunch, la perdita di competitività di costo, gli ampi vuoti di capacità che si sono accumulati in molti settori industriali e le gravi difficoltà delle costruzioni”. Dall’inizio della crisi sono stati persi 700mila posti di lavoro che potrebbero salire a 817mila l’anno prossimo. La disoccupazione, invece, salirà a fine anno fino al 12,4% (al 13,9% includendo la Cig), mentre nel 2014 potrebbe toccare il 12,7%: “Il tasso salirà anche a causa dell’aumento delle persone in cerca di lavoro che nel 2012 si è accentuato anche per la necessità di trovare nuove entrate per i bilanci familiari”.
Alla fine di questa seconda recessione – che se verranno confermate le ultime stime durerà nove trimestri, tre in più rispetto alla precedente – “il livello del Pil sarà più basso del 9,2% raggiungendo valori inferiori del 2,2% ai minimi toccati nel secondo trimestre 2009”. Per Confindustria, l’Italia ha toccato il fondo, “ma non ci sono ancora i germogli di ripresa che erano ben visibili nella primavera del 2009 e che sbocciarono in estate. Giusto a metà del 2013, sul finire del sesto anno della crisi, si potrà intravedere l’avvio della risalita, anche se non ci sono solide fondamenta per prevederla”.
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