La proposta di legge sulla “Carta dei diritti universali del lavoro. Nuovo statuto di tutte le lavoratrici e di tutti i lavoratori” è un testo su cui la Confindustria esprime “aperta e totale contrarietà”. Così Pierangelo Albini, direttore dell’Area Lavoro e Welfare dell’associazione degli industriali, dichiara in audizione davanti alla commissione Lavoro della Camera.
“È un ddl – sottolinea Albini – che prefigura un passato remoto, neanche negli anni ’70 abbiamo avuto questa regolamentazione” e che porterebbe ad una “profonda discontinuità rispetto a ciò che questo Paese ha fatto negli ultimi venti anni”, tra cui le riforme più recenti impresse dal Jobs Act e gli accordi con gli stessi sindacati.
Secondo Albini, in un “disegno ardimentoso” come quello proposto dalla Cgil “manca la regolazione degli equilibri tra politiche attive e politiche passive” Si tratterebbe di un “impianto teso a definire con una pluralità di disposizioni di legge, peraltro inderogabili, una disciplina universale”, impianto di cui viene sottolineata la rigidità, secondo Albini difficilmente applicabile nella realtà e che “tende a mettere un’unica divisa a situazioni non più riconducibili ad un unico modello”.
Questo posizionamento si rivelerebbe, secondo Confindustria, “contrario agli accordi che abbiamo recentemente sottoscritto”, i quali “ridisegnano i modelli di rappresentanza e confermano l’autonomia della contrattazione”.
In conclusione, Confindustria sottolinea tra gli effetti negativi dell’eventuale applicazione della proposta “l’isolamento culturale a cui sarebbe condannato il Paese se venisse approvato questo provvedimento”.

























