È arrivato il momento di passare dalle parole ai fatti, e questo vale per il Governo come per Cgil e Uil. Concludendo il congresso Cisl, la segretaria Daniela Fumarola, fresca di rielezione all’unanimità, lancia una sorta di ultimatum: si faccia questo benedetto Patto sociale, di cui si parla invano ormai da anni, e si faccia con chi ci sta. “Per affrontare adeguatamente le sfide che abbiamo di fronte è urgente un nuovo patto sociale -ha detto, ricordando che nel suo intervento al congresso, giovedì, la stessa premier Giorgia Meloni si era dichiarata disponibile, promettendo che il governo avrebbe ‘’fatto la sua parte’’.
“Abbiamo accolto con soddisfazione le sue parole-sottolinea la leader Cisl- Un impegno forte che metteremo già da domani alla prova dei fatti”. E dunque, incalza “al Governo diciamo: passiamo subito dalle intenzioni all’azione. La via maestra è quella che porta a un contratto nazionale per lo sviluppo, la sostenibilità sociale e il lavoro che impegni esecutivo e parti sociali su un programma e obiettivi condivisi”. Ovviamente, “l’auspicio è che questa strategia sia sostenuta da una coalizione ampia, perché “non è più tempo di pregiudiziali’’ e “chi oggi si tira indietro si assume la responsabilità di auto-escludersi. La via del dialogo e della partecipazione richiede coraggio, il coraggio di scelte giuste anche quando possono essere impopolari”.
Quanto ai rapporti con gli altri due sindacati, Fumarola ricorda che la Cisl “crede nel valore, per noi irrinunciabile, del pluralismo sindacale”, e dunque ai “nostri amici di Cgil e Uil dico: lavoriamo insieme, costruiamo alleanze concrete sui contenuti. Scegliamo un metodo condiviso, fatto di confronto nel merito e rispetto reciproco. La Cisl è pronta a fare la sua parte per una nuova stagione di rapporti unitari, ma dentro un campo merito e rispetto reciproco, dentro un campo riformista ben delimitato. Un’unità calata dall’alto, fatta solo di proclami o di sigle affiancate in piazza senza un vero comune progetto, non serve ai lavoratori, ai pensionati, né al Paese”.
“Proprio perché crediamo nel pluralismo – ha sottolineato- crediamo anche nell’unità d’azione sindacale quando è possibile. L’unità non è un fine in sé, ma un mezzo per dare più forza alle nostre battaglie. Non accetteremo mai un’unità che ci chieda di rinnegare i nostri valori fondanti: la solidarietà, il riformismo, l’associazionismo, il contrattualismo, la partecipazione, l’autonomia dal potere politico. Allo stesso modo, non pretendiamo che altri sindacati diventino come noi: chiediamo solo di riconoscerci a vicenda nei ruoli e nelle idee e di lavorare insieme quando c’è terreno comune. Invocare l’unità sindacale a parole è oggi molto facile, costruirla nella pratica è molto più difficile. Per realizzarla davvero occorre prima sciogliere alcuni nodi di fondo”.
Nodi che la segretaria riferisce soprattutto alla Cgil di Maurizio Landini, nei cui confronti ha parole dure: “non si può parlare ogni giorno di fare fronte comune e poi, nei fatti, rifiutare il dialogo sociale e il patto per il Paese. Non si può predicare l’autonomia del sindacato e poi invocare a ogni problema una legge dello Stato che sostituisca la contrattazione e la nostra responsabilità. Non si può sventolare la parola partecipazione e poi bollare come concertazione corporativa ogni tentativo di collaborare con le imprese o con il governo. Nessuno può pensare di esercitare un’egemonia che esiste solo nella testa di qualche reduce del Novecento”.
E ancora più diretta: “da questo palco ci hanno chiesto di ‘evitare caricature’: siamo molto d’accordo. Ci pare, però, che la caricatura l’abbia fatta proprio chi ha tentato di darci improbabili insegnamenti”. “Del resto – ha aggiunto- è un lavoro usurante quello di transitare da un’eroica sconfitta all’altra. Dobbiamo ricordare che la contrattazione articolata l’abbiamo inventata noi a Ladispoli all’inizio degli anni cinquanta. E che sarebbe stato meglio leggerla la legge 76, che valorizza e rafforza sensibilmente la contrattazione collettiva, facendola avanzare, per incidere maggiormente nella formazione delle decisioni aziendali”.
E ancora: “l’unità sindacale che serve oggi ai lavoratori e ai pensionati non si costruisce con le scorciatoie delle sigle uniche o delle fusioni a freddo e nemmeno con l’appiattimento su posizioni pregiudizialmente antagoniste. Si costruisce giorno per giorno sui risultati concreti, nelle vertenze nei luoghi di lavoro come nelle proposte al tavolo con le istituzioni”. La Cisl è “sul sentiero del dialogo e della responsabilità – ha concluso – invitiamo tutte le parti sociali a incamminarsi con noi su questo sentiero, a costruire insieme un fronte riformista. Qui li aspettiamo, pronti a unire le forze”.



























