Giorgia Meloni torna alla Cisl, dopo pochi mesi dall’ultima volta: era l’11 febbraio, giorno dell’assemblea generale che avrebbe sancito il passaggio ideale di consegne tra Luigi Sbarra e Daniela Fumarola. Dire che la premier fu accolta con calore è dire poco. Cinque mesi dopo molte cose sono cambiate, Daniela Fumarola è diventata segretario generale, Luigi Sbarra è membro del governo. Ed è proprio da lui che la premier inizia il suo secondo discorso alla platea cislina – radunata all’Eur per il XX congresso, il primo di Fumarola -rivendicando con orgoglio la presenza di Sbarra nel suo esecutivo come sottosegretario con delega al sud: scrosciano gli applausi, ma non c’è da stupirsi, perché anche ieri, in apertura dei lavori, al solo sentir pronunciare il nome dell’ex segretario il migliaio di delegati presenti si erano spellati le mani. Ma se mercoledì 16 era stato il giorno della sinistra, con una folta delegazione capeggiata da Elly Schlein assieme a Maria Cecilia Guerra, Chiara Braga, Maria Elena Boschi, Roberto Speranza, Matteo Righetti, e molti altri, giovedì 17 è il giorno della destra di governo: ospiti d’onore, oltre a Meloni, la ministra del lavoro Calderone, il presidente del Senato La Russa, il socio di minoranza della maggioranza Maurizio Lupi, eccetera.
La premier esordisce rivendicando la centralità che il suo governo conferisce alle relazioni con le parti sociali: ricorda che ‘’siamo stati noi a riaprire la Sala Verde di Palazzo Chigi’’, nega di essere ‘’sorda alle richieste dei sindacati” e di organizzare “incontri vuoti”. Ribadisce che ‘’dialogare non significa essere sempre d’accordo’’, ma accusa ‘’la logica antagonista e massimalista per principio, che non porta a risultati”: il riferimento critico, qui e successivamente, è sempre alla Cgil di Maurizio Landini. Per contro, Meloni accarezza la platea definendo ‘’una conquista storica’’ la legge sulla partecipazione nata dalla raccolta firme della Cisl, e promette che il suo governo, nonché le aziende statali che da esso dipendono, già citate ieri da Fumarola nella sua relazione, e cioè Eni, Enel, Poste, Terna, ecc, “si impegneranno perché venga applicata”: la legge sulla partecipazione, afferma, ‘’e’ un primo mattone” di una nuova cultura che cancellerà quella ‘’distruttiva’’ rappresentata dallo scontro tra capitale e lavoro, a favore di una conciliazione dei reciproci interessi: e dunque, ‘’potrete contare sul governo per ogni altro passo in questa direzione’’. E ancora, elogia i successi dell’esecutivo in economia e sull’occupazione: ‘’mille posti di lavoro creati per ogni giorno dei nostri primi mille giorni’’, totale un milione e rotti, ‘’quasi tutti a tempo indeterminato’’.
Meloni ha affrontato anche il tema contratti: da un lato ringraziando i sindacati ‘’responsabili’’ che hanno firmato gli unici due o tre contratti della Pa rinnovati (quelli che proprio ieri Landini, dallo stesso palco, accusava di taccagneria, nonché di ‘’ridurre strutturalmente le retribuzioni’’, beccandosi i fischi della platea cislina che, a differenza della Cgil, quei contratti aveva firmato). Ma dall’altro, la premier si augura che “anche il rinnovo del contratto metalmeccanici si concretizzi a breve” e annuncia: ‘’non possiamo imporre i rinnovi dei contratti alle aziende private, ma stiamo studiando strumenti per facilitarli”.
E ovviamente non poteva mancare una totale adesione del governo alla proposta lanciata da Fumarola per un “patto di responsabilità: ‘’dico alla segretaria della Cisl che il governo accoglie questa sfida, siamo pronti a fare la nostra parte’’, scandisce Meloni. Per la completezza dell’informazione: anche Mario Draghi, autunno 2021, aveva annunciato la totale disponibilità del suo governo a un patto sociale, ma com’è noto non se ne fece nulla. A causa, soprattutto, della contrarietà della Cgil, che al momento sembra permanere intatta, come ribadito ancora ieri da Landini (con altri fischi dalla platea). Tuttavia Fumarola, parlando in sala stampa dopo la relazione, ha dichiarato che il patto, per la Cisl, si può fare ‘’con chi ci sta’’. E va anche ricordato che sia la stessa Fumarola, sia Meloni, hanno portato come esempio luminoso, e dunque da imitare, il Patto di San Valentino del 1984: quello che sancì la fine della scala mobile ma anche la spaccatura tra Cgil, Cisl e Uil, che si trascina ancora oggi.
Chissà dunque se il Patto – che il segretario Uil Pierpaolo Bombardieri, nel suo intervento di mercoledì al congresso, aveva invitato a ‘’non chiamarlo Patto, perché magari porta male’’, pur dichiarandosi disponibile a discuterne -avrà stavolta miglior fortuna. La premier, in conclusione del suo intervento, ha citato una frase di Eleanor Roosvelt: ‘’la realtà è fatta dei sogni di chi ha il coraggio di crederci’’. Vedremo presto chi, nel caso, ci crederà, a questo sogno.
Nunzia Penelope