Vi sono dei momenti, nella vita delle persone, che costituiscono delle tappe fondamentali per la crescita e la maturazione delle stesse. Momenti in cui è necessario guardarsi indietro, riflettere sulle proprie vicende e farne anche dei bilanci, per poter ritarare la vita sulle proprie esigenze ed aspirazioni e proseguire nel percorso verso i miglior se stessi.
Se nell’attuale modello di società in cui viviamo, sostarsi a riflettere sul senso della propria esistenza e della propria azione è considerato una negazione dell’imperativo liberista del “tutto e subito” e del “tutto senza limiti”, sono convinto che in realtà per una persona questo momento di quiete ed intimità psicologica sia essenziale per la sua esistenza. E come lo è per una persona, lo è per una associazione.
Per questo nella vita di una Organizzazione Sindacale il momento Congressuale rappresenta uno dei momenti cruciali del proprio percorso. Si tratta infatti di un momento di profonda partecipazione, che culmina con il rinnovamento del gruppo dirigente, sul cui senso e significato vale la pena spendere qualche riflessione.
La FeLSA celebrerà i prossimi 9, 10 ed 11 giugno il quarto Congresso Nazionale a conclusione di un processo di riflessione, partecipazione e confronto cominciato nei livelli Aziendali, Territoriali e Regionali. In questi mesi come Organizzazione ci siamo riconnessi col senso profondo del nostro agire, ossia coi bisogni e le aspettative delle persone che rappresentiamo, reinterpredentadoli secondo i valori indicati nella nostra carta fondativa, più che mai attuali seppur risalenti: centralità della persona, comunità, partecipazione, supremazia del lavoro sul capitale, solidarietà, giustizia sociale.
Così, riadattando la nostra azione per tradurre nella realtà questi principi, si svolge anche il necessario processo che porta a riattualizzare gli stessi, sulla base delle necessità ed aspirazioni delle persone che rappresentiamo, nonchè in funzione di quella realtà che si intende cambiare, per far sì che quei principi si concretizzino per dare risposta a quei bisogni. È certamente vero che questa connessione coi bisogni delle persone deve costituire una costante nella azione sindacale quotidiana. Tuttavia, è il Congresso, che a questa circostanza conferisce una certa solennità, il momento in cui questo processo dialettico principio – bisogno – azione arriva a sintesi. Ed è per tali ragioni che deve essere vissuto non come l’adempimento di meri obblighi statutari, ma con un autentico spirito partecipativo.
Considero infatti quello della partecipazione come il primo dei valori su cui deve poggiarsi quello spirito necessario per cui la nostra azione sia condotta conformemente ai canoni di cui trattavo prima. L’intuizione della CISL sta infatti, oltre ad avere tradotto in Legge quello che i padri costituenti avevano previsto all’articolo 46 della nostra Carta Costituzionale, nell’aver rilanciato la funzione educativa della partecipazione riconsiderandone la rilevanza sotto il profilo dell’atteggiamento psicologico delle lavoratrici e dei lavoratori per costruire una società dell’incontro e solidale, in cui l’antagonismo non costituisca l’unica modalità per la risoluzione dei conflitti.
La partecipazione è quindi in primis una modalità con cui si approccia al mondo ed alle relazioni e costituisce l’atteggiamento psicologico più idoneo con cui si deve vivere il momento Congressuale.
Stimolare la partecipazione in una dimensione di comunità costituisce per noi della FeLSA la più complessa delle sfide. Ci misuriamo infatti con la realtà di un mercato del lavoro caratterizzato da elevati livelli di temporaneità e flessibilità. Dare risposta ad un bisogno, secondo i nostri principi, significa necessariamente confrontarsi con questa realtà.
Prendiamo ad esempio la generazione Z, che si interfaccia col mondo del lavoro e spesso con forme contrattuali flessibili. Ebbene, potrà sembrare sorprendente, ma una questione come il posto fisso non costituisce più un feticcio. Emergono nuovi bisogni come l’aggiornamento professionale costante o una sostenibile conciliazione dei tempi di vita – lavoro ed in generale, ed in generale una maggiore attenzione verso la qualità del lavoro.
Pertanto, le propensioni soggettive di coloro che rappresentiamo, ci suggeriscono di porre al centro della nostra azione contrattuale la formazione e il tema della organizzazione del lavoro.
Si tratta di aspirazioni non estranee al contesto oggettivo con cui ci confrontiamo. Infatti, nel nostro mercato del lavoro, caratterizzato da flessibilità e temporaneità, è oramai una evenienza tutt’altro che eccezionale cambiare occupazione. Inoltre, la sempre più alta richiesta di nuove competenze lo rende fortemente selettivo e rischia di lasciare ai propri margini i più fragili. Si impone quindi per noi la necessità di porre la persona al centro del mercato del lavoro, piuttosto che del posto di lavoro, prevedendo un welfare delle opportunità che non lasci nessuno indietro accompagnato da un diritto soggettivo alla formazione che sia effettivamente inclusivo, e questi non possono che trovare attuazione se non nella contrattazione.
Ecco solo alcune direttrici verso le quali pensiamo di reindirizzare la nostra azione, tenendola ben salda ai valori che costituiscono la nostra identità ed al contempo riattualizzandoli in funzione dei nuovi bisogni e delle nuove sfide che ci impone il mercato del lavoro.
Già nella Rerum Novarum del 1891 di Papa Leone XIII possono vedersi condensati in nuce questi valori che costituiscono per noi, come per il pensiero del Santo padre, l’essenza della questione sociale: la centralità e il primato dell’uomo nelle vicende dell’economia, la giustizia sociale, il rifiuto dell’antagonismo, la fratellanza. Sebbene promulgata nel secolo scorso è evidente come i temi in questione costituiscano ancora oggi il centro della questione sociale. A riprova di ciò anche il neoeletto Papa Prevost si è energicamente richiamato ai temi dell’enciclica sociale. Le nuove sfide che si palesano, come quella dell’intelligenza artificiale ci impongono una nuova rilettura della centralità della persona. Infatti, se nel XIX secolo questa si misurava con la rivoluzione industriale e con un nuovo modello di produzione di stampo Fordista, oggi deve confrontarsi con una società fluida, a tratti liquida, e con un modello produttivo che vira verso uno just in time estremo, dove la tecnologia sta assumendo un ruolo predominante, quasi assurgendo ad un neo Leviatano post moderno, che fagocita la persona nei ritmi di una economia ed un mercato del lavoro che rischiano di lasciare indietro chi non è in grado di sopportarne i ritmi frenetici.
Per questo occorre sempre porre al centro il tentativo di eticizzare l’economia, il mercato, ed il lavoro alla luce dei principi della dottrina sociale e dei nostri valori. Verso questa traiettoria va indirizzata la nostra azione. E nessun momento può essere più propizio come quello del Congresso.
Daniel Zanda, Felsa Cisl