Il 55% dei dipendenti italiani è favorevole alla direttiva europea sulla trasparenza salariale, il 61% non crede che la direttiva contribuirà a colmare il gender pay gap e sono solo il 19% le aziende ad aver avviato attività concrete di adeguamento. E’ quanto emerge da un focus dell’osservatorio Coverflex.
“Dal nostro sondaggio emergono dei dati che mettono in luce una realtà complessa e sfaccettata. Senza dubbio c’è un’alta consapevolezza della direttiva, ma anche un forte scetticismo sul suo impatto e un evidente ritardo nell’implementazione”, ha spiegato Andrea Guffanti, General Manager di Coverflex. “Questo ‘execution gap’ è la vera sfida che le aziende italiane dovranno affrontare nei prossimi mesi. La trasparenza salariale non è solo una questione di conformità normativa, ma un’opportunità strategica per costruire una cultura aziendale più equa e meritocratica”.
La principale preoccupazione per gli HR Manager (45%), che vedono nella direttiva un’occasione per rivedere e ottimizzare i sistemi retributivi aziendali. La trasparenza verso i dipendenti è la prima preoccupazione per il management (46%), che teme un impatto sulla gestione interna e sulle relazioni con i dipendenti.
Sebbene il 47% delle aziende dichiari di avere già implementato pratiche di trasparenza, solo un misero 12% lo fa in modo strutturato. Le forme più comuni sono il diritto dei dipendenti di chiedere informazioni sulla propria retribuzione (42%), la trasparenza sui criteri di inquadramento e avanzamento (28%) e, ancora in minoranza, l’indicazione della RAL (Retribuzione Annua Lorda) negli annunci di lavoro (23%).