Il Centro studi di Confindustria stima un’accentuazione della caduta del Pil nel primo trimestre, complice il maltempo. Lo si legge in “Congiuntura flash”. Dopo aver ricordato il -0,7% del quarto trimestre 2011, che ha fatto entrare l’Italia in recessione, il CsC rileva che “l’anticipatore Ocse è diminuito in dicembre per il dodicesimo mese consecutivo (-0,4% mensile, -8,6% annuo), ma a un ritmo meno marcato rispetto ai precedenti. Ciò è coerente con il proseguimento della contrazione del Pil fino a tutta l’estate, ma a ritmi via via meno intensi”.
I prestiti alle imprese, rileva il CsC, a fine 2011 sono scesi: -1% a dicembre, dopo lo 0,1% a ottobre e novembre”. L’indagine Bankitalia “segnala forte stretta addizionale dell’offerta nel quarto trimestre 2011”. Il credit crunch si “è aggravato dall’estate, a causa della crisi dei debiti sovrani che ha provocato per le banche italiane difficoltà di raccolta e liquidità: nel 2011 il 71% dell’afflusso delle risorse è venuto dalla Bce (159 miliardi), solo l’11% da depositi e obbligazioni (24 miliardi) tali difficoltà sono assenti per gli istituti tedeschi: il divario accentua il gap competitivo”. Le imprese hanno bisogno di “più credito anche nella recessione”: a fine 2011, la domanda non è calata “perché è alimentata dal maggior fabbisogno di capitale circolante e dalla ristrutturazione del debito”. Anche i ritardi di pagamento della Pa “acuiscono i problemi di cash flow di molte imprese”: nel 2011 hanno atteso in media 180 giorni per la liquidazione delle fatture (128 nel 2009).
I consumi, rileva il CsC rimangono deboli a inizio 2012, “condizionati da pessimismo, disoccupazione e credit crunch. In gennaio le immatricolazioni auto sono scese del 5,8% su dicembre (-16,9 annuo), quinto calo congiunturale consecutivo”. A gennaio, “la nuova fiammata dei prezzi al consumo energetici a gennaio (+15,5% annuo), causata anche dall’aumento delle accise, spiega il CsC, erode il potere di acquisto delle famiglie. Restano invece freddi i prezzi di beni industriali (+1,5% annuo) e servizi (+2,3%)”.
Prosegue anche il deterioramento del mercato del lavoro. A dicembre il tasso di disoccupazione “ha toccato l’8,9% (8,3% in agosto 2011). In conseguenza anche il minor ricorso alla Cig (a gennaio assorbiva 235mila unità di lavoro, dal picco di 447mila unità nella primavera 2010) ma senza che vi sia reintegro”. Le tendenze negative dell’occupazione sono “confermate nei prossimi tre mesi dalle attese” rilevate dall’indagine Istat presso imprese del manifatturiero e dei servizi di mercato. Le preoccupazioni delle famiglie, rileva il CsC, riguardo alla disoccupazione “sono un trend ascendente da fine 2010, partendo da valori molto superiori a quelli pre crisi. Tali timori zavorrano la fiducia e inducono a maggiore prudenza negli acquisti”. (LF)
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