Il divorzio che si è consumato oggi è solo l’atto finale di una lunga serie di strappi che hanno visto protagonisti da un lato Sergio Marchionne e dall’altro la Confindustria. Tutto inizia quando l’Ad del Lingotto presenta il Piano Italia, che prevede 20 miliardi di investimenti a fronte, però, di una maggiore produttività e flessibilità degli impianti. Il primo vero conflitto nasce nell’estate del 2010, e porterà, in 16 mesi, alla rottura definitiva.
GIUGNO 2010, A POMIGLIANO PRIMO ACCORDO FUORI DAL SISTEMA. La prima intesa è per Pomigliano D’Arco. La strada per introdurre regole diverse passa per la creazione di una nuova società che non verrà iscritta a Confindustria. Modello apripista per Mirafiori, 23 dicembre, e Grugliasco, 4 maggio.
– 18 APRILE – BATTAGLIA LEGALE, IL RICORSO DELLA FIOM. La Fiom-Cgil contesta l’accordo di Pomigliano con un ricorso al Tribunale di Torino, che rende più stringente l’esigenza del Lingotto di blindare gli accordi. La sentenza il 16 luglio: «ci soddisfa a metà», dice Fiat.
– 26 MAGGIO 2011, MARCEGAGLIA CONTRATTACCA, BASTA PRESSIONI. L’assemblea di Confindustria cade in un momento caldo del confronto con il Lingotto, ed Emma Marcegaglia attacca: «Non agiamo sotto la pressione di nessuno. Non pieghiamo le regole della maggioranza per le esigenze di un singolo. Finiti i tempi in cui poche aziende decidevano l’agenda». L’addio «non è un tema di oggi» indica il presidente di Fiat John Elkann.
– 28 GIUGNO 2011. ACCORDO SUI CONTRATTI, NON È RETROATTIVO. Confindustria e sindacati, compresa la Cgil, firmano l’intesa che dà forza gli accordi aziendali. Non è retroattiva.
– 30 GIUGNO 2011. LETTERA DI MARCHIONNE, FARE ALTRI PASSI. L’ad di Fiat preannuncia l’addio da gennaio scrivendo: l’accordo del 28/6 «non è sufficiente», servono «ulteriori passi». Marcegaglia risponde: se quanto fatto non basta serve una legge.
– 12 AGOSTO 2011. LA MANOVRA, INTERVIENE IL GOVERNO La forza di legge arriva con l’art. 8 della manovra economica: efficacia retroattiva ed erga omnes all’intesa del 28 giugno.
– 24 AGOSTO 2011. DUBBI DI ELKANN, CHIARIMENTO CON SACCONI. Il presidente di Fiat: in Italia «bisogna vedere se ci sono le condizioni per fare auto come vuole fare la Fiat». Il ministro del Lavoro replica: «Ha avuto tutte le certezze che chiedeva». Poi una telefonata tra Sacconi e Marchionne: il Lingotto sblocca gli investimenti a Grugliasco e spiega, il ministro «ha confermato la determinazione del Governo a rendere operative le misure di interesse aziendale previste» nella manovra.
– 21 SETTEMBRE 2011. SCONTRO SU RATIFICA ACCORDO 28/6. Sindacati e Confindustria ratificano l’accordo di giugno: per Fiat il testo finale lascia spazi al rischio di snaturare l’articolo 8 della manovra, per Confindustria non è così.
– 3 OTTOBRE 2011. IL DIVORZIO. Fiat Spa e Fiat Industrial annunciano di uscire da Confindustria dal 1 gennaio 2012 con due lettere che lo stesso Marchionne definisce di «addio ufficiale». Confindustria commenta: «prendiamo atto pur non condividendone le ragioni». Le motivazioni – aggiunge la presidente Marcegaglia – «non stanno in piedi».