Oggi, giovedì 7 agosto, entrano in vigore i nuovi dazi doganali “negoziati” o imposti dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump. Coinvolti 92 paesi con aliquote differenziate a seconda degli esiti di colloqui che si protraggono dal famigerato Liberation Day del 2 aprile 2025. “Miliardi di dollari, in gran parte da paesi che hanno approfittato degli Stati Uniti per molti anni, ridendosela in ogni modo, cominceranno ad affluire negli Usa. L’unica cosa che può fermare la grandezza dell’America sarebbe una corte di sinistra radicale che vuole vedere il nostro paese fallire”, scrive il presidente Usa sul suo social Truth.
In questi mesi sono stati raggiunte dai maggiori partner Usa intese differenziate che vedono Unione europea, Giappone e Sud Corea pagare dazi al 15% sulla maggior parte dei prodotti, ma sono ancora in corso trattative per definire i dettagli dei singoli accordi, nella ridda di indiscrezioni, dichiarazioni e smentite da parte del presidente Trump che ha minacciato l’Ue di dazi al 35% nel caso non investa negli Usa i 600 miliardi di dollari di cui si era parlato in Scozia. L’Unione europea, dal canto suo, ha sospeso per sei mesi, per il momento, le contromisure da 93 miliardi sui dazi Usa.
Tra i paesi più penalizzati il Canada e il Messico, con dazi al 25%, e la Svizzera, con dazi al 39% mentre il governo sta ancora cercando un’intesa, dato che l’applicazione di una aliquota tanto alta avrebbe pesanti ripercussioni sull’export del paese che vede, ad esempio, la farmaceutica tra i primi settori di esportazione. Settore che Trump ha minacciato in generale, affermando di voler alzare le tariffe sui farmaci fino al 250% volendo portare la produzione negli Usa. Anche nel settore dei chip e semiconduttori, il presidente ha minacciato di volere intridurre dazi fino al 100%.
I nuovi dazi hanno poi portato a uno scontro aperto con il Brasile, reo di aver intrapreso un processo contro l’ex presidente di destra Bolsonaro. Il paese si è visto imporre una aliquota del 50% – da chiarire, anche in questo caso, i prodotti esenti – tanto che il presidente Lula ha detto che contatterà India e Cina per un’azione comune in ambito Wto. La stessa India si è vista aumentare i dazi dal 25% al 50% nel giro di 24 ore per essere uno dei maggiori acquirenti di petrolio russo. “Per noi, gli interessi dei nostri agricoltori sono la massima priorità. L’India non comprometterà mai gli interessi di agricoltori, pescatori e produttori di latte. So che dovremo pagare un prezzo elevato per questo, e sono preparato. L’India è pronta”, ha detto il presidente indiano, Narendra Modi.
Tra i paesi con l’accordo ‘più vantaggioso’ la Gran Bretagna che ha raggiunto un’intesa per dazi al 10% pur non avendo però gli Usa un deficit commerciale con Londra ma il contrario.