Demografia e politiche per la famiglia. Cura delle competenze. Valenza erga omnes della contrattazione collettiva realmente rappresentativa. Programmazione di adeguati flussi di lavoratori immigrati. È questa la bussolo indicata dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella relazione presentata durante l’Assemblea annuale per la valorizzazione del capitale umano.
Una relazione nella quale il numero uno della Confcommercio, che quest’anno festeggia gli 80 anni, ha marcato gli aspetti positivi dai quali ripartire. “I fondamentali dell`economia italiana sono buoni, almeno nel breve periodo. Secondo le stime dell’Ufficio Studi di Confcommercio – ha detto Sangalli – in assenza di nuovi shock su dazi o energia, la crescita del Pil sarà pari a +0,8% nel 2025 e +0,9% nel 2026. Sembra possibile ancora raggiungere `obiettivo di crescita dei consumi reali pari all`1% nel 2025 e nel 2026.”. Per la Confcommercio si registrano anche segnali incoraggianti sul fronte dei redditi “cresciuti anche grazie ai rinnovi contrattuali. Rispetto al 2023, nel 2024 il reddito disponibile è cresciuto dell’1,3%”.
E anche il mercato del lavoro gode di una certa salute. “A marzo-aprile 2025 – si legge nella relazione – gli occupati hanno toccato la cifra record di 24,2 milioni, oltre 2,1 milioni in più rispetto a gennaio 2021. Quasi 1,9 milioni (90% del totale) è la crescita nello stesso periodo dei dipendenti permanenti. Disoccupazione al minimo, scesa da 2,5 milioni a 1,5 milioni”.
Non mancano, tuttavia, i campanelli dall’allarme. Il primo, e più volte ribadito dalla Confcommercio, è la difficoltà delle imprese nel reperire sul mercato la manodopera e le competenze necessarie. Secondo l’Ufficio studi nel 2025 mancheranno all’appello 260mila lavoratori nel terziario. Un fenomeno in crescita del 4% sul 2024, che rischia di frenare la crescita economica del paese. C’è poi la bassa partecipazione di giovani e donne al mercato del lavoro, che con statistiche che ci posizionano rispettivamente 15 e 11 percentuali al di sotto delle media europea.
Per il futuro crescono incertezza e pessimismo. A pesare anche la scenario geopolitico internazionale con guerre e dazi, che per il Sangalli sono “danno, perché la politica dei dazi mina la fiducia reciproca e senza fiducia si apre una de-globalizzazione costosa per tutti: riduce l`efficienza degli scambi, riduce il reddito globale, renderà ancora più massiccia la stessa pressione migratoria”.
Nel maggio scorso, come riporta lo studio della Confcommercio, il saldo ottimisti-pessimisti sulle prospettive a breve scende di oltre 5 punti rispetto a dodici mesi prima e di quasi 17 rispetto a ventiquattro mesi prima. Tra le famiglie italiani le preoccupazione legate al breve periodo riguardano, principalmente, la salute (24,9%) – tema che ha a che fare con il deterioramento, reale o percepito, dei servizi sanitari – e alla sfera economica, con la paura di non disporre di adeguate risorse (23,9%). Per il futuro l`aspirazione più condivisa è riuscire a mantenere il tenore di vita (35,3%) e continuare a vivere in una democrazia (23,8%). I figli occupano l’ultimo posto tra i “desiderata” degli italiani, che raccolgono solo il 2,4% dei consensi, percentuale che sale all’11,3% nella fascia 18-34 anni.
Tommaso Nutarelli