“Disintermediare” non significa volere l’abolizione dei sindacati. Lo ha sostenuto il vicepresidente della Camera Luigi Di Maio, tornando sul tema gia’ affrontato nei giorni scorsi da altri parlamentari del movimento a proposito del programma del movimento sul lavoro.
“Come c’è la crisi dei partiti – ha detto oggi Di Maio al Corriere Live- c’è la crisi dei sindacati, che non assicurano un rinnovamento. Il fatto che possa sedersi al tavolo solo chi ha firmato accordi in precedenti è un problema”.
“Io non credo che il sindacato di per sé sia un’incrostazione, ma le dinamiche del sindacato hanno bisogno di regole come quelle che noi proponiamo per la politica”, ha osservato l’esponente del M5S intervistato a Corriere live. Ricordando il limite dei due mandati per i politici, il deputato stellato ha spiegato: “Non vogliamo i sindacalisti a vita”.
“Noi – ha aggiunto – vogliamo che il cittadino partecipi alle scelte aziendali, questo può accadere attraverso i sindacati ma anche con sistemi più diretti come in Germania”.
Va detto che, probabilmente, il vice presidente della Camera non e’ al corrente che il ”limite dei due mandati” e’ gia’ presente, per esempio, nella Cgil, fin dal 1994: ogni dirigente puo’ restare in carica al massimo per 8 anni (due mandati quadriennali, appunto), a partire dal segretario generale e via a scendere. Limiti simili sono presenti anche nella Cisl, dove il massimo e’ tre mandati, per un totale di 12 anni, ma con la decadenza obbligata al compimento del 65 anno di eta’ (eccezione fatta per il sindacato Pensionati, ovviamente).



























