Bruno Vitali – Segretario nazionale Fim-Cisl
Il prossimo 15 novembre i metalmeccanici italiani si fermeranno dal lavoro per 4 ore a sostegno della difficile vertenza Fiat. Questa iniziativa tuttavia induce ad una riflessione sulla realtà delle grandi imprese industriali nazionali, su ciò che ne è rimasto, sulle loro prospettive, sull’attenzione ad esse dedicata dal sindacato e dal “sistema paese”.
Probabilmente sarebbe stato più convincente proclamare una mobilitazione a difesa di tutta la grande impresa, ponendo così governo e politica davanti alle necessarie risposte su questa ingombrante questione. E, con tale approccio, la mobilitazione per la vertenza Fiat sarebbe sicuramente più comprensibile e condivisibile dall’insieme dei lavoratori italiani. Infatti ci vengono mosse critiche precise:
· Perché lottare solo per la Fiat?
· Quando proprio la Fiat è quella che più ha beneficiato delle disponibilità del paese e molto ha sbagliato, in questi anni, sul proprio mercato?
· Perché altri settori, pur grandi ed importanti e con forti esuberi, non sono considerati?
Si potrebbe obiettare, come è stato fatto, che lo sciopero del 15 sarà un’occasione di unità per la Fim, la Fiom e la Uilm. Ma siamo sicuri che proprio la Fiat possa rappresentare una credibile chance di unità per gli sgangherati rapporti tra sindacati? Forse è un po’ contraddittorio, se pensiamo a quanti accordi separati si sono consumati in questi anni nel gruppo automobilistico. Infatti, in queste ore, affiora di più il disagio della Fiom che vuol “ballare da sola” su Fiat tentando di far convergere sull’8 novembre alcune manifestazioni locali.
Si potrebbe giustamente argomentare, come si sta facendo, che le ricadute indotte dalla crisi Fiat sono esponenziali sul resto della nostra economia. Esattamente come per gli altri grandi settori sul relativo indotto.
Per fare un esempio, nel solo settore ICT (le tecnologie legate all’informatica e alle comunicazioni) si prevedono per il 2003 almeno 11.000 esuberi, indotto escluso, e tuttavia non si ipotizzano, nemmeno lontanamente, interventi su questo campo ad alto tasso di innovazione. Potremmo esaminare anche altri grandi settori industriali in maniera del tutto analoga.
Siamo dunque in tempo per avviare una forte iniziativa, da non esaurirsi il giorno 15, che potrebbe diventare un più credibile terreno di azione unitaria per incalzare il governo centrale (e quelli regionali) onde mettere in campo politiche attive di sviluppo per il futuro industriale del paese. In questo mondo globalizzato e “concorrenziale” gli altri paesi lo stanno già facendo; noi no.
Occorre fare una svolta, coraggiosa e sincera sulla mobilitazione dei metalmeccanici; trasformiamo il 15 novembre in una giornata di lotta per mettere al centro dell’attenzione la grande impresa che ancora ci rimane, le politiche che non sono attuate. Sarà davvero, allora, una giornata unitaria ed unificante, prima di tutto tra i lavoratori italiani. E sarà senza dubbio anche molto più utile per i lavoratori della Fiat e per il loro futuro.