Il capo della Bce parla di ”forze che cospirano per tenere bassa l’inflazione”, ma poi la rettifica: nessuna Spectre, solo un equivoco nella traduzione.
Un complotto globale per tenere bassa l’inflazione. Bastano poche parole di Mario Draghi per scatenare le piu’ incredibili illazioni: un complotto di chi? poteri forti? terrorismo? narcotraffico? alieni? Ma sopratutto: che razza di obiettivo complottardo sarebbe mai l’inflazione?
L’equivoco nasce dalle parole del presidente BCE Mario Draghi, che nel corso di un convegno a Francoforte ha affermato testualmente: “nell’economia globale esistono diverse forze che cospirano per tenere bassa l’inflazione”.
Parole spiazzanti: possibile mai che proprio Draghi, uno dei massimi rappresentanti dei cosiddetti poteri forti, lanci l’allarme su una possibile congiura da parte di poteri, evidentemente, ancora piu’ forti? E infatti, l’allarme si e’ subito sgonfiato.Nessun complotto, solo un “lost in translation”, un equivoco dovuto alla traduzione del termine inglese usato da Draghi, e cioe’ “conspiring”, letteralmente ”congiurano”, ma nel senso di piu’ elementi che, sommati, producono un effetto, non certo nell’accezione italiana di ”cospirazione”.
Insomma: nessuna Spectre che trama alle spalle dell’economia europea e della Bce, ma piuttosto il combinato disposto di una lunga serie di fattori elencati da Draghi: dal prezzo del petrolio all’alto valore dell’euro, dalla fine del superciclo delle materie prime agli andamenti demografici, dai cambiamenti tecnologici alla globalizzazione. La combinazione di tutto questo, afferma il superbanchiere europeo, fa si’ che gli sforzi per alzare l’inflazione europea si infrangano regolarmente contro il muro del livello zero. Non un buon motivo fare stare fermi, avverte Draghi, anzi: “queste sfide possono essere mitigate, e non giustificano l’inazione”. Quel che conta, ha aggiunto, è che le banche centrali agiscano nell’ambito dei loro mandati per attuare le varie misure. Quanto alla Bce, non può accettare che i rischi di effetti collaterali distorsivi delle sue misure “si mettano di traverso”, nel caso fosse necessario “adottare una linea più espansiva”, perché la priorità è “garantire l’obiettivo di stabilità dei prezzi”.
Stabilità che nell’interpretazione tecnica della Bce significa avere una inflazione vicina al 2 per cento, mentre oggi l’area euro fluttua a ridosso di zero ormai da molti mesi. E oggi, zavorrata dalla caduta del petrolio, potrebbe ricadere nuovamente su valori addirittura negativi. A questo si aggiunge anche l’euro forte, oggi sopra i 1,12 dollari: un balzo dovuto al brusco deprezzamento del dollaro, ma la forza dell’euro tende a limitare l’inflazione importata, aggiungendo pressioni sulla Bce, mentre la Federal Reserve appare molto più lenta nella manovra di progressivo rialzo dei tassi di quanto si immaginava qualche settimane fa.
Dunque, se pure non esiste alcuna congiura, esiste pero’ il problema della bassa inflazione europea, che porta con se’ il rischio, ogni giorno piu’ concreto, che si inneschi quello che forse è l’aspetto più temuto da Draghi: la deflazione. L’attesa generalizzata di debolezza sui prezzi può infatti spingere ad atteggiamenti di rinvio degli acquisti, alimentando cosi’ altri indebolimenti dei prezzi, e quindi altri rinvii, in una spirale dell’orrore che fa paura piu’ di qualunque complotto. Il quadro attuale sembra peraltro favorire questo esito, sopratutto oggi che i tassi di interesse sono già a zero e la banca centrale non ha quindi margini di manovra per contrastarlo.
Non a caso, sempre oggi il bollettino economico della Bce sottolinea che a marzo sara’ il caso di ”riconsiderare” la politica monetaria europea; nel frattempo, “si lavorerà per assicurare tutte le condizioni tecniche affinché l’intera gamma di opzioni sul piano delle politiche sia disponibile per essere eventualmente applicata”.