Aris Accornero – Ordinario di Sociologia Industriale all’Università di Roma La Sapienza
Ormai da oltre 30 anni, quando il cambio di stagione si avvicina è d’uopo in Italia chiedersi sa l’autunno sarà sindacacalmente caldo, oppure no. In questo 2003 l’interrogativo riguarda soprattutto la reazione della Cgil, della Cisl e della Uil alle proposte del Governo Berlusconi in merito alle pensioni. Non è il solo tema caldo, perché ci sono ancora dei contratti che attendono di essere firmati o applicati, ma è il tema che da due mesi sta provocando tensioni, perfino nel Governo, oltre che con le forze sociali. Del resto, la riduzione dei contributi per i nuovi assunti e il conferimento obbligatorio della liquidazione alla previdenza integrativa sono ormai da tempo un forte motivo di dissenso dei sindacati.
Oltrettutto, il tema delle pensioni evoca l’autunno del 1994, quando proprio il precedente Governo Berlusconi propose modifiche che lo misero in rotta di collisione con le tre maggiori confederazioni, e soprattutto gli fecero perdere l’appoggio della Lega in Parlamento. Forse è questo ricorso storico che acuisce le curiosità politico-giornalistiche su come sarà l’autunno, tanto più che la Lega è tornata anche stavolta a prendere posizioni tali da mettere in imbarazzo il Governo e da condizionare persino quel che il superministro dell’Economia si era pubblicamente ripromesso di fare, toccando le pensioni di anzianità e l’età di pensionamento.
Tuttavia, quel che colpisce l’osservatore appassionato alle vicende sindacali, autunni compresi, non è il possibile conflitto generale che le pensioni potrebbero innescare nelle settimane a venire. E’ l’evidente marginalizzazione dei sindacati in merito alle pensioni. Basti ricordare che i sindacati presidiano la materia fin dal 1968, da quando Luciano Lama si rimangiò un mezzo accordo non condiviso dall’organizzazione e la Cgil andò da sola allo sciopero generale per le pensioni, trascinando anche gli altri, mentre in precedenza i sindacalisti trattavano le pensioni soltanto in Parlamento, e al seguito dei rispettivi partiti.
Una recente intervista di Savino Pezzotta al Corriere della sera era estremanente indicativa. Il leader della Cisl si diceva frastornato, seccato e stufo di assistere dall’esterno a una sceneggiata nella quale i membri del Governo esternano pubblicamente indirizzi e proposte eterogenei, se non antitetici, sulle pensioni, creando apprensioni e incoraggiando fughe fra i lavoratori, senza minimamente incontrarsi con i sindacati. Semplicemente, si preparano a comunicare loro le pre-decisioni alfine adottate, quasi per ascoltare un doveroso parere e non per intavolare una seria discussione.
Si tenga conto che Cgil, Cisl e Uil chiedono di incontrare il Governo da quando hanno sottoscritto con la Confindustria l’importante patto per lo sviluppo, e che il ministro del Lavoro aveva promesso loro, prima delle vacanze, l’apertura di ben 11 “tavoli” di discussione. Dal troppo al niente, si può dire.
Questa vicenda è lo specchio della notevole perdita di influenza che in Italia i sindacati stanno registrando, con crescente malessere ed amarezza anche (se non soprattutto) da parte delle organizzazioni che avevano siglato il Patto per l’Italia ritenendolo il male minore. Se il centro-sinistra e la pratica della concertazione avevano generato – come si è sostenuto – uno “strapotere” dei sindacati, che sembravano fare parte della maggioranza di Governo, il centro-destra e l’addio alla concertazione hanno determinato un ridimensionamento della loro influenza e del loro potere. Se prima i Governi erano necessariamente condizionati dai sindacati, adesso i sindacati non riescono nemmeno a farsi sentire. (Esponenti del Governo non esitano a pronunciarsi in favore delle restrizioni proposte dalla Commissione di garanzia in materia di sciopero generale: un tema istituzionalmente delicato, che sta contrariando i sindacalisti e che chiunque riterrebbe intempestivo in questa stagione.)
E’ proprio girato il vento, ed è a questo clima generale che bisogna fare attenzione, ancor più che alle pensioni.



























