Nel 2023 il Pil in Italia è cresciuto dello 0,9%, in decelerazione rispetto al 2022 (+4%) ma a un tasso superiore a quello dell`area euro (+0,4%). Lo rileva Istat nella nota sull’andamento dell’economia italiana. Il dato sintetizza un incremento del 4,7% degli investimenti fissi lordi e dell`1,2% dei consumi finali nazionali che hanno fornito nel complesso un contributo di 2 punti percentuali all`evoluzione del Pil. Nell’ultima parte dell’anno, il prodotto interno lordo ha segnato un incremento congiunturale positivo (+0,2%). La variazione acquisita per il 2024 è pari a 0,2%
Tra le componenti, nota l’Istituto, la domanda estera netta, a seguito di un aumento maggiore delle esportazioni di beni e servizi rispetto a quello delle importazioni (le variazioni congiunturali sono state rispettivamente +1,2% e +0,2%), ha fornito un contributo positivo (+0,4 punti percentuali). Quello della domanda interna al netto delle scorte è stato, invece, negativo e pari a -0,2 punti percentuali.
L’Istat evidenzia che a inizio 2024 ci sono prospettive di crescita moderate per l`economia globale a causa dell`elevata incertezza. Le performance economiche delle principali economie mondiali lo scorso anno sono state molto eterogenee, con una dinamica robusta del Pil negli Stati Uniti e in Cina e una più contenuta nella maggior parte dei paesi dell`area euro, tra i quali la Germania ha presentato una flessione (-0,3%).
Quanto al clima di fiducia delle imprese e dei consumatori, nei primi mesi del 2024 i segnali provenienti dalle indagini sono discordanti. Per le imprese il clima di fiducia, dopo essere aumentato a gennaio per il secondo mese consecutivo (anche se in decelerazione rispetto a dicembre 2023), a febbraio ha segnato un forte calo diffuso a tutti i settori, mantenendosi comunque su livelli coerenti con quelli medi del secondo semestre 2023. La fiducia dei consumatori, invece, ha continuato a crescere dallo scorso novembre, raggiungendo a febbraio il livello più elevato da giugno 2023.
I comparti economici che hanno registrato le flessioni più marcate sono il commercio al dettaglio e le costruzioni, settore nel quale tutte le componenti dell`indice hanno registrato un`evoluzione negativa. Nella manifattura, i giudizi sugli ordini e le attese di produzione sono risultati in peggioramento accompagnati da una diminuzione del saldo delle scorte di magazzino.
Per quanto riguarda l’indice dei cosnumantori, spiega Istat “la salita è dovuta al miglioramento dei giudizi sulla situazione finanziaria delle famiglie, evoluzione coerente con l’andamento positivo delle opinioni sul risparmio e sulla convenienza all`acquisto di beni durevoli nella fase attuale”.
e.m.