La società Exor di proprietà della famiglia Agnelli-Elkann ha comunicato la vendita di tutte le attività del gruppo GEDI – La Stampa, la Repubblica e le emittenti radiofoniche Radio Deejay e Radio Capital. La notizia circolava da qualche tempo, ma GEDI ha sempre smentito, in particolare per quanto riguarda le ricostruzioni di alcuni giornali che segnalavano una trattativa in corso con la Lmdv Capital di Leonardo Maria Del Vecchio. L’ultimo episodio risale a una nota del 7 dicembre, in cui però il GEDI acclara operazioni di vendita in corso: “Le trattative con il Gruppo Antenna proseguono positivamente; le ipotesi di discussioni alternative con altre controparti non hanno alcun fondamento”.
Il Gruppo Antenna – o AntennaUno – è una società mediatica greca ed è attualmente la più grande azienda dei media in Grecia. È stata fondata il 2 agosto 1989 da Minos Kyriakou. La sua presenza è di tipo internazionale con canali e servizi in Europa, Nord America e Australia. La vendita, secondo quanto riferito dai rappresentati editoriali ai cdr di Repubblica e La Stampa mercoledì 10 dicembre, dovrebbe concludersi entro gennaio. AntennaUno sarebbe interessata ad acquisire le emittenti radiofoniche del gruppo (Deejay, Capital) e la sola Repubblica, mentre per La Stampa Elkann starebbe cercando un altro compratore.
Una notizia che ha spiazzato i lavoratori, sempre rassicurati dall’azienda in questo susseguirsi di indiscrezioni. Il sito della Stampa non è stato aggiornato fino alle 7 di giovedì 11 e il giornale oggi non è in edicola. “È una decisione sofferta, presa a termine di una lunga assemblea che conclude una giornata drammatica per la storia della nostra testata”, afferma il Cdr in una nota pubblicata sul sito del giornale che parla di un esito “sconcertante, sconfortante e umiliante per la redazione. Rispetto alle nostre richieste non è stata data alcuna garanzia sul futuro della testata, sui livelli occupazionali, sulla solidità del potenziale compratore, sui destini delle attività messe in comune a livello di gruppo, dalle infrastrutture digitali alla produzione dei video, e quindi senza nessuna garanzia di poter continuare a svolgere il nostro lavoro così come abbiamo fatto fino a oggi. In gioco c’è una testata che ha scritto la storia del giornalismo con un forte radicamento territoriale e una proiezione internazionale che non può essere né svenduta né scaricata a un qualsiasi compratore”.
Da parte delle giornaliste e giornalisti di Repubblica, nonché delle lavoratrici e ai lavoratori degli altri settori, parte un duro attacco alla proprietà, parlando di “svendita di quel che resta del nostro gruppo editoriale, che in questi anni è stato smantellato pezzo dopo pezzo dall’attuale editore, John Elkann”. Prendendo atto “con profondo sconcerto” dell’operazione, l’assemblea decreta lo stato di agitazione permanente con la sospensione immediata della partecipazione a tutte le iniziative editoriali speciali e consegna al comitato di redazione e alla RSU un primo pacchetto di cinque giorni di sciopero: “Siamo pronti a una stagione di lotta dura a tutela del perimetro delle lavoratrici e dei lavoratori e dell’identità del nostro giornale a fronte della cessione ad un gruppo straniero senza alcuna esperienza nel già difficile panorama editoriale italiano e il cui progetto industriale è al momento sconosciuto”.
Per l’assemblea è prioritario che i vertici di Gedi e l’acquirente mettano sul tavolo “garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali e sulla salvaguardia dell’identità politico-culturale di un giornale come Repubblica, che costituisce dalla sua fondazione, 50 anni fa, un pezzo della storia e della politica nazionale”. E avvertono: “Ci impegniamo fin da oggi a combattere con ogni strumento a nostra disposizione per la difesa di queste garanzie democratiche fondamentali per l’intero Paese. In ballo non c’è un semplice marchio, ma la sopravvivenza stessa di un pensiero critico. Per questo faremo appello a tutte le forze sociali, politiche, sindacali e istituzionali oltre che alla comunità dei lettori per avere il loro sostegno nella battaglia che ci attende”.
Tra le tante manifestazioni di solidarietà, pervenute da quasi tutti gli schieramenti politici, spicca quella di Pier Silvio Berlusconi. L’Ad di Mfe, nonché figlio di Silvio, storico avversario de la Repubblica, si dice “stranito” dalla possibilità che gli asset editoriali del gruppo GEDI vengano venduti al gruppo greco. “Il mercato è il mercato, ma da italiano il fatto che un pezzo di storia dell’editoria, del giornalismo, dell’informazione del nostro Paese vada in mani straniere un po’ dispiace”. E aggiunge “Non giudichiamo prima di vedere cosa succederà, magari chi arriva è bravissimo e mantiene una linea coerente con la storia delle testate e crea occupazione. Il pluralismo, l’indipendenza, l’occupazione sono i valori del giornalismo in Italia”. Alla domanda se gli piacerebbe comprare Repubblica, ha replicato: “Essendo noi editori di tv e di libri, il pensiero di mantenere una testata così storica in mani italiane non può non affascinare, ma è fanta-economia, è fanta-editoria. Ognuno deve fare il proprio mestiere. È un treno che è passato, ma dire che non mi piacerebbe sarebbe falso”.
Intanto, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega all’informazione e all’editoria, Alberto Barachini convoca i vertici di GEDI e i Cdr de La Stampa e de la Repubblica in relazione alla vicenda.


























