Associazioni datoriali e sindacati si sono incontrate oggi al ministero del Lavoro per riprendere il confronto sull’adozione di misure per il contenimento dei rischi lavorativi da esposizione ad alte temperature negli ambienti di lavoro, soprattutto in alcuni settori particolarmente sensibili come l’edilizia e l’agricoltura. Il protocollo era stato già presentato alle parti sociali dai ministeri del Lavoro e della Salute nel luglio dello scorso anno, ma è rimasto sostanzialmente inattuato poiché per i sindacati, in particolare per Cgil e Uil, si trattava di “misure già viste”.
Nulla di fatto anche per l’incontro odierno, definito dalla segretaria confederale della Uil, Ivana Veronese, “tardivo e inconcludente”. Da almeno 3 mesi, spiega Veronese, “in tutti i tavoli con il ministero del Lavoro, anche in quelli tecnici, la Uil ha chiesto di convocare il tavolo emergenza caldo. Siamo al 20 giugno e le alte temperature sono già esplose in gran parte d`Italia. Il ministero ha riproposto il protocollo dell`anno scorso, che le parti datoriali non volevano e non vogliono sottoscrivere neppure oggi. Nulla di nuovo quindi, purtroppo”.
Ribadendo le stesse posizioni dell’anno scorso, la segretaria confederale della Uil ha sottolineato che “l`unica efficace è proprio una risposta sistemica. Innanzitutto, perché dobbiamo andare oltre la logica dei settori, che limita il perimetro alle persone che lavorano nell`agricoltura e nell`edilizia. E i postini? I rider? E tutti coloro che lavorano nella ristorazione, dove quasi mai esiste la climatizzazione nelle cucine? Serve una base comune, che deve essere chiara e cogente. Poi, le categorie possono sottoscrivere protocolli specifici di settore, per realizzare ulteriori passi avanti. La Uil ha chiesto di rendere strutturale la possibilità di accesso agli ammortizzatori sociali per i settori interessati, anche per i lavoratori stagionali, in particolare per l`agricoltura.
Inoltre, qualora non si modifichino gli orari di lavoro o l`organizzazione del lavoro per proteggere lavoratrici e lavoratori, riteniamo che si debba obbligatoriamente porre il personale dipendente in ammortizzatore sociale, al raggiungimento della temperatura massima effettiva o percepita già prevista: su questo punto chiediamo che ci sia un automatismo”.
Per la Uil “il protocollo è un punto di partenza, per rendere effettivi gli obblighi che già hanno i datori di lavoro, gli Rspp, i medici competenti con la sorveglianza sanitaria, ma spesso sono norme disapplicate. E spesso non vengono consegnati i Dpi minimi, dall`acqua alla crema solare. Proprio nell`ottica di un fenomeno sistemico e non emergenziale, la Uil chiede di identificare i decessi o gli infortuni sul lavoro dovuti al caldo non come semplici malori. Occorre, inoltre, individuare i lavoratori fragili, particolarmente a rischio a causa delle alte temperature, per i quali è necessario garantire una protezione simile a quella predisposta durante la pandemia da Covid-19. Un anno fa le parti datoriali hanno fatto naufragare la proposta di protocollo, oggi siamo ritornati alla casella del via. La nostra posizione – ha concluso Veronese – non si è mossa di un millimetro e non intendiamo firmare per meno. Il nostro messaggio è chiaro: non può essere lasciata al datore di lavoro la decisione se tutelare o meno i propri lavoratori”.
Quanto alla Cisl, se nel 2023 la confederazione di via Po aveva “apprezzato l’impegno del governo”, questa volta la posizione di inasprisce. “Il confronto è ripreso dai testi elaborati a settembre scorso. Si riconferma la resistenza delle parti datoriali a riconoscere il rischio che i cambiamenti climatici interessano per lo svolgimento del lavoro alle alte temperature”. Lo dichiara il segretario confederale della Cisl, Mattia Pirulli.
“È stata rifiutata qualsiasi apertura a un lavoro congiunto per la gestione del fenomeno, che è indubbio ormai fa parte del nostro tempo, sottovalutando i pericoli a cui gli occupati si trovano ad essere esposti – dice Pirulli – è invece convinzione della Cisl quella di addivenire a un protocollo condiviso che riassuma le puntuali forme di tutela che devono essere garantite per poter fronteggiare le ondate di calore in modo adeguato nello svolgimento del lavoro, tenendo conto delle diverse mansioni e popolazione lavorativa impiegata”.
Per il sindacato “c`è la necessità di un immediato decreto che, sulle orme di quello già varato lo scorso anno, vada a riconoscere l`accesso agli ammortizzatori sociali ampliandolo anche ai lavoratori stagionali. Il protocollo condiviso deve fissare punti cardine irrinunciabili e vincolanti, con indicazioni di operatività a carattere prevenzionale, innestandosi sulle disposizioni normative in essere, con demandi a regolazioni specifiche di settore e comparto, al fine di declinare in modo particolare le disposizioni previste, secondo le esigenze e le specificità”.
Per la Cisl è “fondamentale riprodurre quanto previsto durante l`emergenza Covid, andando a costituire in ogni contesto lavorativo un comitato, a composizione bilaterale, con la presenza della rappresentanza dei lavoratori (RSA/RSU-RLS/RLST), alo scopo di valutare e promuovere azioni condivise di prevenzione, protezione e ri-progettazione dell`organizzazione del lavoro, puntando a coniugare tutele e produzione lavorativa, ponendo la persona, la sua salute e la sicurezza sempre al primo posto”.
e.m.




























