Il gruppo di coordinamento sindacale (composto dalla CES e da membri del Parlamento europeo) ha avuto un incontro sotto la presidenza di Mme Gillig, parlamentare europea, in occasione di una riunione straordinaria per discutere dell’allargamento dell’Unione visto dal punto di vista sindacale. Nella sua dichiarazione di apertura, Elmar Brok, parlamentare, ha sottolineato che negli ultimi anni i paesi candidati hanno già fatto enormi progressi in politica e in economia. A suo avviso, l’allargamento è una necessità politica. Harald Ettl, parlamentare si è detto d’accordo con questa analisi, ma ha espresso la sua preoccupazione riguardo ad eventuali problemi nelle regioni trasnsfrontaliere, soprattutto per quello che concerne la libera circolazione dei servizi. Tuttavia nel rapporto parlamentare a questo proposito la libera circolazione dei lavoratori e dei servizi è stata combinata. Grigor Gradev della CES ha parlato delle numerose attività della CES nei Balcani.
Per la CES, rappresentata da Peter Seideneck, l’allargamento è un grande progetto, politico, culturale, economico e sociale. Fin dal 1991, la CES ha fondato un Forum con i sindacati dei paesi candidati, che in seguito sono diventai membri della CES con uno statuto di osservatori. Dei gruppi di lavoro sono stati costituiti per informazione e sviluppo di competenze. A partire dal 1996, la maggior parte dei sindacati dell’Europa dell’Est sono diventati membri a pieno titolo della CES con tutti i diritti e gli obblighi che questo comporta. ‘Questo vuol dire che tutte le nostre decisioni sono prese congiuntamente dai sindacati dell’Est e dell’Ovest dell’Europa’ ha detto. Le posizioni della CES sull’allargamento devono essere comprese in questo contesto. Sulla libera circolazione dei lavoratori discussa largamente, la CES ha dovuto arrivare ad un accordo con alcuni suoi membri che non volevano periodi di transizione e altri che hanno insistito perché questi fossero previsti. Nella sua risoluzione del dicembre 2000, la CES dichiara che la libertà di movimento è u diritto fondamentale, e che dunque i periodi di transizione – se si rivelano necessari – dovrebbero essere il più brevi e flessibili possibile.
Per la CES, le ultime proposte della Commissione e del Parlamento europeo a questo proposito vanno nella buona direzione, ma sono sempre troppo rigide e schematiche. Allo stesso tempo, la CES non sottovaluta gli eventuali problemi, e per questo sottolinea la necessità di azioni specifiche nelle regioni transfrontaliere dei paesi candidati della prima ondata, e di sistemi di controllo efficaci. In secondo luogo, una campagna di informazione in Europa dell’Est e dell’Ovest sulle implicazioni dell’allargamento è necessaria. Peter Seideneck si è poi espresso sullo stato del dialogo sociale e su alcuni problemi incontrati dai sindacati nei paesi candidati della prima ondata. Il problema dell’esodo di cervelli è stato anche discusso. In questo contesto, una libertà di movimento – à la carte – è assolutamente inaccettabile per la CES.



























