Si conferma la moderazione dell’attività nelle imprese dei servizi dell’area euro a ottobre. Secondo la società di ricerche Ihs Markit, l’indice dei responsabili degli approvvigionamenti è sceso a 55 punti, a fronte dei 55,8 punti di settembre. Il dato definitivo è marginalmente superiore ai 54,9 punti indicati nella stima preliminare. In questa indagine i 50 punti sono il limite tra crescita e calo dell’attività.
Relativamente alle aziende del terziario, in Italia il relativo Purchasing managers’ index ha segnato un calo a 52,1 punti, dai 53,2 di settembre, sui minimi da un anno.
Dati “deludenti – secondo Paul Smith, economista che cura la parte di indagine relativa all’Italia – specialmente se paragonati ai forti risultati del manifatturiero pubblicati pochi giorni fa”.
“Le nostre indagini indicano dunque un’economia italiana a due velocità. Se il manifatturiero sta beneficiando del forte rialzo della domanda estera di beni d’investimento, la crescita dell’economia terziaria – prosegue – che ruota per natura sullo sviluppo della domanda interna, sta rallentando l’industria. La chiave per una crescita a breve termine del terziario dovrà dunque incentrarsi sul rialzo della domanda interna”.
Tuttavia, a dare speranza è l’aumento dell’occupazione unito alla crescita dell’economia e della fiducia dei consumatori, che fornisce un supporto capace di invertire la tendenza della crescita del terziario nei prossimi mesi.
Relativamente a tutta l’area euro, l’indice composito di terziario e servizi si è attestato a 56 punti, dai 56,7 di settembre, risultato che dovrebbe preludere a una crescita tra lo 0,6 e lo 0,7 per cento del Pil nel quarto trimestre.
“Con l’intensificarsi del ritmo di crescita dei nuovi ordini – afferma il capo economista Chris Williamson – novembre dovrebbe dimostrarsi un mese proficuo per l’attività. L’incertezza politica e la valuta più forte sembra abbiano influito solo modestamente sulle ottimistiche previsioni per il prossimo anno, ciò significa che la fiducia resta elevata”.
“Le pressioni inflazionistiche sono nel frattempo aumentate, con prezzi di vendita per beni e servizi in rialzo al tasso più alto in più di sei anni. Le aziende monitorate hanno anche registrato un potere sui prezzi più forte – ha concluso Williamson – il che suggerisce che la sottostante pressione inflazionistica sta diventando più radicata”. Dinamiche che dovrebbero confortare la Bce nella sua futura manovra di graduale riduzione degli stimoli monetari.
E.M.