Senza risposta dal management di Acciaierie d’Italia (ex Ilva) la Fiom è pronta ad aprire una nuova fase di mobilitazione dopo lo sciopero di 8 ore di mercoledì scorso con manifestazione a Roma. Lo dicono la leader Francesca Re David e il segretario nazionale Gianni Venturi
“Il presidente del Cda ha ha comunicato che il piano industriale dell’ex Ilva è cosa complessa e che non si fa in due mesi – affermano – ha anche annunciato un piano decennale di decarbonizzazione e che si sta lavorando ad un piano condiviso con il Governo, la Regione e il Comune, spiegando che solo dopo saranno convocati i sindacati per le ricadute occupazionali. Il messaggio è chiaro. Il sindacato serve solo per gestire le crisi e la cassa integrazione: investimenti, innovazione tecnologica, organizzazione del lavoro, sostenibilità ambientale, sicurezza degli impianti con il sindacato non si discutono. Al di là di un vincolo formale contenuto nella procedura di affitto-cessione degli impianti ex Ilva che prevede l’accordo con il sindacato sul piano industriale, così come peraltro avvenuto nel 2018, le dichiarazioni del presidente del Cda di Acciaierie d’Italia arrivano il giorno dopo lo sciopero nel gruppo siderurgico e la manifestazione al Mise e segnano un ulteriore strappo nel faticoso tentativo di dare un percorso partecipato ed una soluzione credibile ad una vertenza ormai decennale”.
Secondo i metalmeccanici della Cgil “così come non si può pretendere di risolvere i problemi in due mesi, non si può pretendere che lavoratori in cassa integrazione da anni se ne stiano zitti e buoni. Le risorse pubbliche (Pnrr) per la decarbonizzazione non possono essere gestite senza un coinvolgimento delle ragioni del lavoro e di chi le rappresenta tanto più in aziende che hanno, o si avviano ad avere, la maggioranza pubblica del pacchetto azionario. Senza risposte dal Governo e da Acciaierie d’Italia per noi inizia una nuova fase di mobilitazione”.
TN