Per l’ex Ilva “la situazione è grave e difficile: nessun operatore siderurgico italiano o straniero si è presentato all’asta, siamo ai titoli di coda”. Lo ha detto il presidente di Federacciai, Antonio Gozzi, a Bergamo per la assemblea annuale dell’associazione degli industriali. “Un salvataggio in extremis per l’ex Ilva porta a un ridimensionamento sostanziale dell’azienda, non sarà più un’azienda da 6 milioni di tonnellate e prevede una serie di condizioni abilitanti che oggi ancora non ci sono e vanno costruite”, ha aggiunto Gozzi. Senza l’ex Ilva a Taranto, ha poi aggiunto, si rischia “una dipendenza dell’estero, perché tutto quello che non si riesce a realizzare a Taranto dovrà essere acquistato dall’estero” per sostenere l’industria italiana.
La prima delle condizioni abilitanti riguarda la città: “I tarantini vogliono una produzione siderurgica?”, ha detto Gozzi. In secondo luogo, “bisogna fare un accordo con l’Eni sul prezzo del gas” e anche sul prezzo dell’energia elettrica che deve “essere allineato a francesi e tedeschi”. Infine, Gozzi ha spiegato che “chi arriva non può sobbarcarsi sulla schiena le legacy del passato. Non si può pensare che per produrre 5 milioni di tonnellate di acciaio servono gli stessi stessi addetti che ne servono per farne 10. E poi ci sono le bonifiche delle aree non più necessarie”.






















