I capigruppo di maggioranza di centro sinistra del Consiglio comunale di Taranto, insieme al sindaco Piero Bitetti, hanno respinto l’accordo di programma proposto dal governo per l’ex Ilva definendo l’intesa priva di garanzie per il futuro della città. Pertanto, è stata ritirata la convocazione del Consiglio comunale previsto per lunedì 11 agosto. Il piano di decarbonizzazione dell’ex-Ilva prevede in otto anni la realizzazione di quattro forni elettrici (di cui tre a Taranto e uno a Genova), quattro impianti DRI a Taranto e la fornitura di gas attraverso una nave rigassificatrice.
Stupore al Mimit. “È da irresponsabili continuare a rinviare ogni decisione, disattendendo gli impegni assunti. Così si lede il principio costituzionale della leale collaborazione tra gli organi dello Stato, mettendo a rischio decine di migliaia di lavoratori”. È quanto precisano fonti del Mimit. Martedì 12 agosto, alle ore 14:00, il ministro Urso ha convocato un incontro con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali nazionali per informarli sulle conclusioni del Tavolo sull’Accordo di programma interistituzionale per la piena decarbonizzazione dello stabilimento di Taranto, che si svolgerà la stessa mattina, con inizio alle ore 11:30, a Palazzo Piacentini.
Anche i sindacati salgono sulle barricate. Dura la posizione del segretario generale della Fim-Cisl, Ferdinando Uliano: “La decisione del sindaco Bitetti e della sua maggioranza condanna lo stabilimento di Taranto alla perdita di oltre 7.000 posti di lavoro, tra dipendenti diretti e dell’indotto. Si tratta di una scelta non condivisa dalle lavoratrici e dai lavoratori di Taranto e degli altri stabilimenti del gruppo ex-Ilva e vede la ferma opposizione della Fim-Cisl e delle altre forze sindacali. È una scelta che se fosse attuata avrebbe pesanti ripercussioni economiche e sociali per il territorio, mettendo a rischio un asset strategico per l’industria nazionale come quello siderurgico e blocca un intervento atteso da anni su ambiente e salute”.
A fronte di ciò, il segretario generale della Fim ammonisce il Governo, la sua maggioranza e le forze di opposizione a non avallare “una decisione tanto scellerata. Esiste un interesse generale e del Paese che va difeso e tutelato con responsabilità da tutte le forze politiche e sociali del Paese”. Per questo motivo Fim, Fiom e Uilm hanno chiesto, per il 29 agosto, un incontro con tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza che di opposizione, che in queste ore hanno già espresso disponibilità al confronto.
“La transizione ecologica e industriale, da attuarsi nell’arco degli 8 anni previsti, permette una gestione sostenibile sul piano ambientale, della salute e sociale. È una proposta avanzata dal sindacato proprio per consentire il tempo necessario a realizzare gli investimenti strategici ed evitare impatti devastanti sull’occupazione. Serviranno risorse importanti, da individuare sia nel contributo dei privati, sia nell’intervento diretto dello Stato, a garanzia dell’intero piano industriale”.
“Se si continuerà con questo atteggiamento irresponsabile da parte della politica, si aprirà una fase di forte conflittualità sociale. La Fim-Cisl e le altre forze sindacali non resteranno in silenzio, metteremo in campo ogni forma di mobilitazione, manifestazioni e scioperi, per impedire i licenziamenti e fermare quello che sarebbe un vero e proprio delitto industriale”, conclude Uliano.
Analoga la posizione del segretario nazionale dell’UGL Metalmeccanici, Antonio Spera, che condanna la proposta alternativa di una “mini-Ilva” presentata dagli enti locali. Ciò, infatti, “comporterebbe un drastico ridimensionamento dell’occupazione: si stima una riduzione di almeno il 50% dei lavoratori diretti e oltre il 60% di quelli dell’indotto. Una scelta che, nei fatti, segnerebbe la fine della grande industria a Taranto. Riteniamo inaccettabile e impensabile intraprendere questa strada, che metterebbe a rischio il futuro industriale e occupazionale della città. Taranto ha bisogno di una vera riconversione ecologica, non di una soluzione al ribasso che sacrifica migliaia di posti di lavoro” conclude Spera.