Consiglio di fabbrica e segreterie di Fim, Fiom, Uilm riunite oggi a Taranto “in merito all’inspiegabile scelta da parte di Arcelor Mittal di chiudere tutta l’area a freddo e aumentare il numero di lavoratori in cassa integrazione determinando, di fatto, un rischio per la sicurezza dei lavoratori e degli stessi impianti”.
Una scelta, evidenziano i tre sindacati, “incomprensibile e con il solito fine ricattatorio nonostante ci siano commesse già in ordine e mai interrotte. È del tutto evidente che l’azienda provi a ritagliarsi uno spazio con il governo per provare a trattare miglior condizioni di favore sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini”.
Fim, Fiom e Uilm denunciano da tempo uno stato di abbandono degli impianti, oltre che il fermo delle attività previste dalle prescrizioni del piano ambientale. “Inoltre, all’interno della fabbrica – scrivono – si vive un clima di paura creata ad arte per intimorire i lavoratori, basti pensare al proliferare di contestazioni disciplinari e licenziamenti. Una situazione divenuta ormai insostenibile e che deve necessariamente essere affrontata dal governo con chiarezza e determinazione.
Arcelor Mittal è un interlocutore inaffidabile e lo ha dimostrato in molteplici occasioni”.
Pertanto, in assenza di risposte i sindacati metteranno in campo azioni di lotta, a partire dalla mobilitazione del 22 maggio con una presidio presso la Prefettura.
E.G.