La diffida della Fiom a Fim e Uilm, cha hanno disdettato il contratto nazionale dei metalmeccanici, non intimorisce il sindacato dei metalmeccanici della Cisl. “Abbiamo legittimità politico sindacale dovuta alla rappresentanza”, spiega il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, sottolineando che “ci sono nuove regole che prevedono procedure nuove” e che la sua categoria ha agito “come tutte le altre”. “Rivolgersi agli avvocati, da parte della Fiom – prosegue – sarebbe una via di fuga per ostacolare il rinnovo del contratto”. A suo avviso il sindacato dei metalmeccanici della Cgil si sta comportando “come quell’automobilista che va contro mano in autostrada e inveisce contro gli altri automobilisti che hanno preso la strada giusta”. Farina poi ricorda che le trattative con Federmeccanica “non sono mai state semplici, e soprattutto non lo saranno in questo periodo di forte crisi per il settore, che è uno dei più colpiti”. Per questo ritiene che questa situazione difficile dal punto di vista economico dovrebbe valorizzare di più un accordo sulle regole, “senza le quali i metalmeccanici difficilmente avrebbero rinnovato il contratto”. Le regole servono “per difendere i più deboli”, sostiene, e la Fiom “dovrebbe riflettere su questo”. “Certo è importante l’unità sindacale – osserva – ed è un obiettivo strategico della Fim, però abbiamo bisogno di un’unità sindacale vera, seria”. Per Farina è la Fiom che ha scelto di separarsi. “Per questo non possiamo parlare di accordo separato – ribadisce – perché la piattaforma è stata presentata da tutto il sindacato, esclusa la Fiom”. Sul piano della rappresentanza poi, dice il leader delle tute blu della Cisl, Fim e Uilm valgono gli iscritti della Fiom e “il vero problema è che le organizzazioni sindacali insieme rappresentano una minoranza, della quale la Fiom è un ulteriore minoranza”. Sull’evoluzione della trattativa Farina ritiene che “non sarà un autunno semplice a causa della crisi industriale, sia per l’esaurimento degli ammortizzatori sociali e dei periodi di cassa integrazione, ma anche per il tema delicato dei rapporti tra le banche e le imprese. A suo giudizio, il Governo deve “fare decisamente di più di quello che sta facendo”. Per la ripresa economica la Fim chiede un piano vero che tuteli l’occupazione, e in questo senso è orientata ai contratti di solidarietà, investimenti delle aziende e sostegno alla domanda attraverso la detassazione delle retribuzioni.
31 luglio 2009
Francesca Romana Nesci
























