Sembra non ci sia nulla di nuovo in questo avvio di trattativa per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici e sembra già possibile prevedere dove si arenerà. Certo si tratta del primo incontro, con tutte le ritualità che questo negoziato porta con sé. Lo sottolinea anche Gianni Rinaldini, leader della Fiom, al termine dell'incontro.
Ma le difficoltà si possono già individuare. Federmeccanica torna a chiedere una maggiore flessibilità nella gestione degli orari e, soprattutto, di non doverla ricontrattare con le Rsu una volta definita nel contratto nazionale. Un punto difficile da mandare giù da parte dei sindacati tutti, ma in particolare dalla Fiom. Da sempre Rinaldini ribadisce di essere contrario a lasciare a Federmeccanica "mano libera" sull'orario, con il conseguente esautoramento del ruolo delle Rsu. Le imprese motivano la richiesta con il mercato globale che impone una più libera gestione degli impianti e una velocità mal coniugabile con i lunghi tempi delle trattative sindacali. E oggi il presidente dell'organizzazione datoriale, Massimo Calearo, ha fatto un passo in più: ha legato la possibilità di concordare aumenti oltre i circa 70 euro previsti dall'accordo del '93, i sindacati chiedono 117 euro, all'intesa sulla maggiore flessibilità. L'impostazione delle imprese era uscita fuori già nella scorsa trattativa per il rinnovo del biennio economico. Dopo mesi di un negoziato praticamente fermo, l'allora direttore generale Roberto Biglieri aveva proposto quello che lui chiamava lo "spariglio": le imprese erano disponibili a dare aumenti maggiori in cambio della possibilità di poter rispondere meglio agli input del mercato con una diversa gestione degli impianti e dell'orario di lavoro. Lo scorso rinnovo si è poi chiuso con 13 mesi di ritardo, 62 ore di sciopero, 100 euro di aumento più 130 per i lavoratori non coperti dalla contrattazione aziendale, la regolamentazione dell'apprendistato e il superamento del vincolo della stagionalità legato alla definizione di un tetto per l'utilizzo di contratti atipici. Definizione mai raggiunta e, di conseguenza, reintroduzione del vincolo.
Stavolta la produzione va meglio, si è usciti dalla stagnazione, ma i margini di guadagno delle imprese sono ancora bassi. Inoltre, tra le aziende iscritte a Federmeccanica ci sono grandi gruppi, ma soprattutto Pmi. Calearo deve trovare quindi il punto di equilibrio tra la Fiat che va bene e le piccole imprese che più stanno soffrendo la concorrenza internazionale.
Il leader della Fim, Giorgio Caprioli, ha riscontrato una sostanziale rigidità di Federmeccanica anche sugli altri temi giudicati centrali dal sindacato: il mercato del lavoro e la riforma dell'inquadramento professionale, giudicato un tema troppo delicato e lungo da affrontare in questo negoziato. Ma la Fim non è disposta a cedere. Dopo aver accettato torto collo la richiesta di aumento ritenuta troppo alta, vuole anche più degli altri sindacati la riforma dell'inquadramento.
All'assemblea di Federmeccanica che si è svolta a Firenze l'8 giugno, molti imprenditori commentavano con ottimismo l'avvio della trattativa. Alcuni scommettevano persino sulla sua chiusura entro Natale. Certo, dall'esterno, il negoziato appare complesso. Il suo esito dipenderà in gran parte dalla capacità degli attori di discutere "senza pregiudiziali" dei vari nodi, non solo come enunciato, ma alla prova dei fatti.
Giorgia Fattinnanzi