Rilancio del lavoro e dell’occupazione e politiche sociali e sanitarie. Sono questi i due assi portanti dalla piattaforma presentata da Cgil, Cisl e Uil del Piemonte e che, come spiega Alessio Ferraris, segretario generale della Cisl Piemonte, in un’intervista al Diario del lavoro, saranno discussi con la Regione il prossimo 18 ottobre. Tuttavia il quadro regionale, sottolinea Ferraris, non potrà non tenere conto di come sarà impostata la prossima legge di bilancio dal governo Conte Bis. Taglio del cuneo fiscale, investimenti e infrastrutture sono degli ottimi propositi, ma dalle parole, commenta il leader della Cisl Piemonte, si dovrà passare ai fatti.
Ferraris la Cisl Piemonte, assieme alla Cgil e la Uil, ha presentato una sua piattaforma. Quali sono le vostre rivendicazioni?
Noi, assieme alla Cgil e alla Uil del Piemonte abbiamo presentato, prima della elezione della nuova giunta regionale, una piattaforma unitaria nella quale chiediamo un rilancio dell’economia e del mercato del lavoro, attraverso un piano di investimenti e di assunzioni, e una nuova messa a punto delle politiche sociali e sanitarie. Su questi temi discuteremo con il presidente della Regione Cirio in un incontro fissato il prossimo 18 ottobre.
Sulle politiche sociali e sanitarie cosa deve cambiare?
La nostra regione veniva, con la precedente giunta, da un piano di rientro che di fatto aveva riordinato la rete ospedaliera con la promessa che, tuttavia, i servizi non ne avrebbero risentito. Ora ci troviamo in un contesto diverso e quindi ci aspettiamo l’implementazione della rete dei servizi territoriali e la partenza della città della salute di Torino e Novara e l’ospedale di Verbania. Si tratta di dare servizi ai cittadini ma anche di creare realtà votate all’innovazione e all’eccellenza.
Sul fronte del mercato del lavoro quali sono le vostre richieste?
Per quanto riguarda il mondo del lavoro, nel periodo della cosiddetta ripresina, la nostra regione non aveva avuto quella crescita, che ad esempio aveva interessato Lombardia, Veneto e Emilia-Romagna, sia in termini di Pil che di posti di lavoro. Occorre quindi puntare sulla formazione e l’innovazione. C’è poi il tema del taglio del cuneo fiscale, che consideriamo fondamentale. Un altro comparto strategico, non solo per noi ma anche per tutto il paese, è rappresentato dalle infrastrutture.
La sua è la regione della Tav.
Si della Tav ma anche del terzo valico, e non vanno dimenticate tutte le opere medio-piccole che sono ancora sostanzialmente ferme, e che quindi non consentono a migliaia operai di lavorare. Stiamo parlando, complessivamente, di 15 miliardi di infrastrutture.
Crede che la discussione “Tav si, Tav no”, si sia placata?
Guardi io parto dal presupposto che la Tav, come il terzo valico, si faranno. Stiamo parlando di opere strategiche. Non credo che con la nuova maggioranza si possa riaprire una discussione in questo senso.
Vi auspicate un qualcosa di diverso dal Conte bis?
Se guardiamo alla nostra regione è pensabile che ci possa essere un cambio di equilibri nei rapporti con la politica nazionale. Abbiamo una giunta di centro-destra, ed è probabile che con la nuova maggioranza potranno verificarsi dei cambiamenti nelle interlocuzioni. Venendo al concreto, si capirà molto del neonato esecutivo da come imposterà la legge di bilancio. Taglio del cuneo fiscale, investimenti, innovazione sono tutti degli ottimi propositi, ma dagli annunci bisogna poi passare ai fatti.
Pensa che con il nuovo governo ci sarà anche un cambio di rotta al livello europeo?
Sicuramente recuperare una centralità nello scacchiere europeo è un qualcosa che non può farci male, anzi. Se poi penso al Piemonte parliamo di una regione di confine, che continuamente si confronta e intrattiene scambi con altre zone, e che deve recuperare una maggiore centralità anche al livello europeo e fare qualcosa in più, attraverso il recupero dei fondi strutturali europei.
Sulla stampa è uscita la notizia di un piano di assunzioni da parte della Regione ma solo per chi è residente in Piemonte da almeno cinque anni. Mi spiega di che cosa si tratta?
Guardi si tratta di una proposta, non smentita dalla Regione, sulla quale abbiamo chiesto chiarimenti, ma che sembra avere tutta l’aria di una boutade. Ci sono delle linee guida nazionali che rendono una proposta di questo tipo assolutamente irrealizzabile e irricevibile, perché fortemente discriminatoria. Inoltre alle aziende non importa nulla di assumere delle persone sulla base della residenza, quello che cercano sono lavoratori formati e capaci.
Una proposta che richiama a un regionalismo molto forte, quasi un’eco all’autonomia differenziata. È un tema che la vostra regione vi ha mai proposto?
Ad oggi no. C’è sì una bozza, che però tale è rimasta senza, per ora, alcun seguito.
Qualora la discussione su l’autonomia differenziata per il Piemonte dovesse prendere corpo, quale sarebbe la vostra posizione?
Come Cisl non siamo per principio contrari all’autonomia differenziata. Tutto sta nel vedere in che modo vengono rivendicate le competenze dalla regione e soprattutto non devono essere lesi diritti universali come la sanità e l’istruzione. Con l’autonomia differenziata non si dovrebbero aggravare le differenze territoriali già esistenti. Sarebbe forse più proficuo ripensare, a livello nazionale, le prerogative da dare alle amministrazioni regionali, senza tirar fuori ogni volta il tema dell’autonomia.
Tommaso Nutarelli
@tomnutarelli