La Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su una questione che da anni interessa lavoratori, imprese e sindacalisti: il diritto di astenersi dal lavoro nelle festività infrasettimanali, ovvero quei giorni festivi che cadono durante la settimana e non di domenica. La vicenda trae origine da una causa tra una società del settore del trasporto pubblico aeroportuale e alcuni suoi dipendenti. Questi ultimi avevano chiesto il riconoscimento del diritto a non lavorare durante le festività civili e religiose infrasettimanali, mentre l’azienda sosteneva che l’organizzazione del lavoro su turni distribuiti su sette giorni, prevista sia dalla contrattazione collettiva sia dai contratti individuali, legittimasse la richiesta di prestazione anche in tali giornate.
Il giudizio di primo grado aveva dato ragione ai lavoratori, stabilendo che il loro diritto di astenersi dal lavoro nei giorni festivi infrasettimanali non potesse essere derogato né dal datore di lavoro né dalla contrattazione collettiva, ma solo da un accordo individuale tra le parti. La Corte d’appello di Firenze, confermando questa interpretazione, aveva respinto l’appello della società. L’azienda ha quindi presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che l’organizzazione del lavoro su turni, specie nei servizi pubblici essenziali come quello aeroportuale, dovesse consentire una gestione più flessibile delle festività, anche in virtù delle previsioni contrattuali collettive che regolano il settore.
La Suprema Corte, con l’ordinanza n. 17383/2025, ha affrontato in modo approfondito il tema, ripercorrendo la normativa principale – la legge n. 260/1949 e la legge n. 90/1954 – e la ricca giurisprudenza formatasi negli anni. Ha ricordato che la legge attribuisce al lavoratore il diritto soggettivo di astenersi dal lavoro in occasione di determinate festività, diritto che può però essere oggetto di rinuncia da parte del lavoratore stesso, purché ciò avvenga a seguito di un accordo individuale o di una regolamentazione collettiva chiara. La Cassazione ha sottolineato come, nel caso di attività organizzate su turni coprenti l’intera settimana e in presenza di specifiche previsioni nella contrattazione collettiva – che normalmente già tengono conto delle esigenze di servizio e delle peculiarità del settore – sia possibile ritenere che il bilanciamento tra diritto al riposo e necessità aziendali sia stato già effettuato. In particolare, la Corte ha ribadito che la disciplina collettiva applicata e il contratto individuale, quando regolamentano l’organizzazione su turni comprensivi delle festività, possono costituire una deroga concordata al diritto di astenersi dal lavoro nei giorni festivi infrasettimanali, anche solo attraverso il richiamo alla disciplina collettiva nel contratto individuale o, comunque, in base a una prassi consolidata nel tempo.
Nel caso concreto, la Cassazione ha riscontrato che la Corte d’appello non aveva correttamente applicato questi principi, avendo considerato assolutamente inderogabile il diritto del dipendente ad astenersi dal lavoro nelle festività infrasettimanali, senza verificare se la contrattazione collettiva e la prassi aziendale avessero già raggiunto un equilibrio tra le esigenze delle parti. Di conseguenza, la Suprema Corte ha cassato la sentenza di appello e rinviato il giudizio alla stessa Corte d’appello di Firenze, in diversa composizione, affinché verifichi in concreto se la regolamentazione collettiva e i contratti individuali abbiano effettivamente contemplato e disciplinato il lavoro nelle festività.
Questa decisione conferma che il diritto al riposo nelle festività infrasettimanali, pur essendo riconosciuto dalla legge, non è un diritto assoluto e indisponibile: può essere oggetto di accordi specifici, soprattutto nei settori dove la continuità del servizio è essenziale. Per i lavoratori, ciò significa che è fondamentale conoscere bene il contenuto dei contratti collettivi e individuali sottoscritti. Per le imprese, è importante che la disciplina dei turni e delle festività sia chiara e trasparente, per evitare contenziosi. Per i sindacalisti, la sentenza ribadisce il ruolo centrale della contrattazione collettiva nel bilanciare le esigenze produttive e i diritti dei lavoratori. In sostanza, la Cassazione ricorda che la soluzione sta nel dialogo e negli accordi tra le parti, più che nell’imposizione unilaterale di regole.
La sentenza della Cassazione sezione lavoro è la n. 17383 del 26 giugno 2025.
Biagio Cartillone


























