Nel settore metalmeccanico la sanità integrativa non è una novità dell’ultim’ora. Nasce già con i contratti nazionali del 2009 e 2012 nel settore, ma fin dagli anni ‘60 in molte grandi fabbriche sono sorte le mutue e le casse interne che integravano la prestazione del servizio sanitario nazionale.
Nonostante le positive esperienze sulla sanita integrativa “che spesso riguardavano grandi gruppi e grandi aziende – sottolineano in una nota Giovanna Petrasso e Nicola Alberta Fim-Cisl nazionale” ci sono state nel sindacato, almeno tra i metalmeccanici, posizioni differenti.
“Da una parte chi, come la Fim Cisl da sempre, era favorevole a un sistema di sanità integrativa e di solidarietà di categoria e ha sostenuto la creazione del fondo métaSalute – proseguono i sindacalisti – dall’altra chi vedeva in questo istituto un primo passo verso la privatizzazione del sistema sanitario.”
Per i sindacalisti, con il nuovo contratto “si è affermato invece il riconoscimento dell’utilità di un sistema integrativo e complementare con le prestazioni base offerte dalla sanità pubblica attraverso un fondo, métaSalute appunto, che oggi si candida a essere il più grande fondo di sanità integrativa d’Europa”.
In particolare, il fondo métaSalute è stato costituito dal contratto nazionale il 6 dicembre 2012 stipulato dai sindacati metalmeccanici Fim Cisl e Uilm Uil a favore dei lavoratori metalmeccanici. Nel tempo, è cresciuto in termini di tutele e dal 1 gennaio 2017 ha fatto un passo ulteriore in avanti con l’estensione delle prestazioni sanitarie anche ai componenti del nucleo familiare. “La sanità integrativa – precisano i sindacalisti – è ormai una realtà consolidata anche per i lavoratori del commercio, dell’artigianato, della gomma plastica, della chimica, ecc.”
Ora, dal 1 ottobre, grazie al nuovo contratto dei metalmeccanici siglato il 26 novembre dello scorso anno, tutti i lavoratori non coperti da polizza sanitaria aziendale verranno iscritti a métaSalute, salvo rinuncia esplicita del singolo lavoratore. La contribuzione al fondo sarà totalmente a carico dell’azienda (156 euro l’anno), sempre comprensiva delle coperture per i familiari e i conviventi a carico.
“Diversamente da quanto sostengono i critici – sottolineano Petrasso e Alberta – che confondono cause ed effetti, i fondi sanitari e métaSalute tra questi, aiutano tutti i lavoratori ad accedere a quelle cure che di fatto il Servizio Sanitario Nazionale lascia totalmente a carico della spesa privata, che ha raggiunto un peso importante.”
Per i sindacalisti, l’aspetto più importante della funzione del fondo “è soprattutto quella di consentire a tutti i lavoratori metalmeccanici e ai loro familiari di poter eseguire le proprie cure (ad esempio odontoiatriche, di cura, di prevenzione,) con maggiore serenità e minor aggravio per il bilancio familiare, oppure di eseguire annualmente un check-up completo, o ancora di poter eseguire in tempi ragionevoli tutti quegli esami clinici che richiedono lunghissime liste d’attesa”.
“Forse una popolazione più sana – concludono Alberta e Petrasso – non è un obiettivo importante anche per la stabilità del servizio sanitario nazionale? diversificare i canali d’accesso alle cure non aiuta il Servizio sanitario pubblico a sgonfiare le liste di attesa e a garantire cure più tempestive?”
E.G.