“Abolire l’articolo 18 è un attentato ai diritti dei lavoratori di tutta Europa. Per questo noi siamo pronti a combattere al fianco della Fiom questa battaglia”. Questa la dichiarazione di Hartwig Herb, segretario provinciale del sindacato dei metalmeccanici tedeschi Ig Metall di Wolfsburg, al momento della firma dell’accordo di cooperazione con la Fiom Emilia Romagna.
L’accordo non riguarderà solo l’elaborazione di politiche comuni che tutelino i diritti dei lavoratori delle fabbriche itlalo-tedesche del gruppo Volkswagen, ma provvederà anche alla costituzione di un fronte unito sui ‘no’ al peggioramento delle condizioni di lavoro nel mercato europeo. “Il nostro e degli amici tedeschi – ha spiegato Bruno Papignani, della Fiom-Cgil Emilia Romagna – è un tentativo di disegnare un modello di sindacato diverso”. “Collaborare è una necessità – ha aggiunto Papignani-, stabiliremo un coordinamento nelle contrattazioni. Non in concorrenza. L’obiettivo è quello di aumentare i diritti dei lavoratori”.
Herb ha palesato come il principale timore del sindacato tedesco sia che si possa generare, a partire dalla decisione del governo italiano di abolire l’articolo 18, un effetto domino nel resto dei paesi dell’Ue: “Non vorrei che con la sua cancellazione in Italia iniziasse a cambiare qualcosa anche in Germania. In Volkswagen per esempio per legge non si può licenziare. Nonostante ciò continuamente tentano sempre di dividere i lavoratori dall’azienda. Noi abbiamo creato questo accordo con la Fiom proprio per ideare un fronte comune. E la difesa dei diritti per noi non deve limitarsi soltanto ai lavoratori del gruppo Volkswagen, ma anche ai fornitori e a tutti i dipendenti che gravitano attorno”. Herb ha infine posto l’accento anche sulle criticità che coinvolgono i lavoratori europei: “Oggi il mercato del lavoro europeo presenta diverse criticità – ha spiegato il segretario di Ig Metall di Wolfsburg – ad esempio abbiamo un deficit a livello di istruzione: ci sono pochissime cattedre che specializzano i giovani a livello professionale, mentre per rilanciare l’occupazione bisognerebbe puntare di più sulla formazione. Inoltre l’Unione Europea permette la libera circolazione dei cittadini, ma è difficile per un lavoratore farsi riconoscere il proprio titolo di studio acquisito in uno Stato membro, col risultato che tanti sono costretti ad accettare impieghi sottopagati e precari. Questo trend va cambiato”.
F.P.



























