La relazione presentata dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che mette in luce il peso del fiscal drag sulle buste paga, è stata accolta da Cgil, Cisl e Uil come una prova provata di quanto sostengono da tempo.
Daniela Fumarola, segretaria generale della Cisl, definisce la relazione ‘’un warning sul peso che il fiscal drag esercita sul valore reale dei salari italiani che va ascoltato con estrema attenzione”. La Cisl chiede di “ripristinare un meccanismo automatico di riallocazione delle risorse drenate per proteggere il potere d’acquisto dei lavoratori e rilanciare consumi ed economia.” Per Fumarola, la leva della redistribuzione fiscale è essenziale in particolare per “rilanciare le condizioni di un ceto medio che ha subito colpi durissimi in questi anni di alta inflazione”, chiedendo che venga alleggerito il peso del secondo scaglione Irpef, “portandolo dal 35 al 32%, ed estendendone l’applicazione fino a redditi da 60mila euro l’anno”. Allo stesso modo, “va resa più accessibile la defiscalizzazione al 5% per i premi di produttività, superando i vincoli incrementali. La questione salariale va affrontata senza demagogia, valorizzando la contrattazione articolata aziendale e territoriale, rinnovando i contratti scaduti, innovando le relazioni industriali di prossimità in senso partecipativo, elevando il valore aggiunto dell’occupazione con il più grande investimento contrattuale e istituzionale sulla formazione”.
L’obiettivo, afferma la leader Cisl, “è quello di rafforzare la connessione tra produttività e retribuzioni orientando insieme le trasformazioni organizzative, le innovazioni contrattuali, le politiche di crescita e redistribuzione”. Su questi temi, la Cisl chiede di aprire un confronto con il Governo e le rappresentanze datoriali, “nella prospettiva di costruire un Patto della responsabilità che connetta anche altri obiettivi prioritari, a partire dalla tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, il pieno e virtuoso utilizzo delle risorse del Pnrr, la costruzione di nuove tutele universali fondate su efficaci politiche attive, sostegno al reddito legato a percorsi continui di apprendimento, orientamento nel mercato del lavoro”.
A sua volta, Christian Ferrari, segretario confederale Cgil, sottolinea che “l’Ufficio Parlamentare di Bilancio conferma quanto denunciamo da tempo: il prelievo fiscale su lavoratrici e lavoratori dipendenti, anziché diminuire, cresce notevolmente”. Per il dirigente sindacale, chi vive di reddito fisso “non solo non ha recuperato la perdita del potere d’acquisto causata dall’alta inflazione cumulata negli ultimi anni, ma paga di più al fisco”. Questo dipende “sia dal meccanismo scelto dal Governo per fiscalizzare il cuneo contributivo, che ha ridotto il netto in busta paga di gran parte dei lavoratori, sia dalla mancata restituzione del drenaggio fiscale, che era una precisa richiesta della Cgil rivolta all’Esecutivo”.
Secondo Ferrari, “i lavoratori dipendenti nel 2024 hanno subito un drenaggio fiscale di circa 18 miliardi, a cui vanno aggiunti gli oltre 7 miliardi pagati da pensionate e pensionati”. E per l’anno in corso, “i recenti aumenti contrattuali stanno già subendo una decurtazione significativa a causa del combinato disposto della fiscalizzazione del cuneo e dell’accorpamento delle aliquote Irpef”.
Infine la Uil avverte che “il tempo delle attese è finito: nella costruzione della prossima legge di bilancio si metta al centro il lavoro, la coesione sociale e l’equità fiscale. Le disuguaglianze continuano ad ampliarsi e la ripresa economica rischia di trasformarsi in una crescita senza redistribuzione”. Il segretario confederale della Uil, Santo Biondo osserva che cio’ che piu preoccupa “è l’assenza di una strategia fiscale coerente e progressiva. È ora che il fisco torni a essere uno strumento di giustizia sociale e non un generatore di iniquità”. In questo contesto, ha proseguito Biondo, la Uil “continua a rivendicare la riduzione del peso fiscale sul lavoro dipendente e sulle pensioni, il rafforzamento della lotta all’evasione e all’elusione fiscale, la revisione strutturale dei bonus e delle spese fiscali inefficienti e, infine, l’introduzione di un’imposta straordinaria sui grandi extra-profitti. Non possiamo continuare a chiedere sacrifici ai soliti noti: la pressione fiscale – conclude- va redistribuita in modo equo, perché i lavoratori e i pensionati non possono essere l’unica fonte stabile di gettito per lo Stato”.
Redazione