Le incertezze che si osservano nei mercati finanziari globali, protagonisti di una forte volatilità, potranno essere anche esagerate ma fondamentalmente riflettono problemi strutturali dell’economia mondiale in cui il debito sia pubblico sia privato è troppo alto e in cui la classe media – quella che una volta sosteneva la domanda – sta scomparendo. Ne è convinto Carlo Cottarelli, direttore esecutivo del Fondo monetario internazionale per l’Italia.
Parlando ieri nella serata americana dall’ambasciata italiana a Washington – dove la comunità italiana si era riunita per onorare il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella – Cottarelli ha avvertito: quei problemi strutturali “riemergono ogni tanto e secondo me in buona parte sono legati al grosso cambiamento che c’è stato nella distribuzione del reddito negli ultimi 20-30 anni: la classe media si è impoverita e ha meno potere di acquisto. Per indurla a consumare, e questo è molto chiaro in Usa, si sono dovuti tenere i tassi di interesse molto bassi e quindi le famiglie si sono indebitate”.
Facendo notare come quelle americane lo siano in modo particolare, Cottarelli ha spiegato che “in generale, il debito delle famiglie nel mondo avanzato è aumentato. Questo significa che quando i tassi di interesse iniziano ad andare su, [quelle famiglie] possono avere dei problemi. Questo è quello che è successo e che dopotutto ha portato alla crisi nel 2008”.
Secondo l’ex responsabile della spending review con i governi di Enrico Letta e Matteo Renzi, “questa debolezza strutturale rimane” tutt’oggi. “C’è troppo debito nel mondo, sia privato sia pubblico”, ha dichiarato Cottarelli che ha domandato retoricamente perché. “Forse perché i tassi sono stati troppo bassi per troppo tempo”, ha continuato. Ma perché lo sono stati?
“Perché si bisognava alimentare la domanda da parte di famiglie che avevano ridotto il loro reddito. Sapete quanto è cambiata la distribuzione del reddito negli Stati Uniti? Gli indici della distribuzione del reddito sono tornati a quelli che c’erano nel 1910. Tra il 1900 e il 1980 la distribuzione del reddito si era equilibrata. Negli ultimi 30 anni si è squilibrata di nuovo. La classe media americana sta scomparendo. Ci sono i molto ricchi e i molto poveri; il mezzo – che è quello che spingeva la domanda – sta scomparendo. Per mantenere in vita la domanda di questa classe media, si deve indurre la classe media a indebitarsi. Però questo può funzionare fino a un certo punto”.
Ecco perché il crollo del prezzo del greggio, in corso ormai dal giugno 2014, non è si è trasformato in uno stimolo sperato. Il denaro risparmiato al benzinaio non è stato speso altrove ma piuttosto “è stato risparmiato dalle famiglie perché hanno accumulato troppo debito.
Questa situazione di debolezza crea in generale bassa crescita; quando c’è bassa crescita, succede che i mercati finanziari si preoccupano. Questi su e giù che vedete sono dovuti a un estremo nervosismo, che potrà anche essere ingiustificato ma che secondo me è legato a problemi strutturali”.
Si ricorda che l’Fmi lo scorso mese ha fornito un aggiornamento delle sue stime di crescita mondiale, ridotte dello 0,2% rispetto ai calcoli di ottobre a un +3,4% per il 2016 (comunque meglio del +3,1% del 2015). Per l’Italia le previsioni sono rimaste a un +1,3% per l’anno in corso (tanto quanto la Francia). L’istituto guidato da Christine Lagarde continua dunque a prevedere per l’Italia un’accelerazione della crescita, che nel 2015 è stata per l’Fmi dello 0,8% dopo il -0,4% del 2014. Basti pensare che il differenziale della crescita con l’Area euro è previsto allo 0,4% quest’anno mentre è stato in media del 2% negli ultimi 15 anni. Seppur in miglioramento, l’espansione rimane tuttavia bassa.