Le recenti riflessioni di Roberto Ghiselli – Segretario nazionale Cgil e Vice-Presidente Assofondipensione – sul ruolo dei Fondi previdenziali quale leva per la crescita dell’economia reale e dello sviluppo del nostro Paese delineano un nuovo scenario per lo sviluppo delle imprese in situazioni di tensione come quella connessa all’epidemia Covid.
La necessità di programmare interventi a sostegno dell’economia reale passa evidentemente anche per un revisione delle politiche di investimento. In passato il dibattito teorico vedeva l’alternarsi di due visioni contrapposte: da un lato la logica del riequilibrio automatico connesso al libero mercato attraverso il meccanismo Smithiano della mano invisibile del mercato in grado di garantire il raggiungimento del cosiddetto equilibrio economico generale; dall’altro la logica Keynesiana secondo la quale in certi momenti di crisi “solo lo Stato può rimediare a certe situazioni; … l’azione dello Stato, deve entrare in gioco come fattore equilibratore”. Non è prudente, infatti, lasciare in mani private il compito di assicurare il volume necessario di investimenti correnti”.
Nel tempo le difficoltà di governare gli interventi hanno favorito l’adozione di logiche legate al libero mercato che, invece di garantire posizioni di equilibrio economico, hanno finito per favorire logiche di selezione naturale.
Oggi occorrono interventi di equilibrio legati da forti collaborazioni pubblico/private in cui lo Stato si unisce con il privato per programmare azioni di politica economica generale. Un esempio è il progetto “Economia Reale” di Cassa Depositi e Prestiti, Assofondipensione e Fondo Italiano d’Investimento SGR attraverso il quale la crescita e la competitività delle imprese italiane viene sostenuta mediante l’afflusso di investimenti congiunti sia pubblici sia privati verso l’economia nazionale attraverso l’istituzione di una piattaforma, costituita da fondi di fondi, gestita dal Fondo Italiano di investimento SGR che interviene attraverso fondi di private equity, private debt, nonché in altre asset class.
In questa nuova dinamica un ruolo importante è sicuramente ricoperto da fondi previdenziali. Secondo gli ultimi dati di Covip (Relazione Covip 2019), le risorse gestite dai fondi pensioni sono pari a 167,1 miliardi di euro, ma solo il 27.7% è investito in Italia con una prevalenza (21,4%) verso titoli di debito pubblico. Tali dati, come evidenziato da Walter Cerfeda – già Segretario nazionale CGIL e Segretario generale CES – mostrano come i lavoratori e il loro immenso capitale, sotto forma di salari, di fondi pensioni e di risparmio contrattuale, non è partecipe alla qualità e quantità delle scelte che l’economia reale assume, lasciando il campo di gioco alla sola finanza mobiliare e a quella di impresa.
Nel contesto attuale logiche estreme legate al solo intervento pubblico o alternativamente a quello privato appaiono inadeguati: est modus in rebus predicava Orazio. I fondi pensione devono esercitare un ruolo importante per favorire il sostegno all’economia, all’occupazione e alla crescita del Paese, cogliendo al contempo la possibilità di maggiori rendimenti per i loro iscritti, ma anche per un welfare integrativo sempre più efficiente e inclusivo; dall’altro lo Stato deve prevedere azioni di sostegno ed accompagnamento. Oggi sembrano palesarsi tutte le condizioni necessarie al varo di una nuova era di intervento: lo stesso legislatore europeo con le recenti Direttiva IORP II e SRD II ha infatti avviato un processo di trasformazione ed integrazione dell’operato dei fondi pensione sempre più incoraggiati ad adottare strategia di engagement non solo nel dialogo attivo ma anche nelle scelte di investimento, e di voto; il tutto verso un esercizio consapevole dei propri diritti di azionisti e di gestione del rischio ESG. Al pari in Italia si iniziano ad intravedere azioni intraprese da parte di soggetti istituzionali (l’Associazione degli investitori responsabili – ASSODIRE – costituita da Cassa Forense, Enpam e Inarcassa o il “Centro di tutela dei diritti degli azionisti istituzionali” tra Assoprevidenza e il Consiglio Nazionale dei Dottori Commercialisti), volte all’avvio di un percorso di ristrutturazione organizzativa che porti ad un maggior confronto con altre realtà; il tutto con l’intento di una maggiore efficacia ed efficienza delle proprie azioni. Anche l’Università, ovviamente deve fare la sua parte: il Dipartimento di Management dell’Università di Roma “Sapienza”, per esempio, ha già avviato un dialogo costruttivo orientato alla formazione di una nuova cultura legata all’azionariato attivo, ma anche volto a favorire azioni di accompagnamento dei Fondi pensione verso logiche inclusive e collaborative con riferimento ad una economia meno virtuale e finanziaria e più reale.
Salvatore Esposito De Falco – Professore Ordinario – Sapienza Università di Roma
Nicola Cucari – Ricercatore – Sapienza Università di Roma