Si sono combattute per tanti anni Forza Italia quando al governo c’era Silvio Berlusconi, e i tre sindacati Cgil, Cisl e Uil. Adesso sono tutti contro il governo Renzi che umilia le parti sociali e nega quel dialogo che non è mai venuto meno del tutto, nemmeno negli anni più bui della concertazione. E così, è venuto anche un convegno a Montecitorio per vedere se assieme è possibile trarre qualche indicazione di rotta per il futuro. A rompere il ghiaccio e rispondere alla implicita domanda che aleggiava tra i partecipanti in sala vedendo esponenti di Forza Italia e dei sindacati seduti vicini ci ha pensato il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta: “Non c’è da stupirsi se Forza Italia organizza simili eventi. Quando ero ministro – ha detto Brunetta – ho vissuto 12 scioperi generali, ma faceva parte della dialettica”. Il sottosegretario all’economia ed esponente del Pd Pier Paolo Baretta ha fatto osservare che veramente 12 scioperi generali “non è normale dialettica”, ma il senso della riunione era tutto dentro quell’affermazione rivolta al passato.
Prendono parola i segretari delle confederazioni. Si affrontano vari temi, dalla rappresentanza alla legge Fornero, dall’art. 39 della Costituzione al salario minimo. Non mancano le rimostranze nei confronti del governo Renzi: “Nonostante questi anni di massacro dei sindacati da parte del governo – ha sottolineato il segretario nazionale della Cisl Gigi Petteni – abbiamo contrattato innumerevoli crisi aziendali e vari problemi nel mondo del lavoro: insomma. abbiamo ottenuto una coesione sociale, difficile da mantenere nella congiuntura di crisi che ha attraversato il Paese in questi ultimi anni”.
Problemi derivanti, secondo il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo, in gran parte anche dalla riforma Fornero: “E’ una legge sbagliata, perché è uguale per tutti, ma il lavoro non è uguale per tutti. Ricordo che il 75% delle imprese lavora per il mercato interno: quindi bisogna aumentare il potere di acquisto dei lavoratori e pensionati e non il contrario, per far ripartire l’economia”.
Sul tema della rappresentanza, per il leader della Cgil il Testo Unico è “una grande scelta politica: abbiamo assunto un principio maggioritario per dare maggiore valore alla rappresentanza. Semmai manca un pezzetto – ha aggiunto – cioè la misura di rappresentanza della controparte. Se intervenisse il governo su questa questione sarebbe un bene – spiega il segretario – perché nella parte datoriale c’è una grande frammentazione e quindi giunge una grande mole di rivendicazioni”.
Ma anche Confindustria, secondo il direttore Welfare e Lavoro di Confindustria Piero Albini, ha fatto la sua parte: “Dall’accordo di giugno del 2011 abbiamo introdotto in Confindustria principi che hanno rivoluzionato le relazioni industriali, come quello maggioritario. Esiste la libertà sindacale, – ha proseguito Albini – ma se l’azienda è associata a Confindustria deve sottostare all’applicazione del Testo Unico”. Rispondendo a Camusso, Albini prende a esempio i Fondi interprofessionali: “prima erano 4, poi sono diventati 22. È vero che siamo frammentati, ma qualche sindacato avrà pur firmato quegli accordi”. Sulla contrattazione, Albini ha detto che è ‘in sofferenza’: “Il rischio è di non riuscire a definire un modello che sia buono per tutti. Ciò che abbiamo costruito in questi anni – ha sottolineato Albini – aveva una sua logica. Se dal dialogo emergerà un’altra e migliore idea, per noi va bene”.
Infine, prende la parola Renata Polverini (F.I), vice presidente commissione Lavoro e organizzatrice dell’incontro: “Faccio un appello ai sindacati: vedo le parti sociali ai margini delle discussioni. Con il governo di centro destra c’era un confronto, che oggi non c’è più. Per quanto mi riguarda, questa è la prima iniziativa che ho messo in campo come vice presidente della commissione Lavoro. Noi lavoreremo, ma – ha concluso Polverini – la parte più importante dovete farla voi”.
Emanuele Ghiani