Si parla, di nuovo, della riapparizione di Berlusconi sulla scena politica. Non Silvio buonanima, naturalmente. Ma Pier Silvio, secondogenito del Cavaliere. Un’ipotesi per alcuni, un sogno per altri, un incubo per Giorgia Meloni. Quel che è certo è che lo show dell’erede del fondatore di Forza Italia, la scorsa settimana a Cologno Monzese, ha scosso dalle fondamenta il partito azzurro e tutto il centrodestra. Ha perfino riacceso le speranze a sinistra: esiste, forse, un modo per non morire meloniani.
Per la prima volta Berlusconi junior, alla presentazione dei palinsesti di Mediaset, non ha escluso di scendere in campo seguendo le orme del padre: “Mi piace, come a papà, il calore della gente. Sento che questa passione mi travolge e tendo a farla coincidere con la politica. Io ho 56 anni, mio padre ne aveva 58 quando entrò in politica…”. Quindi? “Adesso non ne ho alcuna intenzione, ma in futuro perché no. Mai dire mai”.
Apriti cielo. A Giorgia Meloni sono venute le palpitazioni. Un Berlusconi in campo vorrebbe dire, probabilmente, dovergli cedere lo scettro di leader del primo partito del centrodestra. Fratelli d’Italia potrebbe, come un tempo, essere superata da Forza Italia. E addio palazzo Chigi per l’underdog della Garbatella. Elly Schlein e tutto il fronte progressista, invece, hanno cominciato a sognare a occhi aperti: meglio il moderato Berlusconi a capo del governo, piuttosto che la nazional-sovranista amica di due tipetti pericolosi come Donald Trump e Viktor Orban. E chissà, hanno teorizzato a largo del Nazareno, Pier Silvio potrebbe anche mollare la destra e allearsi con la sinistra. In una sorta di riedizione della maggioranza Ursula che sostiene a Bruxelles (con tanti patemi e maldipancia) la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.
Fantasie. In realtà, da quel che filtra dalla famiglia, Pier Silvio non ha alcuna intenzione di seguire le orme del padre. Non adesso, almeno. Perché la sorella Marina è contraria. E perché lui stesso, per ora, vuole restarsene a Mediaset. L’erede del Cavaliere – garantiscono i suoi a Cologno Monzese – si è sbilanciato per dare una scossa al partito, per spingere Antonio Tajani a mettersi in moto per conquistare i voti moderati in libera uscita dal centrosinistra, a causa della radicalizzazione del Pd targa Schlein. E per spronare il segretario azzurro a portare aria nuova nel partito: “Dentro Forza Italia bisogna guardare avanti. Tajani è bravissimo, Gasparri è bravissimo, ma ci vuole anche altro. Serve visione del futuro, è ora di avere una nuova spinta”. Il messaggio di fondo di Pier Silvio: “Datevi una mossa, altrimenti arrivo io”
Sono principalmente due le ragioni di tanta attenzione per l’eredità politica paterna. La prima, ma ultima per importanza vista la liquidità della famiglia, è non disperdere i 90 milioni di crediti accumulati con Forza Italia. La seconda, la più importante, è non veder danneggiato un asset che ai Berluscones fa gran comodo: con il 9% di voti, il partito dei figli del Cavaliere è infatti decisivo per la sopravvivenza del governo Meloni. E, grazie a questo ruolo strategico, Pier Silvio e Marina hanno numerosi ritorni: finché Forza Italia è in salute, nessuno può colpire Mediaset e sono molteplici i “favori” che la famiglia può incassare dal governo della premier. Non a caso, in occasione della sua sortita, Pier Silvio si è premurato di lisciare il pelo alla leader di Fratelli d’Italia: “Il suo governo è uno dei migliori d’Europa per non dire oltre”, e Meloni “sta facendo un lavoro unico con grande serietà e impegno, lei che è venuta dal nulla”.
Strategie e convenienze a parte, il ritorno sulla scena politica di un Berlusconi solleverebbe il solito problema: il conflitto d’interessi che ha accompagnato l’intera azione del padre, visto che la famiglia resta proprietaria di un impero che va dalla tv, al credito, alle assicurazioni. E potrebbe rispondere, finalmente, a una domanda restata senza risposte: Silvio buonanima, morto con trentadue processi alle spalle e quattro in corso, aveva sempre detto che i magistrati lo “perseguitavano” perché aveva fondato Forza Italia. Aveva ragione? Viste le evidenze processuali, difficile crederlo. Ma con un nuovo Berlusconi sulla scena politica, il complottismo del Cavaliere arriverebbe a soluzione.
Alberto Gentili





























