“La nostra decisione di non firmare il contratto collettivo nazionale quadro, sottoscritto presso l’Aran, non è dettata da una miope scelta politica o da un atteggiamento di chiusura, ma da una visione che coerentemente stiamo tenendo anche dalle tornate contrattuali precedenti e che ci spinge a non siglare un documento che non valorizza il ruolo e le competenze delle elevate professionalità”. È questa la spiegazione di Roberto Caruso, presidente della funzione pubblica della Cida.
Caruso che tipologia di lavoratori ricadono sotto il cappello di elevate professionalità?
Le elevate professionalità, per capire di cosa stiamo parlando, potremmo dire che si collocano a metà strada tra il dirigente e il personale. Sono quei lavoratori portatori di specialità e competenze innovative, spesso giovani ma non solo, che, ad esempio, svolgono un ruolo di sostegno, di supporto di collaborazione al dirigente, spesso ne sono i vice ed i vicari, altre volte vere figure specialistiche con responsabilità di gestione non indifferenti, come per esempio i direttori amministrativi. Vengono riconosciuti come categoria come quarta area specifica della pubblica amministrazione e vengono introdotte con il contratto collettivo nazionale delle funzioni centrali del 2019-2021.
Che cosa avete sempre chiesto in passato, a tale riguardo?
Di inserire le elevate professionalità nell’area dei dirigenti, e non mantenerle nel comparto, anche per dare loro una struttura retributiva, appunto simile a quella dei dirigenti (così come peraltro già previsto, ma finora rimasto irrealizzato) essendo delle posizioni apicali, comunque diversa da quella di tutto il resto del personale. Una richiesta che in sede Aran non è stata accolta, per quando riguarda la collocazione nel CCNQ ma demandando alla contrattazione decentrata il compito di intervenire sul fronte organizzativo e retributivo.
Questo ha avuto un seguito?
No, le disposizioni contrattuali sono rimaste in grandissima parte lettera morta.
Come mai?
Per diversi motivi a mio avviso, forse anche un po’ di pressioni in relazioni alle categorie da individuare e poi soprattutto per la necessità di destinare un fondo ad hoc se fosse stato riconosciuto un diverso trattamento economico a questi lavoratori.
Con quali proposte vi siete seduti al tavolo di questo rinnovo?
La Cida si è presentata al tavolo con una sorta di mediazione. Noi abbiamo chiesto che, senza spostare le alte professionalità dal comparto, il contratto collettivo ne riconoscesse la specificità sul fronte economico e delle competenze. Ma anche questa proposta non ha trovato accoglienza.
Avete presentato anche una lista, seppur non necessariamente esaustiva, di chi potesse fare parte di queste cosiddette categorie speciali?
Certamente. Nell’istruzione e nella ricerca i DSGA, i docenti collaboratori dei dirigenti scolastici, le elevate professionalità delle università, ricercatori e tecnologi negli enti di ricerca e i direttori amministrativi e di ragioneria nelle accademie e nei conservatori.
Il riconoscimento di un’area autonoma per le alte professionalità che cosa avrebbe comportato?
Una valorizzazione non solo economica di queste persone ma anche delle competenze e della responsabilità che mettono in campo per far funzionare la macchina pubblica.
Tommaso Nutarelli