Raffaella Vitulano
‘Gli attentati che si stanno verificando in questi giorni sono inquietanti e creano un clima che non aiuta lo svolgimento tranquillo e sereno delle diverse manifestazioni che sono in corso’. Così il segretario generale della Cisl, Savino Pezzotta, commenta gli ultimi atti di violenza terroristica lanciati a ridosso del G8 di Genova, in cui i capi di Stato e di governo degli otto ‘grandi’ dovranno individuare strategie di sviluppo contro la globalizzazione selvaggia. Per Pezzotta, occorre ‘che il sindacato sia estremamente vigile ed attento per inibire che questi atti si ripetano e diventino piuttosto un modo di impedire la libera espressione di opinione e la possibilità di discutere e ragionare. Credo che, come abbiamo fatto nel tempo, serva un sindacato in campo contro queste forme di violenza che non servono a nessuno’.
Tra i genovesi, intanto, serpeggia una vera e propria psicosi da bomba. Nella città ormai blindatissima, con uno spiegamento di forze dell’ordine che nessun vertice internazionale ai massimi livelli ha mai conosciuto, viene fatto brillare ogni oggetto sospetto lasciato incustodito. Prevenzione giustificata? ‘Gli episodi in sé sono preoccupanti. Probabilmente – prosegue Pezzotta – bisognerebbe usare anche più moderazione nei toni, nei modi e negli strumenti per manifestare la propria opinione. Certo, c’è qualcuno che utilizza questa situazione per determinare una sorta di strategia del terrore, ma va respinto e sconfitto’.
Unanime la condanna dal mondo sindacale. Cofferati: ‘Il sindacato italiano è in campo con la sua storia a difendere la democrazia contro la follia del terrorismo’.
I sindacati mondiali, oggi riuniti in una manifestazione organizzata dalla Cisl Internazionale (Icftu), dal comitato sindacale consultivo dell’Ocse, dalla Confederazione mondiale del lavoro (Cmt), dalla Ces e da Cgil, Cisl e Uil, mettono al bando la violenza come strategia per colmare il divario tra ricchezza e povertà nel mondo, e respingono al mittente le iniziative di protesta che non contemplino l’unica arma possibile: il dialogo. E al cinema-teatro Augustus la manifestazione sindacale – aperta da Pezzotta, presieduta dal segretario Uil Angeletti e conclusa dal segretario Cgil Cofferati – proprio del confronto di esperienze ha fatto il suo punto forte, con interventi di sindacalisti provenienti dal Sudafrica, dal Giappone, dalla Russia, dal Brasile, dagli Usa, e un saluto estremamente significativo in videoconferenza: quello di Nelson Mandela, che ha fatto riferimento all’esistente ‘apartheid globale, che affligge milioni di persone nel pianeta, intrappolate in una miseria degradante, sfruttate come manodopera infantile o carceraria, mutilata da bombe e da armi’. Un pianeta pronto ad esplodere se la miccia verrà lasciata in custodia ai soli paesi industrializzati. Il 20% della popolazione mondiale consuma infatti l’83% delle risorse planetarie; il divario medio nel reddito tra paesi ricchi e poveri è di 74 a 1.
L’occupazione figura nell’agenda degli otto ‘grandi’, ma i termini non sono sempre quelli giusti. E’ il cardinale di Genova Tettamanzi, nel suo messaggio inviato ai sindacalisti, a ricordarlo, sostenendo la globalizzazione del diritto al lavoro, la difesa contro lo sfruttamento degli immigrati e il rafforzamento del lavoro in quanto anello debole della catena economico-finanziaria. E dagli interventi degli stranieri emerge allora l’urgenza di una concertazione mondiale tra governi e parti sociali, che coinvolga anche gli attori della società civile. Non a caso intervengono all’Augustus anche Agnoletto, presidente del Genoa Social Forum e Bobba, presidente delle Acli, i cui interventi, pur partendo da premesse ed esperienze diverse, concordano sul rispetto dei diritti dei lavoratori in qualunque parte del mondo, e ne condannano lo sfruttamento, l’uno rifiutando il monopolio delle multinazionali, l’altro appellandosi alle istituzioni globali affinché si facciano interpreti delle nuove esigenze. Getta acqua sul fuoco dei no-global Gabaglio, segretario generale della Ces, che invita a considerare come un errore il no all’integrazione europea come conseguenza del no indistinto alla globalizzazione. Anche in questo caso occorre distinguere, dato che la resistenza del Vecchio Continente contro la chiusura degli Usa sulla ratifica del protocollo di Kyoto sarà in questi giorni di confronto uno dei temi-chiave sul filo del rasoio.
Il sindacato nazionale ed internazionale dovrà operare in ogni sede per coniugare la razionalità economica con la razionalità etica. Il rispetto delle norme fondamentali del lavoro e dei diritti sindacali di organizzazione e contrattazione diventa imperativo assoluto ed improrogabile per i governi non democratici, di cui molte multinazionali diventano spesso complici e allo stesso tempo beneficiari. In questa denuncia la Cisl fa esplicito riferimento alle zone franche, dove le cosiddette ‘leggi franche’ vietano le norme fondamentali del lavoro. E anticipando la proposta che il presidente del Consiglio Berlusconi lancerà ai sette partner – un trust fund per l’istruzione e la salute, con donazioni da un milione di dollari da parte di governi e multinazionali – la Cisl conferma la sua non contrarietà a questa misura pur transitoria, ma ammonisce contro i rischi che essa potrebbe comportare: il ricorso all’elemosina invece di affrontare con urgenza la riforma delle istituzioni finanziarie internazionali e dei loro programmi, e la strumentalizzazione solo pubblicitaria, a loro favore, di molte grandi imprese. Un esempio per tutti. Si è calcolato che se il gigante farmaceutico Glaxo-Smith, con un utile superiore ad otto miliardi di dollari nel 2.000, facesse la donazione di un milione di dollari, ciò significherebbe l’equivalente di un’offerta pari a sei dollari per un’azienda che ne guadagna centomila all’anno. Una ben misera beneficenza, ma con un grande ritorno d’immagine che nessuna agenzia pubblicitaria potrebbe garantire per soli sei dollari.


























