“Il welfare non è un business. Qualche speculatore l’ha vista così e ha dato vita a prassi patologiche che non hanno nulla a che fare con la cooperazione”. Lo ha dichiarato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, intervenendo alla presentazione di ‘Un neo welfare per la famiglia 2.0’, il rapporto realizzato dal Gruppo Assimoco con Ermeneia. Dal rapporto é emerso, tra i tanti stimoli, che delle 21 tipologie di famiglia oggi identificabili nel nostro paese, negli anni tra il 2011-2014, le famiglie italiane hanno sofferto facendo registrare un -6,4% di spesa per i consumi, un -5,1% di spesa mensile e un -8,5 della ricchezza.
“Dobbiamo avere il coraggio di interpretare in modo corretto e nuovo il welfare. Il sistema pubblico non sarà più in grado di mantenere un livello di pensioni adeguate e la previdenza integrativa non ha ancora dato risposte sufficienti. Serve un pensiero innovativo per il futuro – aggiunge Gardini – la mappa del bisogno ha portato alla luce nuove necessità. Abbiamo bisogno di welfare partecipato ed inclusivo, che sia un welfare di ricomposizione tra richieste e proposte. Possiamo riuscirci facendo emergere dal basso il protagonismo e l’autorganizzazione dei cittadini”.
“Banche, farmacie, cooperazione sociale e di medici offriranno servizi di welfare. Dobbiamo lasciare i territori liberi di esprimersi nella capacità di autorganizzazione dei cittadini. Trenta anni fa da un’utopia possibile sono nate le cooperative sociali che oggi erogano servizi di welfare a 6.000.000 di famiglie”.
“Per questo ad Assisi nel prossimo mese di giugno dedicheremo una due giorni per parlare di cooperazione sociale e anche di welfare, perché vogliamo essere attori degni di questa stagione. La mutualità esterna caratterizza la cooperativa rispetto all’impresa capitalistica e noi intendiamo mettere questa esperienza al servizio del paese”.