Più dell’80% dei lavoratori del gruppo Almaviva hanno approvato l’accordo per l’assunzione di 6.500 precari. Alessandro Genovesi, segretario nazionale della Slc Cgil, un risultato positivo, dopo il no arrivato dai lavoratori di Roma.
E’ un fatto importante, ma è il primo passo. Da gennaio partirà il confronto sulla rigidità degli orari. E’ uno degli elementi di sofferenza per i lavoratori perché l’accordo trasforma tutti i contratti in tempo indeterminato, con un part time di sole 4 ore. E non è indifferente se i turni sono rigidi o no.
Quali sono gli altri temi che affronterete?
Il consolidamento e l’aumento delle ore di lavoro, i passaggi di livello, il premio di risultato, la contrattazione decentrata che non è mai stata sviluppata. L’accordo è il primo passo. Ma per stabilizzare le relazioni industriali in Almaviva dobbiamo affrontare tutti questi temi.
Perché i lavoratori di Roma hanno bocciato un accordo sulle assunzioni?
Dobbiamo riflettere attentamente non solo sull’esito del voto, ma anche sulla percentuale di votanti, solo il 34%. Mi domando se c’è una sofferenza nel rapporto tra l’azienda e i lavoratori, se sono andati a votare solo quelli impiegati nelle “commesse alte” che guadagnano di più o anche gli altri. Comunque, io penso che Atesia rimanga un problema aperto.
L’intesa che effetti avrà sulla contrattazione nei call center?
L’accordo fa da apripista. Il settore è cresciuto con poche regole e con una competizione basata sul costo del lavoro. Questo ha di fatto deresponsabilizzato i committenti. Ora non possono più far finta di niente nel dare le commesse, incentivando questa competizione.
Quali sono le priorità del sindacato per il settore?
Sono tre: stabilizzare il settore facendo dei contratti a tempo indeterminato la regola, consolidare le relazioni industriali e, infine, un patto tra parti sociali e Governo per individuare le responsabilità dei committenti. L’accordo Almaviva, la circolare Damiano, la Finanziaria sono la base che rendono più semplice questo percorso.
Si tratta di una trasformazione profonda.
Il settore è cambiato nell’unico modo possibile: un sistematico e graduale aumento del costo del lavoro. Con un contratto nazionale e la maggioranza dei lavoratori a tempo indeterminato, si spinge automaticamente verso l’alto il livello delle commesse. Questo fa bene a tutti, compresi i committenti.