Mentre il governo accellera i lavori per presentare a fine mese il Piano per i fondi europei del NexGenerationUe, Giorgia Meloni batte tutti sul tempo organizzando, sotto le insegne di Fratelli d’Italia, la prima Grande Adunata delle Tlc nazionali. Non sembri un fuori tema: tra i punti chiave del PNRR c’e’ la digitalizzazione, che porta con se, inevitabilmente, una decisione definitiva sulla banda larga e la Rete, unica o meno. La discussione a livello politico ristagna, mentre tra le diverse compagnie dl Tlc che operano in Italia si sta da mesi combattendo una sorta di guerra silenziosa.
Ed ecco che a rompere il silenzio, cercando di gettare le basi per una sorta di pax digitale, si muove Giorgia Meloni, promuovendo giovedi 8 aprile una giornata di dibattito via web, dal titolo ”Le nuove Reti per l’industria italiana e i consumatori”, al quale hanno partecipato davvero tutti gli attori principali, dai ministri Colao e Cingolani, ai rappresentanti delle Commissioni parlamentari interessate, ai capi azienda delle diverse societa’: Luigi Gubitosi di Tim, il ”rivale” Franco Bassanini di Oper Fiber, Aldo Bisio di Vodafone, Maximo Ibarra di Sky, Roberto Basso per Wind Tre, Michelangelo Suifgo per Inwit, ecc. E poi ancora, grandi ”ex” come Franco Bernabe’, due volte Ad di Telecom, economisti del settore come Luigi Paganetto e Fabio Colasanti, e perfino rappresentanti del Copasir e dei sistemi di sicurezza informatica, a partire da Franco Gabrielli, sottosegretario con la delega ai servizi segreti. Insomma: in una mezza giornata abbondante ha parlato, esposto problemi e ipotizzato soluzioni tutta la filiera che compone il “litigioso” (la definizione è di Gubitosi) mondo del digitale e delle tlc.
Perché’ questo convegno è, già di per se’, una notizia? Perché’ questo compito di riunire e coordinare tutti i soggetti interessati al tema più urgente del momento (pandemia a parte, ovviamente), il tema che deciderà realmente il futuro del paese, coinvolgendo l’industria come la Pa, la scuola e la salute, e altri infiniti settori, avrebbe forse dovuto svolgerlo il governo. Magari attraverso il Mise, che tuttavia da ormai diversi anni, diversi governi e diversi ministri sembra abbia abdicato al suo ruolo. Ruolo che peraltro non e’ stato raccolto ne dai principali partiti di governo, Pd, Lega, Cinque Stelle, ne’ dai sindacati, che pure non sono indifferenti alle soluzioni che saranno adottate nel settore sul piano tecnologico, finanziario, organizzativo, con le relative ricadute sullo sviluppo e l’occupazione.
Ma il ”vuoto” in natura come in politica non esiste: lo spazio rimasto vacante non e’ sfuggito all’unico partito di opposizione, quello della Meloni, appunto, che lo ha tempestivamente occupato, rivendicando, con orgoglio che ”non c’è stato nessun altro caso di un partito che abbia organizzato un confronto così ad alto livello su un tema così tecnico e concreto”. Con quale obiettivo, lo ha detto esplicitamente la stessa leader di Fratelli d’Italia concludendo la giornata di lavori: ”noi siamo un partito di governo, e pur stando all’opposizione ci prepariamo a guidare il paese”. Non sembri una frase propagandistica buttata li’ a casaccio: organizzare un appuntamento come quello di cui stiamo parlando significa intrecciare una serie di rapporti con settori cruciali dell’economia, della tecnologia, della ricerca. Significa gettare le basi per una rete di relazioni di peso, accreditandosi come partito attento alle esigenze dello sviluppo e dell’industria piu’ avanzata. E significa mettere un piede dentro il circolo che prenderà le decisioni chiave sull’utilizzo dei fondi europei, garantendo la disponibilità dell’opposizione (e’ stato detto piu volte nel corso del dibattito, e con parole chiarissime) a collaborare “pragmaticamente e lealmente” (parole di Meloni) con i ministri del governo in carica. Significa, appunto, prepararsi a governare il paese. Per questo, forse, sarebbe il caso di considerare il convegno sulle Reti un punto di partenza politico di un certo peso; e nel futuro, valutare con attenzione le prossime mosse di Fratelli d’Italia sul piano dell’economia e dello sviluppo. Giusto per poi non dirsi, tra quale mese o anno, ”chi lo avrebbe mai immaginato”.
Nunzia Penelope