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Home - Blog - Gli immigrati: non è vero che ci piacciono clandestini

Gli immigrati: non è vero che ci piacciono clandestini

di Aldo Amoretti
21 Aprile 2020
in Blog
Gli immigrati: non è vero che ci piacciono clandestini

SWG ha prodotto per il Cnel una indagine che ci consegna, tra l’altro, due tabelle a proposito della opinione degli italiani intorno a due quesiti:

–          a proposito dell’agricoltura: “In considerazione dell’emergenza attuale, secondo lei, sarebbe auspicabile uno strumento per regolarizzare i lavoratori stagionali stranieri in agricoltura, per garantire la raccolta dei prodotti agricoli?”

–          in quanto a colf e badanti: “Quanto giudicherebbe appropriato un provvedimento di stabilizzazione dei permessi di soggiorno per badanti e collaboratori domestici?”

Nel caso dell’agricoltura il 73% si dichiara favorevole (molto o abbastanza), i contrari l’8%.

Nell’altro caso favorevole il 69%, contrari il 6%

Il resto sono tra i “poco” favorevoli e il “non saprei”.

Quindi non è vero il consenso che si millanta a proposito della linea di Salvini. È vero che è stata combattuta con scarsa convinzione e chiarezza di argomenti. Mai sentito fargli la domanda: “Vuoi mandare a casa anche le badanti?” Oppure: “Vero che sono presenti nello spaccio e nella prostituzione, ma chi sono i clienti se non quasi del tutto italiani puro sangue?”.

Questa battaglia è stata indebolita da una confusione di linea che ha permesso il prevalere dell’immagine “porte aperte a tutti”. Questa non sta in piedi, mentre è sostenibile che entrino coloro che hanno una possibilità di lavoro, una abitazione e un inserimento sociale. Entrino coloro che fuggono da guerre e persecuzioni; salvare i disperati in mare, sbarcarli, distribuirseli con il resto d’Europa e inserire pure quelli che il modo di riportarli a casa non c’è salvo che per quantità irrisorie e a costi spropositati.

Adesso facciamo i conti anche con l’epidemia. Gli immigrati clandestini sono una mina vagante anche dal punto di vista sanitario. Scrive Tito Boeri (La Repubblica 17 aprile): “Vivono molto più in promiscuità degli altri immigrati perché hanno minori fonti di reddito e non possono firmare un contratto di affitto. Se solo un italiano su cento convive con persone diverse dai suoi familiari, un immigrato irregolare su tre convive con persone con cui non ha alcun legame di parentela. Dichiarano, se intervistati, che non andranno mai da un medico di base perché hanno paura di essere espulsi, vanno al pronto soccorso dopo aver contagiato chissà quante persone.” E ancora: “Ammesso e non concesso che lo si voglia fare, non li si può espellere: non ci è riuscito Salvini che, per mascherare il proprio fallimento, ha tolto i dati sulle espulsioni dal sito del ministero degli interni, non ci riusciremo adesso che le frontiere sono sigillate.”

Sul tema interviene anche Enrico Giovannini (Corriere della sera del 17 aprile): “Sono 900 mila i lavoratori irregolari impiegati nei settori “essenziali”, che operano a beneficio di tutti, quello agricolo in primo luogo. Possiamo evitare di affrontare questo tema, anche bonificando le baraccopoli in cui tanti vivono potenziali “bombe” epidemiche?”.

Diamo atto alla Ministra Bellanova di una posizione precisa e netta. Cgil Cisl Uil, in un documento rivolto al Governo del  25 marzo  sostengono “Un provvedimento di regolarizzazione dei cittadini stranieri sprovvisti del titolo di soggiorno, oltre alla sua importante valenza come misura contro il lavoro nero, ridurrebbe il rischio di esposizione al contagio nonché garantirebbe l’accesso al sistema delle tutele e degli ammortizzatori sociali a migliaia di lavoratori/lavoratrici che si trovano attualmente in condizioni di irregolarità. Mai come oggi un provvedimento di emersione dall’irregolarità si configura nell’ordinamento giuridico un vantaggio economico e sociale per tutta la collettività”. Mezze misure del tipo “regolarizzare i migranti in attesa del permesso di soggiorno” non disinnescano affatto la “bomba” spiegata prima.

Il 27 marzo la nostra associazione, insieme a tre associazioni di immigrati (MigraAzione, ASLI, Ofw Wactch Italy), ha inoltrato al Governo e alla politica proposte per ora e per il futuro.

Una sanatoria deve transitare a un regime plausibile di regolazione degli ingressi per lavoro nel nostro paese con una legislazione nuova.

Al tempo stesso una sanatoria ha da accompagnarsi ad una iniziativa importante per la regolarizzazione dei rapporti di lavoro. La nostra (e non solo) proposta principale è semplice: deduzione dal reddito della spesa per badante (o servizi similari come l’operatore di aiuto fornito da imprese specializzate). C’è chi la considera un pò rozza e molto costosa. Affiniamola, ma consideriamo che, se avrà l’effetto di portare a regolarità la metà del lavoro nero, avrà costi irrisori per il bilancio dello Stato. Non a caso ci sono anche disegni di legge in questo senso proposti al Parlamento.

Si riaffaccia la discussione per una Legge sulla non autosufficienza e per la figura dei caregiver. Noi abbiamo proposte compresa una riforma della Indennità di accompagnamento. Siamo interessati a ogni confronto.

Si discute di ricorrere o no al Mes e come sfuggire alle condizionalità. Se i miliardi possibili da ottenere hanno la finalità di un utilizzo per la sanità sono io a chiedere la condizione ineludibile che non possano essere utilizzati per altre finalità.

Aldo Amoretti

Presidente associazione Professione in Famiglia

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