La pandemia ha messo in ginocchio le aziende artigiane italiane che hanno perso 160 miliardi di fatturato e oltre 340mila lavoratori indipendenti. Ora che la ripresa comincia a vedersi occorre sfruttare la grande occasione del Pnrr per avviare le riforme, dal taglio del fisco a quello della burocrazia, realizzando progetti a misura delle piccole e medie imprese. E’ la strada indicata dal presidente di Confartigianato, Marco Granelli, che, in un’intervista ad Askanews, lancia l’allarme su due fronti: mancanza di manodopera e rincaro record dei prezzi delle materie prime.
Quali sono stati gli effetti della pandemia da Covid-19 sulle imprese artigiane del Paese?
“Le conseguenze sono state molto pesanti sul tessuto delle aziende: nel 2020 hanno chiuso 79.000 attività artigiane e sono diminuite del 17% le aperture di nuove imprese. Tra i settori più colpiti la moda: nel 2020 ha perso il 20% di ricavi, pari a 17,9 miliardi di euro in meno, con 10 miliardi di minori esportazioni.
Gravi le ripercussioni anche sul trasporto di persone che ha registrato un calo di 4,1 miliardi di ricavi. Ma sono in rosso anche le imprese del legno-arredamento, quelle legate al turismo e alla ristorazione e alla filiera degli eventi e fiere. In generale, le piccole imprese hanno subito una diminuzione di fatturato di circa 160 miliardi e il 34,5% avrà gravi problemi di liquidità almeno fino all’estate. Inoltre, tra febbraio 2020 e aprile 2021 sono `scomparsi` dal mercato del lavoro 347mila lavoratori indipendenti”.
Come giudicate le misure a sostegno delle imprese messe in campo dal governo Draghi?
“Vanno nella direzione giusta per supportare le imprese nella ripartenza. Con il Dl Sostegni bis, il Governo ha recepito le nostre sollecitazioni per accompagnarle con ulteriori contributi a fondo perduto e con la proroga delle misure a sostegno della liquidità. Ora, però, inizia la sfida più importante: realizzare rapidamente le riforme e attuare i progetti del Pnrr anche a misura di micro e piccole imprese”.
L’Italia, come dimostrano i recenti dati sulla produzione industriale e sulla fiducia, si sta avviando verso la ripresa economica. Cosa chiedete per il futuro al Governo?
“Chiediamo che si compiano davvero e finalmente quegli interventi che attendiamo da anni, perché anche prima della pandemia fare impresa in Italia non è mai stato facile. Le attività economiche sono frenate da storiche inefficienze, ritardi mai recuperati che oggi vanno assolutamente affrontati se si vuole davvero ripartire. La riforma del fisco e della Pubblica amministrazione sono in cima alla lista delle priorità. Paghiamo troppe tasse e in modo troppo complicato. Basti dire che quest’anno in Italia il carico fiscale, secondo previsioni della Commissione Europea, sarà superiore di 24 miliardi rispetto alla media dell’Eurozona.
Quanto alla burocrazia, l`Italia è al 23esimo posto in Europa per l`eccesso di complicazioni amministrative e al 58esimo posto tra 190 Paesi nel mondo per la facilità di fare impresa. Quindi, ora o mai più: meno fisco, meno burocrazia, più credito, innovazione e migliori infrastrutture materiali e immateriali. E, soprattutto, fiducia nel talento e nelle capacità degli imprenditori.
Il Pnrr è la chance irripetibile e imperdibile per rilanciare la nostra economia e la nostra eccellenza manifatturiera. Ma attenzione a fare in modo che i progetti del Piano siano immediatamente e facilmente accessibili all`artigianato e alle piccole imprese. Le misure del Piano dovranno quindi tener conto delle micro e piccole imprese nel sostegno delle produzioni verso soluzioni green, verso la riqualificazione energetica e la messa in sicurezza del territorio e del patrimonio immobiliare, nel turismo, nella cultura come leva di generazione imprenditoriale, nell`innovazione e nelle tecnologie digitali, nel potenziamento delle infrastrutture e nell`internazionalizzazione”.
Molti imprenditori lamentano la mancanza di manodopera. Qual è la situazione per le aziende associate a Confartigianato? Avete anche voi difficoltà ad assumere personale qualificato?
“Da molti anni denunciamo la situazione paradossale delle nostre aziende che faticano a trovare manodopera e dei giovani che non trovano lavoro. E questo a causa di una scuola e un sistema formativo che non preparano i ragazzi alle nuove sfide del mercato del lavoro. Tra le imprese artigiane la difficoltà di reperimento di personale è addirittura superiore alla media: nel 2020 era al 38,2% la quota di manodopera introvabile. E a maggio 2021 si attesta al 30,9%. Per questo, tra le riforme che sollecitiamo al Governo, c`è anche quella del sistema di orientamento scolastico e professionale con il rilancio degli Istituti Professionali e degli Istituti Tecnici, investimenti sulle competenze professionali a cominciare dall`uso delle tecnologie digitali e puntando sull`apprendistato duale e professionalizzante quale canale privilegiato di ingresso dei giovani nel mondo del lavoro”.
Sulle speranze di ripresa economica incombe la minaccia del continuo rialzo delle materie prime. Quali le conseguenze economiche per le aziende artigiane?
“Tra aprile 2020 e aprile 2021 i prezzi delle materie prime sono aumentati 33,4% e noi abbiamo calcolato che questi rincari comporteranno un extra costo di 19,2 miliardi in un anno per 621.000 artigiani e piccole aziende. Le nostre imprese stanno vivendo una situazione grave e paradossale. Proprio mentre cercano di riagganciare la ripresa, devono fare i conti con materie prime carissime e introvabili, forniture negate dai grossisti, esaurimento delle scorte, tempi di consegna lunghissimi. Tutto questo, oltre a provocare un incremento dei prezzi al consumo, rischia di compromettere la ripresa, comprimendo la creazione di valore aggiunto delle imprese manifatturiere, settore dove l`Italia è al secondo posto nell`Ue con un`alta dipendenza dall’estero di energia e materie prime.
Per questo nei giorni scorsi ho scritto al ministro dello Sviluppo economico Giorgetti chiedendo un suo intervento immediato per mettere in campo strumenti che possano ristabilire l`equilibrio tra domanda e offerta, nel rispetto della concorrenza e delle norme che ne regolano le restrizioni”.
(Di Maria Luigia Pilloni)



























